lunedì 24 novembre 2014

Sei anni di diario

Questo mio diario ha compiuto 6 anni, è nato a novembre del 2008.
Ho portato avanti tante battaglie, quasi tutte perse.
La prima sconfitta, quella generale, è quella di vedere la gente pensarla diversamente, in modo non conformistico: sembra ancora una pia illusione. I risultati delle elezioni regionali di oggi, per esempio, ce lo dicono. La gente crede ancora (anche se molto molto poco ormai) ai partiti e al sistema. D'altronde, ne dipendiamo tutti economicamente, perché in sostanza non ci permettono di essere liberi, autonomi, neanche un pochino.
La seconda bella sconfitta è stata quella della Città Etrusca del Bisenzio, che non ci sarà mai, a Prato.
Aprire una grande area archeologica, invece che un fazzolettino a mo' di presa per i fondelli e contentino, avrebbe significato un cambiamento nella storia cittadina.
La terza bella sconfitta è stata quella di vedere le città, Prato ma non solo, con un sistema alternativo di mobilità e in generale mi sarei auspicata un minimo di rinascita dal punto di vista ambientale.  Dopo tanti anni di abusi e violenze territoriali. Dove vivo, per esempio, le piste ciclabili sono desuete, mal tenute da funzionari che non sa cosa sia andare in bicicletta; l'acqua poi è ormai del tutto compromessa, e anche l'aria. Qui vicino basta andare a Baciacavallo o al Calice, e si capisce tutto. Qualche giorno fa sono passati a casa mia a prelevare campioni d'acqua, perché si sospetta che ci sia quello che non ci deve essere. Bollite l'acqua.
La quarta sconfitta, ma questa non è una sconfitta definitiva, è vedere che la gente segue la moda culturale - Prato per esempio, come altre città industriali o ex-industriali - è particolarmente modaiola. A teatro va nei luoghi paludati e del sistema e lo fanno - miror! - anche coloro che dicono di combatterlo. Tuttavia questa non è una guerra del tutto persa, e alcune battaglie le abbiamo vinte, siamo riusciti a far vivere un teatrino nelle estrema periferia. 

Non ci rimane molto altro da fare che essere ottimisti e mi piace ancora credere, come dice Herzog nel suo film Fitzcarraldo,  che "chi sogna può muovere montagne". 

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