lunedì 26 giugno 2023

Io malaparto: Proprietà commutativa della politica

Caro Malaparte,

anche tu fosti attratto dalla politica, ti lusingò e ti candidasti per le elezioni amministrative. Era il 1956, un anno prima della tua morte.

Non fosti eletto perché chissà avevi scelto il partito sbagliato, quello repubblicano?

Un passato troppo fascista, compromesso, e sempre a contatto con i potenti.

Tenesti un comizio in piazza San Francesco e poi uno al Metastasio, dove fra l'altro non ti permisero di rappresentare il tuo varietà satirico,  Sexophone! (Quelli là non son cambiati, ti assicuro...).

Sai, nel tempo tuo la politica aveva un certo sapore e spessore, come anche la satira - che ora si vede solo in televisione dove possono andarci solo i figli di Dino, e ti puoi immaginare che tipo di satira sfornano,!-, e cambiava se non proprio le cose, la prospettiva. Nutriva la speranza. Ora la politica serve solo ad assegnare incarichi e poltrone.

E' come un premio.  Serate di gala, mattinate di qua e di là, tagli di nastri, soprattutto per raccogliere i prossimi voti, e  applausi e foto sorridenti da mettere sui social...

I politici sono diventati i guardiani del sistema, non propulsori del cambiamento.

Se segui l'operato di una giunta comunale, e basta che tu prenda una qualsiasi città, ti rendi conto che, alla fine del mandato, nulla si è modificato o molto poco dal suo inizio.

E' come sei il meccanismo dell'alternanza, del cambiamento, dell'azione, del fare, oltreché delle idee che muovevano il tutto, si fosse bloccato.

Le giunte si insediano, e drammaticamente, l'una quasi vale l'altra. Anche se cambiano i fattori, il risultato non cambia. Proprietà commutativa della politica!

(...)

Poi tu non fosti eletto,  e ti arrabbiasti parecchio: sbattesti la porta e a Prato ci sei tornato solo da morto. In pompa magna.


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