martedì 27 maggio 2025

Orto pereto 2025

 

Orto-pereto della Baracca. Piccolissimo spazio, piccolo orto, delizioso e fruttuoso.

A noi piace autocelebrarci, com'è noto, senza infingimenti o ipocrisie, perché è tutta farina del nostro sacco, con molta fatica e dedizione.  Weil docet.

Abita qua una talpa cieca, piccola piccola, che ci vede benissimo: tre anni fa mi mangiò i carciofi, e quest'anno s'è pappata la salvia. Senza pietà.  L'ho ripiantata, perché, come alcuni sanno... cur muriatur homo si crescit salvia in horto? 

Se quest'estate vi faremo qualcosa, nel nostro spazio Peri-Urbano, saranno soltanto gli spettacoli che vanno in tournée estiva fuori Prato.

lunedì 26 maggio 2025

La tardona

Consiglio di guardare un film degli anni '70, La tardona, del regista Jean-Pierre Blanc, film originalissimo, con due attori di eccezione Girardot e Noiret.

Lo si vede su quell'inguardabile servizio che offre Rai Play, che ogni tanto concede qualche chicca come questa

La vieille fille (giusta la traduzione italiana "tardona" piuttosto che con il filologico "zitella") vinse l'Orso d'Oro, ma poi del regista, che pure ha girato altre pellicole, non si sa niente, non si può vedere altro.

Nemmeno in lingua originale. 

La storia è apparentemente banale, un incontro fra due tardoni durante le vacanze, ma si sa che i francesi sono maestri di sentimento filmico (1)  e trasformano il prencisbecco in oro. 

Il taglio del montaggio è sorprendente, inaspettato, senza però nuocere all'andamento della storia.  Come la chicca dell'inizio e della fine che si ricollegano eccetera.

E poi: c'è anche una sfumatura di commedia all'italiana,  la penisola peraltro citata anche nel film e testimoniata dai due attori franco italianizzati ecc. ; e le musiche del mostro musicale Michel Legrand, come un motivetto con flauto e violoncello a base di semplici scale cromatiche, deliziosissimo.

Se qualcuno ha notizie di questo genio di Blanc, purtroppo morto presto e di fatto sconosciuto, informatemi. 


(1) Ma anche nella vita reale: sembra che oggi il Presidente Macron sia stato schiaffeggiato in pubblico dalla moglie Brigitte, scandalosamente tra l'altro molto più vecchia di lui. Pensate alla noia italiana: l'ultimo presidente che in questo senso ci fece sognare fu Leone, con la chiacchieratissima Donna Vittoria.

domenica 25 maggio 2025

Foto de La condizione Weil

Alcune foto della replica di La condizione Weil, andato in scena iera sera alla Baracca.  Ringrazio il pubblico che mi ha dato modo di sperimentare questa nuova opera, credo molto significativa e gradita, e che replicherò nella prossima stagione.





giovedì 22 maggio 2025

Le api muoiono

Caro Fulvio,

le api muoiono.

Nella mia casina di montagna ne abbiamo scoperte una marea, morte. S'erano infilate negli interstizi che lascio per aerare, e sono morte.

Sembra che siano i pesticidi. Magari il freddo pure.

Ora qui vogliono seminare cultura, e già stanno spruzzando tanti pesticidi, per fare in modo che queste serre culturali, questi festival che organizzano, vengano pieni di fioroni. Fiori grandi.  Fiori rinomati.

Moriranno ancor più api. Qua ormai sono morte quasi tutte.

Qui nessuno impollina più niente. Chi lo farà?

So che avremmo parlato di questo, nella nostre mattinate al Pereto.

Caro Fulvio,

qui ti hanno dimenticato: dopo aver messo il tuo nome lustrato in una targhetta, hanno sospirato pace all'anima tua. Così hanno chiuso i conti con te. 

Ma io no. Io non ti dimentico, amico mio.

Dài e dài ce l'ho fatta a metter su quello spettacolo sulla Weil, e mi rammarico solo che non te ne ho potuto parlare, che non lo puoi vedere.

Ti scansavano come scansavano lei quando ti vedevano arrivare su per la strada.

Sono al solito le mie cose fallimentari, e dico dal punto di vista economico, ma che poi risultano un enorme investimento nella nostra Banca dell'Anima. A lungo andare. Speriamo di vederne i frutti prima di raggiungerti.

Ma i festival producono cultura? Producono marketing culturale. Entizzano. Quante volte ne parlavamo.

Format vari, ma sempre gli stessi. Spesso con titoli suadenti. 

Così si fa vedere che si fa, ma non si semina niente. Propaganda e fuffa.  E poi noiosi, sempre con quella teoria di personaggini.

Ma no, magari un pochino sì servono.

Tu ogni tanto andavi ai festival e ponevi le tue domande scomode, e gli spettatori sbuffavano. Distribuivi le tue fotocopie.

Io, ti confesso, me la sono sempre spassata quando tu tiravi fuori le fotocopie degli articoli di giornale, perché il pubblico era imbarazzato, non capiva, voleva andarsene.

A volte si creavano situazioni comiche, impensabili.

Proprio come accadeva alla Weil. Per questo lo spettacolo lo dedico a te.

Tu avevi ben organizzato il tuo Giugno con l'Arte, ma non stava in nessun format, e l'hanno potuto distruggere con estrema facilità. Poi tu nemmeno volevi la Multisala, e ti mettesti di traverso con tuo piccolo corpo di antico etrusco!

Avevi ragione tu. Avrai sempre ragione tu. E col tempo si vedrà. Io no. Ci vorrà ancor più tempo.

Forse ci si dovrebbe sforzare di più nell'organizzare questi eventi cittadini, e non solo delegare, o chiamare agenzie, più o meno le stesse, che non fanno altro che sfornare occasioni di richiamo invitando a dire due cosine personaggi di grido o gridolino.

Oggi qua, domani là. Fino a ieri a Pistoia. Oggi, oplà, te li ritrovi a Prato. 

Il pubblico accorre numeroso. Gratis gratificante.

Ti ricordi quando organizzavamo il programma culturale insieme alla Circoscrizione? Quando andammo a Cinecittà con il pullman? che bellezza, che viaggio pieno di allegria. Che cinema della migliore qualità!

Allora qualche volta discutevamo, perché  io mi arrabbiavo con te, tu non capivi che ti avrebbero buttato a monte tutto, tu eri fiducioso. Sei sempre stato fiducioso. 

Seminare idee? Ma dove, come? Seminare è faticoso. Ci vuole il seme. Bisogna poi aspettare che sbocci il fiore e ancora il frutto. Ci vuole tempo. Amore. Dedizione. Fatica.

Ma poi, che saranno queste idee? E' di questo che abbiamo bisogno?

Così finisce che non nasce niente, il campo non viene arato a dovere, e, ancora una volta, bisogna cospargere di pesticidi il terreno.

Perché poi quelli che stanno a guardare, malevoli sempre, potrebbero chiedere: e allora, che fate? Qui si spendono soldi e non nasce niente, non arrivano i turisti, non ci sono i numeri...Le solite macerie.

Le api muoiono, amico mio, e nessuno mi dà più una fotocopia.

Pasolini e le "imprese spaziali"

Sembra che la città di Prato ospiterà la sede dell'Agenzia Spaziale Italiana nell'ex-area Banci.

Mi piace qui copiare un estratto di un articolo di Pasolini poco ricordato, al solito imbarazzante, sulle imprese spaziali (ne scrisse anche altri, tutti poco amati e tenuti celati più possibile): allora la "conquista del Cosmo" era arrivata solo alla Luna, ma il senso delle sue parole è ancora valido.

 

Un grande fatto storico

(...). L'uomo che raggiunge la luna e ci cammina sopra è indubbiamente un grande fatto storico. Come mai non interessa realmente quasi nessuno? Come mai è divenuto un oggetto quasi esteriore di semplice curiosità e di bisogno di essere pari con l'informazione? Io in questi giorni sto lavorando a un film (21): non sono dunque solo: passo l'intera giornata con almeno una sessantina di persone che lavorano con me, tutto il giorno vicini: inoltre, lavorando all'aperto (in questi giorni, a Grado) vedo dozzine e dozzine di altre persone, comparse, curiosi, guardiani, carabinieri, proprietari dei luoghi dove giro, amici che capitano lì a trovarmi, ecc. ecc'. Vivo, insomma, per almeno quattordici ore di seguito in piazza. Ebbene, in tutti questi giorni, mai nessuno che abbia parlato della conquista della luna; e quando dico mai, intendo proprio dire letteralmente mai. Io stesso alla mattina spesso dimentico di comprare i giornali, e, per quel che riguarda la luna, leggo solo i grossi fastidiosi titoli. La stampa stessa mi pare impegnata in una impresa enfatica. Essa infatti gonfia gli avvenimenti, come per un dovere, una deliberazione aprioristica: andare sulla luna è enorme, facciamo dunque titoli e articoli enormi. Eppure si sente che, di tale enormità, non c'è richiesta. (...).

Perché gli uomini (almeno in Italia) - me compreso, del resto - provano questa resistenza a lasciarsi implicare sentimentalmente, e quindi con la passione che crea le identificazioni, dall'impresa dell'Apollo?

Quanto a me, alcune ragioni le so: mi infastidisce, tanto per cominciare, il nome "Apollo", ridicolo e retorico residuo umanistico - pesantemente ipocrita - a fare da "segno" a un oggetto prodotto dalla più avanzata civiltà tecnologica; provo una strana antipatia per i tre astronauti, tipi di uomini medi e perfetti, esempio di come si deve essere, inestetici ma funzionali, privi di fantasia e passione, ma spietatamente pratici e obbedienti - assolutamente privi di ogni capacità critica e autocritica, veri uomini del potere; sento una sgradevole repulsione per il background piccolo- borghese di questi tre uomini, quei figlietti biondi, così carini e già così contrassegnati dal loro futuro completamente condizionato, quelle tre mogli che giocano con tanto spudorato candore il ruolo che viene loro richiesto: Penelopi, sì, Penelopi fedeli e un po' brusche, che sanno ridurre tutto, al momento opportuno, al caffè e alle tartine da offrire (con in cuore la qualunquistica e rassicurante speranza che il loro uomo ritorni e smetta di fare l'eroe) alle vicinedi casa; detesto poi tutta l'ufficialità americana che c'è intorno all'impresa, con in testa quell'Agnew... Sono, tutte queste, idiosincrasie mie, di intellettuale eternamente scontento, viziato da un buon gusto che non ha più senso, amareggiato delle sue illusioni politiche irrealizzate? (...). Ciò che rende resistenti ad amare l'impresa lunare è che essa è una impresa del Potere. (...). Le imprese spettacolari del Potere tendono a ridurci a uno stato infantile. Il Potere compie (finanziandole) le più grandi imprese, e noi tutti lì a bocca aperta ad ammirare. É chiaro che non vogliamo tornare troppo bambini, che non vogliamo essere ridotti eternamente allo stato di figli. Perciò detestiamo anche tutti i mascheramenti del paternalismo più feroce della storia (perché indubbiamente il più potente): la falsa democrazia, la demagogia populistica, il sentimentalismo famigliare, la spaventosa retorica dell'obbedienza.

Devo aggiungere ancora un'osservazione. Fingiamo di essere vissuti negli anni dell'impresa che tutti i giornali di questi tempi ricordano: il viaggio di Colombo verso le Indie e il suo sbarco in America. É una finzione, che propongo, il che implica il giudicare ipoteticamente quell'avvenimento con la nostra mentalità – almeno liberale e illuministica - o almeno dotata di quell'umorismo che era privilegio delle élites - oppure dei poeti, come Cervantes o l'Ariosto.

L'impresa di Colombo, che è poi diventata un'impresa dell'umanità, era, in quel momento, una impresa della monarchia spagnola: era cioè finanziata dal Potere. Dunque la grande impresa "umana" di Colombo non è stata, nel momento storico in cui si è attuata, che il "via" a una serie di atroci imprese colonialistiche. Ma mentre, nel caso di Colombo, c'è evidentemente una dissociazione tra l'uomo singolo, o eroe, Colombo, e il Potere finanziatore - dissociazione che sdoppia il fatto bruto: da una parte la grande impresa umana, dall'altra la feroce impresa commerciale e colonialistica - nel caso degli astronauti, questa dissociazione non c'è. L'eroe di questa impresa non è l'astronauta - che è in sostanza un semplice robot - ma la tecnica . Non c'è più dissociazione, dunque, perché la tecnica non è la moderna personificazione di Colombo, che approfitta del finanziamento del Potere, per compiere, quasi su un piano metastorico, la sua scoperta, ma è l'aspetto operativo e pragmatico stesso del Potere.

Dunque, la conquista della luna non è una impresa umana che alla fine scavalcherà e supererà il potere storico e particolaristico che l'ha finanziata: ma sarà un dato permanente e inscindibile del Potere. Perciò quello che accadrà in seguito alla conquista della luna ci è estraneo, perché estraneo ci è l'operare del Potere, con le sue finalità militari ed economiche che ci coinvolgono passivamente, e quindi con violenza.

(...). È chiaro che la storia non sarà d'ora in avanti più storia di nazioni, cioè di poteri nazionali: ma sarà storia dell'intera umanità, unificata e omologata dalla civiltà industriale e tecnologica – tanto per dirla con la massima semplicità. Il Potere da nazionale tende a diventare transnazionale: restando potere, cioè, nella fattispecie, facendo sua la conquista della luna. La conquista della luna è dunque già statisticamente (oltre che col senno del poi del finto postero) una impresa della umanità: ma perché divenga veramente tale occorre che tale umanità sia libera. Parlo da utopista, lo so. Ma o essere utopisti o sparire.

 
Dalla rubrica il CAOS, 10 febbraio 1969

sabato 17 maggio 2025

Debutto de La condizione Weil

 
Il pubblico ieri sera, al termine di LA CONDIZIONE WEIL, è rimasto
per un po' in silenzio, e credo sia stato giusto così.

Sabato 24 maggio replico lo spettacolo, sempre alla Baracca. Non perdetelo, perché poi, dovendo preparare tournée e attività estive, e in aggiunta dovendo anche seguire un po' la mia mamma ormai molto vecchia, mi dovrò occupare di altro.

Sono riconoscente verso tutti coloro che sostengono il Teatro La Baracca in questi difficili, solitari, ma appassionanti viaggi.

Qualcuno, che ringrazio, ha lasciato bellissimi commenti:


Uno spettacolo poetico e potente, un lavoro straordinario. (Erica).

Maila fantastica, come per lo spettacolo su Lonzi. Ogni critica che ricevi è una certezza di fare le cose con passione e straordinarietà. Grazie di cuore. (Livia).

Che Spettacolo! Un lavoro immane! Immensa Maila Ermini. (Cinzia).

 

sabato 10 maggio 2025

La Condizione Weil: motivi per vedere lo spettacolo

 Venerdì 16 maggio 2025 ore 21,15

alla Baracca debutta

LA CONDIZIONE WEIL

tratto da "La condizione operaia" di S. Weil

in un libero disadattamento 
scritto e interpretato da Maila Ermini


Questi sono i motivi per vedere lo spettacolo:
perché Simone Weil è un personaggio irresistibile, esempio unico di forza e determinazione;
perché racconta della violenza che subisce chi ama stare dalla parte del bene e della verità;
perché è un viaggio non solo nella sua esperienza in fabbrica, ma anche nella la sua opera e vita, con canzoni, e poesie della stessa Weil;
perché raramente vedrete la Weil sul palcoscenico; per il contenuto e per lei stessa, mai conciliante;
perché alla fine non si colloca da nessuna parte e in fondo, a parte i saggi critici, nessuno la vuole, nemmeno oggi: di famiglia ebraica, diventa marxista e poi si fa cristiana, ma senza appartenere mai, anzi criticando tutte le chiese e tutti i partiti;
perché voglio credere che il piccolo teatro de La Baracca, indipendente e periferico, sarebbe stato un luogo dove lei sarebbe stata, almeno per un'ora, volentieri; che insomma le sarebbe stato confacente;
perché non è la prima volta che abbiamo parlato di lei alla Baracca: alcuni anni fa abbiamo letto  il Manifesto contro i Partiti Politici.
Perché il costo del biglietto si adegua al pensiero della protagonista, e serve a mantenere vivo un luogo di cultura alternativa.


(Articolo di presentazione dello spettacolo apparso su la Nazione domenica 11 maggio).







martedì 6 maggio 2025

Nonostante



Nonostante fosse un
 lunedì dopo lunghissimo ponte e feste, nonostante la pioggia, l'allerta e i pre-giudizi, lo spettacolo Lettere di tedeschi (ovvero il gelataio di Amburgo e altre grigie storie) è andato in scena al Museo della Deportazione e Resistenza di Prato salutato da un pubblico calorosissimo, che ringrazio.

Commenti.

La testimonianza e la memoria che ci avete proposto sono cose essenziali importante anche e sopratutto ai giorni nostri. Grazie di cuore per il contributo che ci avete orrterto stasera.

Bellissimo, toccante, fa riflettere e non  solo. Un complimento grande. (M.Castellani)

Complimenti per lo spettacolo, e per la bravura. Emozionante aver riportato le vicende familiari nel contesto dello spettacolo. (Firma illeggibile).

Bellissima e toccante serata. (C. Lucera).

mercoledì 30 aprile 2025

Stamani Fulvio

Tutte le mattine, salvo rare eccezioni, leggo i giornali. A volte capita che li legga la sera quando non ho avuto tempo e modo al mattino. Sono ancora della vecchia scuola, i giornali li leggo. 

Anche se, ma, chissà.

Fulvio Silvestrini spesso mi chiamava quando leggeva l'annuncio di qualche spettacolo alla Baracca.  E naturalmente mi invitata a commentare anche altri articoli, magari di giornali diversi.

Anche passava al mattino a teatro, e mi lasciava le sue fotocopie.

Hanno scopiazzato l'idea della titolazione, purtroppo per loro da me, ma la titolazione della sala in Lazzerini non significa niente, non ricorda niente, è una targhettina muta che non parla di Fulvio.

Bisogna saper copiare.

Fulvio Silvestrini, che pure aveva provato l'invidia come tutti, l'aveva superata e si rallegrava sempre di questi articoli che parlavano della Baracca. Ingenuamente. Sincero. Anzi, entusiasta.

Peccato che non ha potuto vedere lo spettacolo di cui parla l'articolo de La Nazione di stamani, Lettere di tedeschi (che presenteremo lunedì 5 maggio al Museo della Deportazione di Figline di Prato), ma soprattutto peccato che non potrà commentare quello che farò prossimamente su Simone Weil, di cui lui era un attento cultore-lettore: la filosofa Simone Weil era uno dei nostri argomenti preferiti e Fulvio era davvero un weiliano, tale si dichiarava, e a livello religioso e a livello politico.

Lui sì che difendeva la Baracca, e con la presenza e la testimonianza.


giovedì 24 aprile 2025

Rossa

Anche Simone Weil si merita il colore rosso. E non perché la chiamassero "la vergine rossa", non tanto insomma per simbologia politica, ma per tutto il resto.

Dopo il cambio di data, ora quello della locandina.


La liturgia delle donne non cambia

 

Disegno della compianta fumettista-sociologa Claire Bretécher.

Esso racconta della mia situazione, e della parabola di tutte le donne che alla fine si trovano comunque nella stessa immota liturgia da secoli: o a fare le badanti o le baby-sytter, o le domestiche, o le donne di servizio...

Fino a qualche anno fa la schiavitù delle donne era ben evidente; ora è totalmente nascosta (la "parità"!), tabuizzata (c'è il femminismo di Stato, che vuoi? Non vedi che ti aiuto? Che devo fare più di questo?), molto complessa e confusa con l'alternanza con il lavoro esterno, che purtroppo è diventato obbligatorio pena il ricatto e la disistima, la minaccia, ecc. (Lonzi docet!).  

Lo sfruttamento, subdolo e ipocrita, avviene con la complicità di tutti.

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All'ospedale hanno voluto il numero di telefono della figlia, non del figlio. Se c'è una donna nelle vicinanze, il carico della cura è suo.

 

martedì 22 aprile 2025

Nel giorno dell'Angelo

Ricevo e pubblico un testo sulla morte di Papa Francesco. 
Chi mi conosce può restare stupito, io non sono credente, sono lontana dalla Chiesa, da tutte le chiese. La mia posizione su questo Pontefice è la sospensione del giudizio, o di considerarlo ancora una volta come tutti gli altri pontefici dal punto di vista politico.  Si può non considerare politico un pontefice? Sono riuscita a considerare non conformista solo Papa Luciani ("Dio è anche madre").
E sinceramente attribuire a Papa Francesco la categoria di "sinistra" è inappropriato. E' stato un progressista, un francescano?
D'altronde appare chiaro il significato dell'arrivo - aggressivo - di tanti potenti sul sagrato di San Pietro.  Addirittura arriverà Trump, Presidente ostile a Bergoglio. E viceversa. 
Si dirà: è sempre stato così alla morte di un pontefice. Non esattamente. 
Questi sono giorni di grande crisi, guerre, di paura. Le ostilità sono evidenti, dichiarate. Sembra che bisogni muoversi, e fare in fretta, per tamponare qualcosa, rimediare al crollo a cui Bergoglio tutti dicono che si opponesse.  Certamente anche alle fratture interne al Vaticano, gli scandali, lo scontro con il cosiddetti "conservatori".
Sui giornali c'è molta mitizzazione sul Papa, sulla sua figura "woke", ma poca riflessione sul crollo della fede, sulle chiese vuote.  
Anch'io, come alcuni, ho pensato all'Angelo che ha segnato la morte del Papa. Al suo significato da un punto di vista cristiano e "mitologico".  L'Angelo annuncia la risurrezione di Cristo, ma annuncia anche la nuova era, un tempo nuovo.
E al riguardo c'è un'alternativa che non va sottovalutata e che arriva dalla filosofa Simone Weil, la quale già molti anni fa sosteneva che la strada per arrivare alla fede è l'ateismo.
 
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Nel giorno dell’Angelo

Papa Francesco oggi è morto annunciando come fece l’Angelo alle donne accorse al sepolcro spoglio che Cristo è risorto, lui allo stesso modo per dar sostegno all’anelito di pace tanto a lungo professato contro tutte le guerre, per raccomandare ad un’umanità indifferente quale debba essere la via per la cura del creato. Lo ha fatto ieri, da vivente, nella Messa di Pasqua con un messaggio forte di speranza destinato ai poveri e agli emarginati e di solidarietà per i più bisognosi tra di noi, affacciandosi dalla Loggia di San Pietro per un’ultima Benedizione Urbi et Orbi, lo ha ripetuto oggi, dall’alto dei cieli, con le campane che suonano a morto riecheggiando prepotentemente quel «No al riarmo». Papa Francesco è stato tante altre volte il “messaggero”, l’Angelo custode (e noi non sempre l’abbiamo riconosciuto), come quando salendo in solitudine, sotto la pioggia, la lunga ascesa che lo portava all’altare nel sagrato di San Pietro si mise a pregare per noi per lenire le ferite
della pandemia per poi insegnarci a guarire quelle piaghe. Quel giorno di cinque anni fa, anche gli agnostici, hanno potuto toccare con mano la presenza di angelo, vestito di bianco, un poco claudicante, che veniva a proteggerci, ma anche ad incoraggiarci per operare per il meglio.
Papa Francesco ha fatto ancor tanto di più nel suo pontificato come quando ha testimoniato «Laudato si’, mi’ Signore», come cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico il Poverello di Assisi riviveva in quella sua mirabile enciclica mentre ci ricordava che «la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, è come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia»: « Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba ».
Allo stesso modo, Papa Francesco è stato messaggero di scienza e sapienza: coi piedi ben piantati in terra, ci ha detto che «i cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità. Gli impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo. Molti poveri vivono in luoghi particolarmente colpiti da fenomeni connessi al riscaldamento, e i loro mezzi di sostentamento dipendono fortemente dalle riserve naturali e dai cosiddetti servizi dell’ecosistema, come l’agricoltura, la pesca e le risorse forestali. Non hanno altre disponibilità economiche e altre risorse che permettano loro di adattarsi agli impatti climatici o di far fronte a situazioni catastrofiche, e hanno poco accesso a servizi sociali e di tutela».
In molti non hanno digerito questa sua predicazione laica, eppure evangelica pensando agli ultimi, un messaggio rivolto ai potenti del pianeta cinici e indifferenti, per chiedere pace, pace ed ancora pace in mezzo a guerre fratricide frammentate ovunque e irrisolvibili senza dialogo e condivisione di armonia.
Papa Francesco ora è morto e ci sentiamo come smarriti senza la sua parola, se n’è andato il giorno dopo la Resurrezione, certo per dirci una volta ancora che occorre svegliarsi dal torpore, agire, stare inquieti e vigili per dar corpo e vedere realizzato quel suo messaggio di speranza e solidarietà nell’anelito profondo di pace che sola ci porterà alla cura del creato.

Giuseppe Alberto Centauro
Prato, 21 aprile 2025 

lunedì 21 aprile 2025

Cambio data

Per impegni di lavoro fuori Prato il debutto dell'opera teatrale La Condizione Weil (Da La Condizione operaia di Simone Weil) un libero disadattamento, previsto per il 30 aprile, è rimandato a venerdì 16 maggio ore 21,15, sempre al Teatro La Baracca

E' invece confermata per lunedì 5 maggio, ore 21 al Museo della Deportazione di Prato, la replica di Lettere di Tedeschi, ovvero il Gelataio di Amburgo e altre grigie storie



lunedì 14 aprile 2025

Un libero disadattamento

Sto definendo meglio il mio prossimo lavoro su Simone Weil. Dopo il Manifesto per l'abolizione dei partiti politici,  alla Baracca arriva l'analisi sulla condizione operaia.

Nel libero disadattamento di operaia della minuscola fabbrica teatrale della Baracca.


giovedì 10 aprile 2025

Teatro confuso

Si riparla molto di teatro diffuso. Di teatro nelle frazioni. 

Teatro nella periferia. Vecchia storia. Ma ormai è una luce spenta. Opaca.

Chi lo immagina non sa bene di cosa parla. O non frequenta il teatro che giù esiste, con difficoltà, nelle frazioni.

Se ne tiene ben distante, perché magari non è espressione di chi "comanda".

Nella periferia vi sopravvive il teatro amatoriale.

Che ha come oggetto la commedia. O, più raramente mette in scena il dramma, trattando per lo più di temi che appartengono alla storia locale.

Il suo pubblico è fatto di amici e parenti: le compagnie amatoriali, composte da più persone, così portano tanto pubblico. O la gente le va a vedere - come certe compagnie filodrammatiche del nord o quelle fiorentine, per esempio - perché attratta dal puro divertimento. Dal gergo dialettale. Dai temi cliché ormai consunti, ma che ancora funzionano.

Io ho molto rispetto per chi si adopera in questo teatro, ha certi meriti.

D'altronde anche il teatro televisivo, cioè fatto dai comici televisivi che si mostrano nei grandi teatri, li riempiono grazie alla pubblicità acquisita sullo schermo e a temi ben più che consunti.

Tant'è che puoi arrivare a certi teatri solo se sei "televisivo" e tratti alcuni temi. 

Naturalmente in periferia l'ente pubblico vuole portare un teatro monopolizzato, quello che per molti aspetti è in agonia. E ha una necessità spasmodica di trovare nuova vita. E non sa come fare.  Più che diffuso, al momento è teatro confuso. 

lunedì 7 aprile 2025

Prossimo programma aprile/maggio 2025


Lunedì 5 maggio, ore 21,00

al Museo della Deportazione di Prato

LETTERE DI TEDESCHI 

(Il gelataio di Amburgo e altre grigie storie) 

drammaturgia e commento Maila Ermini

letture di Gianfelice D'Accolti


 Venerdì 16 maggio, ore 21,15 

al Teatro La Baracca

LA CONDIZIONE WEIL

Da La condizione Operaia di di Simone Weil

nel Libero disadattamento di e con Maila Ermini

Maggio/giugno, data da definire

MACCHE' BEATRICE

(Incontro con Gemma Donati moglie di Dante) 

la commedia sarà replicata nel mese di maggio o giugno alla Baracca in data ancora da fissare.



venerdì 4 aprile 2025

Prato al mattino quando frizza aprile


Prato al mattino quando frizza aprile

col sole e' m'invita a desinare

e corro in fretta, non la fo aspettare.

Prato, come vi azzurra il cielo!

brutta sarà ma ha su un vestito

d'un chiaro altrove mai fiorito.

Io la inforco e giro tutta da ciclista,

come pietanza che mi sia più mista,

e Carceri e Castello e Mercatale

fra traffico e inciampi e i meno male!

fin al Bisenzio su, Santa Lucia, 

da dove vedo e scendo la periferia.

E sulla testa mi ritrovo Malaparte,

sempre lui come dessert m'incappo,

che mima tosco di cantuccio ad arte

che voglia nel vinsanto finir zuppo.

E per Galceti serpo alla Bardena

guardando quella gente chiusa e in pena,

e giù e giù col vento in sulla faccia

io per Galciana torno a casa sazia,

e stanca, e desinata, e in altalena. 

domenica 30 marzo 2025

Un'altra bella serata con "Macché Beatrice!"

 


Un'altra piccola bella serata al Teatro La Baracca con Macché Beatrice!, incontro, diventato possibile,  con Gemma Donati, moglie di Dante.

"Ti insegnano a non splendere, ma tu splendi". (PPP).

 

Grazie per la splendida serata, Fernanda.

Grazie per lo spettacolo, Angela Panti (?)

Grazie per il garbo e la tessitura teatrale di temi non semplici, Lucia (?)

Grazie per il bellissimo spettacolo, per avermi fatto conoscere la Gemma Donati, così intima e nuova, Alessia.

Grazie per la bellissima performance, non sapevo neanche che Dante fosse sposato. Ottimo, e recitato con le rime...Edoardo.

 Cara Maila, sei sempre sorprendente! Anche stavolta, sul registro comico-brillante, sei riuscita a realizzare uno spettacolo al tempo stesso piacevole e acuto. Complimenti per la cura e l'attenzione con le quali prepari ogni tuo spettacolo (Rita Biancalani).

venerdì 28 marzo 2025

Un commento su Macché Beatrice!



Ringrazio Giovanna per questo commento su "Macché Beatrice!" che  replico domani sera, sabato 29 marzo ore 21,15, alla Baracca.

Con questo spettacolo si conclude la stagione autunno-invernale. Proseguiremo con il saggio del laboratorio di narrazione e poi, possibilmente, con altri appuntamenti.

Confidiamo in Santa Pupa.

 

"Mando il mio commento a scoppio ritardato. Macché Beatrice! è uno spettacolo davvero divertente, comico, anzi satirico. Oggi se ne vedono pochi intelligenti e spassosi insieme, che fa sempre piacere trovarne uno così,  e controcorrente. Dando poi il gusto di una Gemma Donati molto vera. Brava."


Cara Giovanna,

grazie. Ogni commento è gradito, e anche quelli meno belli e lusinghieri, ché ci ridà la direzione e il senso di quello che facciamo. Non ci serve insomma più tanto alla vanità, al successo (che non c'è e non ci sarà perché appartiene ad altri livelli e mondi), ma perché ci fa sentire meno soli e inutili, come ormai vogliono che siano tutti gli artisti. Almeno che non accettino di stare a servizio. A una prossima.

 

giovedì 27 marzo 2025

Assedio a Gonfienti

Ricevo e pubblico una immagine zenitale tratta da Google Earth della zona attorno all'area archeologica di Prato, detta di Gonfienti.

Sono state cerchiate in rosso le zone interessate da nuove lottizzazioni (Interporto, centro commerciale, parcheggi), che sono nel Comune di Campi Bisenzio, come anche i Gigli, cerchiato in giallo.

In arancione si evidenzia l'area archeologica di Gonfienti nel Comune di Prato.

Si comprende perché non è stato voluto alcun museo archeologico di Gonfienti vicino all'area archeologica (ex Villa Niccolini), e che valore possono avere le visitine che ogni tanto ci concedono. O le Ciclovie del Sole (sic!).

E' poi evidente anche da questa porzione che nella Piana tutta, coperta dal cemento e orlata da montagne, se cade un po' più di pioggia, si allaga tutto.


(Immagine di GAC)

Mondiale ipocrisia

Oggi è la giornata mondiale del teatro

di cui non frega a nessuno

(è per questo che fanno 'ste giornate)

anzi appena possono lo distruggono

è una vecchia storia

destino certo per chi

osa usarlo per 

mostrare le menzogne

(ci hanno appena sputato in un occhio 

mentre

l'altro giorno fecero benevolmente 

finta

che tu non esisti

oppure si alzarono pieni di rabbia,

invidia non si può dire, è vietato,

appena mi videro salire sul palco,

ti ricordi?)

o lo usano per le loro propagande

'sto teatro, 

io teatro tu teatri ella teatra

teatriamo! si ride si ride!

com'è il caso che riguarda 

le  scene foraggiate

con le bombe che serviranno

per raderlo al suolo 

'sto maledetto teàtron

per meglio poi

si piange si piange!

ricostruirlo con tanto di 

nastro foto articolo

e nuova banda e propaganda! 

Che credi

farò parte anch'io

della compagnia

Nuovi artisti asserviti

è solo questione di tempo. 

Ma perché i maestri

ci hanno ingannato così?

Giornata mondiale del teatro

un'altra mondiale ipocrisia!

lunedì 24 marzo 2025

Carla Lonzi sono io! e l'esercizio del potere



Quanta ostilità e pregiudizio ancora sul mio radiodramma a vista Carla Lonzi sono io!, ( e senza averlo visto!) e su di lei, come se a parlare di Carla Lonzi potrebbero soltanto le "titolate"!  Non è questo, molto di più del voler rappresentare l'irrappresentabile Carla Lonzi, a dimostrare esercizio di POTERE?
Non si può rappresentare, però le conferenze si possono fare, i libri si possono scrivere ecc.
Direi che ora basta con questo tabu-Lonzi. Assume quasi l'aspetto di una minaccia. Andrò avanti col mio lavoro e non risponderò ancora alle più o meno velate provocazioni.
Come ho detto al termine del radiodramma più volte, mi occupo della Lonzi dai tempi dei miei studi filosofici all'Università La Sapienza in anni in cui la filosofa giaceva dimenticata.
E poi, scusate la banalità: si può criticare uno spettacolo, qualsiasi cosa, ma bisogna prima averlo visto. O no?


Trascrivo i commenti del pubblico di questa tournée.

"Straordinario, unico e autentico, come vorrebbe e direbbe Carla Lonzi. Complimenti (Simona Roncelli).

"Molto interessante, un figura che non conoscevo, mi ha stimolato la curiosità, andrò a leggere di lei. Buon lavoro di comunicazione. Grazie!" (Cinzia Cometti).

"Ho apprezzato molto la figura di questa donna. Perché gli artisti fanno così fatica nella vita? Grazie!" (Carmen Pozzi).

"Profondo e di interesse apprezzabile, diverso nel suo genere!" (Senza firma).

"Grazie per l'intensità dei temi e delle riflessioni. Una donna forte che ha cercato così intensamente l'autenticità...Un esempio per tutti. Grazie Maila per la splendida interpretazione" (Lisa Sonzogni).

"...Ed ora la mia vita è un salita, ma Grazie! (Silvana).

"Sono grata della possibilità di aver conosciuta Carla Lonzi attraverso tanta chiarezza e professionalità. Molto bello lo spettacolo e la protagonista di questo. Bravura e autenticità." (Anna Maria Incorvaia)

"Grazie per l'interessante rappresentazione del pensiero di Carla Lonzi. Un tema da riprendere per rilanciare una riflessione sulla pratica della differenza. Bellissima voce" (Gabriella).

venerdì 21 marzo 2025

I prossimi spettacoli alla Baracca (marzo aprile 2025)

Dopo la prossima tournée, sabato 29 marzo alla Baracca si riparte con la replica di Macché Beatrice!, e si continua, sabato 5 aprile, con lo spettacolo conclusivo del laboratorio di narrazione Poche storie, sembran novelle

Vi saluto con un autoscatto mentre provo l'acconciatura della Gemma Donati di Macché Beatrice! in teatro, alla luce del tramonto di qualche giorno fa. 



Se LO-SPAZIO diventa LO-SPIZIO

Sembrano disastrosi gli effetti sulla persona dei viaggetti nello Spazio.

Meglio restare a casa.

(LaPresse) Quando l'astronauta della NASA Sunita "Suni" Williams, 59 anni, è tornata sulla Terra dopo essere rimasta bloccata nello spazio per 288 tutti hanno notato i sorprendenti cambiamenti nel suo aspetto fisico. Sembrava invecchiata di dieci anni in meno di un anno. E biologicamente parlando, potrebbe essere così. Trascorrere mesi in orbita, infatti, ha effetti sconvolgenti sia sul corpo che sul cervello, simili a quelli dell'invecchiamento estremo. 
Quando Williams lasciò la Terra a giugno, i suoi capelli castani erano lunghi e fluenti, ma quando mercoledì è atterrata al largo della Florida a bordo della capsula SpaceX Dragon, i suoi capelli erano completamente bianchi
Gli astronauti, inoltre, perdono rapidamente massa muscolare perché non usano le gambe, i fianchi e la colonna vertebrale per sostenere il loro peso. Le loro ossa diventano fragili e perdono, al mese, l'1% della loro massa, l'equivalente di un anno intero di invecchiamento sulla Terra. Trovarsi nello spazio indebolisce anche il cuore, perché non deve pompare il sangue contro la forza di gravità e quindi non deve lavorare così duramente. La maggior parte degli astronauti perde circa il 5 percento del grasso corporeo quando torna sulla Terra, e nessuno di loro svolge missioni lunghe quanto quelle di Williams. 
L'impatto forse più pericoloso dei soggiorni prolungati nello spazio è l'esposizione alle radiazioni, che possono aumentare il rischio di sviluppare patologie, come diversi tipi di cancro e l'Alzheimer. L'atmosfera e il campo magnetico della Terra ci proteggono infatti da alti livelli di radiazioni, cosa che non avviene nello spazio: un astronauta impegnato in una missione di almeno sei mesi riceve più di dieci volte la radiazione che si verifica naturalmente sulla Terra...

https://video.corriere.it/scienze/l-astronauta-suni-williams-dopo-288-giorni-nello-spazio-e-come-se-fosse-invecchiata-di-10-anni/66d95b1b-d071-489b-8c8d-d8b6dc665xlk


giovedì 20 marzo 2025

Solo i figli obbedienti vanno in tivvù

Non capisco coloro che pensano che il Comico sia diventato "democristiano". 

E questo accade ogni volta che si esibisce, ben titolato e registrato, in tivvù.

Non so se il suo sogno sia sempre stato quello di diventare "democristiano". 

Per me questo Comico è sempre stato un "figlio obbediente". Anche quando sembrava il contrario, e pinocchiando, sgambettava.

D'altronde solo i figli obbedienti vanno in tivvù.

domenica 16 marzo 2025

Debutto alle Idi di Marzo

Debutto di Macché Beatrice alle Idi di Marzo!

Ho vissuto una incertezza assoluta, che non avevo mai sperimentato a un debutto: il diluvio, la mamma all'ospedale, la fatica del testo comico in un momento che non lo è. Lo faccio, lo rimando? Dopo tanti giorni di studio e di difficoltà!

Bisogna decidere che fare fra allerte meteo che ti vogliono salvare ma che, grazie alla raffinata tecnologia,  non realizzano altro che l'ormai costante meteo-terrorismo. Condizionano la vita.

Io mi ricordo da bambina i campi allagati fino ad aprile. C'erano tanti campi liberi, e si viveva eccome le alluvioni, ma l'acqua andava sui campi e sì, pure nelle cantine, e certe volte bisognava salire ai piani alti. Le gore erano piene. Qui nella Piana di acqua ne abbiamo sempre avuta a pochi metri da sotto i piedi. O no? Perché è stato costruito e costruito?

E poi ieri alla fine ho rischiato e tutto è andato come doveva andare e forse anche meglio.

C'è stata anche la revoca dell'ordinanza che proibiva gli spettacoli al chiuso.

E' difficile per un teatro rimanere libero, in questo costante equilibrio sul niente, sul disprezzo o la finta indifferenza. 

Nel mucchio delle ordinanze. Sul filo della solitudine. 

Adagiati sulla magra, ossuta economia.

Devo tutto al pubblico del mio piccolo, piccolissimo teatro. Al sostegno di Gianfelice. Al mio babbo Loris che, se anche non c'è più, è presentissimo in me e che mi dice, come ha sempre fatto, di lottare. Di non dargliela vinta. E mi ha detto tante altre cose che non posso scrivere qui. Purtroppo ieri non sono potuta andare a parlarci, come faccio appena posso, perché i cimiteri erano chiusi da ordinanza per allerta rossa. 

Questa è una cosa che mi dà ancor più fastidio dei teatri che si vogliono chiusi!

Macché Beatrice torna alla Baracca sabato 29 marzo.

"Che bello essere quello che si è, anche se si è poco pochissimo, niente".


Alcuni commenti del pubblico,  ne sono lusingata e mi danno forza:

"Grazie! Ambiente accogliente, intimo, come un salotto di casa! Rappresentazione esaltante". /Silvia

"Una vera delizia! Complimenti, attrice bravissima."/Senza firma.

"Avevo letto di Maila, ma non avevo avuto il piacere di partecipare come spettatrice. Direi deliziosa, complimenti" /Isabella



giovedì 6 marzo 2025

Chi scrive tanto

Un famoso scrittore e drammaturgo, pompatissimo dal sistema mediatico-partitico da quando emetteva i primi vagiti sui palchi, che fa corsi di scrittura stile americano, motivazionali - anche se lui giurerebbe mai e poi mai -  di quelli che servono soprattutto a creare consenso e pubblico, avrebbe detto, così di sfuggita, una frase del tipo: "Chi scrive tanto non scrive col cuore".

Questa frase evidentemente non lo convinceva del tutto, perché i media hanno provveduto a cancellarla.

Magari qualcuno ha riportato inesattezze?

Forse sì. Soprattutto perché chi scrive tanto potrebbe avere tante cose da dire.


mercoledì 5 marzo 2025

Compleanni importanti

Ricordando Pasolini nel giorno del suo compleanno. E anche di Carla Lonzi, che cadrà domani. 

Il video presenta brevemente il dramma  Non ci capiamo. Dialogo impossibile fra Carla Lonzi e Pier Paolo Pasolini, scritto e interpretato da me con Gianfelice D'Accolti nei panni del poeta.


martedì 4 marzo 2025

Marzo 2025 alla Baracca

 

Alla Baracca, sabato 15 marzo alle ore 21,15, debutterà la pièce comica Macché Beatrice, in cui Gemma Donati, la misteriosa moglie di Dante, farà un bel discorsetto sul marito e su di sé, che ha vissuto all'ombra - ombrissima! - di cotanto poeta.

E poi finalmente, dopo varie repliche alla Baracca e la solita ostilità, il radiodramma a vista Carla Lonzi sono io! va in tournée.





Orto pereto 2025

  Orto-pereto della Baracca. Piccolissimo spazio, piccolo orto, delizioso e fruttuoso. A noi piace autocelebrarci, com'è noto, senza inf...