martedì 20 ottobre 2009

PARTE CIVILE

Quel che è accaduto a Prato fra domenica e lunedì notte, l'aggressione al cittadino bengalese venditore di rose da parte di quattro giovani filo-nazisti, non è che una manifestazione estrema dell' intolleranza, l'in-cultura che è presente diffusamente fra i giovani.
Lo dico per esperienza diretta.
I giovani disprezzano la cultura, e la minacciano. Come sempre accade nelle società che non sono libere. Se, come diceva Zeller, 'la cultura è nello stesso tempo frutto e condizione della libertà', è vero il contrario, ossia che l'in-cultura è frutto e condizione della illibertà.
Anche se necessario, non basta condannare l'episodio, non basta dichiararsi parte civile al processo contro quei quattro giovani.
In realtà quei giovani non conoscono la Storia; nemmeno sanno di essere raggirati dall'Economia. Hanno filtrato tutte le loro nozioni dalla televisione e da Internet, a-criticamente. Non leggono, non vanno a teatro, ascoltano una musica articifiosa e masterizzata. Comprata. Comprano e usano, basta.
Non hanno coscienza critica. Non si chiedono perché i cinesi, i bengalesi, i senegalesi sono arrivati qui. Non si chiedono in che condizioni vivano. Non si rendono conto nemmeno in che condizioni vivano essi stessi.
Non sanno che alla base della musica c'è il numero, e che il bengalese fa parte di un sistema economico tendente a sfruttare l'essere umano. E che lo fa ipocritamente, perché si scandalizza se questi fatti accadono.
Per questo hanno fallito la società civile e la scuola (o forse quest'ultima l'hanno fatta fallire?). I modelli vincenti sono i guadagni facili, il successo, l'intolleranza.
Anche su questo bisogna dichiararsi parte civile.
Maila Ermini

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