lunedì 12 aprile 2010

Teatro-carrello

Così in questi giorni appare evidente, sui giornali, che al Metastasio sia andata la gran fetta dei contributi comunali e provinciali di Prato destinati alla cultura negli ultimi trent'anni.
Non è che la notizia mi fosse sconosciuta.
Quando, nel ’95, ero consigliere circoscrizionale e poi, per breve periodo, presidente della Commissione Cultura, mi capitò fra le mani il bilancio e vidi come funzionava la macchina distributrice dei soldi pubblici. E' chiaro che non si poteva mettere in discussione niente.
Da allora la fetta a favore del Metastasio è cresciuta, almeno stando ai giornali.

Non che il Teatro Metastasio si meriti disattenzione e poche briciole, tutt’altro.
E pure, questo sistema di assegnazione dei soldi a un teatro che puntella il potere e viceversa, certo non può essere definito di ‘Sinistra’, come lo è stato il governo cittadino fino a un anno fa.
La Sinistra ha sempre avuto come obbiettivo sulla carta la redistribuzione della ricchezza, insomma, dare di più a chi ha meno, e questo non è stato, evidentemente.
La Sinistra poi ha avuto come obbiettivo la Cultura, come strumento per migliorare l’uomo, per liberarlo dalla schiavitù economica, civile, politica. Dall’asservimento. E questo non è stato.
Questo teatro, e non certo soltanto a Prato, lo ripeto sempre, è strumento solo del potere, lontano dalla città, dalla gente. E soprattutto, dal senso del teatro stesso. Esattamente come il Pecci. E ormai, quest’allontanamento dalla significanza, con la complicità della subcultura televisiva, è irreversibile, almeno per il futuro prossimo.
Infatti si corre (e si correrà sempre di più) a teatro solo se ci sono artisti di grido, i cosiddetti nomi che circolano in televisione, o i vari guru, santoni – falsi – della cultura. O spettacoli-carrello.

La Coop, sempre all'avanguardia, ha già disegnato il futuro, senza bisogno di maghi-direttori artistici: trasforma il teatro in un supermercato. O fa del suo supermercato il teatro privilegiato.
Nell’ultimo numero dell’Informatore, in una rubrichetta si legge:
“Spettacoli nel carrello. Sulle punte, o in punta di bacchetta, classico, d’avanguardia, rockettaro: concerti e rappresentazioni teatrali per tutti i gusti finiscono nel carrello insieme alla spesa quotidiana…Tutti sempre soddisfatti della possibilità di mettere insieme le due cose, la spesa e la prenotazione di un evento…Bene per il servizio: che piace e che viene sempre più utilizzato. Male per i semplici clienti: che non essendo cosi non sanno quanti sconti si perdono…”.

Dal comunismo al consumismo il salto, diretto e a piè pari, è stato completo e completato. Ecco le superofferte al cittadino superlobotomizzato.

M.E.

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