venerdì 30 settembre 2016

Gonfienti e il suo museo. Il mistero dei reperti... e delle citazioni

Va molto bene l'articolo di oggi de "Il Tirreno" di Cristina Orsini, che dà rilevanza alla vicenda dei reperti trasferiti a Campi, e ne riassume la storia, dandone l'aura del 'mistero' .  Anzi, io direi, dell'intrigo!

http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2016/09/29/news/il-mistero-del-trasloco-dei-reperti-etruschi-1.14173953?ref=hftiprer-2

Tuttavia, a onor del vero, l'articolo non cita una fonte da cui è stato tratto. E siccome il testo è stato consultato, mi sembra giusto, come si riportano le dichiarazioni dei politici o d'altri, che si citi anche "Primavera di Prato". 

Tra l'altro avevo propio mandato il mio articolo a "Il Tirreno", in risposta a un loro articolo precedente:


Non è certo la prima volta, anzi periodicamente vengo 'saccheggiata,' tanto che mi è stato consigliato di non scrivere , ma che lo faccia una giornalista, non citare la fonte, beh, sorprende.

Da qui, da Primavera di Prato,  è nata tutta la polemica,  prima nessuno aveva messo il ditino sulla piaga,  da questo mio articolo di qualche giorno fa: Perché a Prato non c'è il museo di Gonfienti:


Comunque da tutto l'articolo del giornale si capisce bene, se mai ce ne fosse stato bisogno, che a questa giunta non interessa nulla dell'area archeologica e non muoverà un dito per valorizzarla e nemmeno per avere, come ha chiesto anche il Prof. Centauro (si veda l'articolo di domenica scorsa su La Nazione che riporto sotto), la kylix a Palazzo Pretorio.

Ora aspettiamo che la politica d'opposizione si dia una mossa.






mercoledì 28 settembre 2016

La dittatura del contemporaneo

E' in atto in varie città d'Italia un'azione di politica culturale discriminante.

Sempre più frequentemente si attua attraverso l'arte contemporanea. O meglio, attraverso una pseudo-arte contemporanea. O anche un'arte pseudo-contemporanea.

Per questo si allargano e proliferano forme di vita contemporanee. Studi contemporanei.

Città contemporanee, dove si vive come in un luna park. O in un supermercato.

Anzi, nel contemporaneo vero la città è nel centro commerciale. Che ha sempre nomi di fiori o di parchi.

Chi non è contemporaneo è tagliato fuori, è uno scarto, è rifiutato.

Di più: è deriso. Come un vecchio.

La derisione, si sa, fa parte di ogni dittatura.

Dobbiamo tutti partecipare alla 'festa del contemporaneo'. Altrimenti si diventa vecchi e derisi.

Oggi è non vecchio chi ha cent'anni, ma chi non è contemporaneo.

Teatro, arte figurativa, politica, azione.

Tutto deve alitare di contemporaneo.

La città di Prato, per esempio, deve essere contemporanea. E ci sarà un nuovo museo d'arte contemporanea, che era già contemporaneo, ma doveva essere reso più contemporaneo.
Perché si stava adagiando nei fasti del passato.

Nel contemporaneo il massimo dell'archeologia prevista è quella industriale.

Anzi è ritenuta l'unica archeologia vera. Interessante. Ché parla di 'lavoro'. E dei padroni del contemporaneo.

L'arte contemporanea, come vediamo anche a Firenze, è una mise-en-space, una installazione. Veloce, rapida, consumante, dove il 'messaggio' ne è travolto. Non 'arriva'.

Non importa. Deve essere così. E' il contemporaneo.

Il contemporaneo è veloce, emotivo; tutto il resto, il razionale, lento, non è contemporaneo, e va abolito. E' vecchio.

Nessun spazio è tollerato per la riflessione. Tutto consumato lì e subito. Aria acqua terra, tutto. Soprattutto terra e acqua.

Il 'vestito contemporaneo' viene indossato dalla politica e dall'economia per esercitare l'azione dominante e repressiva. Arraffatrice. Contemporanea.

La dittatura, negli ultimi tempi, veste contemporaneo.






CAMMINATA PER GONFIENTI

Questa è la locandina che utilizzeremo per la seconda CAMMINATA PER GONFIENTI.

Entro il fine settimana vi dirò la data; ci stiamo organizzando. 


martedì 27 settembre 2016

No a Gaetanina Bresci, sì al concerto-barbarie a Villa Reale a Monza

Il Comune di Monza permette la barbarie di un concerto a Villa Reale, la folla ha praticamente lasciato il parco come un grande immondezzaio dopo il concerto di Ligabue, e ha negato la recita di Gaetanina Bresci (Mio padre Gaetano il regicida).

Preferisce l'inciviltà, condita con incassi, alla memoria storica.

Almeno a Prato hanno avuto più coraggio; l'ex assessore Anna Beltrame ebbe le 'palle' per presentarlo al Magnolfi. Nonostante gli strepiti di qualche consigliere (che voleva anche togliere la via intitolata a Gaetano Bresci).


http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/16_settembre_27/deserto-il-concerto-rock-9ecd33a2-8424-11e6-b7a9-74dcfa8f2989.shtml

Anche gli attori sono lavoratori. O no? Basta con la svendita del lavoro

Mi arriva questa proposta dall'Arci, Comitato Provinciale di Prato, per partecipare alla rassegna "Fiabe a teatro", una specie di circuito di teatro-ragazzi che l'ARCI ha messo in essere da qualche anno.

Ora, fermo restando che noi del Teatro La Baracca non siamo una compagnia costosa, riteniamo indegna la proposta.

Per cui non partecipiamo.

Gli attori vengono pagati niente. A fronte di un biglietto di 5 euro, quanto possono guadagnare recitando in una saletta di un circolo- quindi non in un ambiente congruo, che devono adattare-, dopo aver allestito anche audio e luci, prendendo il 70% dell'incasso?

Se non si raggiunge la cifra di 200 euro, si legge nel bando,  la compagnia riceverà questo importo dal circolo. 

Ora gli attori sono lavoratori o no? O sono sub-lavoratori? 

Perché gli attori vengono trattati come mentecatti? O sfruttati?

Una proposta del genere può essere fatta, al limite, a un gruppo di persone che si diletta nell'allestire uno spettacolo, che non lo fa di lavoro, insomma. E anche in questo caso...ci andrei con cautela.

Ricordo che lo spettacolo va preparato, pur semplice che sia, e questo richiede ore di lavoro; che va allestito, e anche questo al minimo richiede un'ora o due; va poi realizzato e infine, l'allestimento va smontato.

Dunque io consiglio ARCI di organizzare meno spettacoli l'anno, alternando i circoli prescelti per l'iniziativa (che possono contribuire anche direttamente), e dare almeno il doppio a chi lavora. E ciò significa che comunque è sempre un incasso minimo: che se si toglie poi il dovuto all'INPS e all'INAIL, cosa rimane? E la SIAE, chi la paga? O non si paga nulla di tutto il dovuto? 
E infine, chi 'sbiglietta' (e quindi paga le tasse?)

Che spettacoli si possono presentare con questa cifra, che livello qualitativo?

Basta con questa svendita del lavoro. E dell'arte. Così non si fa 'cultura'.

lunedì 26 settembre 2016

Gli articoli di giornale sulla stagione 2016-2017 al Teatro La Baracca

Ecco gli articoli dei giornali che illustrano la stagione. Innanzitutto ringrazio chi li ha scritti e pubblicati. Voglio però anche brevemente commentarli.
Bello il titolo de La Nazione, uscito ieri. Effettivamente l'occasione di opporre questi due temi, sapienza e insipienza-ignoranza era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, e si capisce quello che dico se si scorre appunto il programma. Anche se avrei evidenziato lo spettacolo 'clou' della stagione, quello su Federico II.
A cui per la prima volta si dedica un'opera teatrale.

Il secondo articolo, de Il Tirreno e uscito stamani, è corredato da una bella foto, che non guasta. Ma anche qui di un imperatore così importante anche per Prato,  non c'è. La stagione tratta si di donne? Sì, ma anche dei personaggi importanti, uomini, citati.

Nell'opera dedicata a Federico certamente non attaccherò né  Renzi né il Movimento 5 Stelle come si legge scritto. (Ma ho detto così? E' possibile, certamente come battuta, per spiegare meglio che non avrei trattato la spicciola attualità politica nell'opera teatrale).

Come chi mi legge sa bene, ho tutto questo blog per esprimere il mio dissenso verso una politica che non è certo quella di Federico II.  



domenica 25 settembre 2016

Su Gonfienti e i suoi reperti. Rispondo a Il Tirreno

Oggi è apparso un articolo sui reperti di Gonfienti che copio oltre, ormai definitivamente destinati alla Rocca Strozzi di Campi Bisenzio.

Preciso quanto segue:

Non è proprio una vita che mi occupo di Gonfienti, ma attivamente dal 2003, quando, nel vano tentativo di mettere in scena il dramma etrusco "Laris Pulenas", trovai tutte le porte sbarrate in quel di Prato e di Firenze, in particolare in Soprintendenza. 
Non è vero che la decisione di portare i reperti a Campi fu presa dieci anni fa. Dieci anni fa l'assessore Mazzoni faceva ben altre dichiarazioni, come si legge anche in questa interrogazione comunale, che qui riporto, ma taglio, per brevità:

"17/02/2006 
Consiglio Comunale. Un progetto nel progetto per la cultura
Un filo diretto tra Gonfienti e il nuovo Museo Civico
L'assessore Mazzoni risponde a Zazzeri (Comunisti italiani) e chiarisce l'equivoco nato sulla destinazione dei reperti di Gonfienti
Il nuovo allestimento del Museo civico avrà un collegamento diretto con l'area archeologica di Gonfienti e formerà un circuito museale con Villa Niccolini, che in una porzione ospiterà ed esporrà i reperti provenienti dagli scavi della città etrusca...E' questa l'anticipazione fatta dall'assessore alla Cultura Andrea Mazzoni nella seduta del Consiglio comunale di ieri 16 febbraio. Ha fatto da 'traino' la risposta dell'assessore al capogruppo dei Comunisti italiani Moreno Zazzeri, che in un question time ha chiesto chiarimenti su un accordo tra Soprintendenza ai beni archeologici della Toscana e il Comune di Campi Bisenzio /.../ per la nascita di un deposito e laboratorio di restauro per i reperti rinvenuti a Gonfienti, che 'scipperebbe' a Prato un'occasione attesa da tempo. Mazzoni ha chiarito che si tratta di un equivoco, in quanto la convenzione stipulata con il Comune di Campi Bisenzio dalla Soprintendenza riguarda solo i reperti pre-proto-storici rinvenuti nei lavori per la Mezzana-Perfetti-Ricasoli che saranno raccolti nella Rocca Strozzi del paese: «Si tratta di notizie prive di fondamento - spiega l'assessore Mazzoni - dal testo dell'accordo, inviatoci dalla Soprintendenza, non risultano infatti mai comparire le parole Gonfienti o etruschi. Il Comune non solo è perfettamente consapevole del grande valore che il patrimonio di Gonfienti rappresenta, ma è stato anche l'artefice insieme alla società Interporto della Toscana e Soprintendenza di un'operazione che ha saputo conciliare lo sviluppo infrastrutturale, grazie al quale la città sotterranea è riemersa, e i reperti etruschi: proprio per questo nel progetto di rinascita del Museo Civico, per ora allo stato embrionale, intendiamo creare un richiamo con la città etrusca sul Bisenzio e il suo museo, VIlla Niccolini, che in base ad una convenzione firmata l'anno scorso con il Comune, dedicherà 530 metri quadrati all'esposizione».

Questa dichiarazione dell'Assessore Mazzoni fu ribadita nel convegno al Pecci, nell'ottobre 2006, denominato "Dalle Emergenze alle Eccellenze", convegno e impegni tra l'altro traditi dai fatti che si sono susseguiti: ampliamento di Interporto autorizzato dalla Soprintendenza, con la rinuncia di aprire l'Antiquarium a Villa Niccolini:

“/…/ Abbiamo recentemente inserito nel piano triennale delle opere pubbliche, la prossima acquisizione di Villa Niccolini. Crediamo infatti che ci debba essere anche una vicinanza strutturale tra quelle che sono le emergenze archeologiche che non possono che restare necessariamente insediate sul terrItorio – penso in primo luogo alla grande domus di oltre 1400 mq. – e i reperti che si prestano ad essere contestualizzati in un percorso museale”.

L'Assessore Mangani non è a conoscenza di tutto questo? 

In realtà l'amministrazione comunale (e non solo quella attuale) non si è mai occupata seriamente né dei reperti, né tantomeno della nascita di un parco archeologico nella città di Prato.
Credo sia opportuno dire la verità su tutta questa imbarazzante faccenda, o quanto meno, prima di fare dichiarazioni, informarsi; e a questo punto, nel concreto, evidente abbandono dell'area archeologica, non è irrilevante lo scippo culturale e identitario che la città subisce in questo trasferimento dei reperti a Campi Bisenzio. 


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L'articolo de Il Tirreno


Presentato in anteprima il Museo della città etrusca del Bisenzio
Scatta la protesta. L’assessore: «La decisione fu presa 10 anni fa»

I reperti di Gonfienti traslocano a Campi

PRATO In principio furono gli Etruschi, gli antenati dei pratesi in quel di Gonfienti. La storia è nota, anzi tristemente nota visto che sembra ormai sfumato il sogno di un parco archeologico sulle rive del Bisenzio. Ed è sempre sulle rive del Bisenzio che il tesoro etrusco riemerso una ventina di anni fa durante gli scavi nella zona pratese dell'Interporto tornerà fruibile al popolo di appassionati di antichità e archeologia. Non però a Prato, bensì a Campi Bisenzio dove è in fase di allestimento il Museo Archeologico di Gonfienti con sede alla Rocca Strozzi, aperta straordinariamente nell'ultimo weekend in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio. «Il Museo - si legge sul sito del Comune di Campi Bisenzio - accoglierà i reperti provenienti dalla città etrusca fondata sul Bisenzio». Era scritto da anni che il museo etrusco dovesse nascere a Campi Bisenzio ma dopo tutti questi anni una notizia del genere non può lasciare indifferente l'artista Maila Ermini che alle battaglie per il sito etrusco ha dedicato una vita. «Organizzerò una nuova marcia per Gonfienti per tenere viva l'attenzione in città sugli Etruschi ormai dimenticati. Qui siamo di fronte a un tradimento. Capisco che sia la Sovrintendenza a decidere ma il Comune di Prato non ha fermato le sue scelte...». Ermini non è la sola a protestare per questa scelta, anche se datata. Tra questi c’è Mauro Lorenzini, coordinatore del gruppo “Passeggiate tra storia e natura” presente ieri alla presentazione del Museo. «Non credevo ai miei occhi quando ho visto che in mostra c’erano i nostri reperti. Non si può accettare che tutto venga portato a Cambi Bisenzio. Tra l’altro l’inaugurazione è avvenuta nel più assoluto silenzio di Prato che, sul trasferimento dei reperti dal laboratorio al Museo di Campi, mi risulta non abbia più detto una parola». «E’ un accordo di molti anni fa», conferma l’assessore alla cultura Simone Mangani. «Si sapeva che i reperti sarebbero andati a Campi da almeno dieci anni. Se non addirittura da prima. Quando noi facemmo la mostra sugli etruschi, alla fine del 2014, contattammo la responsabile della nostra area della Soprintendenza Gabriella Poggesi chiedendo se era possibile collocare alcuni dei reperti di Gonfienti a Palazzo Pretorio, negli spazi attigui di Palazzo Valentini. Ci interessava averne alcuni a Prato. La risposta però fu netta e chiarissima: la decisione era già stata presa, purtroppo, alcuni anni prima e non si sarebbe tornati indietro». (m.l. -i.r.)

sabato 24 settembre 2016

La stagione teatrale 2016-2017 al Teatro La Baracca

Questa è la nuova stagione teatrale.
Una volta avevamo paura della nostra creatività, come se fosse una colpa. Ora non più. Sono ben altre le colpe. Per esempio, un presidente di commissione cultura che passa davanti al teatro, vede che c'è la presentazione, e tira diritto. Un teatro, pur privato e privo di finanziamenti, svolge una funzione pubblica sul territorio, in particolare in una periferia dove non c'è più nulla. Vergogna.

Una stagione 'graffiante' e politica, come piace a  me.



STAGIONE TEATRALE 2016-2017


Sabato 15 e 22 ottobre ore 21
STUPIDA
Una vita in trappola

Sabato 12 e 19 novembre ore 21
ASINERIE
Incursione comica nella lingua italiana

Sabato 3 dicembre ore 21
L’INTELLETTUALE ARROSTO
Come cucinare un personaggio indigesto

Sabato 17 dicembre ore 21
L’INFANZIA NEGATA DEI CELESTINI

Sabato 21, domenica 22 gennaio 2017, ore 21
IO E FEDERICO
Dialogo politico con l’imperatore Federico II

Sabato 4 febbraio ore 21
CATTIVERIE BIS
di e con Gianfelice D’Accolti

Sabato 25 febbraio ore 21
LE RAGAZZE DELLA FABBRICHINA
di Dunia Sardi
Adattamento teatrale di Maura Salvi

Sabato 18 marzo ore 21
FESTA DELLA POESIA

Domenica 8 aprile
LEONARDO, UN VIAGGIO
Viaggio-spettacolo nella terra di Leonardo


Sabato 7 maggio ore 21
IO PASSERINA, TU PISELLINO


TEATRO RAGAZZI

Lunedì 26 dicembre  ore 16,30
Domenica 1 gennaio 2017, ore 16,30
PAGLIACCIA SECCA SOS…NATALE

Domenica 8 e 15 gennaio 2017, ore 16,30
BERTA LUMACA

Domenica 19 febbraio  ore 16,30
DINA LA VESPINA

Domenica 19 marzo ore 16,30
LA RIVOLTA DEI PEDONI



Teatro La Baracca
Via Virginia Frosini, 8 – 59100 Prato. Tel. 0574-812363
Biglietto: 12 euro – Biglietto teatro ragazzi 6 euro.

La “Festa della poesia” è a ingresso libero.


E’ vietato entrare a spettacolo iniziato.
Il teatro-ragazzi è vivamente consigliato anche agli adulti.

Dove non indicato diversamente, i testi e la regia sono
di Maila Ermini


venerdì 23 settembre 2016

Presentazione della stagione teatrale 2016-2017

Sono previste tante cose per sabato 24 settembre a Prato e dintorni. Che è già domani. In particolare al mattino.

Dell'inaugurazione, alla presenza del gotha della Soprintendenza fiorentina, del Museo Archeologico presso la Rocca Strozzi di Campi Bisenzio vi ho già detto. Dove andranno a confluire tutti i tesori gonfientini.

A Prato arriva il Presidente del Consiglio Renzi, e andrà subito in due luoghi importanti della città di Prato: il Pecci, lustrato a novo e pronto a nova vita, e il Metastasio, dove ascolteremo i suoi sì sì alla modifica costituzionale.

Poi, sempre al mattino, c'è una riunione aperta della Massoneria...del Grande Oriente, con le varie logge locali e i nuovi 'bussanti'. A dimostrare quanto siano trasparenti.

Ora, difronte a tutto questo popò di eventi sommi, con personaggi così...(e non mi viene il termine), con quale coraggio noi andiamo a presentare, nelle stesse ore e giorno, il nostro programma?

Intanto scrivo il comunicato così come lo avevo preparato prima di sapere di tutti questi popò

Vedete voi poi dove andare.

Sabato 24 settembre, dalle ore 11 alle 12, presentiamo la prossima stagione al Teatro La Baracca (Via Virginia Frosini 8, Prato). L'ingresso è libero. La nostra presentazione non è una conferenza stampa 'normale', ma piuttosto un incontro con le persone che vogliono conoscere la nostra attività o incontrarci di nuovo. Ci sono diverse novità e spettacoli interessanti in programmazione, oltre all'attività didattica e agli incontri tematici. E magari dirò anche di ideuzze fuori programma che spero di realizzare, e che riguardano proprio la nostra azione culturale e politica sul territorio. 
Nessuna novità invece in materia di finanziamenti pubblici, che continuiamo a non ricevere.
Il motivo della 'punizione' è noto, e qui l’ho spiegato più volte, ma uno dei più importanti è proprio l'esistenza di questo blog.

Sabato o domenica prossimo pubblicherò il programma completo. 

Io comunque vi aspetto.



mercoledì 21 settembre 2016

Perché a Prato non ci sarà il museo di Gonfienti

Il 24 e 25 settembre prossimo si celebra la Giornata del Patrimonio, con un ricco programma di visite a musei ed eventi.

A Prato non si organizza niente. 
Invece, nella vicina Campi Bisenzio, sarà l'occasione per inaugurare il Museo Archeologico presso la Rocca Strozzi, dove saranno allestiti i reperti trovati nella zona, pratese per la verità, di Gonfienti. Anche se non si sa al momento cosa e quanto sarà 'mostrato'.

Non è significativo?

Ora, in altra situazione, con un'area archeologica degna di questo nome e con altre prospettive, non ci sarebbe stato nulla da obbiettare sul fatto che il museo di Gonfienti (anche se un tempo si parlava di Villa Niccolini e sappiamo com'è finita  (1-)) venisse allestito a Campi Bisenzio, tra l'altro ci sarebbe tanto da scavare ancora visto che quel Comune è confinante con la zona archeologica di Prato, invece di costruirci sopra altro inutile pseudo-interporto; ma stando così le cose, nell'assoluta mancanza di ogni cura  e interesse politico nei confronti dell'area archeologica, che piuttosto si spera venga dimenticata al più presto - e qui il Sindaco Biffoni non ha rispettato gli impegni elettorali -, ecco che invece il museo etrusco inaugurato altrove, seppure 'a due passi' di distanza, dimostra la volontà di rendere Prato la città moderna e futura, che in realtà significa città del cemento e dell'imprenditoria più frettolosa, dei macrolotti, degli affari e della finanza, e anche, perché no, dell'inquinamento (proprio nella zona est di Prato c'è il peggio del peggio a tal riguardo...), in barba al rispetto della storia e del paesaggio.

A Campi Bisenzio, città più piccola e domestica,  succube dell'area metropolitana fiorentina, dove nessuno ha mai protestato, assorbita dal mega centro commerciale de I Gigli, i reperti tratti dalla zona dell'Interporto di Prato, allestiti in  mezzo ad altro contesto museale,  ci possono stare. Non danno fastidio a nessuno e mettono al riparo la Soprintendenza da critiche ('dove sono i reperti?') e dissapori. Si sta tutti più tranquilli.  E si sganciano dalla sua origine interportuale.

Affermare che Prato è città anche antica, come sarebbe stato creando un museo permanente insieme all'area archeologica nella 'zona rossa' dell'Interporto (e non solo), sarebbe stato porre l'ostacolo alle ruote del carro della razza padrona cittadina (e non solo), quella finanziatrice anche di giornaletti ricamati e profumati, e di libri nostalgici del 'tempo che fu cardato', che appunto ha voluto e vuole interporto, il suo ampliamento come dell'aeroporto e tutto il corredo per fare i propri affari.  Vuole fare, possibilmente, le cose in grande, senza inciampi impicci o lagnanze; senza le bagattelle del passato.

E li avrà, tutti: ci hanno assicurato i suoi arlecchini camuffati da cherubini, che tengono sempre la strada verso l'inferno ornata di dolci inganni, buffe paratie, distrazioni, belle occasioni e tanti sorrisi. Ma sempre pronti a graffiare a fondo, quando è il momento.

Quindi, dopo la risibile mostra-contentino, un vero e proprio 'ciaone' alla città, che hanno allestito sugli Etruschi, dal tristissimo titolo annunciatore,  L'ombra degli Etruschi, una mostra che costituisce piuttosto una presa per i fondelli nei confronti della cosiddetta cittadinanza, che però l'ha praticamente disertata, Prato avrà posta sulla testa la coroncina del suo destino futuro: la sua contemporanea modernità. Dell'Ità.  L'inaugurazione del 'nuovo' Pecci, a ottobre, che ricordo fu costruito  a suo tempo dall'omonimo imprenditore, rimarca infatti quello che la città deve essere e rappresentare.

Così il potere fa la storia. E tu, come dicono a Roma, 'fai pippa'.

L'aspetto più triste è stato ed è lo spettacolo di un'opposizione inutile, che non ha capito nulla, o meglio, non ha voluto capire,  il valore politico, e parlo del solo politico, della cosiddetta città etrusca, pensando, in qualche caso, che coloro che volevano valorizzare la fastidiosa città antica dei 'quattro sassi' fossero una compagnia di poveri e patetici nostalgici. A cui poteva esser dato qualche biscottino, via, e molte chiacchiere in pasto. E questo la dice lunga e sull'opposizione stessa, (come una parte di essa ha dimostrato quando è stata a comando della città),  e in qualche caso, sulle capacità dei suoi protagonisti, troppo spesso pessimi dilettanti, e in qualche caso così scelti e voluti, veri e propri ignoranti. 


(1) Il Comune di Prato aveva stanziato 700 mila euro per acquistare parte di Villa Niccolini e farci il museo di Gonfienti. E invece...Nel primo articolo si legge del museo; e nel secondo di come è andata a finire: a Villa Niccolini ora c'è un condominio.

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/02_Febbraio/16/etruschi.shtml
http://comunicati.comune.prato.it/generali/?action=dettaglio&comunicato=14200400000647


martedì 20 settembre 2016

Arriva Renzi: e noi, icché si fa?

Arrivano i nostri. Arriva Renzi. In occasione della nuova apertura del Museo d'Arte Contemporanea, il Pecci di Prato.

L'opposizione si interroga sulla strategia da usare: è meglio inscenare una protesta?
O è meglio mostrare indifferenza?
Come ci vedono di più? com'è più efficace?

Il vuoto è sempre efficace. Ma le truppe cammellate dell'informazione governativa, condita con i blogger e i social arbiter sempre sorridenti e al servizio che sistemano a dovere le nuvole in cielo-perché l'informazione oggi, eeh purtroppo, non la fanno soltanto i giornali - possono mostrare anche ciuchi volare..Se c'è protesta e confusione,  gli stessi possono fare altre magie. Come i prestigiatori. Uguale.

Dove va, Renzi - come altri in passato - porta con sé la protesta. E lui lo sa. Loro lo sanno. Come potrebbe essere altrimenti?

E' tutto calcolato. Lo sanno bene, eccome se lo sanno!

Ci vuole molta fantasia, via, ci vuole un po' di geniaccio per inventare qualcosa di nuovo che, un pochino, lo-li  possa irritare; lui e il suo staff.

Fargli perdere la staffine. Far corricchiare il servizio d'ordine. Così, per burla. Far uscire quel che non deve; o bloccare quello che deve uscire.

Il Matteo viene qua perché qua qualche problemino c'è. Mica per il Pecci. Via, lo sanno tutti.
Oltre che a far propaganda per sé e per l'amata riforma costituzionale, Matteo viene qui per Matteo. Il ché  equivale a dire che viene per sé. Che il secondo Matteo si attiene evangelicamente al primo.

Sì, il primo problema si chiama Sindaco Biffoni. Che non va. Non piace. Via, non funziona.

Soprattutto non si vede. Né in consiglio, sembra, né in città. Non si vede al centro, né in periferia.

Si vede solo nei corteggi a corteggiare cintole e miss. Così dicono i pratesi. Relata refero.

E qui, tra poco,  c'è da rifare i giochi, eh! C'è da correre il palio!

Suvvia, non vi darò  alcun consiglio sul 'icché si fa', e, una volta tanto, seguo il suggerimento di chi mi suggerisce di non dare troppi consigli o ideuzze 'aggratisse'!

(Oh, ma che viene anche Enrico?)





Lettera a Gianni Morandi

Caro Gianni Morandi,

quando io ero bambina c'era la disputa fra chi amasse più te o Claudio Villa.
Naturalmente tutti i giovani amavano te, con poche scandalose eccezioni. I 'vecchi', tutti per Villa.

Io non sapevo proprio per chi parteggiare; non mi piaceva Claudio Villa per quel modo 'antiquato' di cantare; e non mi piacevi tu, perché... non lo so. Ero forse troppo piccola per prendere una posizione o forse, semplicemente, la questione non mi coinvolgeva e lasciavo agli altri le discussioni sui gusti canori. 

Poi non t'ho più seguito; sì, ogni tanto ho ascoltato qualche tua canzone di successo; ho visto la ripresa del tuo percorso in anni maturi; ho letto, qua e là, come come hai saputo gestire il tuo personaggio ed arrivare ancora 'giovane' fino a oggi.

Ma sono rimasta davvero sorpresa quando ho saputo e visto che ogni giorno, dico ogni giorno, metti una foto di te su Facebook mentre fai qualcosa. Ci lasci uno squarcio della tua vita, una tua immagine.

L'ho saputo perché ho letto che ti hanno lapidato per quella foto della spesa di domenica.

La foto quotidiana mi è sembrata una condanna, un obolo pesante sull'altare della fama o dell'esercizio artistico consumistico.

Certo, ci sono anche tante tante persone che ti seguono, che vogliono sapere di te; quanti 'clic' sulla tua pagina!

Ma io mi chiedo se tu non ti stanchi di questo esercizio obbligatorio sulla tua vita. Ti serve per il tuo lavoro di cantante?  Non basta più cantare e basta, vero?
Come ti senti a far questo? Ti piace davvero mostrarti sempre, e immancabilmente vestito d'ottimismo?

E tutti quei commenti, quella furia, quella condivisione dei tuoi 'seguaci', non ti dà mai una sensazione di rigetto?

Anche l'artista si fa supermercato, si capisce. E sempre più vorticosamente. E non soltanto lui.

La tua foto davanti al supermercato a me dice questo: che l'artista ormai è un prodotto da supermercato, che astutamente si deve porre sugli scaffali; e guai a finire nello scaffale di fondo, altrimenti nessuno lo compra. O lo compra a prezzo scontato. E per non finire nello scaffale di fondo, deve sempre inventarsi qualcosa, deve mostrarsi, deve esserci. E anche creare un po' di confusione, va bene. Non troppa, un po', tanto da finire sul giornale due o tre volte l'anno.

E non ti credere che si tratti di accusa o di livore, perché la faccenda, tristemente, amaramente, riguarda anche me.

Un cordiale saluto.


Maila Ermini


lunedì 19 settembre 2016

Settimana europea della mobilità sostenibile: solo chiacchiere

Sono quindici anni ormai, vado a memoria, che si celebra la settimana europea della mobilità sostenibile (quest'anno dal 16 al 22 settembre).
Sostanzialmente, a parte qualche esempio virtuoso, hanno luogo solo chiacchiere. La situazione della mobilità alternativa, in Italia, è disastrosa.
Mancano le infrastrutture e  tutti gli spazi stradali sono occupati dalle macchine: passaggio e parcheggio. Senza contare che gli automobilisti viaggiano sempre veloci e feroci.

A parte qualche rara eccezione, chi si muove in bicicletta,  in Italia rischia la vita.

In Francia, intanto ricordo, chi va al lavoro in bici, viene pagato.


Teppismo a Prato

Oggi, sui giornali locali, è apparsa la notizia di un gruppo di teppistelli (spacciatori?) di origine magrebina, con al seguito cani di grossa taglia ancora cuccioli, che avrebbero assalito una persona nei giardini di Sant'Orsola a Prato, perché li redarguiva sui cani tenuti senza guinzaglio.
Questi giovanotti si sarebbero 'impossessati' dei giardini e, così come sono stati descritti, sono come una piccola banda poco raccomandabile e temibile che vi staziona tutti i pomeriggi.

Ora voglio ricordare che anch'io sono stata aggredita, non personalmente è vero, ma il teatro sì e più volte nel passato, da giovani teppistelli italiani che, sostando un po' ai circoli un po' al campetto della chiesa, poco gradivano la presenza di un teatro e di ciò che questo significa e rappresenta.

Una volta, qualche anno fa, i teppistelli, quasi tutti di buona famiglia italiana, senza contare i calci dati al portone dell'uscita di sicurezza mentre si facevano le prove o le bombette fatte scoppiare durante gli spettacoli, divelsero un cartello che portarono in corteo dileggiante per le vie del paese. 
Chiamai la polizia e ci fu parecchio trambusto, seguito dall'arrivo smarrito dei genitori che non si capacitavano come i  loro pargoli fossero diventati tanto 'birichini'.

Il gruppetto, piccato dalla mia reazione, ha cercato poi di intimidirmi, mettendo in atto il cosiddetto 'mobbing' con relativa derisione pubblica, incoraggiati dal silenzio di tutti coloro che hanno assistito al linciaggio, in particolare al circolo.

Al momento le aggressioni sono cessate, anche perché ho reagito con durezza, rivolgendomi, ancora una volta, alle forze dell'ordine che, devo dire, mi hanno consigliata al meglio.

Ho anche subito altre intimidazioni, nel passato, ma di altro genere. Provocazioni molto pesanti. Ma è argomento che riguarda più il diciamo malcostume politico.

Questo scrivo a testimonianza del fatto che il teppismo non ha una sola origine geografica e sociale (come anche nel passato episodi di cronaca nera ci hanno dimostrato), che questo agire delinquenziale è molto diffuso e troppo taciuto, e contro il quale si agisce poco a livello collettivo.
Esso prende in particolare di mira quei luoghi che rappresentano buona socialità, cultura e condivisione pacifica e libera del vivere civile.

Ora tutti protestano per questa aggressione ai giardini di Sant'Orsola. E giustamente.
Salvo poi, alcuni, a scandalizzarsi se vedono in giro locandine come queste; era il 2010:

domenica 18 settembre 2016

A proposito del recupero di Lungarno Torrigiani a Firenze

Ricevo e pubblico questo interessante contributo a proposito del recupero di Lungarno Torrigiani a Firenze.


A proposito del restauro post traumatico del Lungarno Torrigiani

Intorno al dibattito sul restauro architettonico del Lungarno Torrigiani si stanno alimentando pericolosi equivoci sugli interventi da farsi che niente hanno a che vedere con il restauro del parapetto, della cosiddetta “spalletta”.  Da questo punto di vista l’articolo del prof. Garzonio (cfr. La Nazione del 25 agosto 2016) è molto utile e le osservazioni fatte non sono affatto sbagliate nel contesto del restauro urbano, perché in questo si parla soprattutto della qualità delle malte e dei materiali che fanno parte del calcestruzzo di fondazione e quindi del consolidamento ottocentesco dell’argine. La maestria del lavoro allora eseguito è indiscutibile vista l’alta qualità del calcestruzzo storico; tuttavia va detto per non equivocare che l’apparecchio murario basamentale dell’arginatura e del colletto pensile del fiume ha seguito, assecondandolo – come ovvio che fosse - l’andamento curvilineo del fiume che in quel punto aveva formato una leggera ansa come ben rilevabile nella carte del Catasto Leopoldino. D’altronde, nell’Oltrarno, a partire dalla pescaia antistante la Torre di San Niccolò, insistevano opifici, impianti idraulici, con sistemazioni e canalizzazioni a se stanti, tutte opere che sono state smantellate al tempo di “Firenze Capitale” e quando si è realizzato il lungarno, lo stato dei luoghi era affatto diverso da oggi e da quello pre-Unitario.  L’architettura moderna, post Unitaria, del Lungarno Torrigiani è dunque ben altra cosa!
Queste fondazioni con gli apparecchi murari in Pietra Forte erano giustificate in un quadro di rifunzionalizzazione che allo stato attuale deve essere ben compreso. Questi interventi sono testimoni di un’ardita azione di riqualificazione urbana, ed anche per questo devono essere indubbiamente salvaguardati, laddove semmai con i numerosi micropali messi oggi in opera si rischia di comprometterne con forature e tagli l’originaria funzionalità. 
Detto questo il problema della risarcitura del parapetto terminale e quindi della sua corretta giacitura, pare di dover dire, è altra cosa! Tant’è vero che l’attuale muretto superiore con cimasa in pietra arenaria è stato alzato su quelle curvilinee fondazioni, tuttavia compensando la geometria della scarpa seguendo cioè un andamento rettilineo, a corroborare l’eventualità in discussione che il ripristino attuale non possa non prevedere una forma diversa da quella originaria.
A mio avviso studiando con attenzione negli archivi, magari spogliando tra le carte dell’Ingegnere del Circondario che ha eseguito l’intervento ottocentesco, troveremo di certo le risposte progettuali ricercate. Tuttavia, non è di certo da escludere il fatto che i crolli recenti possono avere accentuato anche la giacitura del basamento, già indebolito dai lavori idraulici recenti, che in ogni caso dovrà essere opportunamente rafforzato, accuratamente sarcito con malte compatibili come indica Garzonio.
Il problema del restauro della spalletta resta comunque a se stante ed inalterato, richiedendo con tutta evidenza la primaria necessità di riconferire la giusta geometria al parapetto che oltretutto – come ben sappiamo -  è stato più volte ripreso e rifatto nel dopoguerra.
Le ragioni addotte per presunti risparmi economici e di contenimento dei tempi di esecuzione non dovrebbero - a mio avviso -  influire sulle ragioni inoppugnabili del restauro. Non ci sono in definitiva plausibili motivazioni per salvare la deformata accidentalmente assunta superiormente dalla spalletta che, al contrario, lasciata nello stato attuale creerebbe un grave danno all’immagine della città, alla consolidata percezione del Lungarno in un punto sensibile del suo sviluppo.
Per concludere, se è giusto mettere in sicurezza e restaurare il basamento storico del Lungarno Torrigiani, è altrettanto corretto assumere responsabilmente altre scelte nella messa in pristino della spalletta superiore che dovrà essere attentamente riprogettata nel rispetto della sua conformazione originaria, curandone l’impatto cromatico e materico, pur con sottili differenze, come si fa nelle integrazioni nelle composizioni pittoriche d’autore. La salvaguardia della qualità e dell’unitarietà della scena urbana fiorentina, Patrimonio Mondiale dell’Umanità, lo richiede sopra ogni altra cosa.

Giuseppe Alberto Centauro
Docente di Restauro Architettonico (Dipartimento di Architettura di Firenze)



Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.