E' sorprendente come oggi le cosiddette democrazie siano gestite, a tutti i livelli, da politici dilettanti, per lo più gente che non ha studiato o non ha raggiunto esperienza in materia; che non conosce le leggi fondamentali della politica e dell'economia, non ne ha letto i trattati basilari e che, per governare, pensi che basti scrivere un 'tweet' o comunque operare tramite computer, o ancora, dichiarare la propria onestà (bello, ma non sufficit).
Si tratta di gente messa in sella da partiti, movimenti e congreghe che intendono mantenere i propri interessi e che scelgono di volta in volta questa o quella persona, indipendentemente dal suo valore o capacità.
Per difenderci da tanti asini che internet sta diffondendo come la peste, e collusi, proporrei, prima di entrare in politica, di superare un esamino, teorico e pratico, esattamente come per la guida, un patentino. Solo coloro che ne fossero in possesso potrebbero pensare di praticare la carriera politica, e solo per un certo periodo. Questa modesta proposta credo che, se non ci garantirebbe dalla corruzione, almeno limiterebbe l'entrata in campo di tanti ambiziosi e presuntuosi ignoranti, assicurandoci che certa gente almeno si è preparata su alcuni trattati di politica e di economia e ha fatto un po' di esperienza. Andrebbe bene anche una sfilza di 'bignamini', purché studiati bene.
Anche per questo, per l'incapacità di molti, si possono sbandierare progetti e sogni e anche far finta crederci, senza però avere la capacità di realizzarli.
Da ciò si vede che quasi sempre la politica si ferma all'annuncio: si annuncia che si farà questo e quello, la propaganda!, ma poi non si sa come fare, come portare avanti i progetti. Oppure non se ne calibrano le conseguenze.
Nella città dove vivo, Prato, la politica è essenzialmente questo, annuncio che si farà qualcosa, bello buono e giusto. Ma poi tutto rimane immobile e lontano, e ritorna come argomento di dibattito per la prossima elezione.
Nella città dove vivo, Prato, la politica è essenzialmente questo, annuncio che si farà qualcosa, bello buono e giusto. Ma poi tutto rimane immobile e lontano, e ritorna come argomento di dibattito per la prossima elezione.
A livello internazionale sembra scorgere dilettante annuncismo anche nella volontà di secessione da parte della Catalogna, i cui protagonisti sembrano non aver previsto i problemi economici, inevitabili e prevedibili, in caso di successo. Infatti, dopo il referendum secessionista e il presunto annuncio di indipendenza, molte imprese e banche se ne stanno andando, ché temono l'uscita dall'Unione Europea.
I campioni dell'indipendentismo non ci avevano pensato?
Questo li mette in una situazione di discredito e fa andare a monte tutti i sogni possibili.
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