Bisogna riaprire subito la cultura, perché si può fare in sicurezza, ormai è un dato assodato. Ma bisogna dire di più, anzi cambiare il ragionamento.
Ossia, riaprire subito i luoghi della cultura significherebbe aumentare proprio quella tanto invocata sicurezza contro il diffondersi dei contagi, perché in questo modo si potrebbe tentare di limitare anche gli assembramenti, diversificando i luoghi accessibili; infatti, più la gente è tenuta costretta, più dopo si affolla in quei pochi luoghi dove è consentito, è una legge fisica e umana!
E ancora: dato che la folla raramente si vede nei musei o nei teatri, insomma in tutti i luoghi della cultura - e comunque anche a Pompei si può limitare e razionalizzare molto, se si vuole - , un ministro coraggioso potrebbe tentare di invogliare la gente a visitare quei luoghi, a frequentare di più i teatri e i cinema...e magari con una programmazione che non sia solo di cassetta o propaganda?
Ma è chiedere troppo.
Il Ministro della Cultura perde insomma una occasione per valorizzare diversamente la cultura (e non con gli spot di carri nuziali antico-romani trovati appunto a Pompei!); ora sarebbe il momento di riaprire, immediatamente, e anche redistribuire i fondi più equamente, scardinare vecchi poteri e bastioni, le posizioni ataviche e ammuffite, i soliti privilegi, e investire con lungimiranza, e non solo disegnare la politica futura a passettini colorati sulla base di numeri di contagi!
Se questi ministri avessero un po' di coraggio e un disegno culturale e politico nella loro testa! In fondo la gente di cultura è ligia e mediamente responsabile, e se dice di seguire le regole, lo fa.
1 commento:
Condivido questa tesi: innovativa, gcostruttiva, provocatoria, aperta, sorprendentemente intelligente. Ma gli Artistoidi, seguaci del famoso Artistotele, sonnecchiano dietro la mascherina o sbraitano su facebucco o si rimirano nell'ultimo spot assicurativo. Lui, il Franceschiello cul-de-fer-rar, sdegna l'intelligenza in attesa di spandere a destra e a manca zaffate di izzarte, il nuovo elisir del Bello di Stato.
Gianfelice
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