domenica 10 maggio 2020

Nel grande lager collettivo

Nulla sarà come prima di questa pandemia da Corona-virus.
Non solo perchè, come tutti lamentiamo, è stato distrutto il lavoro e ci vorrà del tempo prima di riprenderlo con certa continuità, ma soprattutto niente sarà come prima rispetto alla consapevolezza di questa stessa vita, che pure ci siamo inventati e per cui abbiamo tanto combattutto, ridotta a nulla, giocata a colpi di decreto, spazzata via.

Certo lo si sapeva anche prima che questo sarebbe potuto accadere. Le guerre non mostrano questo, non annientano l'umano?  Non ho ascoltato i discorsi dei vecchi di casa mia? Non vedo negli occhi di mia madre ancora l'orrore per aver assistito, bambina, all'assassinio di un inerme da parte delle SS? E non racconta ancora le sue fughe disperate nei campi al tempo dei bombardamenti degli aerei? 
E ancora, non ho letto le parole dei filosofi e dei letterati, non avevano già disegnato anche altri scenari, questi,  di morte civile? 
Ma viverli così, privati di ogni creatività vitale, e quindi per me artistica, è stato come vivere e assistere insieme al grande delitto dell'umanità.

Il poeta greco Panagulis fu privato di tutto quando lo incarcerarono durante la dittatura dei colonnelli. Ma soprattutto, i macellai, lo privarono della carta e della penna.
Allora lui, annientato, ricominciò l'umanità daccapo, lui da solo nella cella buia, e imbastì a mente e imparò a memoria i suoi poemi. Poi sul cartoncino dei cerini, ché fumare dopo molto glielo concessero, col suo sangue fatto inchiostro, lì sopra li trascrisse e s'inventò il modo per farli arrivare fuori.

Un grande lager collettivo e tecnologico si è aperto per tutti noi, e ci siamo entrati e lì siamo stati annientati.
A breve, piano piano ci permetteranno di uscire, e pensiamo che ce la faremo senz'altro, che dimenticheremo la prigionia con le solite vacanze e con la smart-life.
Può darsi voi, e ve lo auguro.
Ma io, come quelli che vissero nei campi di concentramento mai tornarono uguali dopo quella esperienza di disumanità, dove ciò che è umanità sentimento cultura opera insomma la vita è cancellato, se pure a noi fortunati non ci torturarono le carni e ci dettero del cibo e non ci gasarono, se pure tornerò alla vita, al lavoro, al fare di un tempo, dentro di me non troverò più la donna che ero già solo due mesi fa, ché  il velo di Maya è tolto, e insieme a milioni di altri, quella donna è stata uccisa.

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