martedì 23 ottobre 2018

A proposito dei 24 anni de La Piccola Baracca



Sabato scorso ho voluto ricordare che son passati 24 anni da quando fu inaugurato lo spazio, che con l'aiuto di mio padre ristrutturai da una vecchia baracca, con annessi legnaia e piccionaia ormai fatiscenti.

Nonostante avessi invitato certe persone, incluso l'assessore e il presidente della commissione cultura di questa città che abita a cinquanta metri, e la notizia fosse apparsa sui giornali locali, nessuno si è presentato. (E parlo di rappresentanti politici, anche se è stata notata l'assenza e il silenzio di diversi cosiddetti amici e vecchi conoscenti, ma anche questo era previsto).

Non hanno nemmeno mandato un messaggino di saluto, e forse hanno agito secondo il loro sentire, senza infingimenti, come invece fecero qualche anno fa (addirittura organizzando un incontro sulla cultura), chissà allora pensando di portarci dalla loro parte politica.

Invece sono andati a benedire altrove, un po' come atto dovuto, un po' cercando di recuperare qualche voto o simpatia per scongiurare la inevitabile prossima debacle.

Dimostrano, ancora una volta!, la loro picca, ma soprattutto indifferenza, come nulla importi loro delle periferie, dei cittadini che liberamente si organizzano e creano cultura, questa sì dal basso!, nonostante la giunta strombazzi il contrario.

Ora chi segue questo diario lo sa: non potendo con la censura, hanno tentato con il levare soldi al teatro; e poi hanno lavorato sodo con l'isolamento. 

Non c'è stato quindi il crisma del potere su la Piccola (Baracca), così necessario per i pratesi e non solo! quando si tratta di cultura, così che possono fregiarsi del nostro teatro, della nostra orchestra, del nostro museo...

Noi continueremo a esserci fino a quando il fisico ce lo permetterà. Anche piccoli, lontani dal centro, detestati e irrisi in fondo in fondo come sempre siamo stati...anche perché siamo molto creativi e questo dà un fastidio mortale, ma non lo può negare nessuno; ché noi abbiamo un milione di idee in testa, e questa è la nostra felicità: scriviamo e mettiamo in scena, siamo drammaturghi poeti narratori attori cantanti ballerini registi insegnanti, critici, grafici, servi di scena, tecnici suono e luci, scenografi, attrezzisti, costumisti, sarti, camerieri, cuochi, sguatteri, e secondo le necessità anche imbianchini, carpentieri, manovali, autisti, piccoli coltivatori, operai di fatica e pulizia eccetera, oltre a girare per il mondo con i nostri corpi e opere: esattamente come faceva il gruppo de la Barraca di Lorca, a cui ci siamo ispirati, in mezzo alla dittatura, all'andazzo ipocrita e perbenista, al conformismo dilagante e, ahinoi, soffocante e mortale.

Nessun commento:

Io Malaparto: Gli assassini dell'amore

Caro Malaparte, è un po' di tempo che non ti scrivo. Che non ti scrivo qui, perché tu sai che io ti scrivo spesso segretamente. Come con...