martedì 6 aprile 2010

Nella solitudine di facebook

Per capire come funzionava e cosa poteva darmi, ho provato a iscrivermi su facebook e ho imparato a utilizzarlo.
Mi ero data un tempo, un mese, ho resistito molto meno.
Ho vissuto momenti di solitudine, su facebook, ma soprattutto 'toccato con mano' il conformismo più assoluto e totale, l'appattimento asfissiante.
E' chiara la voglia di 'esserci', di contare 'amici' (quanti più 'amici' hai, tanto più sei gradito, cercato), di 'mettersi in contatto', di far sapere cosa fai e quello che pensi (anche se 'pensare' qui è termine abusato), magari collegandosi anche col telefonino-plancia di comando, ed essere sempre presenti.
Per molti l'obbiettivo è ricevere il plauso degli amici tramite il tasto 'mi piace', 'non mi piace'.
Se non piaci, nessuno ti 'clicca'. E allora per farti 'cliccare', scrivi le banalità più assassine. Si raggiunge così il livellamento verso un 'gradiente' che ci rende tutti uguali.
Molti politici hanno fatto la propria miseranda campagna elettorale tramite facebook, dove si può scrivere poco (ma di più molti di loro non avrebbero saputo scrivere), ma almeno far 'circolare' il proprio nome nel piccolo mondo moderno.
Il conformismo imperante, la banalità, più che la solitudine, mi hanno fatto propendere per abbandonarlo definitivamente.

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