giovedì 30 dicembre 2021

LA BEFFANA


Visti i tempi nefasti, visti i disastri alla psiche umana, alla socialità, all'economia, alla cultura di questi tempi, non possiamo programmare che a cortissimo raggio.

Proponiamo uno spettacolo per ragazzi, ma divertente anche per i grandi:

Giovedì 6 gennaio ore 17 alla Baracca, LA BEFFANA.

Prenotazione obbligatoria.

Stregoneria

 "Basta che la stregoneria abbia inizio perché non la si possa fermare con nessun mezzo" (Il Maestro e Margherita di Michail Bulgàkov).

Se non conoscete Bulgàkov, sbrigatevi a colmare questa lacuna.




venerdì 24 dicembre 2021

Prato scippata del Museo Etrusco per lasciar libera l'espansione di Interporto

Scrivo a caldo, e forse tornerò su questo post.

L'Assessore Mangani ha risposto a una interrogazione sull'area archeologica di Gonfienti e, stando alle sue parole, il Museo Etrusco vicino all'area archelogica è sepolto.  Tutti lo vogliono a Campi Bisenzio. E certo! Ma lo si sapeva già.

Al massimo sono disposti a concedere a Prato una "sezione archeologica" a Palazzo Pretorio.  Anche questo si sapeva.

Mi chiedo: oltre a essere un espediente per salvare i soliti capra e cavoli, sarà come quella misera e vergognosa dedicata a Gonfienti nella mostra, proprio in quel palazzo, denominata  L'ombra degli Etruschi?

Dalla risposta, che potete vedere nel link sotto - incluso l'intervento, abbastanza conciliante, dell'assessore Guerrini dello stesso partito dell'assessore, che pone la domanda  dal tempo 2 h 40' al 3h 2' e che poi alla fine si ritiene soddisfatta del museo etrusco a Campi!- è  chiaro che non ci sarà nemmeno l'area archeologica nel suo complesso.

Il fatto che si citi il Mulino di Gonfienti, ossia il laboratorio di restauro della Soprintendenza come una specie di succedaneo del museo in loco, come una riparazione della sua assenza, è assurdo. Il laboratorio non dialoga non la città e non la arricchisce! Tant'è che non sappiamo nemmeno cosa succede nell'area, sembra che siano in corso scavi, ma chi ce lo dice? Di sfuggita l'assessore, perché costretto. Il laboratorio di restauro a Gonfienti è solo uno dei tanti fortini del potere culturale, muto e chiuso, punto.

Riguardo poi alla mancanza di personale, che impedirebbe alla Soprintendenza di aprire l'area al pubblico, come informa l'assessore, ricordo che negli anni varie associazioni archeologiche hanno dato la disponibilità a curare quest'aspetto, e a questi è sempre stato risposto picche. Anzi, si è preferito lasciarle morire! Perché non si sono mai incontrate? Perché non si è dialogato con la città?

Lo dico io perché: perché non si vuole l'area archeologica a ridosso dell'Interporto!

E' evidente che NON c'è la volontà politica a Prato, a Firenze, in Regione e che la Soprintendenza segue pedissequamente le decisioni dall'alto!

Solo il museo nell'area archeologica - e non dislocato a Campi Bisenzio! - la preserva dall'essere mangiata dalla barbarie di cemento e dalla speculazione in corso in quella zona della Piana.

Tutto il resto è solo un contentino risibile per metterci a tacere, una mossa astuta e prevedibile. 

https://governo.comune.prato.it/it/consiglio/streaming-sedute/pagina58.html

mercoledì 22 dicembre 2021

Allontanarsi dall'idiozia

 


Soffocati dalle informazioni maligne sull'epidemia, della guerra fra le fazioni, (dei pro e dei contro il vaccino), circondati dal pensiero unico, dalla morte del principio di non contraddizione, dalla lenta scomparsa di una umanità degna di questo nome, ecco che trovarsi in certi paesaggi, qui della Toscana, dà ancora l'illusione che un'altra vita sia ancora possibile.

In realtà non abbiamo scampo, le nostre vite sono inquadrate e decise, ci ritroviamo poi alla fine tutti incolonnati nel traffico e nel cumulo del particolato, ma possiamo provare a uscire un po' dal cerchio malefico. A tal fine allontanarsi dalla televisione non basta più. Prendere a piedi le Vie Francigene è, difronte al disastro ambientale e umano, un'attività naif e vacanziera. Anzi, forse controproducente. 
Più determinante forse sarebbe separarsi dall'apparecchietto che segue la maggioranza ormai in continuazione e che lega nel gioco delle informazioni coatte, delle coordinate esatte, dei vantaggi offerti dalle app, dai messaggini gratuiti che ci disabituano a incontrarci e che ci insegnano modi brutali, dalla enciclopedia a portata di tasto che ci rende dementi, insomma dalle certezze insensate e inutili e che, entro pochissimi anni, porterà gli umani alla cattività certa. Ma già è chiaro cosa sarà di noi, folla di idioti da centro commerciale, fragili e violenti, esseri vaganti dall'ego malato.

venerdì 17 dicembre 2021

Nei teatri no, ma sui giornali spesso

 Articolo di ieri, su La Nazione, Cronaca di Prato.

Non posso lamentarmi: nei teatri locali non mi ci vogliono, ma sui giornali, via, compaio spesso. 


giovedì 16 dicembre 2021

Prato quand'è prato

Pubblico alcune foto della periferia sud-ovest di Prato, lungo la ciclabile, a documentare i pochi campi ancora rimasti, fazzoletti di campagna antica ancora coltivati, prima che vengano occupati da altri capannoni, che si intravedono nello sfondo, o che si presentino, prima in "rendering" e poi in meta-realtà, finti parchi della Piana.








I silenzi su Gonfienti, e chiarimenti sulle fonti


Pubblico un articolo de La Nazione di oggi, che riporta una vibrante lettera del Prof. Centauro sugli -ahimé reiterati - silenzi della politica locale in merito all'abbandono dell'area archeologica di Gonfienti, e sul Museo Etrusco che non c'è.

Chi segue il mio blog sa già tutto, ma è bene ribadire con forza e sdegno l'assenza di una giunta e di un assessore che non risponde alle interrogazioni  di consiglieri del suo stesso partito. Questo la dice lunga su come si punti piuttosto all'espansione di Interporto e di Aereoporto, piuttosto che all'area archeologica di Prato. 

Approfitto dell'occasione datami dalla didascalia, che mi cita, e dalla foto nell'articolo, che mi ritrae insieme al professore (è quella della presentazione delle firme dell'ottobre scorso alla Baracca disertata dai politici locali, ovviamente), che non solo ho ideato la Camminata per Gonfienti (2015), come correttamente è scritto, azione ecologica e culturale collettiva, appuntamento imprescindibile per non dimenticare e far conoscere il sito archeologico di Prato, così vilipeso, ma ho anche organizzato,  e continuo a farlo, la raccolta delle firme (1618) per il Museo Etrusco a Prato, anzi per l'Antiquarium vicino agli scavi!, e che ha portato alle interrogazioni in questione.

Io sono una cittadina che da anni, insieme ad altri, si impegna duramente per questo bene comune, gratis e con danno, per una causa che considero fondamentale per il mio territorio, e con ostinazione e onestà, perdendo molto, e quindi mi preme di essere precisa sulle fonti, trattando poi di questioni di archeologia è imprescindibile! , e anche per essere corretta con me stessa e per gli altri, in questa difficile azione di civiltà, di tutela storica, geografica, ecologica e identitaria.



mercoledì 15 dicembre 2021

Come sopravvisse la cantante



Dal Calendario dei delitti, il "Delitto della Cantante", 2 aprile.

Vi racconto come riuscii a sopravvivere durante la Grande Proibizione.

Io ero cantante, ma sapete, non si poteva cantare senza permesso.

Allora io cantavo sommessamente, ma qualcuno chissà come mi sentì o seppe, e mi sparò: - Cosa canti, sciocca! Lo sai che non si può. Che tu sia maledetta!

Le parole colpirono proprio le mie corde vocali. Non seppi mai chi mi sparò.

Mi misi a letto. Muta.

La gola era infuocata, e per giorni fui percossa da febbri altissime, e mi trovai in pericolo di vita, e che strazio, senza poter chiamare il dottore! 

Non sarebbe venuto, non mi avrebbe curata.  Anche se avesse voluto, non avrebbe potuto. Avevo commesso un delitto! Ma sapevo che non avrebbe voluto nemmeno.

Mi curai da sola, giovandomi anche degli insegnamenti dei vecchi maestri, e mi ci vollero mesi per guarire.

Ma fu durante la lunga e solitaria malattia che imparai a cantare in silenzio. A cantare dentro di me. 

Quando fui certa di poterlo fare, era come se avessi imparato una nuova tecnica di canto, decisi di trasformare il mio corpo in un teatro, anzi, in vari teatri. E mi misi a organizzare una tournée all'interno di me. All'insaputa di tutti.

Decisi il programma. Mi sarei esibita con arie del '700 italiano, ma anche qualche canzone folk della mia Terra del Fuoco, era la mia specialità...

Fu così che cantai nel grande, immenso teatro delle mie cellule. Fu così che cantai nell'oscuro teatro del fegato, e cantai nell'acido pancreas, e cantai fra le ovaie solitarie, e cantai per i curiosissimi neuroni, e cantai per l'indomito cuore, e cantai per gli ariosi polmoni, e cantai per le puntute mammelle, e per l'imponente teatro delle ossa, e cantai...

A ogni replica la mia carne risuonava di applausi, e ritornai ad assaporare in qualche modo la gioia del canto, che solo sa chi canta per amore. 

E credo che questo cantar solitario, tacito per il mondo, ma  cristallino e vibrante nel mio corpo, questo giro di note e arie andante nella carne viva, credo sì che mi abbia guarita e condotta fuori dal soffocato mondo, portata in salvo, limpida e argentina come sono, fino a qui.

lunedì 13 dicembre 2021

Prossimi spettacoli alla Baracca

SABATO 18 DICEMBRE 2021  ore 20,45

L'INFANZIA NEGATA DEI CELESTINI
Prenotazione necessaria
Il racconto del tristemente famoso orfanotrofio di Prato, fondato nel 1934 e chiuso nel 1966, il cui processo costituì il primo scandalo nazionale sulla triste condizione di molti orfanotrofi italiani.
Dopo lo spettacolo sarà proiettata una testimonianza video di un protagonista della vicenda.
 

DOMENICA 26 DICEMBRE 2021 ore 17  (Spettacolo per ragazzi e famiglie)
PAGLIACCIA SECCA in LA VERA STORIA DELLE POLPETTE
Prenotazione necessaria entro il 24 dicembre
Commedia per bambini, ragazzi, famiglie, dove Pagliaccia Secca  (vedi foto sotto) tiene una buffissima conferenza - con varie interruzioni e qualche incidente -, su come quando chi inventò e preparò le polpette, e soprattutto perché, dalla preistoria al futuro...

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Teatro La Baracca
via Virginia Frosini 8, Prato
teatrolabaracca@gmail.com


venerdì 10 dicembre 2021

Il Museo Etrusco a Prato non s'ha da fare!



L'Assessore alla Cultura di Prato Simone Mangani non ha risposto alla interrogazione, programmata in data di ieri in Consiglio Comunale a Prato e presentata da un consigliere del suo stesso partito, sul Museo Etrusco di Gonfienti. Anzi di più, non s'è presentato.

All'annuncio dell'interrogazione, visti i precedenti, ero certa che avrei assistito a qualche triste brutta trovata, come in una pessima commedia,  che non si sa come allestire.

E così è stato perché il Museo Etrusco a Prato non s'ha da fare! Anzi, l'area archeologica di Gonfienti deve scomparire.

E questo è ormai scritto da qualche parte, e da tempo, perché sul sito archeologico pratese sono stati altrettanto assenti o evasivi anche gli assessori alla cultura precedenti. E anche quelli che una volta si fregiarono del titolo, ormai ridicolo, di assessore alla cultura della provincia.

Ma ve lo ricordate il campione di assessore provinciale che voleva trasformare l'area archeologica in un sito virtuale, per poi sopra spianarvi il cemento?

Però al livello antidemocratico raggiunto oggi ancora forse nessun assessore era arrivato, ossia disertare bellamente il consiglio comunale, e con disprezzo, giungere insomma a praticare una forma di violenza nei confronti dei cittadini, che invece chiedono risposte, e da anni. Mai date.

Si deve lasciare  e frettolosamente il campo all'espansione di Interporto di Prato e all'Aeroporto di Firenze, che si uniranno in una lastra di cemento senza soluzione di continuità fra Prato e Firenze, facendosi beffa di tutti i progetti passati e futuri del Parco Agricolo della Piana. Ve lo ricordate?

Che i Prati o Campi restino disponibili per i mostruosi mega capannoni della logistica (non vi siete accorti del traffico aumentato in questa pandemia?), piattaforme e aeroporto in espansione per il traffico di merci di pessima qualità, non certo quello delle bottegucce artigianali, ormai inesistenti, e per umani destinati al consumo e a essere consumati. Anzi, preferibilmente cremati, sì che nel futuro asettico e vaccinato non sarà più possibile trovare un nostro misero ossicino da studiare e su cui riflettere. Nessun Amleto più potrà giuocare con il teschio...

A questa classe politica che ci domina e opprime con un voto vuoto strappato sappiamo come, e che vivacchia con i nostri soldi oltre a gestirli in modo aberrante, a questi signori non gliene frega nulla delle aree archeologiche; anzi, se potessero le cancellerebbero immediatamente con la ruspa.

E alla Provincia di Firenze o al Comune di Campi importa ancor di meno di avere un museo etrusco alla Rocca Strozzi, che si ritrova così, calato dall'alto di una regione tosca e compatta negli affari, dove non si sa nemmeno bene di cosa si tratti. E una volta incamerati, i reperti, se li dimenticheranno presto; anzi dopo una finta inaugurazione di primavera, richiuderanno subito il museo perché la Rocca Strozzi deve essere messa in sicurezza!

Per l'assessore Mangani alla cultura -quale non si sa - è davvero facile defilarsi da un consiglio comunale che non fa domande vere o balbetta una democrazia distrutta anche a colpi di "on-line" e dirette insulse, totalmente inutili alla causa democratica, o buone solo a provocare stati di ansia e disperazione, perché è ormai chiaro il deserto umano culturale politico economico in cui ci troviamo e che ci sta davanti, e lo sarà ancora, e peggio, per diversi anni.

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In merito a questa tristissima vicenda ho ricevuto e pubblico il commento del Prof. Centauro, che ringrazio:

"Aihinoi! Per l'ennesima volta l'assessore Mangani non si è reso disponibile a rispondere in consiglio all'interrogazione riguardante Gonfienti, glissando così sulla questione aperta dagli interroganti di conservare a Prato (che li detiene) i reperti etruschi provenienti dagli scavi  di Gonfienti; questo fatto risulta ancora più ingiustificabile  perchè l'interrogante è il capogruppo di maggioranza, Marco Sapia, con una interpellanza  sostenuta dalla consigliera PD,  Guerrini che oggi avrebbe dovuto presentarla in consiglio comunale. Questa assenza, o meglio mancata risposta,  segna un episodio molto grave, da non sottovalutare per i possibili risvolti.  Infatti, questo ulteriore rinvio rischia di pregiudicare l'essenza stessa della questione in quanto che, a breve tutti i reperti,saranno di fatto trasferiti integralmente presso la Rocca Strozzi a Campi Bisenzio in vista dell'allestimento degli spazi espositivi con l'apertura del museo già preannunciata per l'inizio della prossima primavera! La Rocca ospiti pure i reperti archeologico proveniente dal territorio della Piana, ma non quelli che sono di Prato: questo era l'equivoco da evitare con un definitivo chiarimento alla cittadinanza da farsi oggi in consiglio. Il senso di questo ingiustificato trasferimento sotto il profilo scientifico e storico chiude le porte anche ai ritrovamenti futuri che non saranno più nella disponibilità di Prato bensì andranno confluire  col nome di Gonfienti a Campi Bisenzio, quasi che l'identità del luogo non abbia alcun significato. 

Un episodio molto grave che persino va a precludere alla cittadinanza  la possibilità di conoscere le ragioni (mai rese note!) sulle quali si dice che si sia basato  il "presunto" accordo che sancisce la rinuncia all'appartenenza di questi beni patrimoniali alienando ad altra amministrazione comunale, in altra provincia,  il diritto di costituire il Museo Etrusco di Gonfienti di Prato laddove, al contrario, avrebbe dovuto trovare residenza stabile! Ritengo  che questo sia uno schiaffo inaccettabile per tutta la comunità pratese  e, in particolare, per  i 1617 firmatari dell'appello per il museo etrsuco a Prato che attendono una risposta a quelle due semplici domande da 7 anni, tanti quanti sono gli anni che hanno visto decine e decine di cittadini a partecipare alle annuali Camminate per Gonfienti che sono state promosse in città".


Nella foto sopra alcuni reperti dell'area archeologica di Gonfienti.

giovedì 9 dicembre 2021

Secondo Franceschini l'artista o diventa pesce o muore

Mentre gli artisti muoiono di fame e la creatività è completamente soffocata e offesa, ecco che il Ministro Franceschini, finanziatore di enti e strutture e sistemi a servizio, vecchio vizio di partito, ma non di creatività e artisti, il ministro dicevo immerge con insistenza, nelle reti dell'oceano social,  l'orribile disgustoso e viscido spottone,che copio sotto.

A guardare bene lo spot, a interpretarlo, oh, il vizio dell'ermeneutica e dello strutturalismo!, si capisce che gli artisti sono condannati alla morte; infatti tutti nuotano sott'acqua.

O diventano pesci, e quindi retrocedono nell'evoluzione (ciao, Darwin!), oppure soffocheranno. Questo è il messaggio.

Ma non tema, il nostro infrackato Ministro, gli artisti sono ormai in maggioranza diventati pesci, e muti e viscidi, e con le squame ben visibili!



lunedì 6 dicembre 2021

Anno Pasolini

Tra pochi giorni inizierà l'anno Pasolini. 100 anni dalla nascita.

Personalmente continuerò a studiarlo come faccio da tempo, anche dopo le celebrazioni ufficiali.

Al momento nulla è annunciato.

Replicheremo - si spera! - Non ci capiamo, Dialogo impossibile fra Carla Lonzi e Pier Paolo Pasolini, e forse Vi odio, cari studenti, o novità che riguardano in particolare la poesia o il cinema di Pasolini, di cui mi sono occupata recentemente.

Un ricordo del poeta ci sarà anche in Pane, un altro viaggio nel teatro popolare e "archeologico", molto sui generis.




venerdì 3 dicembre 2021

Ordinanza mascherata


Così in molte città italiane non potremo passeggiare per Natale nelle vie affollate del centro senza la mascherina.

Dopo che l'hanno allestito, il centro, di luminarie e di ruote panoramiche, di musiche, di attrazioni e di quanto altro, con i nostri soldi è bene ricordarlo,  proprio per farci andare in centro, i sindaci-reucci decidono di obbligare la cittadinanza a indossare le mascherina per compro-mangia-e-bevi-passeggiarci durante il secondo periodo natalizio pandemico.

Nonostante quasi il 80% della popolazione, dicono, sia vaccinata.

Naturalmente, ricordo, non è obbligatorio indossare mascherine per fare ressa nei supermercati.

I sindaci-reucci sanno bene che l'ordinanza suscita reazione, ed è anche per questo che la e-manano, per far parlare di sé e mostrarsi ligissimi; altrimenti di loro e della vuota politica, succube e conformista, titubante come ben ricordava il Giusti, da Re Travicello, chi ne parlerebbe? Come si mostrerebbero?

Possiamo però ancora passeggiare liberi, senza occultare il viso e il sorriso, in periferia.

Non tutte le periferie sono da disprezzare, e ci sono ancora, qua è là, luoghi da scoprire, negozi dove comprare.

Avventuriamoci.

Così, dimenticata, senza per fortuna luminarie da Santa Rosalia (mi perdoni la Santa che venero!) che incoronano le strade e ruote panoramiche allestite a volte senza alcun criterio di sicurezza, con sotto il traffico natalizio che sosta in file inquinanti e nevrotiche, la periferia in qualche modo può riprendere il suo centro.

giovedì 2 dicembre 2021

Torna "Cornuta"

Martedì 7 dicembre 21 alle ore 21 al Teatro La Baracca replica di 

CORNUTA

Brunita, donna candida e dedita a famiglia e lavoro, solo da vedova scopre la lunga sequela di tradimenti e menzogne da parte del marito, e dà vita a un divertente, inaspettato riscatto di sé. 

Prenotazione obbligatoria.


mercoledì 1 dicembre 2021

Perché ci si accanisce così tanto sulla cultura?


Nei supermercati o simili si può entrare in ressa; a teatro e al cinema si potrà, nel periodo natalizio, solo con il super green pass.

Si tratta però di luoghi poco frequentati, si trova più gente nelle botteghe di periferia.

Perché ci si accanisce così tanto sulla cultura, ormai moribonda e tutta serva?

Forse proprio per questo?

(L'articolo è tratto da La Verità, data di oggi).

lunedì 29 novembre 2021

Il poeta non vuole la tessera



Dal CALENDARIO DEI DELITTI, pubblico, parzialmente, il delitto del 21 marzo.

"Non commettete questo delitto, non datemi la tessera. Non la voglio! Vaccinatemi, se volete, non farò resistenza, ma la tessera verde no!

Io, come poeta, confesso, vivo già segregato da tempo. E sto bene così.

Non saprei come vivere, con la tessera. Non mi date la tessera, temo mi costringiate a uscire, a buttarmi fra la gente a passeggio; ad andare al cinema, e vedere questo cinema; a teatro, e vedere questo teatro.

A frequentare le biblioteche dove non si sta più in silenzio.

E chissà non mi costringiate a salire sull'autobus. Sulla metropolitana! A camminare sugli stretti marciapiedi assediati dalle lamiere. A sfrecciare sui treni. A volare con gli aerei.

Tremo al pensiero.

Non voglio la tessera, non mi date la tessera, nessuna tessera!

Tanto io me ne sto qua, non contagio nessuno.

Sono fortunato, il mio piccolo lavoro lo svolgo da casa. Il mio datore di lavoro si fida di me. Mi dà quanto mi basta. E mi basta poco.

Vivo in una stanzina con bagno e cucina, che ho ricevuto in eredità da una cara zia zitella, che adorava le mie poesie. Fra noi ci fu vero amore. Platonico, s'intende.

Io faccio solo all'amore platonico.

Non saprei come fare, con il sesso. Mi è capitato da giovane, ma ho capito che non faceva per me...

Lo so che ridete. Pensate magari che io sia pazzo o malato...

Per carità, non sono contro il vaccino, fui vaccinato più volte da bambino da una mamma solerte e amorosa. Che credeva nel progresso e nel futuro. E sono riconoscente.

Ma ora non commettete questo delitto.

Al poeta non serve la tessera, non la vuole!

Vi assicuro che non uscirò di casa, se non per comprarmi da mangiare, che starò qui.

Qui. Prometto...".



(Anche le foto sono mie, scorci delle Cascine di Lorenzo de' Medici a Prato.)


venerdì 26 novembre 2021

A difendere gli oppressi non c'è più nessuno

Piccola tournée in Emilia, nella ricca Emilia, e in un bel teatro.
Dormo, non ho trovato altro, in un albergo-ristorante che è ormai abitato solo dagli operai di una importante fabbrica della zona. Anzi, una fabbrica di livello nazionale, che però non è più italiana. Una fabbrica che ha condizionato totalmente l'esistenza degli abitanti della cittadina in cui è nata.
L'albergo-ristorante che mi ospita è totalmente fatiscente, una accozzaglia di rifacimenti e cartelli e oggetti accumulati nel tempo, ammasso di ristrutturazioni sbagliate, cavi vari penzolanti a vista, e puzza di fumo incancrenita che trasuda dalle pareti. Ogni tanto per nascondere lo sporco ci si preoccupa di tinteggiare di bianco gli interni.
Qualcosa che non ho mai visto prima.
In questo contesto le misure anticovid appaiono subito e del tutto ridicole, da commedia, inutili.
E' tardi per cambiare, e poi dove? sono le 8 di sera e mi ritrovo in una stanza - praticamente l'unica rimasta - che si presenta come una celletta, ma ho visto celle più ben tenute e dignitose nelle prigioni, dove l'aria è come metifica, c'è puzza, puzza definitiva di qualcosa che forse è fumo o altro che non so riconoscere. Entro nel bagno- dopo aver cercato per alcuni minuti un interruttore che si trova altrove - e mi ritrovo davanti a cesso bidet lavabo doccia con porcellane sbreccate e rubinetti anni '60, e capisco che hanno tentato di rassettare alla meno peggio quello spazio angusto e fatiscente sapendo che lì avrebbe dormito - pochissimo invero!- una donna. Anzi, una "estranea".
In questo luogo del terrore bizantino - enorme e anche labirintico - gli operai mangiano e dormono a prezzi bassissimi, i più a spese della ditta. Anzi della multinazionale. Al mattino fanno colazione ed escono, la fabbrica è lì davanti a pochi metri. La sera, percorrono la strada inversa.
L'albergo-ristorante è il fondale per la sera e la notte, un fondale nero lurido che riflette quello che accade nella fabbrica di giorno.
E mentre mangiano nella sala ristorante, gli operai si placano davanti alla televisione - vi sono tre enormi apparecchi televisivi ben sistemati in alto che trasmettono partite di calcio - , o si sprofondano nei loro smartphone. Fra loro parlano pochissimo.
Forse ogni tanto c'è un intrattenimento più folkloristico, perché ho visto locandine all'ingresso con grasse signore promettenti serate danzanti di liscio.
E così, mentre la pandemia del dominio avanza indisturbata, sostenuta dal capitale, a difendere gli oppressi non c'è più nessuno.

P.S. Che abbiano tentato di includermi, in qualche modo, anche agli occhi degli operai per non metterli in sospetto, è stato chiaro dal fatto che sul cartellino del tavolo che mi avevano assegnato per la cena e la colazione nel salone ristorante - enorme - c'era scritto solo il mio nome, MAILA, come se mi conoscessero, come se avessero confidenza con me; anzi, come se appartenessi alla fabbrica.

mercoledì 24 novembre 2021

Sovversivi

Parafraso Flaiano.

Non è più necessario essere anarchici; si può essere sovversivi anche solo chiedendo a chi governa il rispetto per le leggi dello Stato.


martedì 23 novembre 2021

Programma e orari aggiornati della Baracca


Questo il programma, con gli orari aggiornati, degli spettacoli alla Baracca fino al 31 dicembre 2021, quando debutterà PANE, opera di teatro popolare. 

Sabato 27 novembre, Bévere (inizio ore 19,30)
Martedì 7 dicembre Cornuta (inizio ore 21)
Sabato 18 dicembre L'infanzia negata dei celestini (spettacolo e proiezione video, ore 19,30).
Domenica 26 dicembre La vera storia delle polpette (teatro-ragazzi, ore 17)
Veberdì 31 dicembre, Pane (inizio spettacolo ore 21,45)


Si può prenotare lo spettacolo del 31 dicembre fino al 28 dicembre. 
Dopo  PANE sarà offerto un buffet gustoso e popolare, con brindisi.

Per tutti gli spettacoli è comunaque obbligatorio prenotare.
Ricordo che la scelta del teatro la Baracca è di accogliere un numero limitatissimo di spettatori, oltre alle
consuete regole di prevenzione anticovid.

domenica 21 novembre 2021

Bévere, si replica alla Baracca

Come si dice? Serata riuscitissima.

Un debutto speciale al Teatro Magnolfi per l'associazione ACAT (Associazione dei Club Alcologici Territoriali): Bévere.

Lo replichiamo alla Baracca sabato 27 novembre 

ATTENZIONE, con orario speciale: ore 19,30

per permettervi di andare a mangiare la pizza. Lo spettacolo dura solo 1 h e 10'

La foto è di Angelo Sabanito Polizzi.




venerdì 19 novembre 2021

In Italia è stato attuato un colpo di Stato


“Io credo che bisogna rendersi conto che in Italia è stato attuato, approfittando del terrore sanitario, un vero e proprio colpo di stato. Gestito dalle stesse autorità del paese. Non solo tutti i principi del diritto, ma anche della convivenza politica vengono fatti saltare uno dopo l’altro. Così abbiamo lo stato di emergenza invece della legge, abbiamo l’informazione imposta invece del libero dibattito sulla verità, abbiamo la salute e la medicina invece della religione, abbiamo la tecnica invece della politica, abbiamo la distanza, il sospetto e la discriminazione invece della fiducia. Tutti i principi della convivenza e del diritto vengono meno“. 

Dichiarazione di  Giorgio Agamben a Radio Radicale.

Qui l'intervento completo del filosofo:


E all'indirizzo sotto potete leggere informazioni sui finanziamenti che il Governo dà ai giornali che pubblicano notizie istituzionali sul Covid e di cui parla Agamben. Questo dà la misura del terrore informativo obbligatorio, il condizionamento mediatico a cui siamo soggetti ogni giorno.

https://www.fiscoetasse.com/rassegna-stampa/29544-tv-e-radio-locali-al-via-le-domande-per-fondi-per-messaggi-istituzionali-sul-covid.html



giovedì 18 novembre 2021

Su Gonfienti gli interrogati bocciano gli interroganti

In consiglio comunale a Prato due anzi tre consiglieri! di cui uno addirittura della maggioranza, avrebbero dovuto, si vocifera, presentare ciascuno una INTERROGAZIONE sull'area archeologica di Gonfienti e il museo-etrusco-mancante di Prato. Ma di queste interrogazioni non c'è traccia agli atti del consiglio comunale di oggi.

Naturalmente le avrebbero comunque presentate così, senza citare i cittadini che stanno portando avanti la battaglia. Guai! Cittadini che vengono ridotti al massimo a pure e sole...voci!

Ma questo poi sarebbe stato il male minore. E' grave il fatto che gli interroganti siano già stati bocciati, e prima ancora di proferir parola, dagli interrogati! 

Un interrogante era svanito nel nulla già due settimane fa.

Eh, sì: se si interroga significa che qualcosa esiste, che qualcosa si muove, che qualcosa c'è. Che esiste, non tanto il gruppo, ma la materia!

Non vogliono accreditarla, come invece farebbero se rispondessero alle interrogazioni!

Vedete come sono bravi, questi politici-viventi-social, a far entrare in campo la realtà, quando vogliono, come temono addirittura una traccia scritta che rimanga agli atti comunali!

O vogliono evitare responsabilità?

Tutto naufraga quando si parla di area archeologica a Prato. Ma non sarà per sempre. No.

Per i politici di adesso quello che deve andare avanti è il consumo del territorio gli affari la comunicazione il trasporto il lavoro. Lavoro sì, ma piace ormai solo quello che assume schiavi, o che fa consenso di partito. Ca va sans dire.


http://odg.comune.prato.it/odgbinj/odg/interpel/htm/20211118160000.htm

Sale vuote, il greenpass non funziona

In tutta Italia sale cinematografiche e teatri e musei praticamente vuoti. O molto poco pieni. Mi giungono notizie tristissime.

Nonostante sia possibile riempire le sale di spettatori al 100% della capienza, la cultura è disertata.

La gente, terrorizzata da media (tutti, anche quelli non filo-governativi, che vivono raccontando la vulgata cosiddetta d'opposizione) ha paura a sedersi al chiuso, anche se vaccinata e munita di lasciapassare. 

Tant'è che quei pochi siedono e guardano e ascoltano con tanto di mascherina in faccia.

Ormai sappiamo che il "greenpass" non difende dal virus, e anzi, sembra, come accade a Gibilterra dove tutta la popolazione all'100%, è vaccinata, può portare a una recrudescenza della pandemia.

Tutti, alle Colonne d'Ercole, pensavano di esserne al riparo, giravano liberamente, e invece...! A Natale i gibraltini (scusate il neologismo, ma preferisco a gibilterriani!) dovranno rimanere tappati in casa.

Dunque, dato che abbiamo a che fare con un virus che si modifica, e che le cure non si vogliono affrontare e si preferisce gestire la pandemia con il sistema dei colori giallo arancione rosso per le Regioni, i cittadini italiani ogni 6 mesi si vedranno costretti a vaccinarsi, ma vivranno ancora chissà per quanto con il rischio e la minaccia di ricascare nella situazione peggiore, e certamente nelle stagioni fredde sarà così, perché, almeno per ora, il vaccino non è assolutamente risolutivo. 

Il generale inverno poi, lo sanno anche i bambini, porta le influenze.

Intanto, come dicevo, oltre la sanità, anche la cultura è a pezzi, e lo sarà anche quando la maggioranza della popolazione avrà  tre vaccini nel carnet: lo spettatore preferirà godersi visione e ascolto, netflixianamente, da casa.

Diteglielo a Franceschini che il "greenpass" non funziona per far tornare il pubblico in sala.

Ma lui credo che in fondo sarà contento, ha tanto sostenuto ideologicamente, e finanziato con soldoni, la cultura "in linea".

martedì 16 novembre 2021

Programma novembre e dicembre, con spettacolo di San Silvestro, al Teatro La Baracca

Ecco il programma aggiornato degli spettacoli alla Baracca fine al 31 dicembre 2021, quando debutteremo con una bella novità, un'opera di teatro popolare, PANE. E' la prima volta in assoluto che La Baracca aprirà per San Silvestro.

27 novembre, Bévere (inizio ore 19,30)
7 dicembre Cornuta (inizio ore 21)
18 dicembre L'infanzia negata dei celestini (spettacolo e proiezione video, inizio spettacolo serale da confermare.
26 dicembre La vera storia delle polpette (teatro-ragazzi, ore 17)
31 dicembre, Pane (Inizio spettacolo ore 21,45)


Lo spettacolo del 31 dicembre sarà seguito da piccolo buffet e brindisi, con possibilità di usufruire, tempo permettendo e botti, anche dello spazio all'aperto, il Pereto.
Per tutti gli spettacoli è obbligatorio prenotare. Daremo poi altri dettagli per lo spettacolo di S.Silvestro.
Ricordo che la scelta del teatro la Baracca è di accogliere un numero limitatissimo di spettatori, oltre alle regole consuete di prevenzione anticovid.

(P.s. Il pane della foto è di grano saraceno e, come la foto, opera mia).

Recensione su La Brocca Rotta alla Baracca



“LA BROCCA ROTTA”  AL TEATRO LA BARACCA DI MAILA ERMINI

(12-13 novembre 2021) Regia, riduzione e interpretazione di Gianfelice D’Accolti

One man show

Folgorante messa in scena del capolavoro di Heinrich von Kleist a La Baracca.  Un gran peccato per chi si è perso “La Brocca Rotta” (Der Zerbrochne Krug, 1802)  per la regia, riduzione e interpretazione di Gianfelice D’Accolti, straordinario artefice di una performance da “guinness dei primati” con ben 12 personaggi restituiti in un unico corpo recitante.

Si è trattato di una prima assoluta  mondiale con un tal genere di messa in scena che ha rivisitato uno dei testi teatrali più celebrati e complessi che ha fatto la storia della drammaturgia moderna, illuministica e postrivoluzionaria, grazie al pensiero anticonformista del suo geniale autore.

Si tratta di una tragedia moderna assai ispirata e di rara sensibilità artistica che coinvolge lo spettatore per la lucidità dell’analisi e per il sommesso realismo che spicca in un’epoca di parrucconi e in un’ambiente fortemente ingessato come lo era la Prussia agli inizi del XIX secolo. Un’opera di teatro condotta intorno allo spinoso tema, ieri non meno di oggi,  di una giustizia zoppa, fortemente “sbilanciata”, che si rende padrona dei destini dell’uomo, prevaricando persino nella goffaggine dell’irriducibile arroganza dettata dal potere che l’alimenta.

Gianfelice D’Accolti ha  restituito con grande efficacia la giusta atmosfera attraverso una sapiente regia,  dirigendo se stesso “a viso aperto”, senza sconti, prima operando  felici “cesure sartoriali” nella ricomposizione studiata ad arte del testo originale e poi, soprattutto, nella scelta di far parlare con un’unica voce  i tanti protagonisti della vicenda processuale che accompagna, l’intera surreale vicenda della Brocca Rotta nella palese metafora con la realtà, non disgiunta da significati non più che reconditi. Una storia che si traduce  nella  molteplicità delle tante implicazioni, etiche e morali,  sollevate nelle mille sfaccettature che accompagnano  tutti i personaggi in scena come fossero un’unica faccia della stessa medaglia. Nella rilettura di Gianfelice si ricostruisce perfettamente l’atmosfera del grottesco dibattimento svoltosi in aula all’interno di un processo tanto farsesco da avere nel giudice della corte,  l’infingardo Adam, il colpevole da incriminare. Usurpatori e vittime, giudici e imputati stanno allo stesso tavolo, insieme ai lacchè del potere, mirabile la figura del subdolo cancelliere Licht, e all’indignazione dei testimoni che si alternano in giudizio, dove emerge la verve polemica di Marthe,  madre della vittima Eve. Tutti costoro saranno infine soverchiati  dall’ordine costituito che andrà a livellare tutto sotto la coltre dell’ipocrisia di Stato. come spesso accade nell’immutabile ripetersi della storia dei diritti calpestati e di una giustizia mai onesta fino in fondo. Una drammaturgica quella di Kleist che pur vecchia di 220  anni  non sembra proprio dimostrarli perché si rivela attualissima nella dimensione, anche esistenziale, di una veridica contemporaneità, qui esaltata nei suoi tratti essenziali dalla magistrale interpretazione di Gianfelice che restituisce con grande incisività gran parte delle mal celate  verità che si ripetono ab libitum fino alla resa dei conti finale. Suggestiva e commovente l’immagine che traspare di un Kleist  che pare identificarsi in Eve,  giovane vittima dell’inganno insospettabile e dell’ingiustizia sovrana. Un’opera anche per questo  di grande passione, intimista e poetica per l’autore, che sfuma nell’evidente vis satirica che la rende universale e senza tempo attingendo alla cronaca di quel tempo. In questo si esalta l’insuperabile performance attoriale di Gianfelice D’Accolti, un vero mattatore che svolge e riavvolge la trama nell’efficace riduzione dello spartito originale, dando voce, carattere e singolare connotazione drammatica, distintamente modulata nei toni ora appassionati, ora ironici, ora mistificanti rappresentativi di tutti i protagonisti  interpretati come fossero un'unica cosa.

Gianfelice non è però un folle “one man show”, un Paganini del gesto e della  parola in cerca di un primato fine a se stesso, bensì  un abilissimo regista-attore che traspone l’aspetto grottesco della storia costruita dall’autore in un potente j’accuse che coinvolge una ad una tutte le parti in causa. Nella funambolica riproposizione che ne fa Gianfelice, colpisce soprattutto la figura dello storpio quanto disonesto giudice Adam, ottuso strumento del potere guidato dall’arbitrio personale protetto dal ruolo svolto nella società, che si ritroverà alla fine del processo, per il godimento di tutti gli spettatori, travolto esso stesso dalla logica di quel potere da lui abusato. Giustizia pare fatta, ma a ben guardare non sarà proprio così. Infatti,  la povera Eve trasformata, da vittima insieme di un abuso e di un inganno, in un’incolpevole seduttrice nei confronti del suo corruttore, lo spregevole giudice  Adam, resterà senza una giusta riparazione. Il  giudice Adam di contro è reso reo di avere rotto la brocca e quindi abietto di fronte a quella stessa giustizia, fin ad allora impunemente gestita pro domo sua ed  inutilmente (goffamente) oscurata di fronte all’autorità superiore, personificata da Walter, consigliere di giustizia,  colui che, osservando lo svolgimento della causa,  lo stava casualmente giudicando nella sua mansione di giudice.

Il prezzo della Brocca Rotta sarà dunque risarcito ma non già le ferite lasciate dalla violenza subita da Eve. quasi fossero  conseguenze collaterali del maggior torto subito, della vergogna di una resa. Alla fine di tutti i salmi, Adam più che dalla malsana attrazione per  Eve, sarà  dunque vittima della sua stupida arroganza e dal suo ritenersi “dio in terra”  fino ad essere punito per lesa maestà proprio come Adamo con Eva tanto da rovinare per sempre l’Umanità tutta.  Che storia!

***

 Prima di lasciare la sala, un poco stordito da tanta spregiudicata finzione giuridica, non ho potuto fare a meno di immaginare nel mentre Adam, alias Gianfelice, usciva di scena zoppicando ancor più maldestramente di quando, scappando in fretta e furia dalla camera di Eve, fece fatto cadere, rompendola, la preziosa brocca dalla mensola, ed ancor prima che si chiudesse il sipario, al clamore della gente che lo avrebbe atteso dileggiandolo fuori dal tribunale.

Un pensiero questo che mi ha rimandato al testo del Gorilla scritto da Fabrizio De André. Parafrasando quel testo ho inteso che Adam non avrebbe passato un bel momento e in testa mi risuonava il refrain :  «Attenti al gorilla!  Dirò soltanto che sul più bello dello spiacevole e cupo dramma piangeva il giudice come un vitello  negli intervalli gridava mamma. Attenti al gorilla!».  

***

Grazie Gianfelice per tutto l’impegno profuso nel mettere in scena in solitaria un’opera tanto complessa come questa di Kleist .

Grazie Maila per aver reso ancora una volta questo tuo piccolo teatro il cuore pulsante della città.

Grazie ad entrambi per la passione, la professionalità  e la profonda dedizione che sempre dimostrate, dentro e  fuori dal sipario, nei confronti di tutte le storie narrate.

G.A.C.

giovedì 11 novembre 2021

Tabu sulla persona

Rilevo un meccanismo interessante che si attua nei confronti di certe persone, e lo rilevo su di me e, come entomologa dell'insetto che in sostanza sono, mi sembra giusto, con gusto e con diletto, metterlo in evidenza.

Vedo con soddisfazione che dopo le nostre Camminate per Gonfienti, da taluni reputate inutili, e dopo la nostra raccolta firme per il Museo Etrusco a Prato, dal Comune dichiarate inesistenti, pure qualche (finto) interesse rinascere sull'area archeologica.

Se ne parla addirittura sui giornali, e ripetutamente.

Non mi faccio alcuna illusione, beninteso, ho troppa esperienza sull'argomento,  quanta sul campo per non capire quello che accade. Ancora praticamente niente; anzi direi che il peggio si profila all'orizzonte.

Osservo però che mentre se ne parla e se ne scrive riconosco lo stesso sistema tabu sul mio nome e sulla mia persona.

Di questo silenzio ho patito in primo luogo esperienza nel mio campo, quello cosiddetto artistico, da parte di gente che si è nutrita da me e con me per poi negarmi addirittura, come si dice, primogenitura. Silenzio nei curricula, per esempio. Plagi, documentati; plagi sbiechi eccetera. E poi si sa, esistono maestri, ma la maestre, via, sono solo quelle delle elementari. I drammaturghi poi sono uomini, decisamente, e per quanto riguarda le registe, meglio le donne solo attrici.

Il tabu ha a che fare con l'invidia, ma non solo.

Sulla tribolata questione dell'area archeologica pratese, Gonfienti, che porto avanti in prima persona con notevoli danni economici e sociali, invece è avvenuto questo: sono stata prima dileggiata, poi calunniata, insomma in qualche modo intimorita, e poi si è arrivati al tabu, ossia alla innominabilità o all'allontanamento. 

Le mie posizioni in materia sono reputate intransigenti e non son munita di appoggi di partito, istituzionali, o di casta, né annovero amicize importanti o cose similari.

E questo dice di quanto questa battaglia sia fastidiosa, quali gli interessi in campo, e si cerchi in vario modo, ancora una volta, di annacquarla e spengerla, come un colore troppo acceso.

mercoledì 10 novembre 2021

Il Pianeta Macchina


La pandemia, oltre che a finire bene, "andrà tutto bene", doveva renderci tutti più ecologici, tutti più rispettosi dell'ambiente.

Molti fautori e sostenitori delle misure governative contro la circolazione del virus, vedevano  nei "lockdown" il viatico per una nuova civiltà, un nuovo modo di vivere il pianeta.

GREEN.

Invece si sta verificando l'opposto, e il Pianeta Terra ormai, non certo da oggi ma ora sì in questa pandemia definitivamente! è un diventato il Pianeta Macchina.

Le macchine, tutte, hanno ripreso a invadere i pochissimi spazi ancora rimasti di quello che una volta era il Pianeta Terra.

Hanno riempito tutti gli spazi anche interni dell'uomo, che non ha più scampo. E non lo vuole avere.

Perché, a che serve, avere scampo?

Il virus, detto Covid 19, è molto servito alla riproduzione di macchine.

Anzi, potremmo dire che è stata la macchina a creare il virus.

E non è un luddista a sostenerlo!

In particolare, non so se l'avete notato, si sono moltiplicate in maniera smisurata le automobili: andiamo tutti in carrozza...! altro che ciclabili dove vado solo a dimagrire, e davanti alle scuole i ragazzi vengono scaricati come si deve e in fretta da Suv e altre mega-auto con in mano i loro prolungamenti elettronici, anch'essi ormai imprescindibili per tutti, con cui mi comunico e mi fotografo.

Il pedone non esiste più o, come aveva già preannunciato Bradbury in un suo famoso racconto, va a giro a suo rischio e pericolo.

Può essere arrestato, e non solo dalla polizia. Perché potrebbe essere un manifestante. Un oppositore.

Attento, pedone!,  sarai fermato, anzi già lo sei, se non altro dalle macchine che devi scansare in continuazione nel tuo stupido e solitario viaggio come in un percorso a ostacoli.

Ma in fondo, a parte qualche ultima perplessità, le macchine stanno bene a tutti, perché...che male fanno le macchine? Bisogna vedere come le usi e poi... servono: a sbrigarsi, a curarsi, distrarsi, a trovarsi e trovare vie piazze negozi ristoranti, incluso ad amare, e sì...odiare! 

Questo sentimento così fintamente sopito dalla morale televisiana, è sbocciato seducente come una pianta carnivora.

Infatti, anche se non ne sappiamo nulla nonostante l'inondazione quotidiana di notizie, non viviamo nell'infosfera?, anche se non ci pensiamo affatto, chissà quante bombe nel frattempo saranno state fabbricate. Quante nuove potenti bombe per distruggere l'odiato nemico. Quanti fantastici dispositivi per la guerra, mascherati da opportunità per il futuro, magari per fare il turista nello spazio. 

Bombe che stanno là, ma potrebbero un giorno stare anche qua.

Con il beneplacito democratico, s'intende.

In fondo le macchine dipende da come le usi.

C'è un modo diverso di vivere nel Pianeta Macchina?


Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.