martedì 20 settembre 2016

Lettera a Gianni Morandi

Caro Gianni Morandi,

quando io ero bambina c'era la disputa fra chi amasse più te o Claudio Villa.
Naturalmente tutti i giovani amavano te, con poche scandalose eccezioni. I 'vecchi', tutti per Villa.

Io non sapevo proprio per chi parteggiare; non mi piaceva Claudio Villa per quel modo 'antiquato' di cantare; e non mi piacevi tu, perché... non lo so. Ero forse troppo piccola per prendere una posizione o forse, semplicemente, la questione non mi coinvolgeva e lasciavo agli altri le discussioni sui gusti canori. 

Poi non t'ho più seguito; sì, ogni tanto ho ascoltato qualche tua canzone di successo; ho visto la ripresa del tuo percorso in anni maturi; ho letto, qua e là, come come hai saputo gestire il tuo personaggio ed arrivare ancora 'giovane' fino a oggi.

Ma sono rimasta davvero sorpresa quando ho saputo e visto che ogni giorno, dico ogni giorno, metti una foto di te su Facebook mentre fai qualcosa. Ci lasci uno squarcio della tua vita, una tua immagine.

L'ho saputo perché ho letto che ti hanno lapidato per quella foto della spesa di domenica.

La foto quotidiana mi è sembrata una condanna, un obolo pesante sull'altare della fama o dell'esercizio artistico consumistico.

Certo, ci sono anche tante tante persone che ti seguono, che vogliono sapere di te; quanti 'clic' sulla tua pagina!

Ma io mi chiedo se tu non ti stanchi di questo esercizio obbligatorio sulla tua vita. Ti serve per il tuo lavoro di cantante?  Non basta più cantare e basta, vero?
Come ti senti a far questo? Ti piace davvero mostrarti sempre, e immancabilmente vestito d'ottimismo?

E tutti quei commenti, quella furia, quella condivisione dei tuoi 'seguaci', non ti dà mai una sensazione di rigetto?

Anche l'artista si fa supermercato, si capisce. E sempre più vorticosamente. E non soltanto lui.

La tua foto davanti al supermercato a me dice questo: che l'artista ormai è un prodotto da supermercato, che astutamente si deve porre sugli scaffali; e guai a finire nello scaffale di fondo, altrimenti nessuno lo compra. O lo compra a prezzo scontato. E per non finire nello scaffale di fondo, deve sempre inventarsi qualcosa, deve mostrarsi, deve esserci. E anche creare un po' di confusione, va bene. Non troppa, un po', tanto da finire sul giornale due o tre volte l'anno.

E non ti credere che si tratti di accusa o di livore, perché la faccenda, tristemente, amaramente, riguarda anche me.

Un cordiale saluto.


Maila Ermini


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