lunedì 17 novembre 2014

Come si fa a gestire un teatro senza soldi pubblici

Siccome diverse persone mi chiedono come si fa a gestire un teatro, ancorché piccolo come il mio, senza finanziamenti pubblici, rispondo che semplicemente non si fa.

Per esempio: nella serata di sabato sera, con discreto pubblico, siamo andati a rimessa. E in genere è così. Non è possibile, anche facendo tutto esaurito sempre, recuperare i soldi che sono necessari per lo spettacolo.

I pochi soldi pubblici che abbiamo ricevuto negli anni tuttavia ci permettevano di attutire le spese di gestione, pagare la Siae, per esempio, e la pubblicità. Ora tutto questo non c'è più.

E' chiaro che l'Ufficio Cultura della Regione Toscana che proditoriamente ci ha tolto tutto, ha come finalità quella di far morire lo spazio, perché non devono esistere spazi alternativi o che non sono in qualche modo gestiti dall'autorità o dai partiti. Vi faranno vivere solo se potranno metterci il loro zampino.

E non dovete farvi ingannare se ogni tanto qualcuno di queste autorità viene a trovarvi. Se vengono a trovarvi, vengono solo per rubarvi un po' di idee, esperienza, sapere cose per poi farvi la guerra. E' questo il motivo per cui certa gente segue questo blog.

Io vado avanti a queste condizioni: non pagare l'affitto (lo spazio è mio); avere attori e collaboratori bravi e pazienti, che non pretendano troppo (comunque sempre devi pagarli); fare a baratto per certe attività (per esempio: ingresso gratis in cambio di qualche collaborazione eccetera); riciclare tutto, utilizzare tutto; avere molta cura per lo spazio; avere altri spazi per il deposito; una parte dell'incasso degli spettacoli che facciamo fuori deve andare al teatro, necessariamente; fare laboratori; affittare lo spazio (ma questo avviene sporadicamente); mettere in scena testi propri (e quindi non dover pagare ad altri Siae eccetera).

E tuttavia tutto questo non basta: bisogna essere molto bravi (o piacere al pubblico, come vi pare) come autori e attori, e coraggiosi, e avere tanto tanto tanto stomaco per non vomitare per le botte ideali,  le umiliazioni e i sacchi di invidia o indifferenza che quasi quotidianamente si ricevono.

Naturalmente non conto la mia assoluta, completa attività-dedizione: se dovessi pagarmi, farei fallire il teatro.

Certo è che negli anni sono diventata esperta in molte cose, che un tempo mi sembravano lontane da me: sono praticamente capace di gestire un teatro dal punto di vista amministrativo, legale, scenografico e tecnico, oltreché esperta nella pesante materia di promozione e ingaggi di opere teatrali eccetera, senza contare la mia vocazione per la scrittura drammatica, la regia e la recitazione; e quindi magari, se fallisce il teatro, avrò sicuramente un futuro luminoso altrove.


P.S. "Resistere significa semplicemente tirar fuori i coglioni e meno sono le chance più dolce è la vittoria" (C.Bukowski)

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