Avremmo dovuto
rappresentare il dramma Prato nel Sacco il 2 settembre prossimo al Pereto, ma il prolungarsi di impegni fuori città ci impediscono di farlo; speriamo che si possa
replicare in altra data da stabilire, o al Teatro Magnolfi come dovrebbe
fare il Comune entro l'inverno per onorare l’impegno di Sipario Aperto (Circuito dei Piccoli Teatri della Toscana), che personalmente ho avuto modo di resuscitare per un altro anno.
Vedremo.
Finora l’atteggiamento
dell’assessorato alla cultura nei miei (nostri) confronti è stato lesivo: già
dal 2010, quando debuttò, Prato nel Sacco fu bellamente ignorato e tuttora quest’anno (corrono i 500 anni) si persevera nella strada intrapresa.
Ha dato fastidio all'assessore probabilmente l'essere stata 'sorpassata' nella data: qualcuno è arrivato prima di lei, e ben due anni prima, e questo non l'ha proprio digerito. Poi deve punirmi perché io dico e qui scrivo le cose come stanno, e non come se le vuole sentir cantare, come fanno diversi artisti cortigiani e cortigiane.
Nemmeno a dirlo: questo suo comportamento danneggia il lavoro; un lavoro serio, lungo, prove che costano fatica, impegno,
soldi.
L’assessore alla
cultura di Prato dimostra per l'ennesima volta una pratica irresponsabile, del tutto arbitraria e voluttuaria, del suo potere decisionale, che, in questo caso, contribuisce a intorbidare le acque della Storia,
dato che finora del Sacco di Prato sono state presentate interpretazioni edificanti e
falsate, bigotte e formalmente kitsch, ad uso e consumo del popolino.
Nessun commento:
Posta un commento