lunedì 27 giugno 2016

Le Cascine di Lorenzo che la Regione Toscana lascia alla malora

Riporto qui un dibattito uscito in questi giorni su La Nazione e che riguarda in particolare La Fattoria delle Cascine di Lorenzo il Magnifico a Prato.
E' inqualificabile che la Regione se ne lavi le mani - also sprach Ciuoffo - e che il critico d'arte Daverio parli a vanvera, esattamente come aveva fatto per Gonfienti.


BUONA DOMENICA
SALVAGUARDARE e valorizzare il nostro patrimonio di bellezza è un dovere. E allora è doveroso ricordare lo scempio della Fattoria Medicea voluta da Lorenzo il Magnifico e disegnata da Giuliano da Sangallo. Un edificio che, inserito nel contesto del parco delle Cascine di Tavola e della villa Medicea di Poggio a Caiano, rappresenta un capolavoro assoluto del Rinascimento. In un paese civile sarebbe considerato una risorsa culturale e turistica insostituibile. La sua storia recente è invece purtroppo nota.
All’interno della Fattoria, che aveva attraversato cinque secoli in perfetto stato di conservazione, nel 2005 il Comune autorizzò la costruzione di appartamenti di lusso: l’immobile era di proprietà privata e all’epoca si valutò che fosse il modo migliore per valorizzarlo. Ci furono gli esposti di Italia Nostra e Legambiente, la procura aprì un’inchiesta e nel 2008 sequestrò il cantiere. La Fattoria, con i lavori in corso e priva di copertura, da allora è abbandonata alle intemperie. Nel 2015 la sentenza di primo grado: nessun addebito alla Soprintendenza, sarebbe stato suo il dovere di tutela; la confisca dell’immobile e una condanna all’amministratore della società che aveva proposto la lottizzazione. Nel frattempo la società è fallita e la Fattoria finita all’asta due volte, senza acquirenti.
Il prossimo 11 luglio ci sarà la seconda udienza del processo d’appello e il 22 la terza asta, con prezzo base di 4,6 milioni per un bene ad oggi confiscato. Due percorsi giudiziari paralleli, quello fallimentare e quello penale, come in un labirinto kafkiano stanno condannando la Fattoria all’abbandono. Dopo la terza asta deserta sono possibili compravendite a trattativa privata, ma in attesa della sentenza definitiva del processo, chi si potrebbe fare avanti? Quanto tempo passerà, ancora, prima che ciò che resta di quel gioiello abbia un proprietario che se ne prenda cura?
Philippe Daverio a La Nazione ha detto che Prato non ha progetti per la Fattoria. Non è così. Di progetti negli ultimi anni ne sono stati fatti. Ad esempio quello di trasformarla in un polo delle coltivazioni agricole d’eccellenza, secondo il sogno di Lorenzo il Magnifico, che appunto la fece costruire come una fattoria modello per sperimentare il nuovo, accanto alla Villa di Poggio oggi patrimonio Unesco. Un unicum, appunto, che poteva diventare quello che per il Piemonte è la reggia di Venaria (14mila turisti, solo nell’ultima Pasqua). Invece a suo tempo si costruì il Creaf, investendo vanamente 23 milioni di soldi pubblici (e ancora non si sa, dopo 15 anni e un’inchiesta della procura in corso, a cosa servirà).
Secondo il World Economic Forum l’Italia è destinata nei prossimi anni a perdere oltre il 40% degli attuali posti di lavoro non solo nel manifatturiero ma anche nei servizi per effetto della rivoluzione della sharing economy, cioè di realtà che entrano in un settore e ne diventano leader senza possedere i mezzi di produzione, grazie alla potenza di un algoritmo. Uber, ad esempio, lo sta facendo per il trasporto privato. Né Uber, né la globalizzazione dei mercati possono però toglierci la bellezza. La burocrazia e le scelte politiche miopi o fuori tempo sì. Ognuno per quanto può faccia in modo di salvare la Fattoria. La Regione, il Comune, la Soprintendenza, che ha le maggiori responsabilità morali in questa vicenda. Le maggioranze passano, la politica cambia e le fabbriche possono chiudere, ma il patrimonio di bellezza che abbiamo ereditato, anche se ai più non sembra, è oggi più che mai la nostra ricchezza. (Anna Beltrame, La Nazione, 27-06-2016)

La Nazione, 25 giugno 2016

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