martedì 30 ottobre 2018

L'artista, strumento della propaganda, ovvero quello che Alessandro Gassman non ha detto

Ho letto che il signor Alessandro Gassman, figlio del tanto padre Vittorio, è andato in un trasmissione per farsi intervistare e promuovere il film in cui recita e che 'sta avendo tanto successo' eccetera, ma purtroppo ha perso l'occasione per parlare. Ha detto che lui è stato obbligato a fare l'attore (povero!), come lo fu il padre dalla mamma ebrea (come lui ci tiene a ricordare, ma in realtà era pisana e per questo il padre parlava il toscano perfettamente), e che fa fatica a entrare in scena a teatro, mentre col cinema 'non tanto'.
Ma va!
Diciamo che è ben risaputo, anche da cani e gatti, che recitare a teatro è più difficile, che dà ansia, perché è solo buona la prima, che è anche l'ultima della giornata. Perché il teatro, se non studi, e non studi bene, non funziona, anche se ti chiami Gassman o sei figlio di insegnante pisana; il  teatro è come la musica, esattamente, se non suoni bene lo strumento, è un disastro.
Non puoi fare l'attore di teatro se non hai talento, ma soprattutto studio.

E poi ha detto: "Per un attore che riesce, ce ne sono diecimila che fanno la fame".
Ma lì doveva continuare, il Gassman junior! Doveva dire: che solo chi è figlio d'arte, o figlio di qualcuno importante, può fare l'attore di successo!
Perché? Perché il figlio di è nel sistema del potere e, banalmente, ha potere per mettere il figlio, piazzarlo; ma anche è più affidabile, più tranquillizzante, più ricattabile. E poi è più o meno conosciuto, famoso, e quindi come tale è sfruttabile economicamente.
Va ricordato che il sistema è (e uguale negli enti culturali, università eccetera, anche se ci sono le leggi per impedirlo): 1. familistico, nepotistico; 2. ruffiano, puttana, sottomesso; 3. venale; 4. la politica ci mette le zampe, e reciti in certi luoghi e in certi contesti solo se hai il protettore, il parente o se sei sponsorizzato da un partito.
Come si vede in provincia, anzi proprio in provincia si vede bene nei teatri, nei centri culturali, con le associazioni...del territorio!
L'assessore tot ha i suoi amici tat, e solo loro sostiene, e come è ricambiato!
Quindi, anche se alla gente non importa nulla (anzi in molti casi sorregge il sistema e lo fomenta anche con stupidi commenti: - è imperdibile - senza sapere chi è esattamente l'artista), bisogna dire che chi passa in televisione, al cinema, in teatro, e in tutte le arti in generale, ha, a parte un po' di talento minimo che deve avere per essere almeno presentabile, qualcuno qualcosa che lo fa andare dove deve andare. Altrimenti non passa.
Questo doveva dire, il Gassman, che come figlio d'arte sa bene come funziona il mondo dell'arte! E invece ci lascerà in eredità un altro figlio d'arte...che vale soprattutto per la sua immagine, il suo nome.

L'artista oggi più di ieri è solo uno strumento della propaganda. E le pasticche contro l'ansia servono, oltre a entrare in scena, forse anche a dimenticare questo.


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