lunedì 30 ottobre 2017

Considerazioni politiche dopo lo spettacolo sul Datini

Non abbiamo certo bisogno di essere 'protetti e coccolati' dall'amministrazione comunale nei nostri spettacoli, ed in effetti non lo siamo mai stati né lo vogliamo. Tuttavia stupisce la totale assenza, per lo spettacolo sul Datini, di consiglieri tutti, e assessori pratesi.

Non l'hanno proprio cacato.

Al debutto qualcuno ha condotto in Baracca il presidente della Casa Pia dei Ceppi di Marco Datini, che poi, sarà stato il lungo discorso che ha tenuto dopo la recita, si è dimenticato  anche di pubblicizzare lo spettacolo sul sito della Fondazione, nonostante l'avesse promesso.
Non se ne stia troppo a preoccupare; abbiamo avuto i nostri spettatori lo stesso.
E pure i loro signori, molti dei quali invitati e sicuramente tutti informati, avrebbero visto che non abbiamo trattato tanto male il concittadino illustre di cui, oltre che di noi, è evidente non gliene importa nulla. Ma proprio nulla.

Assente anche i politici consiglieri regionali, pii maschi e pie femmine, che hanno tanto a caro la toscanità, il turismo e l'eccellenze (a cui noi evidentemente non apparteniamo).

Sappiamo che hanno molto da fare; e pure essi non mancano mai di farsi fotografare o di esprimersi a favore della cultura in occasione di première di teatri di curia, e quindi privati, o a serate festanti in circoli amici.

Per carità, ognuno fa quel che vuole e va dove gli pare, e  uno può aver il mercante pratese ben sulle scatole. Ditelo a me! Però una capatina si dovrebbe ogni tanto fare nel luogo dove si tratta così ampiamente della storia della città,  anche se lo si considera piuttosto come tana di lupo e lo si vedrebbe bene nello sprofondo: un luogo che osa definirsi 'teatro' senza le sedute comode del Metastasio e i relativi abbonamenti! Mai sia. Ma un vero politico proprio là curioserebbe per tastare il polso della temperatura del prossimo voto, la quale non si misura col segnacaldo fornito dai propri amici di partito o coi 'mi piace' che si accumulano come punti di supermercato sotto i posticini di Facebook. 
Ché, tra l'altro, ricordiamolo, i lor signori prendono e gestiscono anche i soldi nostri, dei teatri privati non di curia, per stare assisi e decidere nelle stanze comunali circa la cultura e l'andazzo della città (pochi soldi rimasti, ormai; il Comune è a secco dopo il santo e concertoso Settembre, e per i reietti come noi, quest'anno, nisba). E magari l'assessore alla cultura avrebbe potuto anche, in onore al suo incarico e alla buona educazione, prendere il telefono e a voce scusarsi dell'assenza, visto che aveva promesso che, forse fortissimamente forse, sarebbe venuto. 

E per finire in bellezza (almeno per noi) annoto con piacere tutto politico due, solo due commenti di giovani spettatori attenti:

"Uno spettacolo intenso che proietta il pubblico nella vita di un uomo che fa della sua professione (l'accumulo) una sfida alla stessa morte. Il pubblico, immerso nella scena, vive le contraddizioni di una persona comune, fra ambizione e desiderio di un oltrevita, piccole disonestà e volontà di vivere i propri desideri" (Serena).

"Molto bello lo spettacolo, interessante alcune scelte linguistiche ('fondàco') e di immagine (il protagonista con in mano il sacchetto e la lettere che rievoca col 'camicione' la statua di piazza del Comune. Interessanti i rimandi al presente (Cina/Tamerlano); il ruolo del denaro e del mercato nella vita di tutti, ieri come oggi". Jacopo.

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