giovedì 2 agosto 2012

Recensione di "Centurione"



A Marciana Marina il “Centurione”  messo in scena  “Sotto la Tore” dal Teatro La Baracca

Un  gustoso e graffiante “fuori programma”, specchio vero del nostro Bel Paese. 

In una splendida quanto inedita cornice scenografica al centro del porto marinese, proprio a ridosso della storica Torre, il monumento simbolo del paese, sfondo dell’esilarante protesta di Marco Tullio, figurante romano del XXI secolo, è sembrato per una sera il Colosseo, monumento principe dei monumenti italici. In una perfetta serata estiva, illuminata dalla luna piena, di fronte a un nutrito pubblico di villeggianti, si è consumata  la comicissima performance satirica  del popolano centurione,  romano doc del Testaccio. 
Marco Tullio è un gagliardo centurione, interpretato magistralmente da Gianfelice D’Accolti nella sapida ed argutissima commedia, scritta e diretta da Maila Ermini, qui nelle vesti di cantastorie con puntuali stornelli. Un storia tanto realistica da apparire espressione autentica della più genuina e scafata vis romanesca,  scampolo di una Roma ostinatamente resistente che pervicacemente controbatte ai radicali cambiamenti  del nostro tempo. Davanti ai fasti del trascorso, eppur presente spirito del S.P.Q.R., il centurione di Maila Ermini si trasforma, attraverso l’esuberante gestualità e la convincente enfasi retorica vernacolare di Gianfelice D’Accolti, in una sorta di moderno Tribuno delle Plebe che arringa al suo popolo i reiterati vizi di un potere oramai assai poco repubblicano che lo ha ingiustamente sfrattato considerando la sua persona spettacolo indecoroso, non considerando il suo più che onorevole e meritorio ruolo di comunicatore, guida ed anfitrione della storia, financo della cultura della città eterna.
Che dire dello spettacolo? La storia è azzeccatissima, l’attualità della denuncia soprattutto è eloquente, tanto che la protesta del centurione è degna di ancor più  vasta ribalta, specie laddove si punta il dito sui vizi dei soliti papocchi, e non meno sullo stato miserevole di incuria in cui si lasciano morire monumenti e aree archeologiche. Il vero scempio, qui sottinteso,  è  quello di non sapere o volere valorizzare le nostre risorse culturali che altrimenti potrebbero essere fonte inesauribile di ricchezza. Proprio per questo il lavoro precario del figurante meriterebbe di elevarsi al rango di “posto fisso”, invece  “… con tutta ‘sta fiera, nun magno stasera” lamenta l’incazzato Marco Tullio in una metafora che da esistenziale personale si apre persino ad una competizione quasi surreale, per altro assai amara, ma di straordinaria genialità e felicissima intuizione introdotta dall’autrice, con i “vù comprà” accusati, essi stessi, di razzismo dal centurione,  Romano de’ Roma, reo in questo caso di non godere di discendenze nord africane o esotiche. Infine, facendo senza peli sulla lingua nomi e cognomi delle autorità precostituite, della Soprintendente che lo ha sfrattato come di illustri (anonimi, tanto son numerosi) e paludati onorevoli, Marco Tullio interpreta  inconsapevolmente il ruolo del Pasquino, materializzato sotto le sembianze del centurione sfrattato che, per necessità e per amore, continua ad esercitare fuori dalla legge, costi quel che costi.
Il  Teatro La Baracca di Prato da anni si misura su temi di attualità e di impegno sociale e, proponendo questa   piece, ha cercato in realtà di marcare il territorio e di toccare i luoghi sensibili del nostro amato e bistrattato “Bel Paese” .  L’occasione di teatralizzare il tema sottinteso apre la strada ad indicare anche le potenzialità, ancora tutte da mettere a frutto,  di sviluppo economico connesse con la conoscenza e la fruizione del patrimonio storico culturale ed ambientale, archeologico o architettonico che sia. La rappresentazione della commedia tragicomica portata in piazza il 1 agosto 2012, per la prima volta fuori dal palco del piccolo teatro pratese,  presso la Torre di Marciana Marina assume un duplice significato oggi che, per volontà del Sindaco Ciumei,  è al centro di un progetto di rilancio da parte della comunità marinese. Da questo punto di vista  questa messa in scena  costituisce un evento a suo modo epocale. Un monumento che sta per uscire dal tunnel del degrado offre più di un motivo di speranza, “’’na cosa super” come direbbe il centurione.

Recensione e foto in alto del Prof. Giuseppe A. Centauro

La foto della Torre di Marciana Marina è mia

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