mercoledì 2 settembre 2015

La cultura del biglietto venduto

Sono proprio stanca di questa cultura dei biglietti venduti. Quanti biglietti hai venduto? Quanta gente c'era? 
Ormai è l'ossessione di tutti, e non se ne può più.
Misurare la cultura così. Basta.
Certo, avere l'autobus pieno per "Lo spettacolo della città", e nelle domeniche d'estate, fine luglio-agosto in particolare, beh, è stata una grande soddisfazione, ma quello 'Spettacolo' è stato significativo a prescindere.

Devo poter far cultura anche con poca gente. Voglio farlo. Voglio poter essere libera di non essere popolare, e piaciona. Voglio anche fallire rispetto al pubblico. Come è successo diverse volte.

Certo, io non ricevo praticamente soldi pubblici, a parte i cachet per i singoli spettacoli, e allora i fallimenti nel mio teatro con i miei soldi non interessano a nessuno.

Però ormai si misura la cultura sul numero e l'incasso. 

Per questo infatti gli artisti vivono ormai in grande affanno, e sono tutti preoccupati solo di questo, ed il lavoro artistico, con il suo senso, è andato in malora.

Come va in malora il patrimonio artistico quando non fa incasso, quando non è sponsorizzato.

In merito ai vari Settembre di Settembre, che ci affaticano in varie città-market italiane, devo solo dichiarare, come già ho fatto negli anni passati, che io li abolirei. E non tanto per risparmiare danaro pubblico, ma perché non sopporto gli enormi palchi montati nelle piazze e le inutili discussioni che ne nascono attorno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Giusto, Maila. La cosa che fa più arrabbiare è che cambiano le giunte, ma la logica del panem et circenses resta. Coerenza vorrebbe che chi ha sputato veleno su questo tipo di iniziative non le riproponga- ovviamente invece eccole li anno dopo anno. Allora dava fastidio che le facessero ALTRI, non le serate in sé. Onestà intellettuale cercasi.

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