lunedì 31 agosto 2009

Leibniziana

Quanto di evanescente e ambiguo ci sia nella progettualità culturale pratese lo rendono evidente anche le dichiarazioni dell’assessore alla cultura della Provincia, Edoardo Nesi.
Un altro nome-immagine, alla Panariello.
Nella sua intervista alla giornalista Elena Durante de La Nazione (apparsa ieri, domenica) Nesi pone molta enfasi sulla città etrusca, Gonfienti: dichiara di lavorare a un progetto insieme alla Soprintendenza; di non scandalizzarsi sulla vicinanza fra scavi e Interporto; e che ci sarà una ‘operazione etruschi’ molto innovativa, di cui purtroppo non ha potuto parlare.
Invece ha potuto parlare del suo prossimo libro.
Nelle dichiarazioni dell’assessore tutto appare facile e possibile. La sua è evidentemente una cultura post-leibniziana, oltre che post-cenciaola, dei seguaci de ‘il migliore dei mondi possibili’.
Ma la realtà è diversa: ancora oggi nulla si sta facendo, di concreto e vero, per la città antica; tutto è nel medesimo modo di come è stato immortalato nel video Gonfienti muore, di circa un anno fa; anzi, le condizioni del sito archeologico sono peggiorate, e c’è la recinzione attorno agli scavi: di questo si tace come delle responsabilità. Il presidente della Circoscrizione Est di Prato Ciardi, intanto, recitando il solito rosario delle eccellenze pratesi, per precauzione, preferisce andare sulla Calvana a salvare gli Etruschi, vicino all’Interporto ha capito di stare stretto: «Per il problema di Interporto e per tutte le difficoltà di gestione dell’area archeologica credo sia più proficuo interessarsi prima dei reperti etruschi in Calvana, puntando a creare un parco archeo-ambientale» (Da Il Tirreno di ieri). Rendendo più morbide le sue dichiarazioni elettorali.

domenica 30 agosto 2009

Umbertino e il Metastasio

Dopo i servigi resi all'ascesa cenniana, Umbertino aspetta, silenzioso e vigile, il suo turno di ricompensa.
Ha subito la scelta della Beltrame alla Cultura, assessorato ormai da tempo privato di una progettualità culturale attraverso la nomina di persone oggi manovrabili, ridotte a veri e propri gettonieri, ma ha riservato per sé la presidenza del Teatro Metastasio, uno dei centri di potere cittadino. E' da un luogo come quello che si può veramente dirigere politicamente la città, come ha fatto per anni Geraldina, cane mastino e sfinge impenetrabile del potere di una volta.
Ma i tempi sono cambiati, è giunta l'ora di porre le basi e più consistenti di altri anni di sonno culturale, di attuare il berlusconesimo a livello locale. Insomma il comune-azienda con corte annessa per la morte del cervello.
Non c'è fretta e Umbertino sa aspettare e sceglierà, come direttore artistico, il più adatto, ovvero il più mediocre o mansueto, fra i tanti servi che ha avuto modo di conoscere nei suoi salotti catodici, dove, sapendo punto parlare, incespicando , vero disastro mediatico, ha tessuto una brutta ma a lui utile tela.
Re Cenni è solo uno strumento del suo disegno.
Presto i pratesi sapranno che questo 'nuovo' che loro hanno votato è un bell'inganno.
Chi come me, sotto mentite spoglie, era pochi giorni fa alla cena a Castagneto Carducci, dove Re Cenni brindava in compagnia della sua corte insieme alla banda dei sopravvissuti capeggiati da Gestri, l'ha già capito.

venerdì 28 agosto 2009

Sacco di Prato: censura, e ignoranza, nei secoli.

Domani, 29 agosto, si ricorda il Sacco di Prato, quando nel 1512 La Santa Lega (promossa da Papa Giulio II con Spagnoli, Venezia e Inglesi contro la Francia ) punì Prato per essere legata alla Repubblica fiorentina.
L’esercito del viceré di Napoli Ramon de Cardona, accompagnato dal cardinale Giovanni de’ Medici (legato pontificio), penetrò in Toscana dal Mugello e, per dare una dimostrazione di forza, deviò verso Prato, assediando la città che venne conquistata il 29 agosto 1512. Il tragico, violento saccheggio, durato ben 22 giorni, provocò l’uccisione di centinaia di persone, violenze, incendi, rapimenti. Di fronte a questo luttuoso evento, Firenze patteggiò la resa e i Medici tornarono al potere. Il Sacco provocò un altissimo tributo di vite, segnando profondamente non solo la vita della città, ma anche l'inizio del declino, che durò per circa due secoli.
Il saccheggio è ricordato dal Machiavelli nelle sue lettere.
I giornali locali, ancora oggi, non fanno luce sulla verità, e sbrigativamente parlano di ‘spagnoli’. Omettendo del tutto, a distanza di secoli, le responsabilità del Papato nella strage pratese.


Maila Ermini (autrice del dramma Prato nel Sacco)

DA IL TIRRENOOggi e domani messe, vespri e processione in San Vincenzo
Celebrazioni per il Sacco di Prato

PRATO. La data del 29 agosto rappresenta per Prato il ricordo di uno degli eventi più tragici legati alla storia della città. Nell’agosto del 1512 le truppe spagnole penetrarono in Toscana dal Mugello e il 29 giunsero a Prato, assediando la città. Il tragico, violento saccheggio, durato ben 22 giorni, provocò l’uccisione di centinaia di persone ed è ricordato come il «Sacco di Prato». Ogni anno l’anniversario è commemorato dalle monache domenicane di San Vincenzo, protagoniste cinque secoli fa di un miracoloso episodio. La memoria del Sacco per le claustrali è legata alla venerazione della statua della Madonna detta «dei Papalini», che quasi miracolosamente salvò il monastero dalla devastazione delle truppe spagnole. I soldati trovarono le suore raccolte in preghiera davanti ad una statua della Madonna. Si soffermarono e caddero in ginocchio. Da feroci e crudeli, in un attimo divennero mansueti, si alzarono dandosi la mano l’un l’altro e il saccheggio e la violenza furono risparmiati.Nella basilica di San Vincenzo e Santa Caterina De’ Ricci in piazza San Domenico, l’appuntamento è per oggi alle 7,30 con le Lodi e alle 8 con la messa celebrata da monsignor Nedo Mannucci, vicario episcopale per la vita consacrata; alle 18,45 Vespro con la comunità monastica. Domani alle 8 le Lodi e alle 8,30 la messa celebrata da padre Gianni Giassi, sacramentino; alle 18,45 il vespro e la tradizionale processione della statua della Madonna «dei Papalini» presieduta da monsignor Pierluigi Milesi all’interno del monastero. Durante i festeggiamenti la statua della Madonna e il Crocifisso di Santa Caterina sono esposti alla grata del coro.

giovedì 27 agosto 2009

Stelle imbavagliate

Torno tristemente sulla quaestio cultura a Prato, torno sugli interventi del coordinatore PdL Mazzoni.
Il Mazzoni menziona, nell'articolo che ho commentato e trascritto ieri, intelligenze a Sinistra che la Sinistra avrebbe dimenticato. Magelli, Luconi.
Di Magelli sappiamo che è andato, durante la campagna elettorale, insieme ad altri artisti, ad appoggiare Cenni a una festa sulla cultura al Politeama.
Luconi, che tutti rimpiangono per le poche cose che ha fatto, perché effettivamente dopo di lui il nulla, se n'è rimasto a casa sua. A vedere se passava il cattivo tempo.
Sorprendente come la Destra ora si mangi tutto e tutti, ora anche a livello locale.
Idee, cose, persone. Svuota di senso l'Opposizione, qualsiasi opposizione. Il Potere si fa unico, grande, totalizzante. Lusinghiero.E gli artisti, da tempo dimenticati, non sanno resistere.
Quando ero candidata sindaco, al momento del ballottaggio, Cenni mi chiamò. Mi disse: 'Basta con le ideologie, lavoriamo tutti insieme per Prato'. I suoi modi erano molto suadenti, appariva vero amico. Tant'è che io ne rimasi alquanto perplessa e turbata. Non capivo perché si spingesse fino a tanto; i voti che avrei potuto assicurargli sarebbero stati davvero pochi (anche se forse significativi).
Questo abbraccio simbolico è però mortale: significa annullare il nemico, le differenze, la famosa dialettica. Significa monopolizzare il futuro, spolparlo.
Significa stritolare l'arte e gli artisti. Per questo qualsiasi sforzo sarà inutile nei confronti del Pecci. O anche del Metastasio, che non sarà nessuna stella polare, ma una stella imbavagliata.
No, grazie.
Sono le Sirene che ritornano, amico Omero. In fondo al mare Ulisse vede ancora ossa.
Maila

mercoledì 26 agosto 2009

Risposta a Mazzoni

Ci fa un po' sorridere quando detto oggi su La Nazione, da Riccardo Mazzoni, coordinatore del PdL, riguardo alla cultura pratese e alle paludi decennali in cui la Sinistra l'avrebbe costretta. Non ci sembra che negli anni dell'Opposizione lui stesso e chi gli stava accanto abbiano fatto gran ché per smuovere questa palude.
Effettivamente le dichiarazioni dell'assessore Beltrame, che egli inutilmente difende, possono davvero aprire la via per l'anno zero della cultura; in senso negativo, però.
Parla di grandi eventi, esattamente come avrebbero fatto a Sinistra, chissà, pensando a una Cultura-Vetrina-Mostra-Luce. Parla di vivide intelligenze tradite (e che loro, prontamente, accoglieranno a braccia aperte!).
In realtà mancano le idee, le progettualità. Non è tanto e solo una questione di soldi.
Per quanto ci riguarda, noi che abbiamo la base e abbiamo fondato un teatro, La Baracca, (che pochi rappresentanti attuali della Cultura conoscono, tra l'altro) completamente autonomo, l'assenza di finanziamenti non ci spaventa affatto. Sono anni che viaggiamo così.
Intanto, invece di stare su Facebook, promuovendo la propria immagine e quanto altro, sarebbe il caso che chi ci governa localmente si facesse una passeggiatina per il centro e le periferie, a vedere in che cosa consiste questa cultura in città.
Da La Nazione, Cronaca di Prato, 26 agosto 2009
L’intervista dell’assessore Beltrame è una sana boccata d’aria fresca nella decennale palude della cultura pratese. Per troppo tempo l’assessorato ha svolto non solo il ruolo politico di strumento dell’egemonia culturale di gramsciana memoria, ma è stato una sorta di bancomat per la sete clientelare di baracconi e di baracchini a scapito della qualità. La sinistra ha emarginato le sue intelligenze più vivide: Paolo Magelli, Massimo Luconi, Raffaello Pecchioli. La linea di Beltrame è giusta: il 2010 per Prato dovrà essere l’Anno zero della cultura, che senza emarginare nessuno dovrà elaborare nuove priorità, aprire nuovi spazi, organizzare un grande evento e operare scelte anche traumatiche. Non è più sostenibile che il Comune debba destinare in un anno 1,3 milioni al Pecci, che nel 2008 ha staccato solo 991 biglietti interi. Ed è altrettanto discutibile che ai vertici del Pecci si sia frettolosamente fatta una scelta di continuità. L’unica vera stella polare dovrà essere il Metastasio. Prato deve recuperare i suoi tesori, come il Premio Prato che potrebbe rinascere come Premio Prato-Malaparte. Riccardo Mazzoni, coordinatore Pdl

Risposta su razzismo cinese

Riceviamo e pubblichiamo la risposta del consigliere comunale di Prato Aurelio Donzella:
In replica alle considerazioni dell'amico Bonaiuti,ho da spiegare che ho usato il termine "sedicenti" unito ad "ambientalisti",infatti trovo strano che chi dice di difendere l'ambiente diviene garantista rispetto a chi è sospettato di volere nuocere all'ambiente;è ovvio che ogni gruppo sceglie da sè il proprio nome.
Per quanto riguarda "il degrado ambientale" che come dice Bonaiuti la mia parte politica ha contribuito a creare,faccio presente che l'Italia dei Valori non ha mai avuto specifici incarichi istituzionali inerenti l'ambiente,tuttavia durante il passato mandato amministrativo ho sempre sottoposto a controllo critico i provvedimenti inerenti l'ambiente e l'urbanistica, e come si può riscontrare dai verbali delle sedute sia in commissione ambiente che in consiglio comunale,qualche volta non sono stato favorevole a provvedimenti urbanistici o ambientali,anche se proposti dalla coalizione di governo di cui facevo parte nella passata amministrazione.
Aurelio Donzella

Brutte trame alle cultura, parte seconda: ovvero la signora se ne torni al suo giornale

Alla base delle dichiarazioni rese in questi giorni dalla signora Beltrame, infaustamente chiamata a dirigere l'assessorato alla cultura, c'è il disprezzo per la cultura stessa. Si percepisce che la cultura sia considerata come qualcosa di 'superfluo', di vacuo, di inutile. Dietro insomma lo spettro dei soldi mancanti appare la volontà di impoverire ancor più un settore ormai in declino e che sta per essere cancellato, anzi, che lo è già, dal divertissement televisivo, di cui ormai si vedono esempi anche nei teatri. Non è un caso poi che il sindaco Cenni abbia chiamato, come consigliere della cultura, Giorgio Panariello.
Si ignora che attorno alla cultura esiste una economia ormai allo sfascio. E a Prato, diverse imprese che ne erano legate, come per esempio quelle di assistenza tecnica, sono morte. Nessuno ne ha parlato.
La musica è muta; il teatro insignificante e vuoto; le arti figurative chiudono i battenti, e l'assessore alla cultura non si pone nemmeno una domanda al riguardo. O si pensa che la cultura sia organizzare mostre sul Lippi e l'anno datiniano e basta? Si pensa che la cultura sia affaire turistico? Non una parola spesa per rendere viva la città, significativa, parlante; per mettere i suoi cittadini in grado di farlo: la cultura da sempre è un rimedio efficace contro l'emarginazione, la violenza, lo squallore che ormai vediamo dilagante in città, e non solo nei quartieri cinesi.
Noi ci auguriamo, se non muta atteggiamento, se non compie atti seri al riguardo, invece di rilasciare dichiarazioni irresponsabili, che la signora se ne torni al suo giornale, grazie al quale è salita tanto in alto, prima insomma che si verifichi quella che ormai sembra la direzione certa dell'andazzo culturale cittadino: la sua morte.
I cinesi sono molto più forti di noi, più vivaci economicamente non solo perché molti di loro vivono nell'illegalità, ma anche perché noi non abbiamo nessun vero modello culturale, se non quello commerciale. Ma in quello ci hanno superato.
E stia attenta, la signora, quando parla, perché palesa il suo disprezzo verso chi si rivolge a lei a proporle progetti, a cercar finanziamenti. Spero che i gruppi, le associazioni, i singoli non si facciano trattare così per pochi euri.

martedì 25 agosto 2009

Gli ortaggi maledetti

Ricevo e pubblico un intervento di Riccardo Bonajuti. Preciso che la denuncia di Primavera di Prato circa l' usus horribilis delle acque reflue del depuratore del Calice non riguarda solo gli orti cinesi, ma anche e soprattutto quelli italiani.
Maila Ermini

Su varie testate locali, è apparso un intervento del consigliere comunale Aurelio Donzella, dell'IdV, riguardo alla questione degli ortaggi coltivati, venduti e acquistati da cittadini cinesi che vivono e lavorano a Prato.
Donzella interviene prima di tutto per rivendicare la sua paternità nel denunciare quelle che in molti definiscono coltivazioni sospette. Le accuse sono molteplici e differenziate e riguardano l'uso di sementi che potrebbero essere geneticamente modificate oppure di piante che da noi non esistono (è un reato?), l'uso di acqua inquinata per le annaffiature e la vendita illegale nelle strade del Macrolotto 0.
Mi permetto di intervenire in quanto il consigliere dipietrista tira in ballo il nostro gruppo che in passato l'avrebbe accusato di razzismo in occasione della sua giusta denuncia.
Donzella sa bene che le leggi e gli strumenti per verificare l'esistenza dei reati da lui e da altri ipotizzati, ci sono tutti, grazie a leggi e a regolamenti aventi per obiettivo la salute dei cittadini, la legalità delle attività economiche e la protezione dell'ambiente.
Altrettanto bene dovrebbe sapere che suo compito non è fare il poliziotto ma contribuire al governo della città e, visto che fino a pochissimo tempo fa faceva parte della maggioranza che ha governato, se era tanto sicuro di questa illegalità etnica, poteva senz'altro fare qualcosa di più che lanciare denunce sul giornale o presentare degli inutili question time al suo assessore. Ma come si è visto bene dall'ultima campagna elettorale, molti politici, di vari schieramenti, utilizzano sistematicamente il sentimento anticinese e anzi lo alimentano con campagne denigratorie, spesso infamanti, altre volte semplicemente razziste, allo scopo di conquistare un facile e deteriore consenso e coprire le magagne della loro mancanza di idee e incapacità di operare di concerto con tutte le istituzioni preposte.
Comunque il vicesindaco e assessore all'ambiente Borchi ha fatto sapere che “appena sarà tornato dalle ferie” (è stato incaricato un mese fa ed ha già maturato le ferie!?), parlerà con la Asl per programmare dei controlli. Borchi farebbe bene anche a telefonare al suo predecessore per informarsi sui controlli che sono già stati effettuati e che mi risulta abbiano dato esiti negativi, fatta eccezione per la sacrosanta denuncia della Primavera di Prato, riguardante l'inquinamento delle acque proprio nelle zone degli “orti cinesi”.
Vorrei però che si ricordasse, che a S. Lucia, nella zona degli Abatoni, fino a un anno fa c'erano numerosi orti, coltivati da pratesi italiani, che si approvvigionavano dell'acqua bluastra e flautolenta della gora, senza che qualcuno se ne scandalizzasse. Tali orti sono stati sfrattati per far posto ad una feroce speculazione edilizia, marcata centrosinistra, che ha permesso l'edificazione di nuovi palazzi che hanno stravolto il paesaggio, deturpato la campagna e causato ai residenti un peggioramento delle qualità della vita.
Per concludere vorrei far notare al consigliere Donzella che ci definisce”sedicenti ambientalisti, autodenominatisi Municipio Verde”, che è abbastanza comune che un gruppo politico si autodenomini e si definisca da solo e non riceva il battesimo dall'alto. Anche l'ex giudice Di Pietro, quando si è inventato il pomposo nome di Italia dei Valori, avrà sicuramente creduto di essere portatore di valori che in politica gli altri non avevano. Pertanto, invece di prendersela con noi ecologisti o con i cinesi, faccia mente locale sul degrado ambientale che la sua parte politica ha contribuito a creare.
Riccardo Buonaiuti
di Municipio Verde

RE COCOMERO


domenica 23 agosto 2009

LE BRUTTE TRAME DELL’ASSESSORE ALLA CULTURA

Con sgomento stamani leggiamo le dichiarazioni dell’Assessore alla Cultura.
Si ha l’impressione subito che sia la persona sbagliata nel posto sbagliato.
La signora Beltrame tratta la cultura a livello economico, da vera ‘dipendente americana’. Dà il colpo di grazia al Pecci, che invece avrebbe bisogno di una riflessione seria e importante, che non è stata fatta MAI, né farà mai l’assessore, anche perché non vuole, non può, né, forse, è in grado di farlo.
Tratta tutto a livello economico, da vera laureata in economia. Anzi da vera Ragioniera. Né sembra intendere né sapere cosa significhi investire in cultura in una città.
A Gonfienti dà il secondo colpo di grazia, dice che per riprendere gli scavi ci vogliono i soldi, tanti soldi, ma che non ci sono. Avalla già la svendita degli scavi all’Interporto, come è in atto da tempo; vuole un ritorno economico, altrimenti non se ne può fare niente…! Tra l’indifferenza e la complicità di tutti.
Distrugge poi l’aspetto teatrale di Officina Giovani, come si fa nei periodi di restaurazione, nei periodi dittatoriali, dove si preferisce dar voce alla musica disimpegnata senza parole, piuttosto che al teatro, che è ‘pericoloso’, che è più difficilmente censurabile.
Esattamente come accadeva in Cile sotto Pinochet; nella Spagna franchista; in Romania con Ceaucescu.
Daranno voce solo al musical. Il Metastasio si salverà soltanto perché ‘vetrina della città’.

Le dichiarazioni dell’Assessore alla Cultura sono preoccupanti.
Come è possibile che una ex-giornalista, che a quanto ci è dato sapere non si è mai occupata di Cultura, ne sia diventata assessore?

venerdì 21 agosto 2009

Un appello ai giovani

Oggi si legge sui quotidiani locali che a settembre partiranno le assunzioni per la Multisala, e per la Coop e per le altre mega-attività commerciali nella mostro-struttura di Capezzana a Prato.
Ragazzi, ragazze: boicottate le assunzioni. Non lasciatevi prendere da questi pescicani, che per pochi soldi vi rovinano la vita, vi alienano da voi; pensate a qualcosa di vostro, come lavoro, che vi 'appartenga'; andate al Comune, alla Provincia, alla Regione, protestate affinché, piuttosto che aiutare questi divoratori di vita e di risorse come hanno fatto finora, aiutino voi.
Ci sono tanti modi per vivere, si può sbarcare bene il lunario anche senza essere assunti da questi predatori.
Non solo vi sfrutteranno, come hanno sempre fatto, ma oggi, in più a quanto si faceva un tempo, con uno stupido e misero, superficiale benessere, vi toglieranno anche i sogni e la forza dell'utopia, che sono necessari all'uomo tanto quanto il pane.
So che all'appello lanciato dalla Multisala mancano in molti, (hanno provato a cooptarvi qualche tempo fa anche con migliaia di volantini messi sui tergicristalli delle macchine, ma non ci sono ancora riusciti!), e quindi sono fiduciosa.
Maila

martedì 18 agosto 2009

L'acqua reflua del depuratore del Calice


L'acqua colorata e fetida che esce dal depuratore del Calice è utilizzata per irrigare i campi di verdura, nella zona di Pantanelle e non solo lì, visto che il fosso in cui viene incanalata finisce nell'Ombrone.

La verdura coltivata viene raccolta stagionalmente e venduta al mercato. (In una foto si possono vedere in lontananza le cassette per la raccolta)

Il fosso, oltre a essere repellente alla semplice vista e maleodorante, non accoglie forme di vita. Gli alberi centenari lungo l'argine, e che hanno le radici proprio in prossimità dell'uscita dell'acqua dal depuratore, stanno morendo.

Chiediamo alle autorità competenti se l'acqua reflua che esce dal depuratore del Calice possa essere utilizzata per irrigare i campi.


Maila Ermini

lunedì 17 agosto 2009

Quello che abbiamo visto

Mentre a Prato si celebrava la festa del 15 agosto, con la distribuzione gratuita del cocomero, con giunta al completo e altro, siamo andati a giro per la città e abbiamo visto:
una città sporca con cassonetti luridi, con picchi in negativo in via Fabio Filzi, via Pistoiese, dove i cassonetti erano zeppi di rifiuti e maleodoranti oltre l'indescrivibile; abbiamo letto che ASM era invece molto attiva a Piazza del Comune, proprio a ripulire la piazza dalle bucce di cocomero;
abbiamo avuto sete, ci siamo fermati a bere l'acqua imbevibile della fontanella di Piazza dell'Ospedale Vecchio, acqua pubblica che sa di varechina;
escluso a 'Chinatown', dove proliferava la vita, mercatini ammassati brulicanti di gente festosa vorace di consumo, abbiamo visto altrove una città vuota, triste, con anziani senza meta, senza cocomero;
nessuna vita culturale, nessuno stimolo, nessuna musica, tutto chiuso;
a Pantanelle, a lato del depuratore del Calice, alberi centenari bellissimi stanno ormai morendo assiderati dai veleni delle acque che scorrono nelle gore e gente ammassata e sfruttata vive in case semidiroccate;
lungo la ciclabile che costeggia i fossi, a tratti senza parapetto da anni, correre topi.

Tertium non datur

Dietro questo enunciato, che vieta l’ipotesi esterna al “bivio” logico, - A o B, altro non è possibile – si nasconde gran parte dell’equivoco sull’attuale stato di cose della politica italiana, che inseguendo il modello anglo-americano del bipartitismo perfetto, consacra invece lo stato di una perfetta oligarchia antidemocratica, liberticida e oscurantista, escludendo dalla reale partecipazione politica gran parte del voto popolare e delle sue volontà ‘reali’, imbrigliati come sono nelle pastoie medianiche che congelano, di fatto, l’esercizio del potere consegnandolo allo stesso elemento, allo stesso soggetto politico, e quindi consacrando la dittatura del Partito. Infatti, se A è al potere, B è all’opposizione, e viceversa; se A non esiste, non esiste neanche B. A è il contrario di B e B è il contrario di A. A e B vivono insieme come unica alternativa dove vige il gioco delle parti e la modalità dello scambio, per cui il binomio AB è sempre lì al potere: B legittima A, quando B è all’opposizione e A è al governo; e viceversa, in un gioco di scambio di ruoli che può diventare infinito, tanto a governare è sempre lo stesso soggetto: quello che avrebbe superato un certo quorum di voti minimi che il binomio AB ha deciso essere la soglia numerica per stare al gioco. Chi governa, in realtà, non è il soggetto A quando A vince o il soggetto B quando vince B. le leve del potere sono sempre e tutte del binomio AB, che costituisce l’unico mono-partito. Infatti se A vince, B va all’opposizione. Ma A non può occupare tutto il potere, che altrimenti si parlerebbe di dittatura, di prevaricazione, di ingordigia politica. Parte del potere, il controllo, la funzione di controllare quello che fa A quando è A al governo, ce l’ha l’altro soggetto politico autorizzato, B. e quindi B è investito di un ruolo preciso, che costituisce anch’esso esercizio di potere. Viceversa quando B è al potere, è A che controlla e lo limita. Coloro i quali non si ritrovano né in A né in B, sono esclusi. Sono i dominati, i governati, cittadini senza voce e senza reale potere. Non rientrare in AB è chiamarsi fuori, essere anarchici, non avere voce in capitolo se non marginale e limitata, afona e atona; l’apparenza della perfetta democrazia risulta nella realtà dei fatti prevaricazione sui non allineati, sui non tesserati del sistema AB. Il soggetto C, ipotetico e irreale, non rappresentato perché non avente il minimo quorum di consensi e voti fissato dal sistema AB, aprirebbe invece lo spiraglio a una democrazia più vera: i non rappresentati avrebbero voce in capitolo, e così via.
A ha bisogno di B, ché altrimenti si parlerebbe di totalitarismo. Poi, A cederà il potere a B. è il motivo per cui B rimane a legittimare A e le sue nefandezze. Inoltre A potrebbe avere il governo centrale, mentre B potrebbe contemporaneamente avere qualche governo locale, decentrato. In questo modo il principio di soddisfazione equilibrerebbe il bilancio dare-avere. Ciò che ora non puoi ottenere centralmente, lo governi localmente. Un domani, le cose potranno cambiare. Ma è sempre AB che comanda, chi, cioè, ha creduto di formare un’alleanza tacita ma sicura per ottenere il potere. Specularmene il sistema mediatico del mono-partito AB sostiene e avalla le azioni del finto governo di A e della finta opposizione di B, rivelando che non c’è alternativa possibile; convincendo che questa è democrazia, mettendo a tacere le voci numericamente minori, non importa quanto sensate, non importa se sostenute dal popolo o no; insomma, una situazione stagnante di stillicidio delle coscienze.
Gianfelice D'Accolti

sabato 15 agosto 2009

Ritorno al cocomero e 'cantuccini' alla Panariello

Questo è per il momento la 'nuova' ricetta culturale pratese: la festa del cocomero, prevista per oggi, 15 agosto.
Ritorno alle tradizioni popolari, al panem et circenses tipico italiota. Sagre del carciofo e abbuffate di cocomero. E tutto con la benedizione dell'Assessorato alla Cultura e all'ombra della Sacra Cintola della Madonna.
Ma dov'è questo popolo che produce cultura?
Riguardo ai 'cantuccini' proposti da Panariello, è bene ricordare che da anni la Circoscrizioni Sud di Prato propone d'estate spettacoli di corte, utilizzando i 'cantuccini' della città.
Ma forse s'intende dare ai cantuccini un gusto più 'cortigiano', con artisti di spessore televisivo e modaiolo.
Speriamo che almeno alla festa del cocomero di stasera ci siano tanti extra-comunitari a rinfrescarsi la gola.

giovedì 13 agosto 2009

La riposta di Lord (Mayor) Cenni

La risposta del Sindaco, come al solito morbida e 'smussata', tuttavia non va alla questione e non pone in evidenza che le richieste che ho avanzato sono assolutamente di facile e rapida realizzazione, non necessitano di budget, ma solo di buon senso, visto che si tratta di uno stato di emergenza che si protrae da molto tempo, e per cui non è necessario fare, organizzare riunioni con altri sindaci.
Piccolissimi interventi che tuttavia darebbero già la direzione del cambiamento, che al momento è solo a parole. Vetrina.
Maila Ermini
P.S. Piuttosto consiglierei un incontro con la Soprindendenza, il grande convitato di pietra di questa vicenda, che da tragedia rischia di diventare farsa.
Sabato 8 agosto 2009, articolo tratto da Metropoli

Gonfienti messo in sicurezza a settembre
Il sindaco di Prato promette: «Sarà uno dei primi atti che faremo. E con Campi va avviato un grande progetto condiviso»

di STEFANO BANDINELLI
Gonfienti è solo il primo passo verso il Parco della Piana. Di questo è convinto il sindaco di Prato, Roberto Cenni, che risponde tramite il nostro giornale alla lettera aperta di Maila Ermini (di cui abbiamo dato notizia due giorni fa, la trovate pubblicata su http://www.metropoliweb/. it) e allo stesso tempo invita il Comune di Campi a un piano condiviso per lo sviluppo dell’area etrusca e dell’interporto. Ma torniamo alla lettera aperta della portavoce dell’associazione Primavera di Prato; dopo l’ultimo evento su Gonfienti svoltosi senza la presenza di esponenti dell’amministrazione, la Ermini ha fatto quattro richieste al neo sindaco: primo, l’immediata messa in sicurezza degli scavi archeologici, ormai in condizioni disperate, con l’ausilio delle associazioni archeologiche presenti sul territorio; secondo,unincontro pubblico dove il sindaco spieghi quali sarannole strategie future edi essere costantemente informati di quanto accade al riguardo; terzo, chela Società Interporto tolga la scritta che campeggia di “proprietà privata” sul cancello in prossimità degli scavi; quarto, che in prossimità della zona archeologica vengano allestiti cartelli che indichino al cittadino la zona della città etrusca. La risposta di Cenni è serena: «Capisco l’impegno e la passione che Maila Ermini mette nel suo atteggiamento (sic!)- esordisce - e capisco anche che vorrebbe una soluzione rapida; però dopo appena 40 giorni dall’elezione dare già tutte le risposte non è possibile. Queste situazioni, infatti, si risolvono in tempi medi e non in tempi brevissimi in quanto c’è bisogno di definire prima un piano di lavoro e poi si passa all'attuazione; attualmente sto cercando le convergenze fondamentali, a settembre abbiamo in agenda di affrontare concretamente l’argomento».
Ma lei come la vede?
«Ribadisco che sono assolutamente deciso a valorizzare l’area archeologica di Gonfienti. Segnalo, tra l’altro, che i terreni sono stati già vincolati dalla Soprintendenza».
Per le quattro richieste della signora Ermini, cosa si può fare?
«Sulla messa in sicurezza dell’area non c’è dubbio che sia un’esigenza, ma va decisa in funzione degli obiettivi; in ogni caso subito dopo l’8 settembre questo sarà uno dei primi atti della mia giunta. Per quanto riguarda il futuro, è necessario allargare la discussione anche al Comune di Campi Bisenzio sul cui territorio cadono
parte dei terreni. E la stessa cosa vale per l’Interporto.
Personalmente credo comunque che la zona archeologica sia un gioiello della nostra città e che si possa fare una gran bel lavoro; ci vorrà un po’ di tempo, ma una volta trovate le necessarie convergenze, potremo davvero cercare di realizzare unacosa eccezionale. E’ un’occasione che non vogliamo assolutamente sprecare per dare un’identità positiva in più a Prato».
Parlava del coinvolgimento di Campi Bisenzio, il sindaco Chini ha molto a cuore il progetto del Parco della Piana.
«E’ per questo che dobbiamo trovare un punto d’incontro. Il Parco della Piana, tra l’altro, comprenderà anche un’altra realtà unica e preziosa del nostro comune: le Cascine di Tavola. Lì presenteremo a breve, insieme al vicesindaco Goffredo Borchi, un progetto avanzata su una tesi di laurea davvero indovinata sulle cui basi vorremmo elaborare un sistema per riqualificare il parco. L’area, lo ricordo, è su terreni del Comune con l’esclusione della fattoria che è off limits per le indagini in corso e la cui situazione è preoccupante.Ma intanto pensiamo a recuperare la parte di nostra competenzae se a questo abbineremo un progetto di qualità per Gonfienti, allora avremo davvero fatto un grande passo per dare ai cittadini spazi verdi godibili e ricchi di storia».

lunedì 3 agosto 2009

Lettera aperta al Sindaco di Prato Roberto Cenni

Signor Sindaco,

dopo una ennesima, indimenticabile serata al teatro la Baracca dedicata alla Città Etrusca sul Bisenzio (la scorsa domenica 26 luglio), questa volta per la proiezione del video Addio Gonfienti, ovvero convertiti all’Interporto, dove abbiamo visto cittadini e anche giornalisti (nonostante la data estiva), ma nessun autorità pubblica (esattamente come accadeva nella precedente amministrazione), poiché Lei è stato eletto anche grazie alle assicurazioni fatte in campagna elettorale circa la ‘nascita’ di questa città etrusca negata, promettendone altresì la valorizzazione,
chiediamo

1. l’immediata messa in sicurezza degli scavi archeologici, ormai in condizioni disperate, in collaborazione con l’autorità competente, la Soprintendenza, e con l’ausilio delle associazioni archeologiche presenti sul territorio, reperendone i fondi necessari;
2. un incontro pubblico dove Lei spieghi chiaramente quali saranno le strategie future, affinché quel poco che miserevolmente rimane del nostro passato ci venga restituito; e anche di essere costantemente informati di quanto accade al riguardo;
3. che la Società Interporto tolga la scritta che campeggia di “proprietà privata” sul cancello in prossimità degli scavi: questi appartengono a tutti noi e la società Interporto è una partecipata dove il Comune di Prato ha la maggioranza;
4. che in prossimità della zona archeologica vengano allestiti cartelli che indichino al cittadino la zona della città etrusca.

A ottobre il video Gonfienti muore, che documenta la vergogna che grava su questa vicenda, sarà proiettato al Festival Internazionale del Cinema Archeologico. Faccia in modo che si possa dire che a Prato questo non è più.

Maila Ermini

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.