giovedì 2 giugno 2016

Pratoestate: cultura in periferia, zero assoluto

Due parole sulla Pratestate organizzata dall'assessore Simone Mangani del Partito dei Democratici.

Annoto il fatto che il dramma etrusco Laris Pulenas, previsto per il 5 luglio, sia 'esiliato' al cortile del Teatro Magnolfi invece che a Palazzo Pretorio nell'ambito delle manifestazioni etrusche (sic!), per le quali si presenta invece "La scuola delle mogli" di Molière, che è come dire il cacio sugli scarponi.

Ma essendo io parte in causa, lo si capisce bene il motivo dell'esilio: Simone non poteva portarmi a Palazzo Pretorio con il Laris in una mostra sugli etruschi che è davvero un'ombra. Anzi, un'ombretta.

Per questo lo ringrazio, nonostante l'esilio, peraltro dignitoso nello spazio ma non nel tempo perché concomitante con artisti di grido, l'esilio dicevo potrebbe essere interpretato come punizione per i miei interventi polemici, quando invece sarà stato deciso per evitare piccolissimi incidenti diplomatici, che possono capitare sempre con una come me quando si tratta di arte e di politica.

Detto questo potrei aggiungere altro sull'epurazione-presenza del Teatro La Baracca, ma mi fermo qui. Al riguardo scriverò magari in altro tempo.

Ora voglio puntare il dito sul fatto che il Comune ha deciso di disertare culturalmente la periferia nella prossima estate,  se si escludono gli spettacoli autogestiti alla Baracca, che nella programmazione cartacea sono indicati sì, ma in fondo a destra come la Lazio e non riportati nel calendario giornaliero.

Perché questo zero assoluto culturale in periferia, in una città che, ricordo per l'ennesima volta, è città vasta, quasi periferica per antonomasia, come anche il suo nome allude? Perché?

Il centro della città non viene più esaltato dalla retorica e strumentalizzato ideologicamente come nell'epoca Cenni, ma il risultato è il medesimo, ossia deve 'vivere' solo quello; anzi no, la questione è ben più sottile: in periferia varrà la programmazione nei e dei circoli (con tanto karaoke?), che si sanno gestire da soli e ricevono i soldi per altre vie.

Quindi non ci sarà nessun minimo accenno di 'altra storia' come potrebbe essere pluralità o alternativa culturale vera, libera e svincolata dalle strumentalizzazioni dei partiti o dei gruppi, perché ormai i circoli tendono a sostituire le circoscrizioni come presidi politici e paraculturali di dominio incontrastato di parte sul territorio.

Ma nessuno se n'è accorto; o forse a tutti, anche all'opposizione, va bene così.


http://www.pratoestate.it/

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