mercoledì 21 settembre 2016

Perché a Prato non ci sarà il museo di Gonfienti

Il 24 e 25 settembre prossimo si celebra la Giornata del Patrimonio, con un ricco programma di visite a musei ed eventi.

A Prato non si organizza niente. 
Invece, nella vicina Campi Bisenzio, sarà l'occasione per inaugurare il Museo Archeologico presso la Rocca Strozzi, dove saranno allestiti i reperti trovati nella zona, pratese per la verità, di Gonfienti. Anche se non si sa al momento cosa e quanto sarà 'mostrato'.

Non è significativo?

Ora, in altra situazione, con un'area archeologica degna di questo nome e con altre prospettive, non ci sarebbe stato nulla da obbiettare sul fatto che il museo di Gonfienti (anche se un tempo si parlava di Villa Niccolini e sappiamo com'è finita  (1-)) venisse allestito a Campi Bisenzio, tra l'altro ci sarebbe tanto da scavare ancora visto che quel Comune è confinante con la zona archeologica di Prato, invece di costruirci sopra altro inutile pseudo-interporto; ma stando così le cose, nell'assoluta mancanza di ogni cura  e interesse politico nei confronti dell'area archeologica, che piuttosto si spera venga dimenticata al più presto - e qui il Sindaco Biffoni non ha rispettato gli impegni elettorali -, ecco che invece il museo etrusco inaugurato altrove, seppure 'a due passi' di distanza, dimostra la volontà di rendere Prato la città moderna e futura, che in realtà significa città del cemento e dell'imprenditoria più frettolosa, dei macrolotti, degli affari e della finanza, e anche, perché no, dell'inquinamento (proprio nella zona est di Prato c'è il peggio del peggio a tal riguardo...), in barba al rispetto della storia e del paesaggio.

A Campi Bisenzio, città più piccola e domestica,  succube dell'area metropolitana fiorentina, dove nessuno ha mai protestato, assorbita dal mega centro commerciale de I Gigli, i reperti tratti dalla zona dell'Interporto di Prato, allestiti in  mezzo ad altro contesto museale,  ci possono stare. Non danno fastidio a nessuno e mettono al riparo la Soprintendenza da critiche ('dove sono i reperti?') e dissapori. Si sta tutti più tranquilli.  E si sganciano dalla sua origine interportuale.

Affermare che Prato è città anche antica, come sarebbe stato creando un museo permanente insieme all'area archeologica nella 'zona rossa' dell'Interporto (e non solo), sarebbe stato porre l'ostacolo alle ruote del carro della razza padrona cittadina (e non solo), quella finanziatrice anche di giornaletti ricamati e profumati, e di libri nostalgici del 'tempo che fu cardato', che appunto ha voluto e vuole interporto, il suo ampliamento come dell'aeroporto e tutto il corredo per fare i propri affari.  Vuole fare, possibilmente, le cose in grande, senza inciampi impicci o lagnanze; senza le bagattelle del passato.

E li avrà, tutti: ci hanno assicurato i suoi arlecchini camuffati da cherubini, che tengono sempre la strada verso l'inferno ornata di dolci inganni, buffe paratie, distrazioni, belle occasioni e tanti sorrisi. Ma sempre pronti a graffiare a fondo, quando è il momento.

Quindi, dopo la risibile mostra-contentino, un vero e proprio 'ciaone' alla città, che hanno allestito sugli Etruschi, dal tristissimo titolo annunciatore,  L'ombra degli Etruschi, una mostra che costituisce piuttosto una presa per i fondelli nei confronti della cosiddetta cittadinanza, che però l'ha praticamente disertata, Prato avrà posta sulla testa la coroncina del suo destino futuro: la sua contemporanea modernità. Dell'Ità.  L'inaugurazione del 'nuovo' Pecci, a ottobre, che ricordo fu costruito  a suo tempo dall'omonimo imprenditore, rimarca infatti quello che la città deve essere e rappresentare.

Così il potere fa la storia. E tu, come dicono a Roma, 'fai pippa'.

L'aspetto più triste è stato ed è lo spettacolo di un'opposizione inutile, che non ha capito nulla, o meglio, non ha voluto capire,  il valore politico, e parlo del solo politico, della cosiddetta città etrusca, pensando, in qualche caso, che coloro che volevano valorizzare la fastidiosa città antica dei 'quattro sassi' fossero una compagnia di poveri e patetici nostalgici. A cui poteva esser dato qualche biscottino, via, e molte chiacchiere in pasto. E questo la dice lunga e sull'opposizione stessa, (come una parte di essa ha dimostrato quando è stata a comando della città),  e in qualche caso, sulle capacità dei suoi protagonisti, troppo spesso pessimi dilettanti, e in qualche caso così scelti e voluti, veri e propri ignoranti. 


(1) Il Comune di Prato aveva stanziato 700 mila euro per acquistare parte di Villa Niccolini e farci il museo di Gonfienti. E invece...Nel primo articolo si legge del museo; e nel secondo di come è andata a finire: a Villa Niccolini ora c'è un condominio.

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/02_Febbraio/16/etruschi.shtml
http://comunicati.comune.prato.it/generali/?action=dettaglio&comunicato=14200400000647


martedì 20 settembre 2016

Arriva Renzi: e noi, icché si fa?

Arrivano i nostri. Arriva Renzi. In occasione della nuova apertura del Museo d'Arte Contemporanea, il Pecci di Prato.

L'opposizione si interroga sulla strategia da usare: è meglio inscenare una protesta?
O è meglio mostrare indifferenza?
Come ci vedono di più? com'è più efficace?

Il vuoto è sempre efficace. Ma le truppe cammellate dell'informazione governativa, condita con i blogger e i social arbiter sempre sorridenti e al servizio che sistemano a dovere le nuvole in cielo-perché l'informazione oggi, eeh purtroppo, non la fanno soltanto i giornali - possono mostrare anche ciuchi volare..Se c'è protesta e confusione,  gli stessi possono fare altre magie. Come i prestigiatori. Uguale.

Dove va, Renzi - come altri in passato - porta con sé la protesta. E lui lo sa. Loro lo sanno. Come potrebbe essere altrimenti?

E' tutto calcolato. Lo sanno bene, eccome se lo sanno!

Ci vuole molta fantasia, via, ci vuole un po' di geniaccio per inventare qualcosa di nuovo che, un pochino, lo-li  possa irritare; lui e il suo staff.

Fargli perdere la staffine. Far corricchiare il servizio d'ordine. Così, per burla. Far uscire quel che non deve; o bloccare quello che deve uscire.

Il Matteo viene qua perché qua qualche problemino c'è. Mica per il Pecci. Via, lo sanno tutti.
Oltre che a far propaganda per sé e per l'amata riforma costituzionale, Matteo viene qui per Matteo. Il ché  equivale a dire che viene per sé. Che il secondo Matteo si attiene evangelicamente al primo.

Sì, il primo problema si chiama Sindaco Biffoni. Che non va. Non piace. Via, non funziona.

Soprattutto non si vede. Né in consiglio, sembra, né in città. Non si vede al centro, né in periferia.

Si vede solo nei corteggi a corteggiare cintole e miss. Così dicono i pratesi. Relata refero.

E qui, tra poco,  c'è da rifare i giochi, eh! C'è da correre il palio!

Suvvia, non vi darò  alcun consiglio sul 'icché si fa', e, una volta tanto, seguo il suggerimento di chi mi suggerisce di non dare troppi consigli o ideuzze 'aggratisse'!

(Oh, ma che viene anche Enrico?)





Lettera a Gianni Morandi

Caro Gianni Morandi,

quando io ero bambina c'era la disputa fra chi amasse più te o Claudio Villa.
Naturalmente tutti i giovani amavano te, con poche scandalose eccezioni. I 'vecchi', tutti per Villa.

Io non sapevo proprio per chi parteggiare; non mi piaceva Claudio Villa per quel modo 'antiquato' di cantare; e non mi piacevi tu, perché... non lo so. Ero forse troppo piccola per prendere una posizione o forse, semplicemente, la questione non mi coinvolgeva e lasciavo agli altri le discussioni sui gusti canori. 

Poi non t'ho più seguito; sì, ogni tanto ho ascoltato qualche tua canzone di successo; ho visto la ripresa del tuo percorso in anni maturi; ho letto, qua e là, come come hai saputo gestire il tuo personaggio ed arrivare ancora 'giovane' fino a oggi.

Ma sono rimasta davvero sorpresa quando ho saputo e visto che ogni giorno, dico ogni giorno, metti una foto di te su Facebook mentre fai qualcosa. Ci lasci uno squarcio della tua vita, una tua immagine.

L'ho saputo perché ho letto che ti hanno lapidato per quella foto della spesa di domenica.

La foto quotidiana mi è sembrata una condanna, un obolo pesante sull'altare della fama o dell'esercizio artistico consumistico.

Certo, ci sono anche tante tante persone che ti seguono, che vogliono sapere di te; quanti 'clic' sulla tua pagina!

Ma io mi chiedo se tu non ti stanchi di questo esercizio obbligatorio sulla tua vita. Ti serve per il tuo lavoro di cantante?  Non basta più cantare e basta, vero?
Come ti senti a far questo? Ti piace davvero mostrarti sempre, e immancabilmente vestito d'ottimismo?

E tutti quei commenti, quella furia, quella condivisione dei tuoi 'seguaci', non ti dà mai una sensazione di rigetto?

Anche l'artista si fa supermercato, si capisce. E sempre più vorticosamente. E non soltanto lui.

La tua foto davanti al supermercato a me dice questo: che l'artista ormai è un prodotto da supermercato, che astutamente si deve porre sugli scaffali; e guai a finire nello scaffale di fondo, altrimenti nessuno lo compra. O lo compra a prezzo scontato. E per non finire nello scaffale di fondo, deve sempre inventarsi qualcosa, deve mostrarsi, deve esserci. E anche creare un po' di confusione, va bene. Non troppa, un po', tanto da finire sul giornale due o tre volte l'anno.

E non ti credere che si tratti di accusa o di livore, perché la faccenda, tristemente, amaramente, riguarda anche me.

Un cordiale saluto.


Maila Ermini


lunedì 19 settembre 2016

Settimana europea della mobilità sostenibile: solo chiacchiere

Sono quindici anni ormai, vado a memoria, che si celebra la settimana europea della mobilità sostenibile (quest'anno dal 16 al 22 settembre).
Sostanzialmente, a parte qualche esempio virtuoso, hanno luogo solo chiacchiere. La situazione della mobilità alternativa, in Italia, è disastrosa.
Mancano le infrastrutture e  tutti gli spazi stradali sono occupati dalle macchine: passaggio e parcheggio. Senza contare che gli automobilisti viaggiano sempre veloci e feroci.

A parte qualche rara eccezione, chi si muove in bicicletta,  in Italia rischia la vita.

In Francia, intanto ricordo, chi va al lavoro in bici, viene pagato.


Teppismo a Prato

Oggi, sui giornali locali, è apparsa la notizia di un gruppo di teppistelli (spacciatori?) di origine magrebina, con al seguito cani di grossa taglia ancora cuccioli, che avrebbero assalito una persona nei giardini di Sant'Orsola a Prato, perché li redarguiva sui cani tenuti senza guinzaglio.
Questi giovanotti si sarebbero 'impossessati' dei giardini e, così come sono stati descritti, sono come una piccola banda poco raccomandabile e temibile che vi staziona tutti i pomeriggi.

Ora voglio ricordare che anch'io sono stata aggredita, non personalmente è vero, ma il teatro sì e più volte nel passato, da giovani teppistelli italiani che, sostando un po' ai circoli un po' al campetto della chiesa, poco gradivano la presenza di un teatro e di ciò che questo significa e rappresenta.

Una volta, qualche anno fa, i teppistelli, quasi tutti di buona famiglia italiana, senza contare i calci dati al portone dell'uscita di sicurezza mentre si facevano le prove o le bombette fatte scoppiare durante gli spettacoli, divelsero un cartello che portarono in corteo dileggiante per le vie del paese. 
Chiamai la polizia e ci fu parecchio trambusto, seguito dall'arrivo smarrito dei genitori che non si capacitavano come i  loro pargoli fossero diventati tanto 'birichini'.

Il gruppetto, piccato dalla mia reazione, ha cercato poi di intimidirmi, mettendo in atto il cosiddetto 'mobbing' con relativa derisione pubblica, incoraggiati dal silenzio di tutti coloro che hanno assistito al linciaggio, in particolare al circolo.

Al momento le aggressioni sono cessate, anche perché ho reagito con durezza, rivolgendomi, ancora una volta, alle forze dell'ordine che, devo dire, mi hanno consigliata al meglio.

Ho anche subito altre intimidazioni, nel passato, ma di altro genere. Provocazioni molto pesanti. Ma è argomento che riguarda più il diciamo malcostume politico.

Questo scrivo a testimonianza del fatto che il teppismo non ha una sola origine geografica e sociale (come anche nel passato episodi di cronaca nera ci hanno dimostrato), che questo agire delinquenziale è molto diffuso e troppo taciuto, e contro il quale si agisce poco a livello collettivo.
Esso prende in particolare di mira quei luoghi che rappresentano buona socialità, cultura e condivisione pacifica e libera del vivere civile.

Ora tutti protestano per questa aggressione ai giardini di Sant'Orsola. E giustamente.
Salvo poi, alcuni, a scandalizzarsi se vedono in giro locandine come queste; era il 2010:

domenica 18 settembre 2016

A proposito del recupero di Lungarno Torrigiani a Firenze

Ricevo e pubblico questo interessante contributo a proposito del recupero di Lungarno Torrigiani a Firenze.


A proposito del restauro post traumatico del Lungarno Torrigiani

Intorno al dibattito sul restauro architettonico del Lungarno Torrigiani si stanno alimentando pericolosi equivoci sugli interventi da farsi che niente hanno a che vedere con il restauro del parapetto, della cosiddetta “spalletta”.  Da questo punto di vista l’articolo del prof. Garzonio (cfr. La Nazione del 25 agosto 2016) è molto utile e le osservazioni fatte non sono affatto sbagliate nel contesto del restauro urbano, perché in questo si parla soprattutto della qualità delle malte e dei materiali che fanno parte del calcestruzzo di fondazione e quindi del consolidamento ottocentesco dell’argine. La maestria del lavoro allora eseguito è indiscutibile vista l’alta qualità del calcestruzzo storico; tuttavia va detto per non equivocare che l’apparecchio murario basamentale dell’arginatura e del colletto pensile del fiume ha seguito, assecondandolo – come ovvio che fosse - l’andamento curvilineo del fiume che in quel punto aveva formato una leggera ansa come ben rilevabile nella carte del Catasto Leopoldino. D’altronde, nell’Oltrarno, a partire dalla pescaia antistante la Torre di San Niccolò, insistevano opifici, impianti idraulici, con sistemazioni e canalizzazioni a se stanti, tutte opere che sono state smantellate al tempo di “Firenze Capitale” e quando si è realizzato il lungarno, lo stato dei luoghi era affatto diverso da oggi e da quello pre-Unitario.  L’architettura moderna, post Unitaria, del Lungarno Torrigiani è dunque ben altra cosa!
Queste fondazioni con gli apparecchi murari in Pietra Forte erano giustificate in un quadro di rifunzionalizzazione che allo stato attuale deve essere ben compreso. Questi interventi sono testimoni di un’ardita azione di riqualificazione urbana, ed anche per questo devono essere indubbiamente salvaguardati, laddove semmai con i numerosi micropali messi oggi in opera si rischia di comprometterne con forature e tagli l’originaria funzionalità. 
Detto questo il problema della risarcitura del parapetto terminale e quindi della sua corretta giacitura, pare di dover dire, è altra cosa! Tant’è vero che l’attuale muretto superiore con cimasa in pietra arenaria è stato alzato su quelle curvilinee fondazioni, tuttavia compensando la geometria della scarpa seguendo cioè un andamento rettilineo, a corroborare l’eventualità in discussione che il ripristino attuale non possa non prevedere una forma diversa da quella originaria.
A mio avviso studiando con attenzione negli archivi, magari spogliando tra le carte dell’Ingegnere del Circondario che ha eseguito l’intervento ottocentesco, troveremo di certo le risposte progettuali ricercate. Tuttavia, non è di certo da escludere il fatto che i crolli recenti possono avere accentuato anche la giacitura del basamento, già indebolito dai lavori idraulici recenti, che in ogni caso dovrà essere opportunamente rafforzato, accuratamente sarcito con malte compatibili come indica Garzonio.
Il problema del restauro della spalletta resta comunque a se stante ed inalterato, richiedendo con tutta evidenza la primaria necessità di riconferire la giusta geometria al parapetto che oltretutto – come ben sappiamo -  è stato più volte ripreso e rifatto nel dopoguerra.
Le ragioni addotte per presunti risparmi economici e di contenimento dei tempi di esecuzione non dovrebbero - a mio avviso -  influire sulle ragioni inoppugnabili del restauro. Non ci sono in definitiva plausibili motivazioni per salvare la deformata accidentalmente assunta superiormente dalla spalletta che, al contrario, lasciata nello stato attuale creerebbe un grave danno all’immagine della città, alla consolidata percezione del Lungarno in un punto sensibile del suo sviluppo.
Per concludere, se è giusto mettere in sicurezza e restaurare il basamento storico del Lungarno Torrigiani, è altrettanto corretto assumere responsabilmente altre scelte nella messa in pristino della spalletta superiore che dovrà essere attentamente riprogettata nel rispetto della sua conformazione originaria, curandone l’impatto cromatico e materico, pur con sottili differenze, come si fa nelle integrazioni nelle composizioni pittoriche d’autore. La salvaguardia della qualità e dell’unitarietà della scena urbana fiorentina, Patrimonio Mondiale dell’Umanità, lo richiede sopra ogni altra cosa.

Giuseppe Alberto Centauro
Docente di Restauro Architettonico (Dipartimento di Architettura di Firenze)



giovedì 15 settembre 2016

Io so, ma non ho le prove

O quegli incompetenti, ruffiani e arroganti, che si ritrovano a dirigere festival, teatri, enti culturali eccetera per grazia ricevuta, che ne so, da i' babbo o dallo zio che portava voti o dindi al partito di questo o di quello? Me li ritrovo sempre davanti, acora e ovunque vada con il mio lavoro.
Loro sono la peste del teatro, dell'arte, della cultura. Essi vivono nascosti, per apparire ogni tanto in qualche dichiarazione pubblica, presentazione eccetera. Ove presenti, sono loro che organizzano gli eventi che andate a vedere, ché sono i fedelissimi di sempre. Appaiono moderni, all'avanguardia, spregiudicati. Ma il pubblico come può sapere queste cose? E anche se sa, che gliene importa? Loro mi odiano profondamente, perché sanno che io so. Io so, ma (come dice PPP), non ho le prove.


mercoledì 14 settembre 2016

Firenze non è più una città, ma una 'location'


Non entro nel merito del 'mi piace, non mi piace' .
L'installazione con i gommoni rossi di Ai Wei Wei appesi a Palazzo Strozzi, provocatoriamente,  ci dovrebbero far riflettere.
Su cosa?

Sul fatto che si sta speculando sulla pelle di milioni di persone senza risolvere niente?
Sul fatto che si sta facendo 'demagogia artistica'?
Sul fatto che la Soprintendenza non ha fatto pio e autorizza l' 'assalto del gommone'?
Sul fatto che il patrimonio artistico nazionale sta andando a puttane e non frega niente a nessuno?
Sul fatto che l'arte è diventata ormai solo una installazione?
Sul fatto che Firenze ormai è quella bomboniera di cui Tomaso Montanari storico dell'arte dice che con Wei Wei non è più?
Sul fatto che Firenze non è più una città, ma una 'location'?
Sul fatto che l'arte è diventata liquida non solo perché 'installazione', ma anche perché solo misero affare?
Sul fatto che non voglio più essere provocata dai cortigiani e artisti a servizio lautamente pagati con soldi anche miei?
Sul fatto che non voglio più essere provocata, da copione istituzionale, da funzionari di enti pubblici?
Sul fatto che non mi piace il copione di queste provocazioni?
Sul fatto che questi funzionari non funzionano affatto quando si tratta di proteggere e valorizzare il patrimonio artistico nazionale?
Sul fatto che gli artisti che lavorano sono solo quelli che danno shock mediatico ma sono artisticamente innocui e politicamente conformi?
Sul fatto che Palazzo Strozzi Canottato mi sembra una operazione pseudo artistica 'dejà-vu', o anche 'botulinica'?
Sul fatto che fra camminamenti sull'acqua stile Cristo sul Lago d'Iseo e canotti Wei Wei su facciate del '400, quello che resta è sempre il nulla?
Sul fatto che... come hanno agganciato i canotti lassù?

Eccetera
(in aggiornamento)

Referendum costituzionale: ingerenze e risvegli

In soccorso del voto per il SI alla riforma costituzionale voluta dalla Ministra Boschi, si è levato nientepopodimenoché il gigante, infiacchito ma sempre gigante, statunitense e ha dichiarato di essere a favore del SI; il voto favorevole favorisce (oh, cacofonia!) gli investimenti, mentre il NO sarebbe un passo indietro.

Questa decisa intromissione è dovuta alle previsioni che danno il SI' perdente, e quindi, da quella banda, anche i dormiglioni si svegliano, all'unisono e al comando, così come i galoppini corrono. Molto divertente e comprensibile.

Invece molto meno divertente e comprensibile è l'ennesima ingerenza 'amerikana'; che però, badate bene, a me toglie ogni dubbio sul votare NO.

Spero di trovare il tempo per scrivere le motivazioni di questa mia scelta. Quando ci diranno poi il giorno del voto, che ancora non si sa.

martedì 13 settembre 2016

"Nuovo cinema Pecci", ovvero continua l'opera dello spegnimento culturale


Nel programma della politica degli annunci, oggi a Prato è arrivata l'ultima: la nascita del "Nuovo cinema Pecci" all'interno del Nuovo Museo Pecci, museo costoso e fantasmagorico che presto sarà inaugurato, sembra chissà forse non si sa di preciso, alla presenza delle loro altezze altezzose Presidente Renzi e Presidente Rossi.

Mentre in città mancano spazi liberi per fare cultura, e quelli pochissimi che ci sono vengono volutamente ignorati e contrastati, ecco che si cerca di abbagliare e abbindolare gli elettori con presunti nuovi numeri magici.

Naturalmente, se sarà, il "Nuovo Cinema Pecci" sarà tutto gestito dall'alto e controllato fermamente, come ormai tutto è in città, in Regione, ovunque nel settore culturale; non si sfugge. E tutti sono d'accordo.

Hanno dichiarato che non sarà cinema d'essai, ma di 'alta qualità'. Così il direttore Cavallucci: "...Stiamo definendo una programmazione di filmati sul tema della mostra inaugurale, ma sia ben chiaro non sarà un cinema d'essay, ma un cinema di qualità" (N.d.r.:  'essai', parola francese che significa 'saggi', 'prova', va scritta con la 'i' , non con la 'y' finale).

Nelle dichiarazioni, se sono state riportate esattamente, si dimostra anche una certa qual ignoranza, ché il cinema d'essai, notoriamente, è cinema d'autore, generalmente non rivolto al consumo di massa. Fino a poco tempo fa era questa 'l'alta qualità'.
Forse, con questa espressione si intende la qualità tecnica della visione filmica, oppure, come è più probabile, proprio il cinema di consumo di massa, quello commerciale e d'incasso, dove risiede ormai 'l'alta qualità' di quell'arte.
Il cinema infatti, e proprio per questo suo essere solo prodotto commerciale e ormai in serie, è l'arte più spenta, ancor più della consumatissima musica; quella di cui, così com'è fatta, abbiamo meno bisogno.

Ma la gente, in questo caso i pratesi, molti dei quali purtroppo giovani, applaudono al loro stesso spegnimento culturale e mentale, al conformismo dilagante, e li vedremo gioire di questa finta novità.

Anzi, qualche campione o campionessa che si allena per le prossime elezioni si mostrerà in prima linea nell'attacco-difesa.


domenica 11 settembre 2016

Dopo i fochi della Fiera, il Castello è rimasto...bruciacchiato

Non partecipo alla festa della città di Prato dell'8 settembre, la cosiddetta "Madonna della Fiera", e mi tengo ben alla larga dai corteggi e dalle ostensioni. 
In aggiunta, sopporto poco i 'fochi', ma è una mia personale idiosincrasia. Ho pensato e detto ripetutamente da quando la giunta precedente (credo di ricordare) inaugurò l'abitudine e che questa giunta ha continuato,  che è una cattiva idea fare i fuochi dal Castello dell'Imperatore, ché si danneggia, e tutti mi hanno presa per grulla e hanno alzato le spalle.
Ora, a mio avviso, la Soprintendenza, se è stata consultata, dovrebbe inorridire e non concedere simili permessi, ma si sa che là da quelle parti non son soliti scandalizzarsi di molto.
Mi fa piacere che qualche esperto finalmente rilevi e documenti che i 'fochi', in un luogo così speciale della città, che ha urgente bisogno di restauri e di maggiore attenzione,  non siano proprio opportuni.

"Nelle  immagini del Castello dell’Imperatore tre giorni  dopo i “fochi della fiera” si vedono ancora chiaramente gli annerimenti delle superfici causati dai lasciti carboniosi depositati ovunque dai camminamenti superiori fino a terra.
Va da sé che le superfici andranno rapidamente pulite per evitare ulteriori e più gravi fenomeni di degrado e di incrostazione sui bianchi conci di alberese. E’ raccomandabile nell’occasione di questi interventi anche estirpare con cautela le numerose pianticelle di capperi ed  erbaggi vari, persino papaveri e varie altre vegetazioni spontanee che punteggiano gli spalti e non solo. Si tratta in qualche caso di pericolosi  infestanti come l’edera che ormai avviluppa tutto lo sperone basamentale del torrione sud ovest. Ecco perché non dobbiamo ricordarci di questo nostro straordinario monumento solo per queste  occasioni,  cerchiano piuttosto di curare i nostri tesori artistici oltre le spettacolarizzazioni di un giorno, di certo suggestive e “appaganti”   ma pure assai impattanti, se non ben ponderate e ben gestite prima, durante e dopo gli eventi." GAC







Tutto è toscano

Tutto è toscano, tutto, tutto.
Carne pesce
mare e monti
son toscani anche i tramonti!
Tutto parla
aspirato,
diobeato!,
tutto è fiorentin marchiato.

Ora abbiamo anche la miss
bis tris,
ch'è pratese-fiorentina,
è toscana la più bella
tutte le altre stracciatella.

E' toscano tutto, tutto
è contento i' capoccino
fiorentino, soprattutto.
Che ci manca ancor da fare
per poterlo contentare?
Quale altra coroncina
che si può distribuire,
quale altra reginetta
anche maschio che cinguetta,
un buon vino
un museino
un paesaggio cipressino
via, ci siamo intesi, l'eccellenza,
sì che sia toscan presenza?

E' toscano tutto il mondo
lo sarà fino nel fondo.

giovedì 8 settembre 2016

Il fanatismo è uno strumento della dittatura

In questi tempi di politica fanatica, asservita, ottusa, antidemocratica e punto tollerante, dove i politici sono equiparati a divi - e come tali si comportano sempre menzogneri -,  dove gli elettori, nonostante siano dotati di facile strumenti di comunicazione,  si lasciano gabbare e irretire nel gioco del potere che li usa e però li esclude totalmente, è bene ricordare le parole di Simone Weil nel suo "Manifesto per l'eliminazione dei partiti politici"(scritto nel 1943 e uscito postumo), dove per partiti, preciso, si intendono tutti i gruppi politici, non solo quelli che hanno quella parola nel loro nome:
"Quasi dappertutto - e anche, di frequente, per problemi puramente tecnici - l'operazione di prendere posizione pro o contro, si è sostituita all'operazione del pensiero. Si tratta di una lebbra che ha avuto origine negli ambienti politici e si è espansa, attraverso tutto il paese; alla quasi totalità del pensiero. Non è certo  che sia possibile rimediare a questa lebbra che ci sta uccidendo, senza cominciare dalla soppressione dei partiti politici".

Il fanatismo, così coltivato dai divi politici che parlano dai palchi o dalle televisioni, è uno strumento della dittatura.

Che ci importa dei sassi: lo stadio di Crotone come l'Interporto di Prato

A Crotone la Soprintendenza ha dato il via libera per ampliare lo stadio sui resti dell'antica agorà di Kroton. Non può non venire subito a mente il paragone con Gonfienti ed il permesso di costruire sopra l'area archeologica pratese E poi, incredibile, i crotonesi hanno usato le stesse parole dei pratesi di allora: "Che ci importa dei sassi". Si saranno consultati?

http://www.corriere.it/cronache/16_settembre_08/crotone-ampliamento-stadio-resti-agora-calcio-8b0e61ae-753f-11e6-86af-b14a891b9d65.shtml

mercoledì 7 settembre 2016

A proposito di vietare le piazze ai fascisti

Leggo la proposta della presidente dell'ANPI di Prato, Angela Riviello, e rimango perplessa: - Vietiamo le piazze di Prato ai fascisti e ai razzisti .-

Se il virgolettato riportato da Il Tirreno è corretto, come dobbiamo intendere? Che non debbano essere permesse manifestazioni a organizzazioni fasciste?

Ma il Fascismo in Italia è già perseguito, è illegale vivaddio, e quindi va da sé che non possono essere concesse piazze a gruppi propriamente tali. E' la legge Scelba che lo prevede, che include anche norme contro i razzisti:

« quando un'associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista. »

Quindi l'appello a vietare le piazze ai fascisti e razzisti è inutile; se c'è un gruppo di pazzi nostalgici che va in piazza, bisogna chiamare i carabinieri, punto.

Capisco che non sia facile parlare a certe celebrazioni senza cadere nella triade retorica, propaganda, ostentazione, ma la precisazione andava fatta.


martedì 6 settembre 2016

Tra poco la nuova stagione teatrale

A breve presenteremo la nuova stagione 2016-2017 al Teatro La Baracca, con spettacoli, attività culturali e didattiche. Anche quest'anno sarà un anno faticoso, perché andiamo senza un centesimo di finanziamento pubblico.
L'unico vero vantaggio di questa forzata autogestione è la libertà, il poter presentare piccole opere teatrali completamente slegate dal sistema culturale e quindi mi auguro, come credo sia capitato nel passato, nuove,  stimolanti e non conformi. 


A11, una terza corsia che non ci serve

Sull'A11, fra Firenze e Pistoia costruiranno una terza corsia che non serve. Basta percorrere il tratto per capire che bastano due corsie, in particolare fra Prato Est e Pistoia.  Sono partiti gli espropri.
Continua la nemmeno tanto lenta occupazione cementifera della Piana, senza sosta, che di fatto la impoverisce, a dispetto delle idee di 'sviluppo' del signor Rossi e della sua banda politica.

Continua lo sviluppo dei grossi poteri. Lo sviluppo dei finanziatori dei partiti.

E poi ci scandalizziamo delle vignette di Charlie?

lunedì 5 settembre 2016

Cosa scelgo fra la satira di Charlie Hebdo e Santa Teresa di Calcutta

Molto brevemente. Io non amo la satira. Perché mi satura, appunto (dal latino satura, piatto, manicaretto riempito di frutti di ogni maniera). 
E quindi le vignette di Charlie Hebdo non mi colpiscono, e non mi offendono nemmeno.

La satira veste ai mei occhi un abito di conformismo anticonformista che presto scopro e dietro il quale non trovo niente, o dopo averlo scoperto, non accade niente.

La satira è irrilevante, anche quella più feroce, e al massimo, quella migliore, può farci sorridere o aprire uno squarcio inaspettato. Raramente lo fa.

Dunque non mi sono indignata nemmeno un po' difronte agli italiani diventati lasagne triturate eccetera. Mi è sembrato subito chiaro cosa volessero dire, e che comunque avessero macabramente colto nel segno.

Quale sarà il prossimo terremoto, si potrebbe interpretare dalla vignetta, che farà una nuova strage di cui il potere mafioso e corrotto, dopo le mille promesse, si ciberà? Che il sistema mafioso e tribalistico familiare non sia esclusiva del nostro paese, è certo; che che sia consustanziale al nostro paese, è sicuro.

Non siamo quotidianamente cibo del potere economico e politico? Non siamo le loro lasagnette quotidiane?
Questo non è un luogo comune, come qualche scribacchino di giornale potente ha voluto sottolineare.

Sì, subito tutti hanno levato gli scudi. Che paese ipocrita.

Questo invece non è accaduto con lo spettacolo, a mio avviso indegno,  di una donna corteggiatrice di potenti assunta così frettolosamente nel novero dei santi dalla Chiesa Cattolica. E che invece uno come Lorenzo Milani, per esempio, sia lì ancora ad aspettare insieme a tanti altri. 

Fra i due, io scelgo Charlie.

venerdì 2 settembre 2016

Settembre pratese (2): i cantori della 'piacerìa'.

Ieri sera la stonatissima ormai Gianna Nannini ha riempito piazza del Duomo con il consueto, noiosissimo concertone, i saltelli sul palco, da vera icona rock,  epigono miscuglio fra Rita Pavone Giamburrasca e Pippi Calzelunghe senza trecce, addirittura con i calzoncini corti alla maschiaccia, penosa nella sua stanca irriverenza, inutile ripetizione di sé stessa.

Il conformismo però più ridicolo non l'ha mostrato l'amata rocker, che in fondo sgambettava da copione e contratto, bensì il coro dei cantori giornalisti (sic!), sui social e ovunque, dei commentatori, dei cinepresanti accreditati, tutti osannanti il gran Comune tutto gaudio che aveva concesso alla cittadinanza siffatto regalo per il modico si fa per dire biglietto di 40 euro.

Uno spettacolo triste. Chissà cosa quale lustro credono di ottenere, leccando il pavimento così tanto.

Insomma, non m'è riuscito di leggere un articolo serio sulla serata, con un minimo di coscienza critica.

Ci troviamo nel bel mezzo del terrorismo mediatico della 'piaceria'.

giovedì 1 settembre 2016

Settembre pratese (1): Lo “Spettacolo della piazza (del Duomo)”


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Il Prof. Centauro mi manda un suo scritto con alcune foto e considerazioni sull'installazione del palco in piazza Duomo a Prato per i concerti del Settembre Pratese 2016.

Manifestazione che si presenta da subito inquietante e 'fuori squadra', a tal punto che dovremmo denominarla piuttosto  'Settombre'.  La prima 'ombra' su questa manifestazione che era la 'fiera di Prato', eccola qua.
Si rimane colpiti dalla prepotenza, dall'imposizione e dalla volgarità, oltre che dall'omologazione, di certe scelte dettate dalla propaganda.
Le parole chiave  per la cultura sono ormai: evento commerciale, numero, incasso. Orrido.


Lo “Spettacolo della piazza (del Duomo)” di Giuseppe Centauro

Presumo che il Settembre pratese 2016 si ricorderà a lungo negli annali per la “spettacolare” sistemazione di piazza Duomo, specie per l’impatto che si avrà sul patrimonio monumentale e non solo. Un duplice impatto, sul piano visivo e sullo quello emotivo, causato da un “fuori scala”, senza precedenti, delle installazioni allestite per il palco e per le tribune. Infatti, queste infrastrutture montate per gli eventi settembrini sovrastano dimensionalmente, in modo abnorme, le architetture della piazza, annullandone. In particolare, le dimensioni del palco alzato in piazza sono davvero impressionanti rispetto alla topologia dello spazio urbano, occupando una massa superiore a quella dei palazzi più grandi, sviluppando con la copertura sormontate la struttura, la graticcia delle luci e le colonne degli amplificatori, un’altezza addirittura equivalente o superiore a ciascuno di questi. Ad aumentare la voluminosità dell’insieme, vi è una schermatura nera che rende ancor più evidente l’inusitato ingombro, tant’è che la facciata del Duomo appare del tutto marginale, subordinata alla scena come una gigantografia di un pannello pubblicitario. Non meraviglierebbe vedere il Pulpito di Michelozzo e Donatello utilizzato come la barcaccia al teatro. Per di più lo spazio occupato a terra dalle numerose attrezzature accessorie contribuisce a stravolgere ancor più l’assetto della piazza, in palese contrasto con l’arredo urbano esistente, mutandone la leggibilità, le gerarchie e le prospettive. La fontana del Pescatorello diviene un ingombrante ostacolo che impalla la vista degli spettatori sistemati nelle file basse delle alte tribune posizionate sul lato nord della piazza che, per tale effetto, sembra più piccola e disomogenea.  A vedere questi nuovi allestimenti si rimpiangono i precedenti ponteggi e le dimensioni di certo più consone delle singole installazioni, in particolare dispiace avere modificato la disposizione corografica, a mo’ di arena, delle tribunette che erano studiate per assistere al Corteggio Storico. Nel contesto attuale anche la statua al Mazzoni, ingabbiata e relegata dietro le quinte, sembra fungere da barriera “involontaria” all’invasività della mega struttura, palco e backstage. La sensazione, ancor prima di assistere al primo evento in calendario, è poi quella di soffrire di già dell’impatto acustico che verrà, che non sarà da meno di quello visivo, con buona pace dei residenti e, soprattutto non propriamente in linea con i principi della tutela preventiva, della conservazione delle superfici marmoree e scultoree dei monumenti.

Programmino di maggio 2024

  Questo, per ora , il programma di maggio alla Baracca: Sabato 4 maggio ore 21 LA MOSTRA PARLANTE TI MANDO AI CELESTINI (quinta replica) Sa...