domenica 30 agosto 2009

Umbertino e il Metastasio

Dopo i servigi resi all'ascesa cenniana, Umbertino aspetta, silenzioso e vigile, il suo turno di ricompensa.
Ha subito la scelta della Beltrame alla Cultura, assessorato ormai da tempo privato di una progettualità culturale attraverso la nomina di persone oggi manovrabili, ridotte a veri e propri gettonieri, ma ha riservato per sé la presidenza del Teatro Metastasio, uno dei centri di potere cittadino. E' da un luogo come quello che si può veramente dirigere politicamente la città, come ha fatto per anni Geraldina, cane mastino e sfinge impenetrabile del potere di una volta.
Ma i tempi sono cambiati, è giunta l'ora di porre le basi e più consistenti di altri anni di sonno culturale, di attuare il berlusconesimo a livello locale. Insomma il comune-azienda con corte annessa per la morte del cervello.
Non c'è fretta e Umbertino sa aspettare e sceglierà, come direttore artistico, il più adatto, ovvero il più mediocre o mansueto, fra i tanti servi che ha avuto modo di conoscere nei suoi salotti catodici, dove, sapendo punto parlare, incespicando , vero disastro mediatico, ha tessuto una brutta ma a lui utile tela.
Re Cenni è solo uno strumento del suo disegno.
Presto i pratesi sapranno che questo 'nuovo' che loro hanno votato è un bell'inganno.
Chi come me, sotto mentite spoglie, era pochi giorni fa alla cena a Castagneto Carducci, dove Re Cenni brindava in compagnia della sua corte insieme alla banda dei sopravvissuti capeggiati da Gestri, l'ha già capito.

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