Caro Fulvio,
le api muoiono.
Nella mia casina di montagna ne abbiamo scoperte una marea, morte. S'erano infilate negli interstizi che lascio per aerare, e sono morte.
Sembra che siano i pesticidi. Magari il freddo pure.
Ora qui vogliono seminare cultura, e già stanno spruzzando tanti pesticidi, per fare in modo che queste serre culturali, questi festival che organizzano, vengano pieni di fioroni. Fiori grandi. Fiori rinomati.
Moriranno ancor più api. Qua ormai sono morte quasi tutte.
Qui nessuno impollina più niente. Chi lo farà?
So che avremmo parlato di questo, nella nostre mattinate al Pereto.
Caro Fulvio,
qui ti hanno dimenticato: dopo aver messo il tuo nome lustrato in una targhetta, hanno sospirato pace all'anima tua. Così hanno chiuso i conti con te.
Ma io no. Io non ti dimentico, amico mio.
Dài e dài ce l'ho fatta a metter su quello spettacolo sulla Weil, e mi rammarico solo che non te ne ho potuto parlare, che non lo puoi vedere.
Ti scansavano come scansavano lei quando ti vedevano arrivare su per la strada.
Sono al solito le mie cose fallimentari, e dico dal punto di vista economico, ma che poi risultano un enorme investimento nella nostra Banca dell'Anima. A lungo andare. Speriamo di vederne i frutti prima di raggiungerti.
Ma i festival producono cultura? Producono marketing culturale. Entizzano. Quante volte ne parlavamo.
Format vari, ma sempre gli stessi. Spesso con titoli suadenti.
Così si fa vedere che si fa, ma non si semina niente. Propaganda e fuffa. E poi noiosi, sempre con quella teoria di personaggini.
Ma no, magari un pochino sì servono.
Tu ogni tanto andavi ai festival e ponevi le tue domande scomode, e gli spettatori sbuffavano. Distribuivi le tue fotocopie.
Io, ti confesso, me la sono sempre spassata quando tu tiravi fuori le fotocopie degli articoli di giornale, perché il pubblico era imbarazzato, non capiva, voleva andarsene.
A volte si creavano situazioni comiche, impensabili.
Proprio come accadeva alla Weil. Per questo lo spettacolo lo dedico a te.
Tu avevi ben organizzato il tuo Giugno con l'Arte, ma non stava in nessun format, e l'hanno potuto distruggere con estrema facilità. Poi tu nemmeno volevi la Multisala, e ti mettesti di traverso con tuo piccolo corpo di antico etrusco!
Avevi ragione tu. Avrai sempre ragione tu. E col tempo si vedrà. Io no. Ci vorrà ancor più tempo.
Forse ci si dovrebbe sforzare di più nell'organizzare questi eventi cittadini, e non solo delegare, o chiamare agenzie, più o meno le stesse, che non fanno altro che sfornare occasioni di richiamo invitando a dire due cosine personaggi di grido o gridolino.
Oggi qua, domani là. Fino a ieri a Pistoia. Oggi, oplà, te li ritrovi a Prato.
Il pubblico accorre numeroso. Gratis gratificante.
Ti ricordi quando organizzavamo il programma culturale insieme alla Circoscrizione? Quando andammo a Cinecittà con il pullman? che bellezza, che viaggio pieno di allegria. Che cinema della migliore qualità!
Allora qualche volta discutevamo, perché io mi arrabbiavo con te, tu non capivi che ti avrebbero buttato a monte tutto, tu eri fiducioso. Sei sempre stato fiducioso.
Seminare idee? Ma dove, come? Seminare è faticoso. Ci vuole il seme. Bisogna poi aspettare che sbocci il fiore e ancora il frutto. Ci vuole tempo. Amore. Dedizione. Fatica.
Ma poi, che saranno queste idee? E' di questo che abbiamo bisogno?
Così finisce che non nasce niente, il campo non viene arato a dovere, e, ancora una volta, bisogna cospargere di pesticidi il terreno.
Perché poi quelli che stanno a guardare, malevoli sempre, potrebbero chiedere: e allora, che fate? Qui si spendono soldi e non nasce niente, non arrivano i turisti, non ci sono i numeri...Le solite macerie.
Le api muoiono, amico mio, e nessuno mi dà più una fotocopia.