sabato 2 febbraio 2013

I candidati del 'brutto'

Fate caso: nessun candidato, dico, NESSUNO, parla della cultura come ricchezza, ovvero anche in termini di lavoro.
A Prato questa che è una caratteristica nazionale si osserva in modo macroscopico.

Leggete le mosse dei candidati nei loro facebook-contenitori: non ne troverete una parola.

D'altronde quasi nessuno si mostra all'altezza del compito, e non fa altro che ripetere come sorella pappagalla fratello pappagallo i temi ammessi dal partito.

I candidati non hanno fantasia, oltretutto, e poi non la possono avere.

Per loro la cultura è gestire l'ente in cui dovranno poi mettere le loro pedine, come stanno ancora facendo, e se ne vedono esempi proprio in questi giorni, non dando in realtà nessun segno di cambiamento. Nonostante le parole della campagna elettorale.

La politica avrebbe il compito di rendere l'uomo più felice, di 'liberarlo': questi invece sono ingaggiati e si adoperano per l'opposto, e con la retorica del lavoro, sul cui problema, oltre a non avere idee originali, non possono niente, non fanno altro che contribuire a rendere il prossimo più schiavo.

La cultura - nel senso ampio di pratica delle arti, ma anche autonoma ricerca di senso attraverso il segno, la materia, eccetera - è questo, un tramite verso la dignità dell'uomo, verso la bellezza. E' ricchezza. Rifondazione 'illusoria' del mondo, ma la sola capace veramente di  cambiarlo.

Ma questi  candidati appaiono ciechi e sordi, veri replicanti, candidati al, del 'brutto'.

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