Il 24 e 25 settembre prossimo si celebra la Giornata
del Patrimonio, con un ricco programma di visite a musei ed eventi.
A Prato non si organizza niente.
Invece, nella vicina Campi Bisenzio, sarà l'occasione
per inaugurare il Museo Archeologico presso la Rocca Strozzi, dove saranno
allestiti i reperti trovati nella zona, pratese per la verità, di Gonfienti. Anche se non si sa al momento cosa e quanto sarà 'mostrato'.
Non è significativo?
Ora, in altra situazione, con un'area archeologica
degna di questo nome e con altre prospettive, non ci sarebbe stato nulla da
obbiettare sul fatto che il museo di Gonfienti (anche se un tempo si parlava di Villa Niccolini e sappiamo com'è finita (1-)) venisse allestito a Campi
Bisenzio, tra l'altro ci sarebbe tanto da scavare ancora visto che quel
Comune è confinante con la zona archeologica di Prato, invece di costruirci
sopra altro inutile pseudo-interporto; ma stando così le cose, nell'assoluta mancanza di ogni
cura e interesse politico nei confronti dell'area archeologica, che
piuttosto si spera venga dimenticata al più presto - e qui il Sindaco Biffoni non ha rispettato gli
impegni elettorali -, ecco che invece il museo etrusco inaugurato altrove,
seppure 'a due passi' di distanza, dimostra la volontà di rendere Prato la città
moderna e futura, che in realtà significa città del cemento e
dell'imprenditoria più frettolosa, dei macrolotti, degli affari e della
finanza, e anche, perché no, dell'inquinamento (proprio nella zona est di Prato
c'è il peggio del peggio a tal riguardo...), in barba al rispetto della storia
e del paesaggio.
A Campi Bisenzio, città più piccola e domestica, succube dell'area metropolitana fiorentina, dove nessuno ha mai protestato, assorbita dal mega centro commerciale de I Gigli, i reperti tratti dalla zona dell'Interporto di Prato, allestiti in mezzo ad altro contesto museale, ci possono stare. Non danno fastidio a nessuno e mettono al riparo la Soprintendenza da critiche ('dove sono i reperti?') e dissapori. Si sta tutti più tranquilli. E si sganciano dalla sua origine interportuale.
Affermare che Prato è città anche antica, come sarebbe
stato creando un museo permanente insieme all'area archeologica nella 'zona
rossa' dell'Interporto (e non solo), sarebbe stato porre l'ostacolo alle ruote del carro
della razza padrona cittadina (e non solo), quella finanziatrice anche di
giornaletti ricamati e profumati, e di libri nostalgici del 'tempo che fu cardato', che
appunto ha voluto e vuole interporto, il suo ampliamento come dell'aeroporto
e tutto il corredo per fare i propri affari. Vuole fare, possibilmente,
le cose in grande, senza inciampi impicci o lagnanze; senza le bagattelle del
passato.
E li avrà, tutti: ci hanno assicurato i suoi arlecchini camuffati da cherubini, che tengono
sempre la strada verso l'inferno ornata di dolci inganni, buffe paratie,
distrazioni, belle occasioni e tanti sorrisi. Ma sempre pronti a graffiare a
fondo, quando è il momento.
Quindi, dopo la risibile mostra-contentino, un vero e proprio 'ciaone' alla città, che hanno allestito sugli Etruschi, dal tristissimo titolo
annunciatore, L'ombra degli
Etruschi, una mostra che costituisce piuttosto una presa per i fondelli nei confronti della cosiddetta cittadinanza, che
però l'ha praticamente disertata, Prato avrà posta sulla testa la coroncina del suo destino futuro: la sua contemporanea modernità. Dell'Ità. L'inaugurazione del 'nuovo' Pecci, a
ottobre, che ricordo fu costruito a suo tempo dall'omonimo imprenditore,
rimarca infatti quello che la città deve essere e rappresentare.
Così il potere fa la storia. E tu, come dicono a Roma, 'fai pippa'.
L'aspetto più triste è stato ed è lo spettacolo di un'opposizione
inutile, che non ha capito nulla, o meglio, non ha voluto capire, il
valore politico, e parlo del solo politico, della cosiddetta città etrusca,
pensando, in qualche caso, che coloro che volevano valorizzare la fastidiosa città antica dei 'quattro sassi' fossero una compagnia di poveri e patetici nostalgici. A cui poteva esser dato qualche biscottino, via, e molte chiacchiere in pasto. E
questo la dice lunga e sull'opposizione stessa, (come una parte di essa ha
dimostrato quando è stata a comando della città), e in qualche caso,
sulle capacità dei suoi protagonisti, troppo spesso pessimi dilettanti, e in
qualche caso così scelti e voluti, veri e propri ignoranti.
(1) Il Comune di Prato aveva stanziato 700 mila euro per acquistare parte di Villa Niccolini e farci il museo di Gonfienti. E invece...Nel primo articolo si legge del museo; e nel secondo di come è andata a finire: a Villa Niccolini ora c'è un condominio.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/02_Febbraio/16/etruschi.shtml
http://comunicati.comune.prato.it/generali/?action=dettaglio&comunicato=14200400000647