Pubblico un intervento del professor Centauro in merito alle 1586 firme per il Museo Etrusco a Prato che, secondo l'Amministrazione di Prato, "non esistono".
Se fossero venuti alla presentazione alla Baracca, tra l'altro il presidente del consiglio cittadino ci abita vicino vicino, avrebbe visto che ci sono davvero!
Come ha dimostrato la stampa con tanto di foto.
La malignità qui sfiora il sublime: sanno bene che esistono e dicono di no con la scusa che non seguirebbero chissà che iter, seguendo il quale tra l'altro molte firme qua e là per l'Italia davvero sono state mandate al macero e fatte scomparire!
A rigor di logica dovremmo anche negare l'esistenza di molti di coloro che fanno parte della giunta, e non solo, che sembrano davvero non esistere, non seguono l'iter della realtà, e riusciamo a vederli sono on-line sui social!
Etruschi alle ortiche
Il disimpegno totale dimostrato nei confronti del patrimonio
archeologico etrusco di Gonfienti, pervicacemente perseguito da anni da parte
di chi oggi amministra la cosa pubblica cittadina, va ben oltre l’obliterazione
di un’interpellanza foss’anche dovuta a cause formali, equivale a marcare
definitivamente il disinteresse nei
confronti di una risorsa di inestimabile valore qual è il grande insediamento
etrusco sul Bisenzio Un tesoro storico che la città pur possiede, ma che ha il
torto di trovarsi laddove questi beni confliggono con ben altri interessi. Oggi
brucia il volgare segno di dispregio assunto nei confronti dei tanti cittadini
che da tempo spingono per la conoscenza e la valorizzazione di questa scoperta,
tanto che, pur trovando da anni chiusi i cancelli, si moltiplicano le richieste e in ben 1583
cittadini, senza patenti politiche, firmano l’appello per non dimenticare e far
riprendere in mano il progetto, ancor vivo dopo il 2006, di creare un museo
etrusco nell’ex fienile di Villa Fiorelli, nel cuore stesso degli scavi, in
modo da garantire una continuità di conoscenza e di fruibilità per i visitatori
tra il parco archeologico che qui sorgerà
e i preziosi reperti di volta in volta
saranno recuperati, oltre quelli già restaurati. Perché dunque negare a
queste persone e a tutta la cittadinanza le ragioni, se ci sono, che
giustificano una così forte lontananza culturale verso la Gonfienti etrusca?
Tutto ciò porta solo discredito nei confronti dei nostri territori e delle nostre
risorse culturali di più antico e nobile lignaggio, sulle testimonianze più
palpabili che ci hanno dato la misura del tempo e segnano le conclamate origini
delle colonizzazioni etrusche nella Piana e con esse l’incipit stesso della
città che verrà. Così facendo si tende progressivamente all’azzeramento di
quanto finora fatto da oltre vent’anni a questa parte anche con ingenti sforzi
economici sostenuti, prima per l’accertamento e la messa in luce dei reperti,
poi, con denari pubblici, per la messa in sicurezza delle parti strutturali
dell’insediamento etrusco quali le grandi strade glareate, le murature di
fondazione di case e dimore elitarie, la fitta rete di canalizzazioni ecc. e
per il recupero e il ripristino degli straordinari manufatti dell’architettura
etrusca che qui sono stati rinvenuti, ma anche per il restauro dei preziosi manufatti mobiliari
contenuti nelle dimore messe in luce.
Perché mai rinunciare a tutto questo e rendere sempre più asfittiche le
attività di ricerca sul campo fino a portare i reperti della città fuori dal
loro contesto? Rinunciare alla valorizzazione di tutto questo coincide con una
perdita secca di ricchezza per la comunità. E pensare che c’è chi ancora pensa
che si tratti di “quattro sassi”, ma per questi i casi sono due: o coloro
sono in malafede o sono vittime di una
strisciante quanto evidente disinformazione alimentata dagli “assordanti
silenzi” che da un decennio a questa parte accompagnano l’intera vicenda.
Giuseppe A. Centauro
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