giovedì 30 giugno 2016

Ancora su "Gatta al lardo"

In regalo ricevo queste belle foto dello spettacolo di martedì scorso "Gatta al lardo, Ragionamento comico sui proverbi" con il messaggio: "Tanto va la gatta al lardo... che ci lascia con grandi risate! Grazie a Maila Ermini per la serata al Teatro Magnolfi, Prato e a tutti voi che avete partecipato al viaggio cantato nei detti popolari ‪#‎PratoEstate‬".

Con "Gatta al lardo" non intendo solo viaggiare in questi detti, come giustamente si dice; voglio anche farli circolare nuovamente, mettere nuova linfa e pepe sulla lingua italiana.





La battaglia dell'Osmannoro

E' successo quello che non doveva succedere, con i poliziotti che caricano i cinesi, all'Osmannoro, Sesto Fiorentino, durante un controllo.

I cinesi dicono che la polizia ha buttato a terra un vecchio che teneva in braccio un neonato; la polizia dice che i cinesi hanno fatto resistenza ai controlli dell'Asl.

Detesto le cariche della polizia, detesto questo modo di imporre la legalità.

E detesto anche vedere, come accade a Galciana di Prato, borghi interi pieni di gente di nazionalità cinese che lavora fra i topi, in un degrado assoluto. Che vive come bestie. Lo sanno i proprietari dei fondi che incassano l'affitto? Lo sanno in piazza del Comune come è ridotta la periferia?

Perché la gente non si ribella allo sfruttamento? Perché nessuno ha niente da dire se non per usarlo strumentalmente?

Questo nemmeno voglio vedere, un'umanità degradata che pensa solo al lavoro, al guadagno, all'interesse, senza cura e rispetto per il luogo dove vive e lavora.

Gran parte della periferia, qua nella piana fra Prato e Firenze, è tutta così: degrado umano, architettonico, ambientale.

Sì, serve più cultura e meno repressione, ma anche di lavoro e di denaro; meno capannoni, meno interporti, più zone archeologiche.

Qualcuno ha detto, con finto candore:"Siamo gente onesta che lavora 15 ore al giorno".

In fondo è questo orizzonte di capitalismo senza regole e avido che terrorizza; l'uomo ridotto, anzi, che si riduce da sé ormai volontariamente, a cosa, strumento, e che nemmeno vuole più essere 'liberato' dalla sua schiavitù.

mercoledì 29 giugno 2016

"Gatta al lardo": che serata al Magnolfi

Posti esauriti, gente rimandata a casa perché i posti erano insufficienti, con alto gradimento e risate del pubblico - e quanti giovani - al cortile del Teatro Magnolfi a Prato, dove ho recitato Gatta al lardo, Ragionamento comico sui proverbi.
Rispetto alla recita precedente ho aggiunto una canzone (quella su Prato) e, qua e là, alcuni proverbi.

Commenti

"Ciao, Maila. Mi sei piaciuta e ti ho trovata, come sempre, originale....".  (Rossana)

"Ho assaggiato volentieri un mondo che, con i miei 24 anni, non ho avuto la fortuna di conoscere. Simpatica e genuina. Grazie." (Virginia).

"Spettacolo sobrio, ma interessante" (Ester).

"Semplice, originale, divertente".

"Molto brava, mi è piaciuto molto".  (Maria B).

"Sei bravissima in tutto. Brava".  (Teresa D).

"Spettacolo molto piacevole e divertente.  Beava! (Martina).

"Noi siamo di Prao/ma s'è apprezzao,/ il proverbio/c'è garbao".  (Cristina e Dufina).

"Ona ona ona ma che bella Rificolona. Serata meravigliosa".

"Credo che la cultura popolare sia importante mantenerla. Grazie, simpaticissima".

"Sima solu e vatinne a terra nova. Brava Maila". (Paolo).

"Grazie per fare una cosa fuori dall'ordinario. Uno spettacolo per Prato, per la cultura popolare".

"Brava Maila, sei sempre alla ricerca di testi importanti. Stasera siamo stati impressionati da come sei riuscita a riscoprire la cultura popolare. Ciao, a presto. (Mario B.)

"Complimenti per la bella serata". (Roberto V.).


lunedì 27 giugno 2016

Le Cascine di Lorenzo che la Regione Toscana lascia alla malora

Riporto qui un dibattito uscito in questi giorni su La Nazione e che riguarda in particolare La Fattoria delle Cascine di Lorenzo il Magnifico a Prato.
E' inqualificabile che la Regione se ne lavi le mani - also sprach Ciuoffo - e che il critico d'arte Daverio parli a vanvera, esattamente come aveva fatto per Gonfienti.


BUONA DOMENICA
SALVAGUARDARE e valorizzare il nostro patrimonio di bellezza è un dovere. E allora è doveroso ricordare lo scempio della Fattoria Medicea voluta da Lorenzo il Magnifico e disegnata da Giuliano da Sangallo. Un edificio che, inserito nel contesto del parco delle Cascine di Tavola e della villa Medicea di Poggio a Caiano, rappresenta un capolavoro assoluto del Rinascimento. In un paese civile sarebbe considerato una risorsa culturale e turistica insostituibile. La sua storia recente è invece purtroppo nota.
All’interno della Fattoria, che aveva attraversato cinque secoli in perfetto stato di conservazione, nel 2005 il Comune autorizzò la costruzione di appartamenti di lusso: l’immobile era di proprietà privata e all’epoca si valutò che fosse il modo migliore per valorizzarlo. Ci furono gli esposti di Italia Nostra e Legambiente, la procura aprì un’inchiesta e nel 2008 sequestrò il cantiere. La Fattoria, con i lavori in corso e priva di copertura, da allora è abbandonata alle intemperie. Nel 2015 la sentenza di primo grado: nessun addebito alla Soprintendenza, sarebbe stato suo il dovere di tutela; la confisca dell’immobile e una condanna all’amministratore della società che aveva proposto la lottizzazione. Nel frattempo la società è fallita e la Fattoria finita all’asta due volte, senza acquirenti.
Il prossimo 11 luglio ci sarà la seconda udienza del processo d’appello e il 22 la terza asta, con prezzo base di 4,6 milioni per un bene ad oggi confiscato. Due percorsi giudiziari paralleli, quello fallimentare e quello penale, come in un labirinto kafkiano stanno condannando la Fattoria all’abbandono. Dopo la terza asta deserta sono possibili compravendite a trattativa privata, ma in attesa della sentenza definitiva del processo, chi si potrebbe fare avanti? Quanto tempo passerà, ancora, prima che ciò che resta di quel gioiello abbia un proprietario che se ne prenda cura?
Philippe Daverio a La Nazione ha detto che Prato non ha progetti per la Fattoria. Non è così. Di progetti negli ultimi anni ne sono stati fatti. Ad esempio quello di trasformarla in un polo delle coltivazioni agricole d’eccellenza, secondo il sogno di Lorenzo il Magnifico, che appunto la fece costruire come una fattoria modello per sperimentare il nuovo, accanto alla Villa di Poggio oggi patrimonio Unesco. Un unicum, appunto, che poteva diventare quello che per il Piemonte è la reggia di Venaria (14mila turisti, solo nell’ultima Pasqua). Invece a suo tempo si costruì il Creaf, investendo vanamente 23 milioni di soldi pubblici (e ancora non si sa, dopo 15 anni e un’inchiesta della procura in corso, a cosa servirà).
Secondo il World Economic Forum l’Italia è destinata nei prossimi anni a perdere oltre il 40% degli attuali posti di lavoro non solo nel manifatturiero ma anche nei servizi per effetto della rivoluzione della sharing economy, cioè di realtà che entrano in un settore e ne diventano leader senza possedere i mezzi di produzione, grazie alla potenza di un algoritmo. Uber, ad esempio, lo sta facendo per il trasporto privato. Né Uber, né la globalizzazione dei mercati possono però toglierci la bellezza. La burocrazia e le scelte politiche miopi o fuori tempo sì. Ognuno per quanto può faccia in modo di salvare la Fattoria. La Regione, il Comune, la Soprintendenza, che ha le maggiori responsabilità morali in questa vicenda. Le maggioranze passano, la politica cambia e le fabbriche possono chiudere, ma il patrimonio di bellezza che abbiamo ereditato, anche se ai più non sembra, è oggi più che mai la nostra ricchezza. (Anna Beltrame, La Nazione, 27-06-2016)

La Nazione, 25 giugno 2016

domenica 26 giugno 2016

Europa: giovani versus vecchi

Sulla stampa, in questi giorni di terremoto politico, si informa (sic!) che i giovani e laureati inglesi hanno votato tutti contro la 'Brexit'. E che i vecchietti e ignoranti, nelle campagne impauriti dagli invasori extracomunitari, avrebbero votato invece a favore.

Contrariamente invece a quanto è accaduto in Italia, e questo lo hanno sottolineato molto meno dove, alle ultime ammininitrative, i giovani avrebbero votato in massa per i lMS5, movimento che vuole fare un referendum sull'uscita dell'Italia dall'Euro. 

Si continua ormai, sul filo della propaganda renziana, a contrapporre giovani e vecchi (e anche laureati e non) a creare quei paletti e divisioni che invece si sostiene ipocritamente di voler togliere fra le frontiere.

Il voto inglese, posto che si possa sapere con certezza chi ha votato chi,  va rispettato e analizzato, e non sulla base di chiacchiere di parte.
Troppi sondaggi e analisi, che si fondano sul nulla, avvicinano chi le compie a maghi e astrologi prezzolati, che prevedono o postvedono quello che vuole chi paga. 

L'Europa di Bruxelles, che ha tradito totalmente quella dei padri fondatori, e che toglie speranze ai giovani e umilia i vecchi, è stata giustamente punita.

E che strano destino, proprio mentre si giocano i campionati europei di calcio.


venerdì 24 giugno 2016

Anglo conformismo dei non parlanti una parola d'inglese

Viene proprio da ridere. Molte effimere manifestazioni estive recano titoloni in inglese. Alcuni titolisti, e lo so per certo, non ne masticano nemmeno una parola.

Chissà se la 'Brexit' influenzerà anche l'andamento linguistico, e magari avremo meno stupide scopiazzature e storpiature della lingua inglese, che andrebbe studiata, parlata e letta piuttosto che scimmiottata per smerciare il proprio modello di autopromozione da ganzi.

Sarebbe già un risultato il ridimensionamento di certi presuntuosi ignor-arroganti.

Viva l'Inghilterra.


giovedì 23 giugno 2016

Mai una foto: vero, ufficio cultura di Prato?

In questi anni, forse solo una volta e per uno spettacolo di teatro ragazzi, La Baracca ha avuto una foto illustrativa dello spettacolo nel comunicato stampa dell'ufficio cultura.

Ma già è molto che ci siamo.

Abbiamo dovuto combattere anche per essere inseriti, e fu con la giunta passata. E allora, giustamente, hanno dovuto inserire tutti, carne e pesce.

Eppure Gatta al lardo, come il Laris Pulenas che ci sarà prossimamente, viene pagato dal Comune di Prato, fa parte della Pratoestate e dovrebbero 'valorizzarlo'.






Ancora su Piazza S.Niccolò. Della serie patacche a Prato



In merito alle polemiche sul rifacimento della Piazza S. Niccolò a Prato, con il taglio degli alberi, malati secondo l'amministrazione, che qualcuno sostiene non fossero centenari. Basta guardare la foto di Meucci degli anni venti del '900 per capire che qualcuno mente sapendo di mentina.

E poi: Estra, la sempre partecipe partecipata, finanzia il restauro della facciata dell'edificio settecentesco in piazza S.Niccolò. Tuttavia, come si vede dal cartello pubblicitario, la facciata non era di quel colore rosa, e costituiva, a livello di colore, un tutto armonico con il resto degli edifici della piazza stessa.

Della serie patacche a Prato.

Cfr. anche http://primaveradiprato.blogspot.it/2016/06/fermiamoli.html

mercoledì 22 giugno 2016

La baracconata del Ponte di Christo

Non temo di passare da aristocratica ed eccentrica a dire che io non ci sarò sul Ponte di Christo sul Lago d'Iseo. E' proprio una baracconata per tirar soldi e immagine. Se voglio andar sul lago, prenderò una barca.

Ma io mi chiedo: e di tutto quel materiale (e che materiale è) che ne faranno poi?

Se penso che quando debuttammo con il Laris Pulenas  in Calvana sopra Prato qualche presunto ambientalista temeva che noi rovinassimo la 'natura' con una corda messa per terra!

Ma agli ambientalisti, se esistono ancora, quest'opera va bene, non 'impatta' sul territorio? 

Puttane a mezzogiorno

Ce ne sono quante ne vuoi, a Prato, in via S. Antonio dietro Piazza Mercatale, lungo le antiche mura e il Bisenzio.

Stamani ci sono passata in bicicletta venendo dal Teatro Magnolfi, e mi sono fermata qualche istante a osservare. Ma è sconsigliato, assolutamente.

Le puttane cinesi sorridono ai signori, quelli che ho visto io di una certa età e probabilmente italiani, che passano davanti.

I signori, ipocriti ma con quel sorrisetto che precede la 'scopata' a basso costo, appaiono arzilli e contenti, e scivolano dentro le case seguiti dalla signorina prescelta.

In via S.Antonio non ci sono negozi,  e la sera non c'è la  'movida' salvifica, epifanica, se non di sesso.

Camminarci a piedi, no, è asfissiante, non si può; gli uomini ti guardano male se non sei una puttana, ché non vogliono testimoni.

In città i bordelli con tanto di sfruttamento di esseri umani sono alla luce del sole (anche in periferia, anche se più sporadici), anzi del 'mezzogiorno', in strade dove i santi cittadini non possono passare se non motorizzati o, se a piedi, solo diretti alla loro settimanale abbuffata di sesso.

Insomma,  a Prato ci sono zone che sono 'proibite', sconsigliate.

Cioffo, Biffoni e compagnia cantante conoscono il rigoglio di questa 'ricchezza' della città che da Piazza Mercatale si è spostata di lato?

Prato, città senza memoria

Così come da anni viene amministrata ed 'educata', ormai Prato appare una città senza memoria.

Monumenti abbandonati (come La Fattoria delle Cascine di Lorenzo il Magnifico, Villa delle Sacca, le stesse vecchie mura cittadine), passato mai riconosciuto e valorizzato veramente (la Città Etrusca di Gonfienti); edifici distrutti (la demolizione della passerella del Gamberini); zone verdi mai curate (tutte le colline sopra Prato, Poggio Castiglioni, le Pantanelle, le stesse Cascine eccetera), alberi centenari tagliati (in questi giorni, in Piazza S. Niccolò); insomma tutto parla della volontà di cancellare il passato, senza peraltro pianificare alcun futuro.

Non ci si chiede come e perché la città sia diventata molto povera culturalmente, nonostante gli 'eventi' si susseguano senza sosta.

Questa giunta (e altre in passato) - fatta da amministratori, e diciamolo una volta per tutte , troppo giovani per la politica ( sì si può essere troppo giovani come troppo vecchi!), o impreparati o, tutti, nelle pastoie del partito - amministra in modo superficiale, maldestro o peggio, secondo i dettami calati dall'alto, per cui si va piuttosto nelle grazie degli industriali che della gente comune, non esercita alcuna pressione politica verso l'alto, non cerca di cambiare il destino della città, quanto piuttosto di annullarlo nelle sorti fiorentine.

Da ciò conseguono scimmiottamenti, mimiche politiche calate nella città pratese, insensatezze e 'mostruosità' varie. Come la mostra sugli Etruschi di questi giorni a Palazzo Pretorio, vero e proprio dileggio da parte di Sovrintendenza e Comune nei confronti di chi ha lottato, richiesto, avrebbe voluto l'area archeologica.

Passerà l'estate e poi a settembre, ancora una volta, vedremo sfilare l' impossibile ormai da sostenere Corteggio Storico di settembre, la sfilata del potere cittadino, quello sacro e profano, simbolo dell'unità ritrovata fra  Chiesta e Stato che soggioga da secoli.  Solo di quello c'è viva memoria.

martedì 21 giugno 2016

Le nostre polemiche sterili? Io sarei cauto, Assessore Ciuoffo

Nel dibattito della 'movida' entra a gamba tesa l'assessore al turismo Ciuoffo: a Cristina Orsina de Il Tirreno,  egli dichiara che la vita notturna fa bene alla città, mentre le polemiche al riguardo sarebbero sterili.

Io sarei cauto, assessore Ciuoffo, a fare queste affermazioni in un momento in cui il suo partito, il Partito Democratico, dimostra di non avere più la maggioranza in molte città, e mentre lo stesso presidente Rossi, bontà sua e non è l'unico, afferma che siete lontani, sempre più lontani dal vostro elettorato. Nonostante possa apparire il contrario, almeno di notte e nel fine settimana, e cioè che la maggioranza sia dalla vostra.

http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2016/06/21/news/la-movida-fa-bene-e-sul-degrado-polemiche-sterili-1.13695263?ref=hftiprer-2

(Cristina Orsini, sei brava; e lo dimostra l'aver fatto all'assessore Ciuoffo la domanda che cèntra la questione, al di là delle polemiche sul chiasso della 'movida' (questione comunque seria), ossia quando chiedi sulla disaffezione dei pratesi per le istituzioni culturali, e questo allude chiara e fortemente al fatto che essa non aiuta la crescita culturale dei tanto cantati, ma molto male tenuti, 'cittadini'. Sembra che dal "panem et circenses" di cui parla Giovenale poco sia cambiato, e lo sappiamo bene il perché...).
Cristina Orsini, sei brava;  e lo dimostra l'aver fatto all'assessore Ciuoffo la domanda che cèntra la questione,  al di là delle polemiche sul chiasso della 'movida'  (questione comunque seria), ossia  quando chiedi sulla disaffezione dei pratesi per le istituzioni culturali, e questo allude chiara e fortemente al fatto che essa non aiuta la crescita culturale dei tanto cantati, ma molto male tenuti, 'cittadini'. Sembra che dal "panem et circenses" di cui parla Giovenale poco sia cambiato, e lo sappiamo bene il perch

lunedì 20 giugno 2016

La dittatura del divertimento (2, Quando è cominciato)

Continuo con alcune 'pillole' tratte dal mio libello.

"...La prima volta che ho incontrato la 'movida' è stato negli anni '80, proprio in Spagna. Esattamente a Barcellona.

La caratteristica della prima movida non aveva nulla a che spartire con quella attuale nostrana, a base di bevute e chiasso, ed era tutta artistica. Francisco Franco era morto da pochissimi anni, e l'impianto franchista si percepiva ancora molto chiaramente....

L'Europa era lontana. Per arrivare a Barcellona, col treno avevo dovuto cambiare a Port-Bou, perché le ferrovie spagnole erano a scartamento ridotto.
Un modo per difendersi, per impedire all'Europa di arrivare.

Trovai posto in un piccolo albergo sulle Ramblas. Già dalla prima notte mi fu chiaro che non avrei dormito perché attratta da tutta quella gente che vedevo per strada.

Per me, giovanissima, fu una scoperta e invece di dormire, scesi per strada a veder quello che accadeva. C'erano artisti ovunque, artisti di strada che per tanti anni non avevano potuto mostrarsi e cittadini che lo diventavano per una sera per diletto e gioia.

Era pieno zeppo di artisti anche vicino alla Cattedrale: pittori, mimi, attori, musicisti.

Colpiva l'assenza di rumori. Sulle Ramblas propriamente si erano disposti  i mimi. I musicisti, ricordo, suonavano in luoghi appartati per non dare fastidio, senza amplificazione alcuna. Non se ne sentiva il bisogno.

L'ordine era proprio questo: non dare fastidio, come mi disse un 'estudiante' con cui feci amicizia la sera stessa, ma creare una atmosfera nuova; dimostrare che 'la democracia està madura y feliz'...

Insieme agli artisti sulle Ramblas conviveva ancora il vecchio mondo, fatto di locali equivoci, prostitute, locali sporchi e oscuri dove gli avventori buttavano cicche e rifiuti per terra...".





P.S. In Italia esiste il Coordinamento Nazionale No Degrado e Mala Movida.
http://nodegradoemalamovida.it/

L'abbattimento degli alberi a San Niccolò. Fermiamoli!

"Una storia già vista della serie “laddove non potè il vento   …” ( ndr. l’albero a suo tempo caduto era però malato, lasciato all’incuria quando imperversò la bufera del 5 marzo 2015. Questa tempesta causò anche il crollo delle disassate mura degli orti conventuali). Adesso è l’ASM che si sostituisce alla calamità naturale provvedendo al taglio di platani  centenari e degli odorosi tigli. Si dice che i platani più vetusti erano stai piantumati ai vertici della piazzetta  fin dal tempo della costruzione dei Bagni Pubblici (1908-9). Si trattava in effetti del più vecchio verde pubblico della città, realizzato ancor prima di piazza Mercatale, quindi in una logica di rinnovamento … da “rottamare”. Speriamo almeno che si possa salvare lo  storico giardinetto storico con i pratini pensili con, al centro, la graziosa vasca circolare. Oddio il distonico e alieno “color rosa” che ha contrassegnato il recente rifacimento delle settecentesche facciate della cortina nord della piazza già alludeva ad un improvvido cambiamento in arrivo, ma al peggio non c’è limite. Evidentemente il rispetto per l’ambiente e per l’edilizia storica non fa parte del  DNA della città" (G.A.C.).

domenica 19 giugno 2016

La dittatura del divertimento (1, Introduzione)

Anche stanotte abbiamo dovuto sopportare fino a notte fonda le urla di chi pensa di avere il diritto di non far dormir la gente perché si deve divertire.

Nemmeno in periferia siamo liberi dalla 'dittatura del divertimento', e guai a lamentarsi.

Anche dopo la chiusura dei circoli rimangono gruppetti di ragazzi e adulti a far confusione, a giocare a pallone per strada, ad ascoltare musica a tutto volume fino alle quattro del mattino.

Non solo in centro, dunque, dove la barbarie nel fine settimana arriva ai massimi livelli, dobbiamo subire la 'dittatura del divertimento' con la massa di 'cittadini' che stazionano per le strade con il bicchierino in mano e il taglierino sulle ginocchia fra un localino e l'altro fino all'alba, mentre la città si svuota di gente e di contenuti.

Sindaci, assessori, consiglieri che difendono questo sistema malato di città sono soltanto degli irresponsabili e, nella migliore delle ipotesi,  incompetenti.

Osservate nella foto in cosa hanno trasformato la Piazza del Comune di Prato, installando ai piedi di Palazzo Pretorio, l'edificio storico più bello della città, stand che sembrano l'alternativa mobile de 'L'osteria de' briachi', come mi suggerisce qualcuno felicemente. Ospitano la manifestazione denominata, tanto per cambiare con nome inglese, "Eat Italy", che vuole celebrare un vino locale. Una delle tante manifestazioni del divertimento a base di cucina italiana, vera piaga della tradizione stessa che si vuole valorizzare.

Viviamo in una versione attualizzata di un romanzo distopico e reale al tempo stesso, di cui intendo portare avanti il racconto.

Inizio con una citazione di me stessa:
"La 'movida' nasce in Spagna negli ultimi anni della dittatura franchista, movimento sociale ed artistico che aveva un senso di opposizione. Purtroppo ora indica solo puro divertimento (e quindi anche introiti economici, e così impone la 'dittatura del divertimento'), e pone indubbi problemi di convivenza nelle città. Chi la vuol condire diversamente fa solo piccoli giochetti demagogici o di 'raccatto del consenso."


Foto G.A.C.

venerdì 17 giugno 2016

L'assassinio di Jo Cox

L'assassinio di Jo Cox, deputata laburista, mi induce alla riflessione.
Purtroppo la sua terribile morte sposta la bilancia del referendum che chiede ai cittadini inglesi se restare o meno nell'Unione Europea verso il no alla "Brexit".
Insomma, l'Unione Europea e le borse ringraziano la prima martire europea, e sembrano tirare un sospiro di sollievo.

Non sarà questo il caso, ma troppe volte è stato dimostrato come venga gabbata la democrazia e il suo sistema di voto con un fatto creato apposta, o lasciato accadere, per influenzare gli elettori e così spostare "il corso della storia".

"L'amore è un brodo di capperi" con un pubblico tutto femminile

Stasera ho replicato "L'amore è un brodo di capperi", in Baracca non al Pereto, perché il tempo non lo permetteva. E' andata bene, nonostante partite di calcio e altri spettacoli in concomitanza a ingresso libero a Prato.
Riporto i commenti del pubblico, stasera tutto femminile e di varia età. E' la prima volta che ho un pubblico di sole donne, che tra l'altro si sono divertite, sfatando il pregiudizio che le donne non sanno ridere. Accipicchia, se la sono proprio spassata!  Non c'erano uomini forse perché c'è il campionato europeo di calcio?

"Un monologo squisito, una caratterista eccezionale, simpatica e molto piacevole. Alla prossima!" (Barbara)

"Come sempre ho trascorso una piacevolissima ora. Bravissima, originale e divertente". (Erika).

"Bravissima Maila! Mi sono vista davanti agli occhi tutte le scene." (Francesca, Sandra).

"Come sempre originale. E che brodo sia..."

"Brava". (Romana).

mercoledì 15 giugno 2016

ALL'OMBRA DEGLI ETRUSCHI E DI DATINI, IL GAZEBO!

Contrariamente a quanto scritto, il gazebo appartiene a Estra, ma la manifestazione che vi si svolge, Eat Prato, è organizzata dall'assessore Tocca fondi.  Non cambia poi molto, il potere che mostra la sua prepotenza è lo stesso.




Non si riesce più a stare dietro agli orrori della città di Prato!
Dopo la Sfagiolata del 2011, allora era sindaco Cenni,  questa amministrazione diretta dal PD con a capo Biffoni, autorizza questo popò di gazebo.
Alla faccia, proprio della mostra All'Ombra degli Etruschi e del Datini!

Chiediamo: come sono riusciti ad avere il permesso, quando invece noi abbiamo visto i nostri cinque miseri volantini infilzati nella inferriata del monumento del Datini, in occasione dell'inaugurazione della mostra suddetta,  subito fatti togliere e distruggere dagli assessori preoccupati?

Estrakitchen è un concorso di cucina a tappe (che novità!), con cui Estra,  fornitore di energia peraltro molto discusso in passato a causa del suo monopolio, si promuove...Insomma, invece dei fagioli all'aria aperta,  la cucina sarà sotto il tendone!



La trovata del "Ponte delle Cicogne". E intanto...




Si parla della Piana, in particolare della zona fra Prato e Pistoia.
Mentre i vecchi ponti crollano (vedi quello delle Caserane a Quarrata), i fiumi sono morti (vedi Ombrone), le zone verdi sono abbandonate, senza alcuna cura o inquinate, (Pantanelle,accesso a Poggio Castiglioni sopra Prato e tanto troppo altro); mentre i beni culturali sono lasciati nell'abbandondo (Gonfienti, Fattoria alle Cascine di Lorenzo il Magnifico – vedi l’articolo di oggi su questo blog); mentre si difende l'inciviltà del ‘mondo della bevuta e dei localini nei centri storici, come se la movida incivile, questa epifania malata della gioventù d’ogni età ‘conformista e vecchia’, ne fosse la salvezza, e guai a criticare che subito si viene ricattati o emarginati, si va in brodo di giuggiole per il nome di un ponte, "Il Ponte delle Cicogne", quello recentemente costruito fra i comuni di Quarrata e Prato (invasivo nel panorama come invece non era quello vecchio, di mattoncini che crollano per incuria...), dove, alla sommità di un brutto traliccio di una lunga teoria nelle vicinanze, due cicogne costruiscono da qualche tempo il loro nido.



Lo scempio della Fattoria di Lorenzo il Magnifico

La Regione Toscana non parteciperà all'asta pubblica per l'acquisto della Fattoria delle Cascine di Lorenzo il Magnifico. Prato continua a essere la Cenerentola della Regione da un punto di vista culturale. E Ciuoffo, assessore del collegio elettorale di Prato,  non è proprio il principe delle favole. Le sibille poi non sono più nemmeno cumane, ma 'gherardesche' (con il FAI non FAI niente!), e anche gli altri interpreti sono tutti rassegnati a interpretare la favola voluta dall'alto. Assessori alla cultura, consiglieri...
Il comitato che vuole salvare la Fattoria 'balbetta' e in realtà  sta dalla parte di chi la sta mandando in rovina, e l'opposizione pensa di risolvere il tutto con i messaggi di protesta sui social, rimanendo, nella realtà nell'ambito del privilegio che la carica costituisce...Ma in Regione l'opposizione dove si trova, che fa riguardo lo scempio dei beni culturali?

Dunque si ritornerà al punto di partenza, da cui è stato generato tutto, con la denuncia di Italia Nostra se non ricordo male, e solo il privato 'salverà' le Cascine?


P.S. A proposito di fattorie: il modello democratico del nostro paese è sempre più simile a quello disegnato da Orwell nella Fattoria degli animali.  Meglio leggere il libro, ma in alternativa o anche in aggiunta, ecco il film in versione italiana:


martedì 14 giugno 2016

Prato: la cultura del giovanilismo diffuso e della dimenticanza

Rispetto alla passata amministrazione, quella di Centro-Destra, cosa è cambiato nella politica culturale della città di Prato?

Direi che la differenza maggiore si osserva nel 'giovanilismo diffuso', ovvero nel dare una (apparente) importanza alle associazioni giovanili del territorio.
Se nel periodo precedente poca o nulla attenzione si prestava alle associazioni giovanili e a Officina Giovani per esempio, ora avviene l'opposto e i comunicati stampa dell'assessorato alla cultura e i giornali lo evidenziano ogni giorno con articoli e programmi di manifestazioni.
Ciò genera una notevole confusione e, alla fine, produce lo stesso risultato che si otteneva nell' 'era Cenni': nessun gruppo emerge né caratterizza o lascia traccia culturale a livello cittadino. Magari la colpa non è tutta da attribuire alla politica culturale.

Non esistendo più quartieri e circoscrizioni in città, il decentramento culturale è passato ai circoli, in particolare quelli ARCI, con finalità che non sono propriamente culturali, bensì strumentali al consenso politico sul territorio. Di questo ho scritto recentemente.

Scarsa attenzione per la memoria, per la storia cittadina, come in questi giorni si osserva proprio in ciò che lo dovrebbe smentire: la mostra "L'ombra degli Etruschi" che della città etrusca non mostra praticamente nulla.
Ma, venendo a una storia più vicina: non si sente più parlare di Malaparte né di altri scrittori (Sem Benelli, ve lo ricordate?); non parliamo poi del pittore Leonetto Tintori (come sta Vainella?), o dello sceneggiatore Piero de Bernardi che, col fiorentino Leo Benvenuti, ha scritto tutta la commedia cinematografica italiana. Eccetera eccetera.


("Giovanna", di Gillo Pontecorvo, girato a Prato presso il lanificio Berti, detto 'La Romita', che oggi non esiste più).



Intervista a Piero de Bernardi

lunedì 13 giugno 2016

Torna "L'amore è un brodo di capperi"

Al Teatro La Baracca giovedì 16 giugno alle ore 21,30 torna L'amore è un brodo di capperi.

Questa appare come una commedia 'leggera', ma non lo è affatto. Infatti, nonostante le vesti di commedia e alcuni cliché che sempre il riso porta con sé,  l'opera nasconde alcuni significati e allusioni che mostrano le difficoltà emotive e le insensatezze sentimentali di noi miseri moderni. Più profondamente essa tratta del 'perturbante', ma in versione leggera, comica, con un capovolgimento di morte/vita-eros. Insomma,  tramite l'elemento dello scatenamento erotico, dello 'spaesamento', il brodo di capperi appunto, il perturbante è qui 'degradato' a riso. Ma la degradazione non significa alleggerimento, bensì trattamento moderno, e quindi antiromantico e sarcastico, del fenomeno.
E' sempre piacevole riproporre questa commedia anche se faticosa, come tutte le opere complesse che si eseguono da soli. Ne sto portando avanti la versione cinematografica. Chissà.
Teatro la Baracca

Al Teatro La Baracca 16 giugno 2016 ore 21,30

L'AMORE E' UN BRODO DI CAPPERI
Scritto e interpretato da Maila Ermini

Al mare, d’estate, in uno stabile dato in affitto per le vacanze, qualcuno prepara, per insaporire un amore scipito a mo' di gioco, un brodo di capperi. L’odore che si sprigiona attorno è fortissimo, bruciante, afrodisiaco.
I villeggianti, infastiditi e turbati, chiedono spiegazioni, protestano -perché, come?, - ma allo stesso tempo ne rimangono colpiti e inebriati. Nessuno, fatalmente, sarà più quello di prima.

Ingresso 8 euro,  perché il Teatro La Baracca non riceve alcun finanziamento pubblico.


domenica 12 giugno 2016

Il calcio come una piccola guerra europea

In questi giorni si giocano i campionati europei di calcio, ma si assiste a tutt'altro che a giochi e partite, solo a violenza fra tifosi di squadre opposte.

Questo calcio io l'ho eliminato da tempo dalla mia vita.
Non mi piace perché è troppo legato ai soldi.
Non mi piace perché spesso è corrotto.
Non mi piace perché genera violenza.
Non mi piace perché non dà spettacolo sportivo.
Non mi piace perché lo spettacolo è ormai fuori dello stadio.
Non mi piace perché esprime il peggio del genere maschile e, ultimamente in televisione anche femminile tramite le donne commentatrici bambolotte (e questo viene visto come conquista femminile!).
Non mi piace perché le squadre di calcio non esprimono più un concetto di gioiosa appartenenza al territorio.
Non mi piace perché è uno sport dove solo gli uomini maschi sono valorizzati.
Non mi piace perché alla fine non si valorizzano nemmeno gli uomini maschi se non in senso economico bruto, come pedine di un gioco che non è quello sportivo.
Non mi piace perché, nonostante i calciatori non siano legati al territorio della loro squadra, scioccamente i tifosi li considerano tali.
Non mi piace perché questo  calcio genera tifoserie malate.
Non mi piace perché questo calcio apre scenari che mi fanno paura, che assomigliano alla guerra.


Non mi piace perché grazie a un libro di Carlo Petrini, Nel fango del dio pallone, ho capito cosa c'è dietro il gioco del calcio e dietro le prestazioni dei calciatori (e di molti sportivi in genere).

Due contributi sul femminicidio

Copio due articoli interessanti sul femminicidio; uno di una femminista 'storica', Lea Melandri, e l'altro del giornalista Michele Serra.

"Cara Laura Boldrini,
Leggo oggi su Repubblica (10 giugno 2016), a proposito della impressionante sequenza di omicidi di donne, la sua indignazione e il suo giusto richiamo perché "Dai politici alla Tv, ognuno faccia la sua parte".
Mi permetta di obiettare.
In questo Paese, che lei chiama a mobilitarsi in tutte le sue componenti, politici e tv -ma io aggiungo intellettuali, opinionisti, scrittori, professionisti,ecc.- la loro 'parte" , riguardo alla barbarie perdurante nellarelazione tra i sessi, l'hanno sempre fatta, ed è stata quella di passare sotto silenzio per non dire di osteggiare apertamente, il pensiero, le pratiche, l'impegno volontario, nati da quasi mezzo secolo di femminismo. 
All'occorrenza si è parlato di "silenzio del femminismo", quando serviva per una qualsiasi causa politica che le donne scendessero in piazza. Ma per il resto si è preferito decidere che fosse "muto" o "defunto", pur di non aprire uno spazio e dare voce all' unica cultura che in Italia ha scavato e continua a scavare a fondo in un dominio del tutto particolare, come quello maschile, che passa attraverso le vicende più intime, come la maternità e la sessualità, e che forse proprio per questo vede perversamente intrecciati amore e potere, amore e violenza. 

Non parliamo poi della marginalizzazione a cui vanno incontro i centri antiviolenza, come conseguenza del "Piano straordinario d'azione", appena approvato, che li nomina a malapena, come servizi sociali, Terzi settore, e non come i luoghi che hanno esteso da decenni all'accoglienza e alla tutela delle vittime la pratica di ascolto che è stata dell'autocoscienza, la difesa dell'autonomia e delle consapevolezze nuove venute d movimento delle donne degli anni '70.

E infine: se vogliamo che siano gli uomini a rendersi conto che questa violenza "li riguarda", in quanto legata alla storia e alla cultura del maschile come "genere", perché non dare la visibilità che meritano alle associazioni come "'Maschile Plurale" che da decenni si interrogano sulla "virilità", su ciò che gli uomini hanno da guadagnare e non solo da perdere dalla libertà delle donne?

Questa è la "parte", l'assunzione di responsabilità che molte di noi, femministe di diverse generazioni, pazientemente rabbiosamente aspettiamo da tempo". (Lea Melandri)

L'ossessione dei maschi che uccidono:

Sui maschi che uccidono o sfregiano la femmina che li rifiuta (con lo scopo, lucidamente feroce, di renderla "inservibile" ad altri maschi) si esercitano molto le discipline psicologiche, criminologiche e antropologiche, come è utile e anzi indispensabile che avvenga. Ma credo - e lo dico da maschio - che su quella rovente, tremenda questione, non si eserciti abbastanza la parola politica.
Al netto dei materiali psichici complessi e oscuri che ci animano, molti dei nostri comportamenti sono determinati dalle nostre convinzioni e dalle nostre idee. Ciò che siamo è anche ciò che vogliamo essere. O che tentiamo di essere. Se non rubiamo non è solamente per il timore della punizione, o perché non ne abbiamo la stretta necessità economica. È perché abbiamo ripugnanza etica del furto.
Quando ero ragazzo, negli anni Sessanta e Settanta dello scorso secolo, si è decisamente sopravvalutato il potere che le convinzioni e le idee potessero esercitare sulla nostra vita; vita quotidiana compresa. "Il privato è politico", si diceva allora, volendo significare che ogni nostro atto, anche domestico, anche invisibile alla Polis che tumultuava e rumoreggiava sotto le nostre finestre, avesse valore pubblico e producesse il suo effetto politico. Era una forzatura ideologica che l'esperienza provvide, per nostra fortuna, a sdrammatizzare e infine a diradare, facendoci sentire un poco meno "responsabili del mondo" almeno dentro i nostri letti, un poco meno sottomessi al Dover Essere ideologico. Vennero scritti libri e girati film sulla presuntuosa goffaggine che pretendeva di avere instaurato, in quattro e quattr'otto, libertà di costumi e liberalità di sentimenti. Non erano così facilmente arrangiabili, i sentimenti e gli istinti, alle nuove libertà. Non così addomesticabili il dolore inferto e subito, l'abbandono, la gelosia.
Ma la decompressione ideologica dei nostri anni è funesta in senso contrario. Le idee, che a noi ragazzi di allora parvero fin troppo determinanti, oggi vagolano in forma di detriti del passato oppure di scontate banalità. Hanno perduto molto del loro appeal: in positivo, perché è finita la sbornia ideologica, ma anche in negativo, perché molte fortissime idee hanno perduto la loro presa sul discorso pubblico, impoverendolo e istupidendolo. Per esempio l'idea - e veniamo al punto - che la donna appartenga a se stessa ("io sono mia"), che la sua persona e il suo corpo non siano mai più riconducibili alle ragioni del patriarcato e del controllo maschile. Se c'è mai stata, al mondo, un'idea rivoluzionaria, è quella: ribalta una tendenza millenaria, smentisce spavaldamente la Tradizione, muta la struttura sociale perfino più radicalmente di quanto la muterebbe la sovversione della gerarchia padrone-operaio. Perché non se ne sente più l'eco, di quello slogan così breve e di così implacabile precisione? Forse perché lo si dà per scontato (non essendolo!); forse perché nessun "principio" assoluto riesce più a ottenere credito in una società smagata, relativista più per sfinimento che per cinismo.
Eppure, volendo ridurre all'osso la questione del femminicidio, è proprio l'ignoranza o il rifiuto maschile di quel principio - io sono mia - il più evidente, perfino il più ovvio di tutti i possibili moventi. No, tu non sei tua, tu sei mia. Il mio bisogno è che tu stia con me, e del tuo bisogno (non stare più con me) non ho rispetto, o addirittura non ne ho contezza. Tu esisti solamente in quanto mia; in quanto non mia, esisti talmente poco che cancello la tua vita. Certo, la stratificazione psichica è profonda, cause e concause si intrecciano, paure e debolezze si sommano producendo, nei soggetti più sconquassati, aggressività e violenza. Ma il "via libera" all'aggressione, alla persecuzione, allo stalking, al delitto scatta anche perché nessuna esitazione "ideologica" interviene a soccorrere il carnefice, nessuna occasione di dibattito interno gli è occorsa, a proposito di maschi e di femmine.
Politica e cultura (ovvero: il processo di civilizzazione) esistono apposta per non abbandonare la bestia che siamo alla sua ferinità e ai suoi istinti, regolando in qualche maniera i rapporti sociali, rendendoli più compatibili al bisogno di incolumità e dignità di ogni persona. Questo non esclude, ovviamente, che ci siano stalker e aguzzini di buona cultura e di idee liberali. Ma è l'eccezione che conferma la regola: costumi e comportamenti di massa sono largamente influenzati, e sovente migliorati, dalla temperie politica e culturale dell'epoca. È nell'Italia rinnovata e modernizzata degli anni Sessanta che la contadina siciliana Franca Viola si ribella al ladro del suo corpo e pronuncia, entusiasmando milioni di spiriti liberi, il suo semplice ma inequivocabile "io sono mia" prefemminista e presessantottino, con la mitezza luminosa di una Lucia aggiornata che rimette al suo posto il donrodrigo di turno. È sempre in quell'Italia che, con fatica, si arriva finalmente a mettere in discussione l'obbrobrio giuridico del "delitto d'onore", che verrà finalmente cancellato vent'anni dopo. Ed è a livello popolare, mica solo nei "salotti", è nel profondo della società che quei fermenti circolano, quelle discussioni si animano, quei confitti indirizzano il senso comune.
Non so quanto dipenda dalla mia storia psichica o dalle mie attitudini caratteriali il fatto che io non abbia mai alzato un dito su una donna. Ma so per certo che dipende in buona parte, per dirla molto banalmente, dalla mia volontà di non farlo; dalla mia educazione e dall'esempio ricevuto in famiglia; dalle mie inibizioni culturali, che mi fanno considerare indegna e vile la sopraffazione dell'altro; infine, e non ultimo, dalle mie convinzioni politiche, che mi conducono fortemente a credere che la libertà delle donne sia condizione (forse la prima condizione) della libertà di tutti.
Come disse a milioni di persone, con la sua ruvidezza a volte così necessaria, Luciana Littizzetto al Festival di Sanremo di qualche anno fa, "chi picchia una donna è uno stronzo". Poi, certo, è soprattutto di aiuto, di assistenza e perfino di pietà che hanno bisogno anche gli stronzi, soprattutto

gli stronzi. Ma la prima domanda da porre, al femminicida in carcere o in altro luogo di recupero e cura, è sempre e solamente una, semplice, facile da capire, ineludibile: ma non lo sapeva, lei, che le donne non sono di sua proprietà? Non glielo aveva mai spiegato nessuno? (Michele Serra).
http://www.repubblica.it/cultura/2016/06/12/news/l_ossessione_dei_maschi_che_uccidono-141830407/?ref=HRER2-1

giovedì 9 giugno 2016

Turismo di massa: finalmente c'è chi dice no

Finalmente qualcuno comincia a rendersi conto quanto deleterio possa essere lo sbandierato e da molti creduto salvifico turismo di massa. Vedi a Firenze, dove ormai, a noi che ci abitiamo di lato per esempio, non è più possibile andare a causa della massa di gente che la frequenta.

L'Islanda dice no al turismo nel senso che lo limita, introduce tasse su chi ci vuole lucrare, rendendo le città l'orrore che appare chiaro e forte nelle nostre, insopportabile a Venezia che, insieme a Firenze, invito tutti a disertare.

Taccio poi delle menti piccoline e che si credono innovative (sic!), ossia di coloro che hanno immaginato di replicare l'orrore turistico fiorentino in città come Prato, e si rammaricano che ciò non sia avvenuto,  o come ora pensano di scimmiottare a Pistoia, a cui per motivi elettorali hanno fatto pervenire la targhetta di 'città della cultura' 2017...Cito due città a me vicine, e basta vedere a quale sudicio abbeveratoio hanno ridotto la Sala della città 'orsigna', dove addirittura, appena possibile, anche lo stesso cittadino (ah, come odio questa stra-abusata parola!) si trasforma in massa in simil vandalo turista con bicchierino in mano, e tutte le attività commerciali sono 'salottiere' e quelle vecchie distrutte e all'uopo trasformate, e ciò si osserva ovunque nella stupida provincia italiana, sia di marca comunale che latifondista: tutti impegnati nella smaniosa ricerca- immedesimazione del turista. 
Ridicoli, deleteri e ignoranti, questi 'cittadini'. Fanno bene gli islandesi a tener alti i loro prezzi, e, per contro, a dis-prezzarci.

Da Panorama: L'Islanda non ama più i turisti. 
"Ci sono Paesi che fondano la propria economia e ricchezza sul turismo, altri che aspirano a diventare mete preferiste dai viaggiatori, eppure in Islanda hanno deciso di dire "no" al turismo di massa, dopo aver registrato un vero boom di visitatori stranieri. Sembra assurdo, ma dalle parti di Reykjavik hanno deciso di aumentare persino le tasse nei confronti di uno dei maggiori "responsabili" dell'aumento di turisti, ovveroAirBnb.
Ce ne sarebbero troppi, infatti, e il fenomeno è destinato ad aumentare visto che sono attesi per quest'anno 1 milione e 600 mila afflussi di stranieri, pari al 29% in più rispetto allo scorso anno. Ad attirare un flusso di gente così consistente sono certamente le bellezze naturali (dai fiordi al sole di mezzanotte, passando per i percorsi naturalistici e i ghiacciai), ma anche il fatto di essere location della saga di Game of Thrones.

Il risultato è il rischio di modificare lo stile di vita del Paese, secondo il governo, che ha quindi annunciato un giro di vite, con l'introduzione di tasse apposite per chi affitta per brevi periodi, come Airbnb, e con il limite di 90 giorni all'anno concessi, oltre i quali occorre versare quote maggiori all'erario pubblico. Una vera "stangata" per chi aveva "fiutato" l'affare di affittare la propria casa a vacanzieri di passaggio. Si calcola che in un anno proprio gli affitti tramite Airbnb siano cresciuti del 124%.
L'effetto è stato, però, quello di far aumentare il costo degli appartamenti ad uso turistico, scoraggiando i residenti dal restare a vivere in città come Reykjavik, per l'impennata del costo della vita. Il direttore del sito "Visit Reykjavik" a questo proposito è stato chiaro: "Non vogliamo che il centro di Reykjavik sia solo turistico, senza residenti".
http://www.panorama.it/societa/life/lislanda-non-ama-piu-i-turisti/

mercoledì 8 giugno 2016

Lei lo lascia, ma lui non la uccide

Riceviamo una buona notizia. Dopo tanti assassinii di donne, colpevoli solo di voler chiudere la relazione con il proprio uomo ragazzo fidanzato marito, finalmente abbiamo saputo che un  ragazzo, non si sa bene di dove ancora, ha deciso di accettare che la sua ragazza lo lasci senza ucciderla. Aveva comprato una pistola eccetera, ma poi la mamma, ricevendo il suo messaggio assassino su whatsapp, lo ha convinto a non sparare e, piuttosto, a condividere con lei la torta della nonna e non pensarci più.



martedì 7 giugno 2016

Alcune domande ai Cinquestelle

Ho alcune domande per il M5S, che sembra destinato, nonostante gli inevitabili alti e bassi, a governare il paese in molte parti d'Italia.
Si esclude la Toscana, dove la dittatura piddina ha strutturato così bene il suo reticolo di potere e di scempi sul territorio che  sarà l'ultima a cedere. L'Emilia Romagna ha già cominciato.

Prima domanda:
I rappresentanti del M5S dicono che 'decidono i cittadini'. Bene. Perché allora quando i cittadini si uniscono o promuovono qualcosa slegati da ogni implicazione di partito o di movimento, loro si tirano fuori, anche se ne condividono la lotta?
Bisogna che ci sia il loro marchio o 'cappello', altrimenti i rappresentanti ufficiali assumono atteggiamento pilatesco nei confronti di ogni iniziativa cosiddetta 'dal basso'. 

Seconda domanda:
Perché nel programma del M5S si attribuisce così poca importanza all'aspetto culturale e così tanto al turismo, visto dai più come cassa comunale ed elettorale? Mai nessuna vera campagna o espressione contro l'analfabetizzazione di ritorno, che coinvolge il nostro paese in maniera preoccupante, o su temi culturali.  Alcuni candidati locali non sono nemmeno preparati per affrontare questi argomenti; senza parlare poi di come scrivono, ignorando le regole grammaticali basiche. Come si è visto nella recente campagna elettorale, uno non può valere uno, perché l'uno non è uguale all'altro, e la preparazione culturale, oltre il talento, gioca molta differenza nell'agone politico.  In una società complessa e globale, la cultura e la conoscenza della realtà dovrebbero crescere per riuscire a garantire una capacità di risposta adeguata ai nuovi problemi, non decrescere.
Forse dare l'illusione che tutti possono diventare tutto senza sforzi o meriti è funzionale alla massa elettorale che si vuole raggiungere e coinvolgere?
Alcuni anni fa educazione e cultura erano i temi distintivi e vincenti della politica di Sinistra; ora con Renzi e la sua stupida politica del 'rottamare', definitivamente non più. 
L'imbarbarimento e la deculturazione colpiscono trasversalmente tutti i partiti e movimenti e molti, troppi candidati non sono all'altezza del compito. Giovani e imberbi, oltreché presuntuosi, in tutti i sensi.

Terza domanda:
perché non si immagina alcuna politica per aiutare i cittadini ad aggregarsi liberamente sul territorio,  in opposizione o aggiunta ai centri gestiti dal potere locale di tradizione, come per esempio i circoli e le parrocchie? Non parlatemi per favore dei comitati, spesso soltanto 'centri' elettorali o sfruttati in tal senso. Non si può affidare tutto ad Internet, come è evidente in Toscana, dove il radicamento del Partito Democratico, erede ingrato, dimentico e non all'altezza del fu Partito Comunista e perché no, della Democrazia Cristiana, vive ancora grazie a questi luoghi.

Quarta domanda:
perché il M5S si sta strutturando, di fatto, come partito? E in questo ambito, riusciranno i suoi rappresentanti a sganciarsi dalle poltrone come rimproverano agli avversari?


(Segue).

Hillary come Obama, nulla cambia

Sui giornali l'investitura di Hillary Diane Rodham Clinton (conosciuta come dev'essere in una società conservatrice col nome del marito), che sarà la candidata dei democratici alla Casa Bianca, viene annunciata da titoli che sottolineano come mai prima d'ora in quel paese una donna fosse giunta a tanto. E' vero.
Così come accadde per Obama, che è stato il primo candidato mulatto. 
Tuttavia quest'ultima particolarità non ha cambiato molto la politica degli Stati Uniti che, sotto mostra di un percorso più democratico (quasi reso obbligatorio da un prematuro premio Nobel alla pace dato al Presidente), continua la sua strada 'imperialista' e da prima potenza del mondo.
Gli elettori sono solleticati a certo voto con questi falsi miti di progresso e civiltà,  veri e propri specchietti per le allodole affinché poco o nulla cambi. 
Il candidato Trump, con i suoi eccessi e assurdità, la 'pericolosità', funge bene al gioco delle parti e all'indirizzamento del voto.

lunedì 6 giugno 2016

A Prato squallore etrusco

Mentre si pensa di celebrare gli etruschi con cene di 40 euro a testa a Palazzo Pretorio di Prato ("Banchettando con gli etruschi", ma soprattutto con Coopculture, discussa società cooperativa, e vedi anche  le polemiche riportate sul suo sito), i cittadini che abitano accanto all'Interporto di Prato, là dove dovrebbe esserci un'area archeologica, vivono in condizioni assurde: mi riferisco a coloro che hanno la casa in Via Fiorentina, alla Macine e la Querce, stretti fra ferrovia, Interporto con trenino morto, piazzali degli etruschi abbandonati e sottopassi usati come parcheggi. 

Abbiamo provato a passeggiare in Via Fiorentina, ma è impossibile. Se si vuole andare a Gonfienti, o si torna a Ponte Petrino, oppure si deve passare per due sottopassi contigui, uno dei quali allarmante anche di giorno, e da un interporto bunkerizzato.
Un vero squallore etrusco moderno, che nessuna passeggiata in Calvana o a Poggio Castiglioni incombente riesce a far dimenticare.
Tutte le proteste passate sono state soffocate, e la gente è stata azzittita in vario modo, spesso con una manciatina di promesse e due lavoretti.



Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.