sabato 2 agosto 2014

La Casa della Giovane

Ricevo da Manuela Biliotti in merito alla questione della Casa della Giovane di Prato. Sembra che oramai ci siano solo Case degli Affari.

« E' con amarezza che rivolgo questo j'accuse, ma non mi sono mai tirata indietro, spinta da quello che è stato l'insegnamento dei miei nonni che hanno combattuto per la verità e per l'uguaglianza.
Dove sono finiti la carità, l'amore per il prossimo? E' l'era del consumismo, del potere e questi la fanno ormai da padrona. Mi rivolgo a Sua Eccellenza Monsignor Franco Agostinelli, vescovo di Prato, ed al Suo Ufficio Ecclesiastico e spero che questa mia non rimanga una richiesta "sospesa".
Mi sto interessando della questione della "Casa della Giovane" nata come S. Caterina negli anni '50 per accogliere donne che per motivi di lavoro si erano trasferite a Prato, la residenza in Via S. Vincenzo, fino a quando per desiderio e volontà di Sua Eccellenza Monsignor Gastone Simoni, vescovo di allora e del vicario Monsignor Eligio Francioni, venne restaurato e ristrutturato un edificio della Diocesi di P.zza San Francesco con il contributo del Ministero, della Regione, della Provincia, Comune, Fondazione Cassa di Risparmio, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Parrocchia di San Donato in San Francesco. Finiti i lavori "Santa Caterina" fu trasferita in questi nuovi locali e prese il nome di "Casa della Giovane", con le solite destinazioni d'uso fino a quando, con il continuo aumento di difficoltà e l'acuirsi della crisi economica, il Comune chiese alla Diocesi la possibilità che "Casa della Giovane" potesse essere trasformata in casa di accoglienza per l'emergenza alloggiativa e questo per oltre tre anni. Le famiglie che sono uscite dalla casa hanno avuto la casa popolare e/o sono riuscite a trovare un lavoro e pagarsi autonomamente un affitto.
Adesso vengo a sapere che non solo "Casa della Giovane" verrà trasferita, ma anche che i locali di San Francesco andranno per gli studenti universitari americani della "New Haven".
Scelte rispettabilissime, i locali sono della diocesi.......però: leggendo le cronache locali del 15 aprile apprendo che la nuova sede della Casa della Giovane in via Roma è più funzionale, ma mi domando:
1) Come è possibile che tre appartamenti in un piano in via Roma possano rispondere alle esigenze di 42 persone, così come lo ha fatto fino ad ora un edificio costituito da tre piani (in San Francesco)?
2) Avranno lo spazio vitale (e la sicurezza) rispettoso della dignità di ognuno, mamme e bambini?
A questa domanda è d'obbligo una risposta, Sua Eccellenza Monsignor Franco Agostinelli, visto che parliamo di soldi pubblici, dei cittadini e quindi: il Comune, per il canone d'affitto, pagherà € 195.000 annue alla Fondazione Pro-Verbo e all'Opera Santa Rita che diventerà l'ente gestore (con le quali ha stipulato un accordo) con un aumento, rispetto a quel che veniva pagato per la struttura di San Francesco, pari a 75.000 € (e questi potrebbero servire per aiutare altre strutture sociali).
Cerchiamo di abbattere gli sprechi e le spese, ma se il Comune si vede costretto, dalla Diocesi, per dei casi di innegabile urgenza a pagare di più, non possiamo fare altrimenti che acconsentire, perché obbligati, a pagare ciò che viene chiesto. Conosco la zona del Soccorso e di per certo è considerata una zona degradata e forse neanche tanto adeguata per sostenere ed aiutare famiglie in difficoltà e con un forte disagio sociale.
La New Haven, per una struttura di 1700 mq in San Francesco, pagherà € 120.000 annue, forse c'è da domandarsi se effettivamente non siano loro i bisognosi.
Infine il silenzio assoluto su una vicenda che sotto certi aspetti ha dell'incredibile, una lettera aperta scritta da Massimiliano Vintaloro (Teatro Le Muse) indirizzata al sindaco Matteo Biffoni e alla giunta, inascoltata, sia la stampa che la tv locale non ne hanno parlato.
Torno ai giochi di potere che non dovrebbero coinvolgere le persone che hanno bisogno, torno a ribadire che nel mio essere confuso continuerò a cercare la verità, anche se scomoda. Questo è stato l'insegnamento dei miei nonni con il loro operato».

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