In merito alla questione della maternità surrogata, di cui Vendola si è fatto paladino in Italia con il suo figlio fresco fresco portato dal Canada (per cui già si è cambiata la canzoncina "aveva una casetta piccolina in Canadà" in "aveva un figlioletto piccolino in Canadà"), ho alcune cose da dire.
Voglio innanzi tutto togliere via dal campo tutta la retorica della maternità, che non mi appartiene.
Voglio innanzi tutto togliere via dal campo tutta la retorica della maternità, che non mi appartiene.
Tuttavia, prima oppure, se vi piace, oltre a pensare a una eventuale maternità surrogata, bisognerebbe tentare di rendere più agevole la vita delle donne che decidono di diventare mamme o lo diventano senza cedere figli a nessuno, con strutture adeguate, sostegni e ammennicoli vari, di cui l'Italia è profondamente carente.
Insomma è urgente non tanto preoccuparsi del loro libero utero (sic!), quanto della fatica delle donne nella gestione della figliolanza in questo nostro santo paese.
'La fica è mia e me la gestisco io' delle femministe di un tempo non invocava affatto la possibilità di affittare l'utero, ma veniva gridato per vivere consapevolmente la propria sessualità e partorire figlioli voluti, per non essere più meri 'oggetti' sessuali e riproduttivi, e non lasciare pargoli ai vari orfanotrofi. E qui si aprirebbe poi il capitolo dell'adozione, quasi impossibile in Italia.
Senza poi considerare - scusate se ho il momento femminista, ormai nemmeno a Sinistra è tollerato, e le donne sono al completo servizio del fare-pensare politico maschile-, senza considerare dicevo la drammatica condizione sociale della donna in Italia e in troppe parti del mondo, e forse ovunque con varie sfumature e con l'esclusione di dieci privilegiate, dove le femminucce sono ancora sguattere e badanti tuttofare di casa e famiglia. Oltre ai figli, anche gli anziani sono a carico delle donne. Non è così, razza di ipocriti, che sguazzate nel silenzio più comodo e assoluto?
Se non si affronta la vecchia questione femminile, penso che non si possa nemmeno pensare a una maternità surrogata. Altrimenti questa nuova 'pratica' che viene sbandierata come 'atto di libertà' rischia di costituire un altro tassello che completa il percorso della falsa liberazione della donna, nel mondo occidentale concessa e tollerata solo per finalità consumo-edonistiche.
Se non si affronta la vecchia questione femminile, penso che non si possa nemmeno pensare a una maternità surrogata. Altrimenti questa nuova 'pratica' che viene sbandierata come 'atto di libertà' rischia di costituire un altro tassello che completa il percorso della falsa liberazione della donna, nel mondo occidentale concessa e tollerata solo per finalità consumo-edonistiche.
In Canada - dove per alcuni si troverebbe l'Eldorado, ma in realtà si tratta di luogo a capitalismo avanzato - è sì possibile la pratica della maternità surrogata, ma i maschi, e con la propria figliolanza e in casa, sono collaborativi, e le donne fanno molti figli senza troppa fatica anche grazie a un sistema sociale diverso dal nostro.
E comunque chi presta il proprio utero, anche in Canada o forse proprio lì, lo fa perché ha bisogno di o vuole soldi. E quindi, appartiene alla classe sociale più svantaggiata e di livello culturale inferiore. E' essere umano a basso costo.
Insomma, con la favola della maternità surrogata, raccontataci dai maschi sempre protagonisti, la donna rischia di raggiungere la summa di tutti gli sfruttamenti possibili. Diventa l'essere umano più mercificabile.
Cenerentola diventa 'Uterentola' nell'ultimo romanzo distopico che è ormai la nostra realtà.
E comunque chi presta il proprio utero, anche in Canada o forse proprio lì, lo fa perché ha bisogno di o vuole soldi. E quindi, appartiene alla classe sociale più svantaggiata e di livello culturale inferiore. E' essere umano a basso costo.
Insomma, con la favola della maternità surrogata, raccontataci dai maschi sempre protagonisti, la donna rischia di raggiungere la summa di tutti gli sfruttamenti possibili. Diventa l'essere umano più mercificabile.
Cenerentola diventa 'Uterentola' nell'ultimo romanzo distopico che è ormai la nostra realtà.