mercoledì 31 marzo 2021

Curarsi a casa significa libertà

Dopo l'invasione delle mascherine, le varianti del virus, la guerra dei vaccini, ecco che comincia timidamente a farsi strada anche sui giornali filo-governativi (Corriere della Sera di oggi) la notizia della cura, che prendere aspirina e antinfiammatori funziona per guarire dal virus. Lo sapevamo da mesi. 

Curarsi a casa, quando possibile, significa liberarsi anche del sistema ospedaliero, dal controllo, significa non entrare nei numeri, nelle statistiche, conduce alla libertà.

E ora, che arriva la bella stagione, non dimentichiamoci di ritemprarci con il sole e l'aria aperta, assumiamo la famosa vitamina D che non costa nulla. 

Stare rinchiusi a casa fa bene solo a chi ci comanda (male) e vuole continuare a farlo. 




martedì 30 marzo 2021

Vaccino non risolutivo e lockdown inutile

Covid, Garavelli: "Vaccino? Così non è risolutivo e il lockdown ora è inutile".

L'intervista di affaritaliani.it al primario della Divisione di Malattie Infettive dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara Pietro Luigi Garavelli.

Di Monica Camozzi

"Ha contribuito a curare centinaia di persone dal Covid in terapia domiciliare, usando la tanto vituperata idrossiclorochina insieme a eparina e cortisone.

Non è assolutamente contrario ai vaccini, anzi, il primario della Divisione di Malattie Infettive dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara Pietro Luigi Garavelli, dice che “se servisse a debellare il virus sarei pronto anche ad accettare una percentuale di eventi avversi. Il punto è che come lo si sta facendo non ha speranza di essere risolutivo”.

Il lockdown? Così non ha senso

“Il lockdown è una misura di isolamento che serve per patologie da contatto, come l’Ebola. Allo stato attuale delle cose, quando il virus è ormai endemico, un lockdown funzionerebbe se ad esempio avvenisse nello stesso lasso temporale in tutto il  mondo e si vaccinassero contestualmente le persone con un vaccino risolutivo. Il virus Sars Cov 2 è  un patogeno nuovo, che deve trovare la sua collocazione nell’ambiente umano, muta costantemente ma non ha ancora ridotto la sua virulenza, ci vorranno forse anni. In pratica, dobbiamo conviverci, rispettare le misure prudenziali e, oserei dire, curare a casa. Chiudere la società e la vita a tratti, non ha davvero senso. Covid è una patologia respiratoria di una certa importanza ma non si discosta da certe influenze, entrambe hanno forme asintomatiche e pauci sintomatiche nell’80% dei casi, con ospedalizzazione nel 5%, 10% dei colpiti e una mortalità dell’1%. Il problema è la contagiosità: l’influenza stagionale  può colpire una popolazione vaccinata oppure che è già entrata in contatto con i ceppi virali da anni.  I soggetti infettati  sono circa 4 milioni ogni anno. Invece il Covid, essendo un patogeno nuovo, ha possibilità di “sfondare” e colpire milioni e  milioni di persone. Capite che è diverso ospedalizzare il 5% di 4 milioni o di 40…

Cosa significa che è diventato endemico?

È dimostrato che ormai Sars Cov 2 è presente nella popolazione tutto l’anno.  I  portatori sani  sono milioni di italiani. Per cui assistiamo a brevi ondate epidemiche a scadenza di  mesi le une dalle altre, come è normale che avvenga.  E come è normale, muta. Quanto alle varianti, chi cerca trova! Quante migliaia ce ne saranno in questo momento? Non lo sappiamo! Ricordiamoci che è un virus RNA, simile all’HIV, quindi- sotto pressione della nostra risposta immunitaria e dei vaccini- scappa  e muta per sopravvivere. In questa situazione,  a non essere normale è una cosa che si impara al primo anno di specializzazione. Ovvero, non si vaccina mai durante una epidemia. Perché il virus reagirà mutando, producendo varianti e sarà sempre più veloce di noi. Con un virus RNA o si trova un denominatore comune su cui montare il vaccino o, facendo vaccini contro le spike che mutano, non hai speranza di arrivare prima di lui. Lo ricorreremo sempre, ripeto, tende a mutare velocemente. "

https://www.affaritaliani.it/coronavirus/covid-garavelli-vaccino-non-risolutivo-il-lockdown-cosi-inutile-729858.html

lunedì 29 marzo 2021

Nel lager pandemico

Facendo i conteggi per i nuovi ristori annunciati dal governo Draghi,  si tratterà ancora una volta di " briciole", e quindi confrontando gli incassi degli anni 2019 e 2020,  verifico il crollo economico che ho subito. 

Per un anno lo Stato, che mi ha costretto a non lavorare, mi ha offerto, come a una mendicante, una media di 100 euro al mese.

Naturalmente non si può contare il danno morale, psicologico, umano, che è molto di più: l'avermi costretta al nulla, a insignificanza, condannata all'annientamento. Al silenzio. All'isolamento.

Mi trovo in un lager, anche se posso camminare, andare a fare la spesa, e poco più.  Certo, è un lager diverso da quelli nazisti, ma sì è un lager. Lager moderno, pandemico, che accresce le disuguaglianze, le ingiustizie. La solitudine. Che conduce alla morte, che ti circonda di morti. Quanti morti.

E questo lager si svolge e si sviluppa con la complicità e nell'ipocrisia più totale da parte di una maggioranza sorda, di una dirigenza tronfia e sicura del proprio fare rispetto alla pandemia, e incancrenita nelle posizioni, con le piccole grandi caste che applaudono e che rimangono nelle loro trincee - e qui tranquille nel loro intimo, quasi soddisfatte ti abbandonano al tuo destino e quasi se ne compiacciono nonostante anch'esse toccate dal sistema restrittivo -, che silenziose continuano il loro smercio di vita, trafficando come poco fosse con i loro computer che ritengono salvifici, ma da cui si affacciano come da una finestra sul baratro, guadagnando di più in qualche caso, anzi consolidati nelle proprie posizioni di privilegio perché sono funzionali allo status quo, e che addirittura fanno la morale sul covid e incolpano chi non indossa la mascherina. O anche chi la indossa ma non è conforme, come è accaduto varie volte a me.

Anzi io, da artista indipendente, sono stata aggredita proprio da chi covava contro di me astio e invidia. Per la mia stessa indipendenza e fare artistico, di cui niente sa ovviamente.

In questo lager la rabbia è totale e profonda, e non ci sarà guarigione per questo male in cui quelli come me e altri sono rinchiusi (e quanti ne sono già morti nonostante fossero stati protetti!), per quanto ci potranno liberare o far tornare nel mondo condotti da chissà chi (e i nuovi liberatori ci porteranno quale cioccolata avvelenata?), e questa rabbia sorda è musica costante ormai, un ostile irriducibile sottofondo quotidiano, un "vulnus" che non si rimarginerà.

Perché chi ha vissuto in un lager non può tornare alla vita di prima se non apparentemente, e solo come un atto di pietà nei confronti degli altri, per non spaventarli, per non mostrare la metamorfosi che è avvenuta in cattività; insomma, per non svelarne del tutto la brutalità, che è intollerabile.

Perché chi è stato brutalizzato in un lager, - anche se non ha sofferto la fame perché il potere ha deciso di instaurare un altro lager rispetto a quelli precedenti, più umano insomma ma anche più economico e vantaggioso, ché lo rafforza e lo netta dalla lordura che causa poi alla fine -, ha capito di essere nulla rispetto al potere,  che  lo trasforma in quello che vuole e quando vuole. Lo può rendere famoso, importante, ricco, ma anche subito lo denuda affama umilia rende schiavo; lo brutalizza appunto.

Una persona che è stata in un lager, di qualsiasi genere, come anche questo moderno e dall'apparenza umana, aperto e come dire giustificato dalla pandemia, non sarà mai più come prima, anche se magari la vedrete e sentirete ridere ancora, o di più, anche se tornerà a farvi ridere.

Il vero pagliaccio sa tutto, e piange sempre.

giovedì 25 marzo 2021

Dante messo a regime

Oggi, nella giornata a lui dedicata per i 700 anni dalla sua morte, Dante non può esser letto nei teatri, ché sono chiusi, né dagli attori, che si sono lasciati mettere a tacere. 

Ma al Quirinale sì Benigni (lui!?) leggerà Dante. 

Per noi, intanto, figli di un dio minore, per abituarci al prossimo futuro "mondo streaming", Franceschini ne ha predisposto la diretta.

Così il popolino la dovrà bere, la cultura, che zampilla dall'alto come una fontana. 

Io non la be-vedrò. 


"Ben se' crudel, se tu già non ti duoli 

pensando ciò che 'l mio cor s'annunziava; 

se non piangi, di che pianger suoli?".

(Inferno, XXXIII).

martedì 23 marzo 2021

Gli inventori di malattie


Questo è un documentario della RAI del 2015! Da vedere, è molto ben fatto e in tempi non sospetti, quando ancora non eravamo in dittatura sanitaria.

Dentro c'è un pezzo della versione francese de Il dottor Knock e il trionfo della medicina e una bella riflessione su come si fa a rendere malata una società, per esempio producendo farmaci per gente sana.

Grazie a coloro, della RAI, che l'hanno rimesso in circolazione al fine di togliere un po' di gente dal "lockdown" mentale.


lunedì 22 marzo 2021

Non ci capiamo

Un'altra mia commedia-dialogo "impossibile", fra due personaggi apparentemente antagonisti: Carla Lonzi e Pier Paolo Pasolini.

Vi dirò quando, presto e forte, alla Baracca.




sabato 20 marzo 2021

Dr. Knock o il trionfo della medicina

Dr.Knock o il trionfo della medicina, tratto dall'opera teatrale omonima di Jules Romains. 1923.
Vedelo in questa versione italiana; Alberto Lionello è grandioso.
La commedia mostra come la medicina trasformi un paese sano in uno malato.
Già.







venerdì 19 marzo 2021

Teatro e Carità? Si continuano a umiliare gli artisti, a squalificare i luoghi della cultura

Se la proposta della Capua di usare il teatro per la vaccinazione è rimasta sulla carta, quella di trasformarlo in luogo di carità avviene davvero a Bari, al Teatro Kismet (è notizia di oggi in tutti i giornali): qui una volta a settimana distribuiranno cibo agli "operatori dello spettacolo" (sic!) in difficoltà, con la collaborazione anche di autorità sindacali.
Il teatro collegato alla carità non è affatto benefico per gli artisti. Certo una pacco di pasta in questi tempi fa sempre comodo, e conosco bene in che condizione molti di loro vivano, ché artista sono anch'io.
Ma quello che si propone e persegue è ancora assistenzialismo e passività. Accettazione delle decisioni prese dall'alto. Ed è questo a non far bene.
Distribuire cibo avrebbe senso se il teatro fosse occupato, se una protesta viva vi avesse luogo, il che non è. E però se ci fosse la protesta, il cibo non verrebbe regalato al teatro per compiere la tanto sbandierata azione di solidarietà.
E' una solidarietà falsa, anche se il pacco di pasta è vero. Pelosa. Umilia gli artisti e squalifica i luoghi della cultura!
Con tutto il rispetto, usare il teatro per simili azioni, quando è chiuso e morto al pubblico, quando non parla la sua lingua, è un altro tassello che lo conduce al completamento del puzzle, il suo silenzio, la sua morte.
Un Ministro alla Cultura serio, vero, dovrebbe impedire questa UMILIAZIONE E DEGRADAZIONE, tentando di porre rapido rimedio alla distruzione culturale dell'Italia.


Delitto d'Alessandria

Biblioteca, in zona rossa: mascherina, temperatura, mani disinfette. Ordino un libro, aspetto, mi consegnano, mi allontano. Sento un rumore, mi volto, e vedo il bibliotecario dietro al bancone che lesto netta il piano, dove coi libri mi appoggiavo, con panno di carta e liquido da flacone a pistoletta: pss pss pss, rimbomba nel vuoto fra gli scaffali.

"Esercitazioni militari in biblioteca?", chiedo, già distante.

"Sì", mi risponde il bibliotecario alzando la voce. "Vogliamo esser pronti ad azionare il fuoco e bruciar tutto alla necessità. Come ad Alessandria".

Dal mio "Calendario dei delitti".

giovedì 18 marzo 2021

Indice di tirannia

 «Un’atmosfera pesante, opaca e soffocante si è stabilita sul paese, gli uomini sono depressi e scontenti e, tuttavia, sono disposti a subire qualsiasi cosa senza protestare e senza stupirsene.

È la situazione caratteristica dei periodi di tirannia. Il generale malcontento, che gli osservatori superficiali considerano come un indice di fragilità del potere, significa in realtà esattamente il contrario. Un malcontento sordo e diffuso è compatibile con una quasi illimitata sottomissione per decine di anni; quando al sentimento della sciagura si unisce, com’è oggi il caso, l’assenza di speranze, gli uomini obbediscono finché un contraccolpo esterno non restituisca loro la speranza»

(Simone Weil, 1940)

mercoledì 17 marzo 2021

L'opposizione linguistica è altrettanto importante di quella politica

In una delle sue ultime apparizioni metà-fisiche il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha pronunciato una frase, che potremmo definire sovranista, sulla invasione di termini inglesi nella lingua italiana, come se fosse atterrato ora da Marte: “Chissà perché dobbiamo usare tutte queste parole inglesi”.

Ma guarda.

Ecco che però arriva pronta la risposta di chi sa come va il mondo, o lo vuole sistemare come deve andare, del giornalista dell'uno futuro spazio-temporale, non per niente il suo cognome lo annuncia, Riccardo Luna, il quale, in un articolo di "Repubblica" afferma di voler continuare a usare, senza sentirsi colpevole, tutte le paroline inglesi entrate nell'italiano, anche perché da sempre si sono prese a prestito secondo la dominazione politica e culturale del momento, parole d'altre lingue...D'altronde gli italiani non inventerebbero più nulla, sarebbero in decadenza, e questo dominio linguistico si verifica sempre quando altre culture sono predominanti.

Naturalmente Repubblica provvede da tempo a compensare questo lancio nel futuro linguistico interdominato, che è quello in cui crede e che solo vede, con una rubrichetta etimologica pittoresca, e all'uopo ha chiamato l'artista intellettuale di sistema-successo con patina arrabbiata, che puntualmente spiega il perché e il percome si direbbe, che ne so, "avere le pive nel sacco". Che quello che accade appunto all'italiano in questo momento, che batte in ritirata senza annunciare vittoria con la piva.

Ora, tornando al Luna, egli non si chiede il perché di questa invasione, come se finora fosse anch'egli stato altrove; invasione che esiste da quando gli Americani hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale, e che da allora non hanno smesso di proporci e imporci il loro modello non solo economico, ma di conseguenza artistico e culturale. Basti pensare al cinema, che è stato organizzato in industria e  per  il guadagno, e per il dominio.

Ricordo che dal punto di vista semantico l'inglese è una lingua che è stata italo-latinizzata dagli umanisti inglesi nel '400. Ma cosa facevano gli studiosi e intellettuali di allora?: se avevano bisogno di un vocabolo, lo prendevano, ma subito lo trasformavano adattandolo alla propria fonetica, cosa che per esempio ancora opera una lingua d'opposizione all'inglese, lo spagnolo, mentre  noi, e non solo noi italiani, copiamo  il vocabolo inglese pari pari. Subiamo e basta.

Per una bella lista, ragionata di parole imposte in inglese e  che invece  si possono dire molto meglio in italiano, ci sono tantissimi siti da consultare; io rimando a questo indirizzo, non link!, https://pennablu.it/60-parole-inglesi/ scritto molto bene e ragionato da Daniele Imperi: 60 parole comuni inglesi che si possono scrivere in italiano.

L'opposizione linguistica è altrettanto importante di quella politica, anzi vanno a braccetto, e io come questa pratico quella con piacere e cognizione di causa.


Questo l'articolo del Luna.

“Chissà perché dobbiamo usare tutte queste parole inglesi”, disse Mario Draghi quel giorno (era il 12 marzo) al centro vaccinazioni di Fiumicino. Aveva appena pronunciato (perfettamente, senza “choc” simil renziani) “smart working” e “baby sitting” e a quel punto aveva smesso di leggere il testo che gli era stato preparato, aveva alzato lo sguardo verso gli astanti e pronunciato la frase fatidica che di lì a qualche minuto sarebbe diventata il titolo - giubilante - di tutti i siti di news. Allora, “chissà perché dobbiamo usare tutte queste parole inglesi”: ma chiediamocelo davvero e proviamo a darci una risposta che vada oltre il legittimo sovranismo digitale dell’Accademia della Crusca, da qualche secolo impegnata nella meritoria difesa della nostra bellissima lingua. Perché non è solo pigrizia, che a volte c’è; non è solo sciatteria, che non manca mai; e non è neppure per darci un tono che usiamo “tutte queste parole inglesi”. Il motivo fondamentale è che da troppo tempo ormai abbiamo smesso di innovare, di inventare cose, e visto che nomina sunt consequentia rerum, i nomi sono conseguenza della cose, avendo smesso di inventare cose, non abbiamo neanche coniato i relativi nomi. E’ dannatamente semplice, la risposta. 

Prendiamo Internet: inizialmente si chiamava ArpaNet perché era la rete che collegava alcuni computer della agenzia governativa americana Arpa; poi è diventato Internet, che letteralmente voleva dire “rete di reti” perché collegava reti diverse, ma in italiano è rimasto Internet. Venti anni più tardi il world wide web di Tim Berners Lee non lo abbiamo tradotto “la grande ragnatela mondiale”, ma semplicemente il web o www. Lo smartphone secondo la Crusca dovremmo tradurlo come “telefono intelligente”, ma non è affatto intelligente, sarebbe una forzatura chiamarlo così. Un insulto alla nostra intelligenza. Ed è vero che Authority si può tradurre come Autorità (del resto non le hanno mica inventate negli Stati Uniti); ma privacy in italiano cosa diventa? Correttamente, “protezione dei dati personali”: appunto, meglio privacy (che peraltro come diritto nasce, questo sì, negli Stati Uniti, alla fine dell’800, con le prime macchine fotografiche per tutti). Allo stesso modo e-book teoricamente andrebbe tradotto come “libro elettronico”, così come  e-commerce è il  “commercio elettronico”, ma in questo modo si dà una importanza all’elettronica che nella percezione comune non esiste. La startup (tutto attaccato, senza trattino) non è “l’inizio di qualcosa”, ma una nuova azienda che punta sull’innovazione tecnologica per provare a crescere in fretta, come lo vogliamo dire in italiano? Startup, è facile. Similmente le app sono app, non sono “applicazioni”, e lo streaming non sarà mai “un flusso multimediale di dati audio e video”, ma semplicemente lo streaming. 

Il fatto è che tutte queste cose non le abbiamo inventate, le abbiamo adottate, parole comprese. Non è sempre stato così: gli inglesi e gli americani non si scandalizzano di chiamare pasta e pizza alcuni cibi, il tiramisù è intraducibile, mica lo chiamano “get-me-up”, lo ordinano al ristorante proprio come noi (così come a tavola il MontBlanc non è il Monte Bianco ma un dolce francese con molta panna). Non c’è solo la cucina ovviamente tra i nostri prima: il teatro, la musica classica e l’opera sono caratterizzati da moltissime parole italiane a cominciare dal “bravo” con cui il pubblico saluta gli interpreti, primo fra tutti il “maestro” (in italiano); e lo stesso per l’architettura (baldacchino, belvedere, campanile, chiaroscuro…). Del resto la Banca e la Posta, che sono nate in Italia, in inglese si chiamano Bank e Post mica per caso.

Insomma, volendo provare a dare una risposta garbata e costruttiva al presidente del Consiglio alla domanda “chissà perché dobbiamo usare tutte queste parole inglesi”, dovremmo dire: perché nel nuovo mondo, digitale e connesso, siamo follower, oppure, in italiano, inseguitori. Abbiamo il futuro davanti e non lo raggiungiamo mai. Ma questo Draghi lo sa bene. Dobbiamo tornare leader, o comunque vogliate dirlo in italiano (non “capi” per favore). Dobbiamo farlo “a tutti i costi” (o “whatever it takes”, ma questa è una citazione, in inglese ci sta). 

Perché usiamo tutte queste parole inglesi e continueremo a farlo - la Repubblica


martedì 16 marzo 2021

domenica 14 marzo 2021

Comunicati

 





Perché Franceschini è colpevole nei confronti della cultura

Sono mesi che siamo chiusi con i teatri e i cinema, e la loro chiusura non ha contribuito a nulla, nel senso che non ha diminuito l'incidenza del virus. Ha solo rovinato gli artisti e la cultura.

Insomma se a Natale e dopo fossero rimasti aperti, l'incidenza del virus non sarebbe stata peggiore di come dicono che è adesso.
Forse avrebbe tolto un po' di gente dalla cosiddetta movida.
Franceschini, e il governo di prima e di adesso, è colpevole di non aver difeso questa linea, di non aver difeso la cultura e la nostra dignità, anzi ci ha preso in giro con la finta apertura del 27 marzo!, ed è colpevole ancora adesso che tace, occupato dalle beghe dei suo partito. Così come non si è levato nessun assessore alla cultura o simili in nostra difesa, in nessun luogo d'Italia. O forse mi sono persa qualcosa?
Noi intanto siamo nella cacca da mesi, senza alcun contributo ristoro, futuro, bloccati.

sabato 13 marzo 2021

E' nata Sinistra Reazionaria

Con il virus Covid 19 è nato un fatto politico nuovo, anche se non è un movimento o partito ufficiale, forse è una corrente, una specie di esperimento?, che con il terreo governo Draghi, si accentuerà e definirà meglio: la nascita di Sinistra Reazionaria.

Di fatto quello che fino a poco tempo fa sarebbe stato un ossimoro, un non senso, Sinistra Reazionaria si attiva e scende in campo solo con la parola Fascismo, Nazismo, o rievocando cupi momenti della nostra Storia, sempre riferiti alle dittature del XX secolo. 

Anzi, solo ormai agitando questi spettri - che a volte si concretizzano in gruppuscoli di folli nostalgici o purtroppo salgono al potere come è accaduto in Grecia - riesce a coagulare e compattare l'elettorato altrimenti privo di anima e senso.

Questa nuova entità politica rimane invece immobile e anzi difende l'operato dell'attuale neo-fascismo liberista, e ancora di più lo giustifica e lo invoca per il presunto bene dell'umanità travolta dal virus.

In sostanza si ha la nascita concreta di un absurdum: infatti la Sinistra era un tempo contro lo stato oppressore e sfruttatore dell'individuo; ora invece invoca e sostiene questo stato oppressore e sfruttatore e i suoi rappresentanti in nome della battaglia contro il Covid (battaglia detta anche l'Intangibile) e che, al momento, dopo un anno di vane misure repressive, si trova in totale stallo. Anzi, la situazione della pandemia sembra peggiorata e l'unica cura che si propone, oltre ai vaccini salvifici, sono ancora le chiusure complete.  Di altre cure non si parla.

Non solo il Governo ma anche il Parlamento è formato da politici e rappresentanti di movimenti che sostengono in occulto Sinistra Reazionaria, che insomma avalla lo status quo e soprattutto l'operato di Draghi.

Questi ama sommamente Sinistra Reazionaria perché gli è utile.  Infatti tiene a bada coloro che per tradizione antica protestavano, gli unici che avrebbero potuto creargli in opposizione un po' di folla nelle piazze, magari con l'aiuto di qualche vecchio e disilluso rappresentante sindacale, e metterlo in qualche difficoltà. 

La Destra si sa, almeno quella presunta liberale, non manifesta, e  i cosiddetti "grillini", gli ultimi in ordine di tempo che hanno riempito le piazze sono anch'essi ormai inutilizzabili e di fatto resi inoffensivi da quando tutti in massa si sono recati ad aprire con chissà quale apriscatole il Parlamento, da cui non intendono più voler uscire. 

venerdì 12 marzo 2021

In Francia inizia la protesta, teatri occupati!

In Francia inizia l'occupazione dei teatri! Ogni tanto una buona notizia. In Francia i direttori e gli assessori alla cultura sono a capo o a fianco della protesta . Qui si nascondono come gli struzzi, temono di perdere un posto che hanno già perso.

(ANSA) - PARIGI, 12 MAR - Con l'occupazione di due nuovi teatri, il Théâtre du Nord a Lille (Francia settentrionale) e il Théâtre de l'Union, a Limoges (sud-ovest), salgono a 10 i siti occupati ormai dalla scorsa settimana da un movimento che protesta contro la chiusura dei luoghi della cultura ormai da oltre 4 mesi.

    A Lille, il nuovo direttore del Théâtre du Nord, David Bobée, ha dato il suo "pieno sostegno" alla mobilitazione, al fianco della vicesindaca e assessora alla Cultura del Comune, Marie-Pierre Bresson.Al movimento si sono uniti gli allievi della Scuola di arte drammatica locale (Ecole du Nord). Nel teatro sono entrate ieri, senza alcuna tensione, anzi ben accolte dal direttore, una ventina di persone, tutti lavoratori dello spettacolo. Quindici di loro sono rimaste anche la notte. L'occupazione durerà almeno fino a domenica sera: "siamo nell'impossibilità di esercitare le nostre attività", lamentano in un documento. Chiedono "prospettive chiare di riapertura dei luoghi culturale e di vita sociale", "un impegno immediato sulla proroga dell''anno bianco' per tutti i precari dello spettacolo e il suo allargamento a tutte le lavoratrici e i lavoratori precari".

    L''anno bianco", annunciato lo scorso maggio dal presidente Emmanuel Macron, corrisponde alla proroga dei diritti di indennizzo per i periodi non lavorati fino al 31 agosto 2021.
    A Limoges, come negli altri teatri occupati da giorni da un movimento che si allarga a macchia d'olio in Francia, le rivendicazioni sono simili. Con l'aggiunta della richiesta di "rinuncia alla riforma della cassa integrazione", giudicata "mortifera" dai lavoratori dello spettacolo.
    A dare il via alla catena di azioni di protesta è stata, la settimana scorsa, l'occupazione del teatro dell'Odéon a Parigi, poi del teatro della Colline, due fra i più popolari della capitale. Si è aggiunto poi il Teatro nazionale di Strasburgo, il Théâtre Graslin a Nantes e il Théâtre de la Cité a Tolosa.
    Azioni simili sono in corso a Niort, Pau, Châteauroux e Besançon. Mercredi, la ministre de la Culture Roselyne Bachelot ha criticato queste occupazioni, definendole "inutili" e "pericolose". Ieri, il governo ha sbloccato ulteriori 20 milioni di euro a sostegno del mondo della cultura. 

Teatri occupati in Francia contro chiusura, sono una decina - Ultima Ora - ANSA
   

E' morto Roberto Meoni, grande dottore e grande uomo

E' morto Roberto Meoni, nostro medico, anche dopo che era andato in pensione, e amico da sempre! L'ho incontrato pochi giorni fa, l'ultimo sabato sera di questo febbraio eravamo insieme, con la moglie Lidia e Gianfelice nel suo vecchio studio, stava male lo sapevamo, ma era sempre lui, provato, ma sempre lui.

L'ho visto per l'ultima volta attraversare la strada in Viale della Repubblica accompagnato da Gianfelice che l'aiutava a portare le pizze; aveva la bacchetta, ma il suo azzurro sguardo birichino, di bambino e artista, era quello di sempre.

La sua morte è una perdita infinita, se si pensa alla medicina di oggi dal punto di vista umano! Ma è anche una perdita anche dal punto di vista medico: aveva trascorso molti anni al Pronto Soccorso dell'Ospedale di Prato e sapeva tutto della medicina. Tutto.

Quando l'ho conosciuto avevo 9 anni, a casa della nonna paterna, era un giovanissimo dottore sostituto, ma già bravo e apprezzato. Da allora è sempre stato il mio, il nostro medico e un amico vero, e anche quando vivevo fuori Prato era sempre il mio medico di riferimento, lo chiamavo anche dalla Francia, dalla Spagna, da Roma, ovunque fossi. Era sapiente e delicato anche per problemi ginecologici, e nell'urgenza ho avuto modo di sperimentarlo. Mi ricordo quando mi rifiutai di farmi operare per una infiammazione alla ghiandola del Bartolini, firmai e me ne andai dall'ospedale. Allora telefonai a Roberto per trovare conforto, e lui mi disse che avevo fatto bene, e poi mi spiegò come comportarmi per risolvere il problema, e in modo naturale. Guarii in tre giorni!

Ho infiniti ricordi di lui: abbiamo chiacchierato tanto insieme, anche quando andava dai miei, era il dottore di tutta la famiglia, e lo è sempre stato anche quando non visitava più, e abbiamo parlato anche di politica quando nelle ultime amministrative si era candidato; oh, lui raccontava un sacco di cose, era un libro aperto, un estroverso, a volte ci sembravano esagerate le storie che narrava, ma a me è sempre stata evidente la sua anima artistica e creativa, umana, e comunque la grande capacità comunicativa metteva ancor più in evidenza la sua sapienza professionale. Non perdeva mai di vista chi era e quello che faceva.

Mi seguiva anche nel mio lavoro, mi chiedeva del teatro, mi dava i ritagli dei giornali che riguardavano quello che facevo, che facevamo...

A me non ha mai sbagliato una diagnosi, e non lo dico ora che è morto, e quando era necessario e anche prima, consigliava lo specialista.

In particolare io gli devo l'aver conosciuto, in tempi non sospetti di medicina alternativa, nel 1971!, l'omeopata Mattoli di Calenzano (era visto come uno stregone, babbo diceva che l'omeopatia non era una medicina e litigò con mamma, ma lei mi ci portò lo stesso di nascosto confortata proprio da Roberto, e solo quando si videro gli effetti positivi lei, anticipatrice su tutto, rivelò al babbo di non avergli obbedito, e meno male!); e dopo che Mattoli scomparve prematuramente, Roberto ci indicò il fisiatra Marcello Comèl, di cui esiste a Pisa la fondazione in Piazza dei Miracoli, e uno il fisiatra ne operò su di me guarendomi del tutto della dermatite di origine alimentare, e dandomi consigli che ancora oggi sono utili ed essenziali per il mio benessere.

Non ho conosciuto un altro dottore come Roberto, nessuno, nessuno.

Ti vogliamo bene, Roberto, e sarai sempre il nostro dottore. Non ti possiamo dimenticare, noi che ti abbiamo conosciuto!

Maila

                                                                   (Foto de Il Tirreno)

Roberto Meoni: Vernio di Prato, 14 ottobre 1939 - Prato, 12 marzo 2021

Le assurdità del governo Draghi: soldi a chi già li riceve

Sembra assurdo che proprio in questo momento di difficoltà, il governo Draghi, assistito dal punitore dei fannulloni Ministro Brunetta, si sia dato da fare per dare 100 euro in più nella busta paga dei dipendenti pubblici.

E che da mesi non si dia nulla (Draghi come Conte che l'ha preceduto) a chi invece non percepisce stipendio o emolumenti vari, pensioni eccetera. Io sono un esempio, che non ricevo un centesimo ristoratore da agosto 2020, e da novembre 2021 non posso svolgere la mia attività teatrale.  In un anno ho potuto solo lavorare da metà giugno a fine ottobre, 4 mesi e mezzo, con grosse difficoltà poi, visto che è saltata tutta la programmazione.

Quelle di Draghi e compagnia sono manovre per il cosiddetto consenso e la tenuta sociale: roba da vecchi e perfidi babbi della politica dannosa e clientelare.

La libertà non si tocca!

"La libertà personale può essere limitata solo dall'autorità giudiziaria". La Nazione, oggi.

giovedì 11 marzo 2021

Il virus non se ne va, ma i colpevoli non siamo noi!

Copio un brano tratto da un articolo che vi invito a leggere per intero. Non si tratta di chiacchiere sugli assembramenti, ma di dati concreti sulla distruzione del paese, dati Istat, che ha portato al fallimento della politica sanitaria contro il virus. Così come noi la stiamo sperimentando da un anno.

In realtà i cittadini sono stati colpiti due volte, e dal virus e dalla politica, e messi in una condizione sempre più divisiva fra loro (le solite care fazioni, allevate con tanta cura!), il che ha facilitato l'assoluzione di una classe politica che è invece la sola responsabile del cattivo andamento e della pessima gestione dell'epidemia, non gli "assembramenti" o la "in presenza". I politici, con i continui blocchi, multe, assedi, impedimenti a circolare nelle zone pubbliche, cioè di tutti, non hanno fatto altro che assolversi e praticare una politica incapace, confusa, alla "guappo e gringo", insomma hanno messo in campo solo misure terroristiche e depressive, per cui addirittura si vogliono usare parametri assurdi (si vuole chiudere tutto con 2,5 infetti su 1000 abitanti!), consigliati e confortati e assolti da presunti esperti scienziati di una sola parte, mentre i giuristi tacciono o sono stati messi a tacere, e questo è ancora più grave, sul tradimento della Costituzione Italiana, visto che le libertà che essa assicura ai cittadini sono totalmente negate.

"Sempre meno posti in ospedale
Tra il 2010 e il 2018 il numero di posti di letto in ospedale è sceso in media dell'1,8% all'anno fino ad attestarsi a 3,49, tra ordinari e in day hospital, ogni 1.000 abitanti. Si riducono anche i posti letto nei reparti a elevata intensità assistenziale tra il 2010 e il 2018 (da 3,51 per 10mila abitanti a 3,04) e si assiste a una crescita costante del tasso di mobilità per motivi di cura dalle regioni meridionali e dal Centro tra il 2010 e il 2019 (da 9,2 a 10,9 ogni 100 dimissioni di residenti nel Mezzogiorno, da 7,4 a 9 nel Centro)...."

Un anno rubato

Continuano a rubarci il tempo, da sempre e ora più che mai.

Sono ladri. Il tempo per noi, per quello che vogliamo essere.

Il tempo da condividere con gli altri, per amarli.

Sono assassini del tempo.

Il tempo per combattere per un altro mondo.

Sono assassini del nostro futuro.

Ci hanno dato l'epidemia, hanno fatto morire gente 

incapaci di gestirla se non con divieti e minacce, 

con decreti, e hanno detto

è colpa vostra!

Ci hanno tolto tutto. 

Un anno rubato.

Libertà, vita, sorriso.

Sono assassini delle nostre vite.

E' una guerra, non c'è altro nome.

Sono assassini del pensiero

del gioco della danza.

E a questa età

non più giovane

mi trovo a combattere

sono in trincea

cattiva per sempre

a strappargli l'ultimo pezzo

che rimane.

Un anno rubato.

E saranno altri.

Non glielo perdonerò mai.

mercoledì 10 marzo 2021

Una TERNA di mostri: basta con gli elettrodotti

Sotto una foto di una pubblicità di TERNA che si mostra sui quotidiani oggi: un bel traliccio con tanto di cavi ben tesi, presentati come la nostra salvezza.

E invece sono questi mostri di cavi e tralicci che TERNA deve eliminare, perché fanno male alla salute e deturpano il paesaggio, altro che "futuro sostenibile", come recita la pubblicità! 

Basta con gli elettrodotti; i cavi vanno interrati.

Si mostrano queste opere orrende e dannose in pubblicità come trofei, o come se fossero opere d'arte; ma comunque sempre come "normali", come qualcosa che dobbiamo accettare per il progresso e il benessere.

Ma si può fare altrimenti, lo sappiamo bene!

Se ci fosse una politica degna di questo nome che mettesse in discussione l'univoca visione del mondo e delle cose finalizzata solo ai guadagni!


Mondo ospedale



Mi scollegherò dal canale social del presidente della Regione Toscana, Giani: egli pubblica una continua sequela di fotografie scattate in ospedali, cliniche, di infermieri, dottori, specialisti; e ancora, scritte cubitali, slogan propagandistici di vittoria sicura sul male con numeri esorbitanti e perfettissimi che non potrò mai verificare, una parata depressiva e contagiante solo, almeno sul mio corpo, euforia malata. Nel suoi post si mostra quasi immancabilmente la teoria bianca, pulita, linda, asettica, buona, di camici e mascherine e boccettine, che non so quanto giovi all'epidemia o al duro lavoro del personale medico e paramedico, messo da mesi sulla ribalta in funzione di propaganda, senza che però sia stata compiuta una analisi critica dei tagli al settore compiuti negli anni passati per porvi serio rimedio, causando le carenze croniche che ormai lo affliggono a danno di tutti.

A questo Giani unisce il tono da orgoglio toscano, qualcosa che un tempo riecheggiava nella Lega, il partito; il mito di essere superiori in qualche modo agli altri, sud verso nord o nord verso sud che sia, il che mi deprime e mi fa sentire, chissà perché, in colpa.

Questo MONDO OSPEDALE appare nauseante, trasuda ormai tutto di buon disinfettante. Un presidente di regione dovrebbe pubblicare anche altro, pur in allarme epidemico; magari qualche sua riflessione, o è chiedere troppo a un politico, che si dice esperto di Dante? Invece Giani al massimo per cambiare pubblica o fa pubblicare foto ad effetto turistico di tramonti dalle Alpi Apuane o non so quali miti toscani - superiori sempre! - per lasciarci stupiti o stùpidi, chissà.
Non so, avete da propormi qualche altro presidente di Regione o fanno tutti così? Visto che visto che vivo sulla piattaforma, posso adottarne un altro senza troppe difficoltà geografiche. Escluso De Luca, già provato.

martedì 9 marzo 2021

Salta la riapertura? Siamo in dittatura!

Salta la riapertura della cultura? Un articolo di Fanpage che copio sotto dà la cosa per certa, e sarà così. Lo sapevamo che Franceschini ci prendeva per i fondelli. 

Ma quale riapertura in zona gialla il 27 marzo 2021! 

Sono mesi che vediamo, ora abbiamo visto: è dittatura!

A che serve a Draghi e a tutto il santa santorum, e a tutto il sistema politico,  la cultura, l'arte? Solo fastidi, noie, clientes! 

Sono benvenuti soltanto i motori della propaganda e del guadagno, come piattaforme presunte culturali e luoghi simil Pompei, le vetrine, con le immagini sui carri romani ritrovati fra gli antichi lapilli, la scena è ben preparata come in fondale della vecchia Cinecittà. Tant'è che altri siti archeologici non vetrinati sono lasciati sprofondare!

E nessuno protesterà, perché a parte quei pochi che non contano nulla come me, la cultura gira non tanto con la mascherina, ma col bavaglio, perché è stata normalizzata, e così com'è messa, non può protestare, e nessun direttore di teatro o di museo si ribella o chiama alla protesta gli artisti o le maestranze eccetera. Non può. Perde tutto. 

A questo è servito creare gli stabili, gli enti e tutto il sistema, a metterlo sotto scacco al momento opportuno!

Potrebbe forse di più qualche assessore, ma chi rischia di rovinarsi la carriera, per quattro artistacci che nemmeno ti danno il voto? e magari possono finire anche accusati di ben altro, di aver permesso la diffusione dell'epidemia...

I ganzi della distrutta intellighenzia che vedete sui siti dei giornaloni o altrove sono messi lì proprio per catalizzare la protesta e annullarla, e infatti non la fanno, è una rappresentazione che vi fanno bere in cui solo loro fanno bella figura e incassano il cachet. Altrimenti non li metterebbero in bella mostra.

Si potrebbe dire, con trita battuta ma nemmeno tanto, che nostro cachet ormai è solo quello per il mal di testa.

Andare a teatro e al cinema si può fare  in totale sicurezza, e forse, facendo dovute proporzioni e raffronti, meglio che negli ospedali, dove non è così infrequente entrare sani e uscire morti. (1)



"Cinema e teatri potrebbero non riaprire il prossimo 27 marzo. L'ultimo dpcm, in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, ha previsto per il mondo dello spettacolo la possibilità di ripartire nel giro di poche settimane. Almeno nelle regioni in zona gialla e pur sempre con stringenti misure igienico sanitarie. Ma l'aumentare dei contagi e la curva epidemiologica che non accenna ad abbassarsi, potrebbero spingere il governo Draghi a dover rivedere le misure. Cinema e teatri dunque, stando alla bozza del nuovo decreto, rischiano di non riaprire nemmeno stavolta: la decisione sarà presa dopo il 20 marzo, quando si valuterà se le altre misure di contenimento hanno funzionato" Fanpage. continua su: https://cinema.fanpage.it/bozza-nuovo-dpcm-salta-la-riapertura-di-cinema-e-teatri-il-27-marzo/https://cinema.fanpage.it/


(1) Tanti articoli sull'argomento, e ne cito solo alcuni:




La famiglia di Luigi Tenco: così si difendono i poeti

Con piacere trascrivo questa lettera della famiglia di Luigi Tenco. Non vedo il festival da anni, ma dopo aver letto la lettera della famiglia di Luigi Tenco, ho visto l'intervento della Palombelli in quella manifestazione a cui la lettera si riferisce, e sono felice che la famiglia risponda alla giornalista per le rime.

Bravi, così si difendono i poeti.

 SANREMO 2021: FAMIGLIA TENCO A BARBARA PALOMBELLI

LETTERA APERTA - 7marzo 2021
Signora Barbara Palombelli,
diversi telespettatori ci hanno segnalato il Suo monologo di venerdì 5 marzo u.s., andato in onda su Rai1all'interno del Festival di Sanremo, attraverso cui ha diffuso notizie improbabili sulla vita di Luigi Tenco.
Quindi, portati a vedere un'altra volta un programma che non ci entusiasma proprio perché rappresenta una manifestazione i cui rumors giornalistici pilotati del1967 non si fecero scrupoli a relegare l'umanità di Luigi Tenco nell'ingiusta etichetta del ragazzo depresso, condizionando persino le sue numerose opere musicali per diversi decenni, con profonda amarezza abbiamo constatato quanto ancora perduri un certo tipo di superficialità giornalistica.
Le Sue parole, passando per il racconto diseducativo di una Sua bravata adolescenziale, sono risultate come una forzatura per arrivare a parlare in modo inopportuno di Luigi Tenco: "pensate che Luigi Tenco proprio qui (al Festival) giocando con una pistola ha trovato la morte".
A ciò si aggiunga il fatto che questa ed altre Sue gravi affermazioni sarebbero frutto di un'intervista con Gino Paoli che, come è noto a tutti e diversamente da Luigi Tenco, ha certamente cercato la morte per suicidio ma senza riuscirci (fortunatamente).
Questo chiacchiericcio, pregno di ignoranza sull'argomento da una parte e di incoerenza dall'altra parte, non rende merito alla categoria dei giornalisti a cui apparterrebbe e nemmeno al servizio televisivo pubblico che ha deciso di farLa esibire su Rai1, ma soprattutto non può essere considerato un criterio onesto alla base di affermazioni lesive come quelle che ha fatto nel Suo show del 5 marzo davanti a milioni di telespettatori dove, oltre a diffondere notizie false, ha banalizzato un fatto grave come quello che accadde a Luigi Tenco.
Voglia, dunque, accettare il nostro totale fastidio e rifiuto al Suo "grandissimo abbraccio a Luigi" che ci è sembrato strumentale e irrispettoso dei valori umani ed artistici del nostro amato Luigi. Famiglia Tenco




Come sta l'epidemia?

L'epidemia secondo l'Epicentro Iss (Istituto Superiore di Sanità). Sotto vedete il grafico che si osserva stamani sul sito. E' davvero necessario inasprire ancora più la vita, come intende fare il governo di Draghi? Sembrerebbe piuttosto una epidemia di gente sana.

Non c'è niente di peggio/ di un drago che sputa diaccio.




lunedì 8 marzo 2021

Il manifesto di Rivolta Femminile di Carla Lonzi

 



Un manifesto ancora insuperato della mitica Carla Lonzi, un manifesto che vale più di una bomba. Era il 1970.

"Le donne saranno sempre divise le une dalle altre? Non formeranno mai un corpo unico?" (Olympe de Gouges, 1791)

 
La donna non va definita in rapporto all'uomo. Su questa coscienza si fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra liberta'.
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L'uomo non e' il modello a cui adeguare il processo di scoperta di se' da parte della donna.
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La donna e' l'altro rispetto all'uomo. L'uomo e' l'altro rispetto alla donna. L'uguaglianza e' un tentativo ideologico per asservire la donna a piu' alti livelli.
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Identificare la donna all'uomo significa annullare l'ultima via di liberazione.
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Liberarsi per la donna non vuol dire accettare la stessa vita dell'uomo perche' e' invivibile, ma esprimere il suo senso dell'esistenza.
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La donna come soggetto non rifiuta l'uomo come soggetto, ma lo rifiuta come ruolo assoluto. Nella vita sociale lo rifiuta come ruolo autoritario.
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Finora il mito della complementarieta' e' stato usato dall'uomo per giustificare il proprio potere.
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Le donne son persuase fin dall'infanzia a non prendere decisioni e a dipendere da persona "capace" e "responsabile": il padre, il marito, il fratello...
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L'immagine femminile con cui l'uomo ha interpretato la donna e' stata una sua invenzione.
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Verginita', castita', fedelta', non sono virtu'; ma vincoli per costruire e mantenere la famiglia. L'onore ne e' la conseguente codificazione repressiva.
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Nel matrimonio la donna, privata dal suo nome, perde la sua identita' significando il passaggio di proprieta' che e' avvenuto tra il padre di lei e il marito.
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Chi genera non ha la facolta' di attribuire ai figli il proprio nome: il diritto della donna e' stato ambito da altri di cui e' diventato il privilegio.
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Ci costringono a rivendicare l'evidenza di un fatto naturale.
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Riconosciamo nel matrimonio l'istituzione che ha subordinato la donna al destino maschile. Siamo contro il matrimonio.
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Il divorzio e' un innesto di matrimoni da cui l'istituzione esce rafforzata.
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La trasmissione della vita, il rispetto della vita, il senso della vita sono esperienza intensa della donna e valori che lei rivendica.
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Il primo elemento di rancore della donna verso la societa' sta nell'essere costretta ad affrontare la maternita' come un aut-aut.
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Denunciamo lo snaturamento di una maternita' pagata al prezzo dell'esclusione.
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La negazione della liberta' d'aborto rientra nel veto globale che viene fatto all'autonomia della donna.
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Non vogliamo pensare alla maternita' tutta la vita e continuare ad essere inconsci strumenti del potere patriarcale.
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La donna e' stufa di allevare un figlio che le diventera' un cattivo amante.
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In una liberta' che si sente di affrontare, la donna libera anche il figlio e il figlio e' l'umanita'.
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In tutte le forme di convivenza, alimentare, pulire, accudire e ogni momento del vivere quotidiano devono essere gesti reciproci.
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Per educazione e per mimesi l'uomo e la donna sono gia' nei ruoli della primissima infanzia.
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Riconosciamo il carattere mistificatorio di tutte le ideologie perche' attraverso le forme ragionate di potere (teologico, morale, filosofico, politico) hanno costretto l'umanita' a una condizione inautentica, oppressa e consenziente.
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Dietro ogni ideologia noi intravediamo la gerarchia dei sessi.
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Non vogliamo d'ora in poi tra noi e il mondo nessuno schermo.
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Il femminismo e' stato il primo momento politico di critica storica alla famiglia e alla societa'.
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Unifichiamo le situazioni e gli episodi dell'esperienza storica femminista: in essa la donna si e' manifestata interrompendo per la prima volta il monologo della civilta' patriarcale.
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Noi identifichiamo nel lavoro domestico non retribuito la prestazione che permette al capitalismo, privato e di stato, di sussistere.
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Permetteremo quello che di continuo si ripete al termine di ogni rivoluzione popolare quando la donna, che ha combattuto insieme con gli altri, si trova messa da parte con tutti i suoi problemi?
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Detestiamo i meccanismi della competitivita' e il ricatto che viene esercitato nel mondo dalla egemonia dell'efficienza. Noi vogliamo mettere la nostra capacita' lavorativa a disposizione di una societa' che ne sia immunizzata.
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La guerra e' stata da sempre l'attività specifica del maschio e il suo modello di comportamento virile.
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La parita' di retribuzione e' un nostro diritto, ma la nostra oppressione e' un'altra cosa. Ci basta la parita' salariale quando abbiamo gia' sulle spalle ore di lavoro domestico?
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Riesaminiamo gli apporti creativi della donna alla comunità e sfatiamo il mito della sua laboriosita' sussidiaria.
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Dare alto valore ai momenti "improduttivi" e' un'estensione di vita proposta dalla donna.
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Chi ha il potere afferma: "Fa parte dell'erotismo amare un essere inferiore". Mantenere lo "status quo" e' dunque un suo atto d'amore.
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Accogliamo la libera sessualita' in tutte le sue forme, perche' abbiamo smesso di considerare la frigidita' un'alternativa onorevole.
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Continuare a regolamentare la vita fra i sessi e' una necessita' del potere; l'unica scelta soddisfacente e' un rapporto libero.
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Sono un diritto dei bambini e degli adolescenti la curiosita' e i giochi sessuali.
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Abbiamo guardato per 4.000 anni: adesso abbiamo visto!
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Alle nostre spalle sta l'apoteosi della millenaria supremazia maschile. Le religioni istituzionalizzate ne sono state il più fermo piedistallo. E il concetto di "genio" ne ha costituito l'irraggiungibile gradino.
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La donna ha avuto l'esperienza di vedere ogni giorno distrutto quello che faceva.
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Consideriamo incompleta una storia che si è costituita sulle tracce non deperibili.
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Nulla o male è stato tramandato dalla presenza della donna: sta a noi riscoprirla per sapere la verità.
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La civiltà ci ha definite inferiori, la chiesa ci ha chiamate sesso, la psicanalisi ci ha tradite, il marxismo ci ha vendute alla rivoluzione ipotetica.
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Chiediamo referenze di millenni di pensiero filosofico che ha teorizzato l'inferiorità della donna.
*
Della grande umiliazione che il mondo patriarcale ci ha imposto noi consideriamo responsabili i sistematici del pensiero: essi hanno mantenuto il principio della donna come essere aggiuntivo per la riproduzione dell'umanità, legame con la divinità o soglia del mondo animale; sfera privata e "pietas". Hanno giustificato nella metafisica ciò che era ingiusto e atroce nella vita della donna.
*
Sputiamo su Hegel.
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La dialettica servo-padrone e' una regolazione di conti tra collettivi di uomini: essa non prevede la liberazione della donna, il grande oppresso della civiltà patriarcale.
*
La lotta di classe, come teoria di classe sviluppata dalla dialettica servo-padrone, ugualmente esclude la donna. Noi rimettiamo in discussione il socialismo e la dittatura del proletariato.
*
Non riconoscendosi nella cultura maschile, la donna le toglie l'illusione dell'universalità.
*
L'uomo ha sempre parlato a nome del genere umano, ma metà della popolazione terrestre lo accusa ora di aver sublimato una mutilazione.
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La forza dell'uomo e' nel suo identificarsi con la cultura, la nostra nel rifiutarla.
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Dopo questo atto di coscienza l'uomo sara' distinto dalla donna e dovra' ascoltare da lei tutto quello che la concerne.
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Non saltera' il mondo se l'uomo non avra' piu' l'equilibrio psicologico basato sulla nostra sottomissione.
*
Nella cocente realta' di un universo che non ha mai svelato i suoi segreti, noi togliamo molto del credito dato agli accanimenti della cultura. Vogliamo essere all'altezza di un universo senza risposte.
*
Noi cerchiamo l'autenticita' del gesto di rivolta e non la sacrificheremo ne' all'organizzazione ne' al proselitismo.
*
Comunichiamo solo con donne.
 
Roma, luglio 1970

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.