Rilevo un meccanismo interessante che si attua nei confronti di certe persone, e lo rilevo su di me e, come entomologa dell'insetto che in sostanza sono, mi sembra giusto, con gusto e con diletto, metterlo in evidenza.
Vedo con soddisfazione che dopo le nostre Camminate per Gonfienti, da taluni reputate inutili, e dopo la nostra raccolta firme per il Museo Etrusco a Prato, dal Comune dichiarate inesistenti, pure qualche (finto) interesse rinascere sull'area archeologica.
Se ne parla addirittura sui giornali, e ripetutamente.
Non mi faccio alcuna illusione, beninteso, ho troppa esperienza sull'argomento, quanta sul campo per non capire quello che accade. Ancora praticamente niente; anzi direi che il peggio si profila all'orizzonte.
Osservo però che mentre se ne parla e se ne scrive riconosco lo stesso sistema tabu sul mio nome e sulla mia persona.
Di questo silenzio ho patito in primo luogo esperienza nel mio campo, quello cosiddetto artistico, da parte di gente che si è nutrita da me e con me per poi negarmi addirittura, come si dice, primogenitura. Silenzio nei curricula, per esempio. Plagi, documentati; plagi sbiechi eccetera. E poi si sa, esistono maestri, ma la maestre, via, sono solo quelle delle elementari. I drammaturghi poi sono uomini, decisamente, e per quanto riguarda le registe, meglio le donne solo attrici.
Il tabu ha a che fare con l'invidia, ma non solo.
Sulla tribolata questione dell'area archeologica pratese, Gonfienti, che porto avanti in prima persona con notevoli danni economici e sociali, invece è avvenuto questo: sono stata prima dileggiata, poi calunniata, insomma in qualche modo intimorita, e poi si è arrivati al tabu, ossia alla innominabilità o all'allontanamento.
Le mie posizioni in materia sono reputate intransigenti e non son munita di appoggi di partito, istituzionali, o di casta, né annovero amicize importanti o cose similari.
E questo dice di quanto questa battaglia sia fastidiosa, quali gli interessi in campo, e si cerchi in vario modo, ancora una volta, di annacquarla e spengerla, come un colore troppo acceso.
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