giovedì 14 maggio 2015

Renzi, l'Italia e la favoletta della superpotenza culturale

Con il tono del maestrino narratore redarguente, il Presidente del Consiglio Renzi è apparso via video agli italiani davanti a una lavagnina a ridosso di una libreria imponente di libri che nessuno legge più o che forse nessuno ha mai letto.
Era un po' arrabbiato nei confronti di quegli insegnanti che non capiscono la sua riforma della scuola pubblica (mentre fa regali a quella privata) e ha raccontato la favola dell'Italia e della superpotenza culturale:

"L'Italia non sarà mai la superpotenza demografica, la superpotenza geografica, la superpotenza diplomatica, può essere una superpotenza culturale, E allora dobbiamo recuperare tutto ciò che è cultura, educazione, istruzione, formazione e tentare di scrivere insieme una pagina nuova. Ecco cos'è la buona scuola...La buona scuola c'è già...."

Senza entrare nel merito della volontà di convincere gli insegnanti ad accettare la sua 'riforma' (anche se non vuole che si chiami così), è veramente risibile il suo discorso-favoletta fronte alla situazione culturale disastrosa proprio a cominciare dalla sua Toscana, che è poi la Regione della Cultura per eccellenza, dove si lasciano morire a livello culturale ed economico le persone che la fanno quando sono sgradite (come ha fatto con me e non solo l'Ufficio Cultura della Regione o la Fondazione Toscana Spettacolo), dove si spendono soldi per eventi di massa (facciamo tanti concerti così il pubblico giovane è contento e fa tanti ##), e dove magari si arriverà a coprire, e forse anche molto presto, un sito archeologico come Gonfienti perché non si può mantenere aperto (costa troppo e i soldi non ci sono, come è stato già annunciato), e dove si sostiene l'ampliamento di interporti e aeroporti, e in genere la cementificazione del territorio con l'uso in massa delle automobili.  La superpotenza culturale che immagina Renzi deve essere non molto dissimile da quelle superpotenze economiche, dove vige lo 'zitti e mosca!' (condizione essenziale per essere una superpotenza qualsiasi), in cui i dissidenti imputridiscono bellamente in carcere con la silenziosa complicità di altre superpotenze. Qui niente carcere - le carceri sono affollate e costose e impopolari- ma vige, per i dissidenti, l'invisibile eppur concreto confino in loco.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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