In questa foto scattata durante prove del mio Nel nome di Dio e del quattrino , Gianfelice D'Accolti veste i panni di Francesco di Marco Datini.
Non ci risultano opere teatrali sul personaggio, e ci aspettiamo che almeno alcuni rappresentanti politici comunali e perché no, regionali, si affaccino nel teatrino di legno e terra a sapere cosa ho inventato e scritto su questo così importante concittadino pratese. La Treccani gli dedica un mondo; quelli, alle opere originali di autori o artisti come me, come al solito, molto meno.
Ma ormai ce ne siamo fatti una ragione, ché a certa ostentata indifferenza siamo abituati.
Ma ormai ce ne siamo fatti una ragione, ché a certa ostentata indifferenza siamo abituati.
Che poi non vi aspettate la commediona storica, vero, è il mio Datini, fedele sì alla Storia, ma come si può immaginare chi ha visto la prima commedia impossibile, quella su Federico II di Svevia (Io e Federico), tutta particolare e libera come deve essere un'opera di fantasia. Questa molto diversa dalla prima nella sua struttura.
Francesco di Marco non era facile da rappresentare; così poco teatrale la sua vita, che è stato impervio trattarlo. Ma altrimenti, che gusto c'era?
Ma poi, così a portata di mano, così lì, lui, reso monumento sulla piazza comunale della città laniera, che mi meraviglio che nessuno ci abbia pensato prima a portarlo sulla scena per parlar di danaro affari, beghinerie varie tipiche nostre, e della tanto amata e praticata doppia morale.
Nessun commento:
Posta un commento