Ieri, nel debutto, mi è stato chiaro che lo spettacolo è sì un'opera contro la violenza, ma soprattutto produce il vero effetto catartico di cui parla
Aristotele nella sua Poetica.
Al dibattito non ho voluto specificare, per non fare poi una
lezione. E' stato bene che abbia parlato il pubblico il quale, come ha annotato
anche Beppe nel suo commento, ha vissuto appieno la catarsi.
L'effetto catartico a teatro è sempre più raro, perché si è
smarrito il senso del sacro.
Catarsi, dal grego katharsis, κἁθαρσις, "purificazione". Nel contesto drammatico è una
purificazione dalle passioni tramite la rappresentazione delle passioni stesse, che nel teatro contemporaneo viene bandita, come anche in altre
tecniche rappresentative, vedi nel cinema o sceneggiati televisivi
('fiction'), dove le passioni producono violenza senza causare alcuna catarsi,
perché si sceglie di produrre effetti patetici o altro al solo fine di
aumentare l 'udienza'.
Nel cinema il disastro è evidentissimo, perché è l'arte più
compromessa dal danaro.
In questo senso, e solo in questo, Blocco nero è uno spettacolo dunque pedagogico, ma senza volerlo
essere.
Qui ho ritrovato chiaro il senso del teatro, il dramma che
purifica e lascia un senso profondo di quiete e riflessione.
Non fosse altro che per questo, grazie a Gianfelice che ha tanto
insistito per farlo.
Questi i commenti del pubblico, dopo un intenso dibattito:
"Molto bello" (Rossella C.)
"Ora sono senza parole, ma ancora carica di emozioni, grazie.
Bellissimo!" (Maura S.)
"Bravissimi...".
"Dopo questo spettacolo tutti gli spettatori si affratellano
e parlano fra loro (è bellissimo). (Beppe).
Si replica il prossimo sabato 27 febbraio ore 21 al Teatro La Baracca.
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