giovedì 11 febbraio 2016

Sanremo, ovvero la dittatura della maggioranza

Non intendo affatto fare la preziosa.  C'è poco da fare i preziosi.

Semplicemente, la sera sono impegnata nel mio lavoro di teatro e non guardo Sanremo. So che c'è perché siamo letteralmente bombardati dalle notizie.
Notoriamente io non guardo nemmeno la televisione, e non me ne vanto.

Su Sanremo, nel passato e su questo stesso blog, mi sono espressa tante volte. Non ho altro da aggiungere; non lo guardo da anni e non sono informata sui cantanti, sugli ospiti (che sembrano tanto importanti quanto i cantanti...).

Sono rimasta a Luigi Tenco, che fu ucciso a e per Sanremo. Per inciso voglio ringraziare mia madre e la sua altissima sensibilità musicale per avermi indirizzato in tenera età nella direzione che mi sembra ancora oggi la migliore. Sembra ormai sicuro che il poeta Tenco fu ammazzato perché voleva rivelare lo sporco che già allora (1967) la grande kermesse canora celava sotto il tappeto...Vedi scommesse clandestine, per esempio.

D'altronde, anche a presuppore il migliore dei mondi possibili, quello della musica leggera è talmente pesante, invischiato, falso, massificato, che asfissia; insomma, c'è troppa gente, sia sul palco che fra gli spettatori, non c'è più posto.

Con questo scritto voglio infatti testimoniare che appartengo a quella percentuale del mondo che non sta nel suo 'centro'  (come il 'cantanto' Ruggeri avrebbe definito Sanremo), né lo vuole. Peccato che di questa percentuale i giornalisti raccontino poco e niente. Ma esiste, c'è. Una 'massina' che  in Italia è costretta, per una settimana l'anno, a leggere di personaggi pilotati dagli interessi economici e con troppa facilità spacciati come artisti. A sopportare, ancora una volta, la dittatura della maggioranza.

Il filosofo Galimberti ha dichiarato che il pubblico di Sanremo è lo stesso che segue la salma di Padre Pio. Sara vero?


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