Oggi sui giornali si può
leggere un s.o.s. lanciato dal Rettore di Pisa, Massimo Augello per salvare da
certa morte l'Università. Il Rettore prescrive la sua cura per evitare la fine
al malato: chiede la defiscalizzazione di tasse contributi universitari,
la copertura totale delle borse di studio erogate da Regioni e atenei per
garantire la formazione e la mobilità studentesca, l'abbattimento dell’Irap
sulle borse post-lauream, la defiscalizzazione degli investimenti delle imprese
in ricerca per favorire la competizione nei settori ad alta intensità
tecnologica, il finanziamento dei posti di ricercatore da destinare ad almeno
il 10% dei dottori di ricerca togliendo i vincoli al turnover e, infine, l'
incremento dei fondi per l’università all’1% del Pil.
Prescrive insomma la luna.
Sempre oggi, da un altro
articolo, si viene a sapere che il censimento relativo a Prato mostra una
pessima immagine della città, (così è risultato nel convegno 'Prato allo
specchio'), perché esiste una popolazione, circa più di 2600 persone, che non
sa né leggere e scrivere, e sembra che non si tratti soltanto di cinesi.
L'abbandono scolastico è
alto, quasi il 19% dei giovani. D'altronde basta leggere cosa scrivono i
ragazzi sul loro rapporto con la scuola su facebook (i social network
non aiutano certo a scrivere meglio o a farsi una cultura!).
Problema vecchio per una
città che ha come unica costante vitale la meta del lavoro, come si può
vedere in un documentario della Rai del 1967, il cui indirizzo riporto sotto,
dove è detto chiaro che il problema fondamentale di Prato è proprio la
sua cultura in senso ampio, e la sua mancanza di un ceto medio, di una
borghesia insomma. Nel documentario i pratesi di allora sembrano
similissimi ai cinesi di oggi.
Il tema del lavoro è
ancora, oggi perché manca, l'ossessione costante della 'città del silenzio',
così veniva chiamata, paradossalmente quando il rumore dei telai si
sentiva ovunque in periferia.
Tuttavia allora, e lo si
vede chiaramente nel video, il tessitore aveva una sua forte dignità, parlava
correttamente, e la scuola era più rispettata; insomma la brutalità di oggi,
che si palesa nei giovani e meno giovani attraverso i miti del disimpegno e
dell'ignoranza cafonesca, nonostante tutto, era lontana.
Io osservo questa
brutalità culturale ogni giorno nel mio lavoro, una vera e propria violenza,
asfissiata ovunque dalla voga dell'ignoranza, dal servilismo del 'teatro cialtrone', che in
Toscana si mostra anche in palchi paludati.
Per il documentario RAI:http://www.youtube.com/watch?v=uvptCDocH5
Alcuni giorni fa avevo
scritto un altro articolo su questo argomento, e prima che uscissero i
dati del censimento:
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