Un caro amico mi scrive, in merito alla vittoria del Nesi del Premio Strega:
"Dire sì paga. Accorparsi paga. Essere del sistema paga".
L'amico mi invita a riflettere.
L'amico mi invita a riflettere.
C'è una strana coincidenza, qualche giorno fa, proprio l'assessore Nesi ha dichiarato ai giornali di essere d'accordo con il governatore della Toscana Rossi, che la pista parallela dell'aeroporto di Peretola va fatta. Proprio alcuni giorni prima di vincere il premio.
E così anche riguardo alla questione di Gonfienti, per cui il suo sì alla città antica è solo modulato sull'Interporto.
Il fatto che il Nesi sia uno scrittore di sistema, come è assessore di sistema- ma tutti quelli che pubblicano con grandi case editrici lo sono! -, non implica negare valore al libro vincitore, che tra l'altro io non ho letto. Ho rispetto del lavoro altrui, anche se lo Strega è un premio di editori, e lo volevano anche eliminare per le polemiche che sempre porta con sé.
Tuttavia voglio anche riportare quanto disse Travaglio in merito alla possibilità di entrare o meno in TV, e lo stesso discorso può essere fatto dei premi e di tante altre belle cose. La Strega paga solo se fai parte del club.
Anzi, prima voglio raccontare mia esperienza: quando vinsi il premio teatrale Fondi-La Pastora, uno della giuria mi disse che in quell'occasione avrebbero dovuto vincere uno scrittore famoso; tuttavia la giuria non si era trovata d'accordo, pare che il testo di questo scrittore fosse proprio brutto e che ci fosse un altro importante da dover far vincere. Dopo giorni e giorni, non trovandosi d'accordo decisero di annullare tutto e, una volta tanto - la mia famosa volta tanto - di dare il premio ai cosiddetti meritevoli, ancorché sconosciuti. Insieme a me vinsero altri, tutti ex-aequo.
Lo stesso mi disse queste sante parole, che riportai sul diario: "Dimenticati questa vittoria, non avverrà mai più. Almeno che non si ripresentino certe occasioni, ma sono rarissime.".
E ora riporto le parole di Travaglio, queste sì vere e che si possono estendere a varie situazioni di cosiddetto prestigio:
"In televisone è vietato tutto ciò che è libero, indipendente e autonomo, Perché?
Perché non si sa mai cosa puo' dire uno libero, che non risponde, non si sa mai cosa potrebbe fare, non si sa mai cosa potrebbe raccontare, non si sa mai cosa potrebbe andare a scavare un giornalista, un attore, un intellettuale che non sia asservito.
Se uno è asservito è controllabile, si conoscono le dimensioni del suo guinzaglio, e si sa anche chi lo tiene in mano il guinzaglio.
Chi non ha il guinzaglio in televisione in questo momento non lavora e chi ci lavora in un modo o nell'altro un suo guinzaglio ce l'ha.
Si tratta a volte di scoprirlo, per quelli piu' furbi, che lo nascondono meglio, per altri si tratta di capire quanto è lungo, ma non c'è dubbio che chiunque lavori in televisione nei posti chiave, che si occupano di informazione, di attualita', o che si occupano di settori limitrofi, il guinzaglio c'è e lo tiene in mano qualcuno.
Poi ci può essere qualcuno che ha il guinzaglio e pure è bravo, non è mica escluso, è difficile, ma non è escluso; la regola è comunque che ciascuno deve essere controllabile e ciascuno deve essere prevedibile , ciascuno deve avere qualcuno che garantisce per lui altrimenti sulla base delle proprie forze e delle proprie gambe li dentro non ci si entra." (1) (Travaglio nel frattempo è andato in TV. Grazie a quale guinzaglio?).
La conclusione è dunque chiara: chi 'vince', chi va in televisione eccetera è garantito e quindi imbavagliato.
Dunque culturalmente - in un senso più ampio di uno prettamente estetico -, almeno per me e altri questo significa solo essere espressione del potere di cui si è strumento.
Gli effetti devastanti di questa dittatura italiana sono sotto gli occhi di tutti.
P.S. Ma c'è un'altra interessante coincidenza, che riguarda il Premio Strega: dopo anni di vittoria di libri targati Mondadori, ora vince Bompiani dello sterminato gruppo editoriale RCS Media Group: a rimarcare l'eclissi dell'astro epocale berlusconiano...
(1) La citazione di Marco Travaglio è tratta dal blog di Pietro Campoli http://pcampoli.blogspot.com/
(2) L'articolo si può leggere, con alcune omissioni, anche all'indirizzo http://fenjus.blogspot.com/2011/07/pier-paolo-pasolini-in-nome-della.html
Se uno è asservito è controllabile, si conoscono le dimensioni del suo guinzaglio, e si sa anche chi lo tiene in mano il guinzaglio.
Chi non ha il guinzaglio in televisione in questo momento non lavora e chi ci lavora in un modo o nell'altro un suo guinzaglio ce l'ha.
Si tratta a volte di scoprirlo, per quelli piu' furbi, che lo nascondono meglio, per altri si tratta di capire quanto è lungo, ma non c'è dubbio che chiunque lavori in televisione nei posti chiave, che si occupano di informazione, di attualita', o che si occupano di settori limitrofi, il guinzaglio c'è e lo tiene in mano qualcuno.
Poi ci può essere qualcuno che ha il guinzaglio e pure è bravo, non è mica escluso, è difficile, ma non è escluso; la regola è comunque che ciascuno deve essere controllabile e ciascuno deve essere prevedibile , ciascuno deve avere qualcuno che garantisce per lui altrimenti sulla base delle proprie forze e delle proprie gambe li dentro non ci si entra." (1) (Travaglio nel frattempo è andato in TV. Grazie a quale guinzaglio?).
La conclusione è dunque chiara: chi 'vince', chi va in televisione eccetera è garantito e quindi imbavagliato.
Dunque culturalmente - in un senso più ampio di uno prettamente estetico -, almeno per me e altri questo significa solo essere espressione del potere di cui si è strumento.
Gli effetti devastanti di questa dittatura italiana sono sotto gli occhi di tutti.
P.S. Ma c'è un'altra interessante coincidenza, che riguarda il Premio Strega: dopo anni di vittoria di libri targati Mondadori, ora vince Bompiani dello sterminato gruppo editoriale RCS Media Group: a rimarcare l'eclissi dell'astro epocale berlusconiano...
E infine: mi ricordavo che Pasolini aveva scritto qualcosa sullo Strega...In realtà molto di più. Nel 1968 abbandonava la cinquina - concorreva al Premio Strega con il romanzo “Teorema” - con un articolo apparso il 24 giugno 1968 dal titolo “L’industria tende a fare del libro un prodotto di puro consumo: non ha bisogno di buoni scrittori”. L'articolo è nella raccolta Meridiani di Pasolini, "Saggi sulla politica e sulla società" (2);
(1) La citazione di Marco Travaglio è tratta dal blog di Pietro Campoli http://pcampoli.blogspot.com/
(2) L'articolo si può leggere, con alcune omissioni, anche all'indirizzo http://fenjus.blogspot.com/2011/07/pier-paolo-pasolini-in-nome-della.html
3 commenti:
Due ipotesi:
A)
Il Nesi é pago: si mette finalmente anche a fare l'assessore alla cultura della Provincia, e non cura piú solo gli affaretti suoi. La finisce coi suoi corsi di scrittura, la finisce con la manfrina su Gonfienti, eccetera eccetera.
B)
L'appetito vien mangiando: e, allora, aspettiamoci anche dichiarazioni contro i NO TAV, contro chi dice che c'é dissesto a Pompei, eccetera eccetera.
E cosí, Nesi, mi sa che una pensatina al Premio Nobel ce la fai...
Fiele da Clitognacci
Finalmente, un commento diverso!
Io il libro l'ho letto, e l'ho trovato mediocre. Sì, parla di Prato, di noi pratesi, e forse questo è l'unico vero aspetto positivo del libro.
Per il resto, nessuno è entrato nel merito letterario, nessuno ha fatto una critica seria.
Che popolo di pecoroni.
Martina Vestri
A Prato dicono tutti che abbiamo due scrittori importanti.
Non sono d'accordo, esiste UNO scrittore importante, degno sia del successo che ha avuto sia dei vari premi ricevuti: Sandro Veronesi.
Basta leggere i suoi libri ( compreso "Occhio per occhio" sulla pena di morte ) per rendersene conto.
Uno scrittore che spazia su tanti temi, che sperimenta, che si mette in discussione ad ogni nuovo libro.
Che tiene un profilo se non basso, almeno adeguato al suo ruolo.
Uno scrittore che punta giustamente tutto sul contenuto delle sue opere, non sull'apparire.
Poi c'è Nesi.
Posta un commento