lunedì 17 agosto 2009

Tertium non datur

Dietro questo enunciato, che vieta l’ipotesi esterna al “bivio” logico, - A o B, altro non è possibile – si nasconde gran parte dell’equivoco sull’attuale stato di cose della politica italiana, che inseguendo il modello anglo-americano del bipartitismo perfetto, consacra invece lo stato di una perfetta oligarchia antidemocratica, liberticida e oscurantista, escludendo dalla reale partecipazione politica gran parte del voto popolare e delle sue volontà ‘reali’, imbrigliati come sono nelle pastoie medianiche che congelano, di fatto, l’esercizio del potere consegnandolo allo stesso elemento, allo stesso soggetto politico, e quindi consacrando la dittatura del Partito. Infatti, se A è al potere, B è all’opposizione, e viceversa; se A non esiste, non esiste neanche B. A è il contrario di B e B è il contrario di A. A e B vivono insieme come unica alternativa dove vige il gioco delle parti e la modalità dello scambio, per cui il binomio AB è sempre lì al potere: B legittima A, quando B è all’opposizione e A è al governo; e viceversa, in un gioco di scambio di ruoli che può diventare infinito, tanto a governare è sempre lo stesso soggetto: quello che avrebbe superato un certo quorum di voti minimi che il binomio AB ha deciso essere la soglia numerica per stare al gioco. Chi governa, in realtà, non è il soggetto A quando A vince o il soggetto B quando vince B. le leve del potere sono sempre e tutte del binomio AB, che costituisce l’unico mono-partito. Infatti se A vince, B va all’opposizione. Ma A non può occupare tutto il potere, che altrimenti si parlerebbe di dittatura, di prevaricazione, di ingordigia politica. Parte del potere, il controllo, la funzione di controllare quello che fa A quando è A al governo, ce l’ha l’altro soggetto politico autorizzato, B. e quindi B è investito di un ruolo preciso, che costituisce anch’esso esercizio di potere. Viceversa quando B è al potere, è A che controlla e lo limita. Coloro i quali non si ritrovano né in A né in B, sono esclusi. Sono i dominati, i governati, cittadini senza voce e senza reale potere. Non rientrare in AB è chiamarsi fuori, essere anarchici, non avere voce in capitolo se non marginale e limitata, afona e atona; l’apparenza della perfetta democrazia risulta nella realtà dei fatti prevaricazione sui non allineati, sui non tesserati del sistema AB. Il soggetto C, ipotetico e irreale, non rappresentato perché non avente il minimo quorum di consensi e voti fissato dal sistema AB, aprirebbe invece lo spiraglio a una democrazia più vera: i non rappresentati avrebbero voce in capitolo, e così via.
A ha bisogno di B, ché altrimenti si parlerebbe di totalitarismo. Poi, A cederà il potere a B. è il motivo per cui B rimane a legittimare A e le sue nefandezze. Inoltre A potrebbe avere il governo centrale, mentre B potrebbe contemporaneamente avere qualche governo locale, decentrato. In questo modo il principio di soddisfazione equilibrerebbe il bilancio dare-avere. Ciò che ora non puoi ottenere centralmente, lo governi localmente. Un domani, le cose potranno cambiare. Ma è sempre AB che comanda, chi, cioè, ha creduto di formare un’alleanza tacita ma sicura per ottenere il potere. Specularmene il sistema mediatico del mono-partito AB sostiene e avalla le azioni del finto governo di A e della finta opposizione di B, rivelando che non c’è alternativa possibile; convincendo che questa è democrazia, mettendo a tacere le voci numericamente minori, non importa quanto sensate, non importa se sostenute dal popolo o no; insomma, una situazione stagnante di stillicidio delle coscienze.
Gianfelice D'Accolti

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