In tutta Italia sale cinematografiche e teatri e musei praticamente vuoti. O molto poco pieni. Mi giungono notizie tristissime.
Nonostante sia possibile riempire le sale di spettatori al 100% della capienza, la cultura è disertata.
La gente, terrorizzata da media (tutti, anche quelli non filo-governativi, che vivono raccontando la vulgata cosiddetta d'opposizione) ha paura a sedersi al chiuso, anche se vaccinata e munita di lasciapassare.
Tant'è che quei pochi siedono e guardano e ascoltano con tanto di mascherina in faccia.
Ormai sappiamo che il "greenpass" non difende dal virus, e anzi, sembra, come accade a Gibilterra dove tutta la popolazione all'100%, è vaccinata, può portare a una recrudescenza della pandemia.
Tutti, alle Colonne d'Ercole, pensavano di esserne al riparo, giravano liberamente, e invece...! A Natale i gibraltini (scusate il neologismo, ma preferisco a gibilterriani!) dovranno rimanere tappati in casa.
Dunque, dato che abbiamo a che fare con un virus che si modifica, e che le cure non si vogliono affrontare e si preferisce gestire la pandemia con il sistema dei colori giallo arancione rosso per le Regioni, i cittadini italiani ogni 6 mesi si vedranno costretti a vaccinarsi, ma vivranno ancora chissà per quanto con il rischio e la minaccia di ricascare nella situazione peggiore, e certamente nelle stagioni fredde sarà così, perché, almeno per ora, il vaccino non è assolutamente risolutivo.
Il generale inverno poi, lo sanno anche i bambini, porta le influenze.
Intanto, come dicevo, oltre la sanità, anche la cultura è a pezzi, e lo sarà anche quando la maggioranza della popolazione avrà tre vaccini nel carnet: lo spettatore preferirà godersi visione e ascolto, netflixianamente, da casa.
Diteglielo a Franceschini che il "greenpass" non funziona per far tornare il pubblico in sala.
Ma lui credo che in fondo sarà contento, ha tanto sostenuto ideologicamente, e finanziato con soldoni, la cultura "in linea".
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