Lo aspettavamo, anche non ne abbiamo bisogno, noi cittadini, se non il sindaco e ora di nuovo candidato, per quella idea di cultura che proprio ieri ha comunicato a tutti noi che eravamo ad ascoltarlo.
Prato ha bisogno di una nuova immagine, la cultura è un miraggio di investimento, con Sgarbi appioppato a fine mandato.
E se vincesse Biffoni, che se ne faranno di Sgarbi?
Qualcuno ha provato ieri sera a fare la domanda al Sindaco, ma non c'è stata risposta.
Una volta, a scadenza di mandato, non si facevano simili investimenti. Sono ingombranti.
Cenni è così sicuro di vincere?
E poi, chi gestirà il vate ferrarino? Quale assessore lo potrà affiancare?
Forse era questo era il senso della domanda di Antonella, a cui quasi nessuno ha risposto?
Nella cabina di regia e nella rete che è mancata (mancata!?) in questi anni e che si trova già pronta, Biffoni immagina che nessuno sarà lasciato indietro. Nessuno?
Però qualcuno sembra già stare più avanti degli altri, visto che nel programma c'è scritto chiaro e tondo che una compagnia sarà la più amata, il TPO, da tanti anni sempre presente nel cuore del MET.
Perché tutte questa strana disparità nel pariopportunismo?
E' questo 'accentramento culturale' a Sinistra che il gentile Riccardo Bini vuole combattere? O anche contro quello di Sgarbi, il più accentratore degli accentratori, che ci farà una mostra su Paolo Uccello... e le donne di D'Annunzio! L'accostamento è voluto o casuale?
E' una poco simpatica battuta?
Ah, la città è diventata guascona!
E come sarà difficile ri-trovare l'identità che auspica La Vigna come elemento portante del suo programma culturale!
E la magia turistica si compirà, quella che tutti, tutti indistintamente aspettano come la manna dal cielo, strappando qualche animaletto da turismo in viaggio per Firenze, catapultandolo nella Fattoria Medicea delle Cascine di Tavola risuscitate e...riuscirà nel miracolo dell'immagine, don Vittorio?
Mariangela Verdolini si è detta contro gli eventi spot, e quindi immagino cosa pensi di lui.
Il problema non sarà il dialogo fra le etnie, da lei e dal suo Movimento auspicato, ma fra i potenti, che al momento opportuno li vediamo sempre uscire dai recessi come le penne per le firme. Riusciranno i pentastellati a entrare nel palazzo e a sbaragliare qualche carta, strappare qualche maglia della fitta rete?
Mario Tognocchi ha centrato il problema con la metafora degli spagnoli e dei francesi: noi, che non facciamo parte né dell'uno né dell'altro, non abbiamo nessuna speranza di entrare nelle grazie di chicchessia, elemento essenziale per fare cultura, e noi resteremo indietro. Bombardati e saccheggiati.
E' stato chiarissimo ieri sera, e nessuna presenza ci potrà illudere del contrario, caro Fulvio.
Manuela Biliotti del M5S ha fatto una bella domanda su Gonfienti, dove nessun candidato sembra essere passato ultimamente, e forse mai. Nessuna risposta, infatti.
Ma dov'è Gonfienti, dov'è, in che luogo di Prato?
E' stato detto e sentenziato che a nessuno interesseranno i quattro sassi per terra, a nessun animaletto turistico portatore di ricchezza. E' stato detto o non è stato detto, e che è meglio guardare lassù sulla Calvana, proprio in quel luogo dove io ho recitato qualche anno fa con il "Laris Pulenas", dove si trovano così tanti tesori archeologici nascosti?
Lassù e non laggiù, dove c'è Interporto.
La favola continua.
Lassù e non laggiù, dove c'è Interporto.
La favola continua.
Investire nella cultura popolare, va bene. Lo ha detto Bonini, uno dei pochi a parlare anche di istruzione. Ma la cultura popolare non produce più teatro vernacolare. La "Gallina vecchia" ormai è stata spennata. E' finito quel tempo. Il popolo non produce più cultura. Come fa? Tramite facebook, oppure twitter? O con il blog? Però il giovane candidato dà fiducia, in qualche modo è una speranza.
Gisberto Gallucci è impaziente, vuole subito la nazione umana universale. Quale cultura sarà quella capace di arrivarci prima?
Per ora la strada è lontana, scorciatoie non sono segnate sulla mappe.
Intanto, nonostante ci fosse un posacenere accanto all'ingresso del teatro, stamani la pubblica via davanti era cosparsa di mozziconi di sigarette.
Quale cultura vuole questo popolo che non produce più cultura? Quella ammaliatrice di Cenni, che dopo la mostra del Pretorio (Officina Pratese) ha trovato il modo di catturare consenso, oppure quella registica del Biffoni, dove tutti siamo immersi nella rete e dove il pesce grosso ha già mangiato quello piccolo visto che le maglie sono strettissime e non può scappare?
Quale cultura vuole questo popolo? Popolo? Non ci dev'essere più, visto che nemmeno più si vedono agli incontri sulla cultura i vecchi Sinistrardi che dicevano di rappresentarli.
Eh, ma non c'era il marchio. Il doc sinistro a garanzia. Eh.
Ma la vuole veramente, il popolo, la cultura? Candidati, vi sforzerete invano? E se non fosse soltanto colpa vostra, ma anche nostra? Oppure bastano gli eventi, le mostre, i mostri, i don e le donne, le visionarie di luci per passare il bel tempo, qualche concertone in piazza e qualche sparso spicciolo che possono, possiamo catturare ogni tanto e mettere in saccoccia, o in bocca, per tacere?
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