venerdì 16 giugno 2017

Ci vuole coraggio

Ci vuole coraggio in sere come questa, dove fai teatro da sola, con una ragazza che ti aiuta, e non sai poi come andrà.
Prima hai studiato, per alcuni giorni; il testo è difficile, e non puoi lasciare nulla all'improvvisazione, e tu sei sola in scena, sola in teatro.
Hai montato la scena; è semplice, e tuttavia devi fare anche questo. Costruire il piccolo mondo.
Poi hai mandato il comunicato; quello in realtà l'avevi fatto prima, e càpita che qualche volta lo rimandi. Scopri spesso che non pubblicano niente, soprattutto in periodi come questo, l'estate, che a Prato e in zona ci sono tanti eventi. Gratuiti. Come stasera.
Però senti che non tutto è perduto; che forse vale la pena.
Il tuo piccolo teatro si trova lontano dal centro, non è gratuito, ma soprattutto  non è gradito. Non è gradito al sistema politico locale, che fa finta che non esista. E' troppo fuori da tutto, non solo dal centro; anche dall'opposizione, anche  da quelli che pensi che ti dovrebbero almeno avere in simpatia.
Il fatto è che te lo sei costruito da sola, con tuo padre, è tuo, e lì non possono comandare, né decidere. Lì decidi tu. Senza soldi, ma decidi tu.
Non ti possono eliminare fisicamente, ma ti possono liberamente detestare, calunniare; soprattutto ignorare. 
E appena possono, lo fanno.
Non sei alla moda, non vuoi nemmeno esserlo, né mai hai voluto. Sei fuori dal giro dei giovani, dei maturi, dei vecchi, e da tutti gli altri giri; non lecchi le terga a nessuno, e anche chi lavora con me, uguale a me.
Alla fine arriva il giorno dello spettacolo e prima di entrare in scena ti chiedi chi te lo fa fare. Si guadagna veramente solo lavorando fuori.
Ma a un certo punto arriva il pubblico. Addirittura da Firenze, e ti regala un po' di felicità. E allora dimentichi il piccolo silenzioso calvario che hai vissuto, ché è sempre più grande man mano che aumenta l'età. E non perché non ti sostiene il fisico, no; ma perché aumenta il capitale nero della disillusione e delle difficoltà.

Ci vuole coraggio a resistere in queste condizioni.
E' per darmi coraggio e per continuare a resistere che chiediamo agli spettatori di scrivere un commento, di darci liberamente il loro piccolo dono. La vanità non c'entra. C'entrano il sostegno, la vicinanza, la sensazione di non aver lavorato inutilmente. Mi danno l'idea che non sono sola, non siamo soli!
E anche stasera, con  "L'amore è un brodo di capperi", non lo sono stata.


Per i commenti sullo spettacolo, leggete qui:
http://primaveradiprato.blogspot.it/p/appuntamenti.html

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