Giovedì 25 ottobre, ore 17.30, Bottega Strozzi (*)
ALLA SCOPERTA DELLA
CITTA’ DEGLI ETRUSCHI DI GONFIENTI, MATRICE INSEDIATIVA DELLA PIANA FIORENTINA,
conversazione a cura dell’Associazione Ilva e della rivista Cultura
Commestibile, con gli architetti Giuseppe. A. Centauro e Mario Preti, il
geologo Carlo Alberto Garzonio e l’esperto d’arte vascolare attica, Alberto
Cottignoli. Letture di Maila Ermini (Teatro La Baracca).
Modera
l’arch. Gianni Biagi
Gonfienti, un insediamento di straordinaria
importanza storico documentaria
A seguito, non più tardi di vent’anni or sono, del ritrovamento
fortuito nell’area dell’Interporto Centrale della Toscana in località Gonfienti
di Prato, di un grande insediamento di indubitabile matrice etrusca,
particolarmente evoluto per il periodo arcaico e tardoarcaico come datano i
principali reperti, si sono in un sol colpo dipanati molti nodi della
protostoria di quel popolo che erano rimasti fino ad oggi insoluti.
Una scoperta di grande
rilevanza culturale, che si pone innegabilmente in una dimensione di specifico
interesse scientifico nell’esplorazione delle origini indoeuropee della civiltà
occidentale.
Si tratta di un’estesa città, non ancora perfettamente delimitata, ben
oltre i 27 ha fin qui oggetto di indagini introspettive, scavata solo per una
centesima parte, sorta sopra un zoccolo morfologico ai piedi dei Monti della
Calvana, laddove il fiume Bisenzio incontra le acque confluenti dalla
Valdimarina, proprio al centro della grande conca alluvionale che oggi delimita
la piana di Firenze-Prato e Pistoia.
Il particolare assetto urbano e
idrografico del sito, le poderose tracce della maglia territoriale di
fondazione, anticipatoria del modello centuriale d’epoca romana, le imponenti
canalizzazioni ipogee, la particolare convergenza che qui si realizza tra le
rotte fluviali e terrestri di collegamento da e per le coste tirreniche e i
valichi appenninici, rendono unica e speciale la struttura di questa metropoli
dell’antichità.
Abbiamo diretta conferma, con l’esistenza di questa città di come fra
la metà del VI e gli inizi del V secolo a.C. la valle inferiore dell’Arno
vedeva il definitivo consolidarsi dell’egemonia del mondo etrusco nello
scacchiere settentrionale dell’Etruria. Gonfienti è dunque ad oggi la più viva
testimonianza archeologica di una straordinaria ascesa politica degli Etruschi.
Fiesole non è dunque più sola;
all’opposto trova negli stazionamenti vallivi, già partecipi delle antichissime
colonizzazioni della media età del Bronzo, l’anello di congiunzione mancante
che lega indissolubilmente l’ampio dominio territoriale etrusco nel bacino
dell’Arno in tutta la sua estensione sia in destra che in sinistra idrografica,
dalla Valdichiana al Volterrano, dal Mar Tirreno superiore alle Apuane, nonché il suo strettissimo legame con
le terre nord-orientali delle dorsali appenniniche, dalle vaste pianure
dell’Etruria Padana fino alle coste Adriatiche. Il ritrovamento di Gonfienti è stato accompagnato dalla messa in luce
di una grande dimora regale, specialissima ed unica nel suo genere, che la
configura come un luogo sacro di ben 1440 mq di superficie, uno dei maggiori
dell’antichità italica, che, per una particolare conservazione, ha restituito
insieme alle strutture di fondazione anche l’intera copertura laterizia,
scivolata a terra per un improvviso crollo, restituendoci bellissime antefisse
in laterizio e tesori artistici di gran pregio, sigillati nel limo argilloso
dei terreni. Tra i 2500 reperti catalogati spiccano alcuni capolavori
d’arte, tra i quali una splendida kylix a figure rosse, attribuita al
ceramografo attico Douris, artefice di primo piano assoluto dell’arte vascolare
attica. Questi ricchissimi corredi ritrovati nella grande domus fanno il paio
con il kouros bronzeo, detto de L’Offerente (oggi conservato al British Museum
di Londra) che fu rinvenuto, nel 1735, a Pizzidimonte, località limitrofa
all’area archeologica lungo la via transappenninica che da Gonfienti,
principale crocevia di merci e uomini,
andava in direzione di Marzabotto, l’etrusca Kainua, proseguendo quella
che, dal 2004, è stata identificata come la “Via Etrusca del Ferro”, che
dall’Elba, attraverso gli empori marittimi di Cecina e, soprattutto, di Pisa, conduceva in tre giorni di marcia
a Spina, collettore adriatico di interscambio con l’Oriente.
GAC
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