venerdì 4 novembre 2011

ADDIO, PORCI: NOI SIAMO GLI INDIGNATI DEL TEATRO

Noi siamo gli indignati del teatro e, fra le tante cose, daremo battaglia anche contro la chiusura dei circuiti alternativi.
Non è possibile che tutto sia dato agli enti che servono solo a gestire potere.
Non è possibile che nelle varie Regionelle d'Italia tutto sia dato a gruppi che sono cari a questo potere. Qui è Sinistra, là è la Destra. Meri nomi, nominalismo puro! Stessa sostanza.

Presto cominceremo a fare noi i veri nomi, nomi e cognomi, siamo stanchi di parlare sul generico.

Quindi, cari e care, non cantate vittoria, perché noi non demordiamo.

E non per una questione economica: la nostra battaglia riguarda un sistema che non possiamo più accettare e NON LO ACCETTIAMO PIU'.

Di fatto: ci fanno storie quando per uno spettacolo ci danno 1500 euro, quando invece buttano, letteralmente buttano tanti tanti soldi su gente che va in giro con le macchine grosse, tanto per capirci. Che sono stati messi nei teatri grazie ai voti che papà portava al partito. Che pugnalano a dritta e a manca, da veri traditori di tutto e tutti. Gente pericolosa che se ne sta nascosta e appare solo quando serve. Che decide i cartelloni; decide chi conta e chi no: fanno andare avanti i mediocri e i lecchini.

Per esempio: danno fiumi di soldi al teatro ragazzi e a molti, troppi non danno niente, proprio niente: a noi mai niente; eppure quanti spettacoli abbiamo presentato e quanti ne facciamo; mai niente.
Non sanno nemmeno cosa facciamo, come.
Ci salva il pubblico, ci salvano i bambini, che capiscono bene qual è la differenza. Perché nei teatri paludati e corrotti ce li portano i genitori o le scuole, forzatamente, stancamente; da noi invece, nei nostri teatri vogliono venire i bambini, sono loro che lo chiedono! Che differenza.

Noi facciamo tutto questo lavoro senza nessun contributo, niente. Tutto sulle nostre spalle. 

E voi, cari colleghi, che siete complici del sistema, IPOCRITI, che fate finta di niente per un pezzo di sipario polveroso, che smaniate per vedere il vostro nome striminzito in locandina, che vi cacate sotto alla minima brezza, anche voi siete colpevoli. Potreste salvarvi solo disertando certi luoghi, ma non lo farete.

Il vostro teatro fa letteralmente schifo. Fa schifo nel momento stesso che lo fate in quei luoghi, dove solo le scimmie vi applaudono.
Il vostro teatro è destinato a morire, è inutile, già vecchio e corrotto, anche se siete, ah ah ah, giovani! Ma che razza di giovani siete, che puzzate di conformismo?

Siamo stanchi di vedere porci sul palcoscenico a comandare, a dirigere; fare e disfare.

Addio, porci. Le vostre ore sono contate; noi indignati vi butteremo giù.


Gli indignati del teatro italiano

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido totalmente.

Gianfelice D'Accolti

Anonimo ha detto...

Bello bellissimo.

Stato Libero

Maila Ermini ha detto...

E mentre il Nesi dà altri 15 mila euri al signor Donatini del Met, non dice nulla sulla scomparsa di Sipario Aperto.

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  Ieri,  in occasione dello spettacolo dei venti anni dei Celestini, in cui ho riproposto La Mostra Parlante "Ti mando ai celestini...