martedì 24 ottobre 2017

Dimenticare Policarpo Petrocchi


A parte qualche 'sfiorata', qualche convegnuccio o mostra, a Pistoia, Città della Cultura 2017 non si ricorda come si deve la figura di Policarpo Petrocchi. Che, dopo il Tommaseo, scrisse un ineguagliato vocabolario della lingua italiana. I Treves, editori triestini di stanza a Milano, avevano visto lungo nell'affidare la compilazione del famoso Dizionario all'insegnante d'italiano del collegio militare di Milano, dov'era scappato anche a causa dell'amore con una bella pistoiese già sposata e per il suo anticlericalismo; e Policarpo, l'unico della letteratura italiana credo con nome siffatto, fece del vocabolario la ragione della sua vita.
Tornava ogni anno al Castello di Cireglio, dov'era nato, e vi fondò la società operaia "Onore e lavoro".

Il suo dizionario, che oltre ad acquistarlo si può consultare collegati (1), è particolare, ché riporta anche l'italiano popolare, parlato (lingua d'uso e fuori uso, scrive lui) ed è la parte popolare quella più bella e ricca e che dovrebbe essere studiata da molti asini della lingua, poveri di contenuti e termini per definirli. 

Per esempio, alla voce piro, (tale come lui era e come in parte m'è capitato d'essere anch'io, che dell'altra di babbo son fiorentina, e d'uso, vita politica e civile, pratese),  Policarpo annota  che volgarmente è anche mentula (come bischero, insomma) e che piro piro si dice, nelle montagne, alle galline. Così la nonna Osmina chiamava a raccolta le sue,  e così io ripetevo, quando felice davo loro da mangiare i resti del desinare.

E nel Petrocchi v'ho ritrovato la parola pìpera, (niente a che vedere con 'vipera'), e tale Alice, sorella della nonna, mi definiva accarezzandomi con i suoi occhi azzurri: "Ma guarda che pìpera che ell'è, che ciaccìna".

Io consiglio a tutti di leggere Il Novo dizionario universale della lingua italiana, come un bel libro, o di piluccarlo qua e là alla bisogna, per arricchire il nostro magro italiano, scritto e parlato. Petrocchi aveva la mania del monottongo: 'còco' invece di  'cuoco',  ma a parte questo, è salutare e di gran gusto, e uno, nello scorrerlo, sente scorrere anche il sangue nelle vene.

In aggiunta Policarpo è stato scrittore di novelle e bozzetti (per esempio, Nei boschi incantati Fiori di campo), e vero artista, come ci si accorge leggendo i suoi esempi nel dizionario.

(1)

(Su opere e vita di Petrocchi, anche qui: http://petrocchi.comune.pistoia.it/)

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