sabato 28 agosto 2010

I furti di biciclette a Prato

Su suggerimento indiretto di Riccardo, mettiamo questo articolo, che spero Milone legga fra una cena a Rosignano e l'altra insieme alla scorta e agli altri 'campioni' e 'campionesse' delle varie giuntine pratesi.
Chinatown tira il business ma un pensionato ne aveva venti in garage

Il caso più incredibile è quello di un pensionato con la fedina penale immacolata scoperto dalla polizia: nel suo garage custodiva almeno una ventina di biciclette di cui non ha saputo spiegare la provenienza, guadagnandosi così un’inevitabile denuncia. Una situazione limite sicuramente, ma nell’ambito di un giro d’affari sollecitato dalla semplice legge commerciale della domanda e dell’offerta, con la classifica delle richieste guidata dagli immigrati orientali. Insomma, a Prato il furto di biciclette è diventato un vero e proprio mestiere per chi non ha voglia di far altro (balordi e affini) e per chi ha bisogno a intervalli regolari di 30-40 euro in contanti (i tossicodipendenti senza lavoro). Non esiste una statistica ufficiale dei furti di bicicletta in città, anche perché spesso i derubati non fanno denuncia. Ma circolano testimonianze che danno l’idea di un fenomeno, gente che scrive ai giornali raccontando di aver dovuto ricomprare la bici per tre, quattro, cinque volte dopo altrettanti furti. E poi basta dare un’occhiata in giro per rendersi conto. Le pochissime bici di pregio sui marciapiedi sono dotate di catene impressionanti, che spesso non resistono ai divaricatori dei ladri seriali. Tutte le altre sono mediamente scassate nella speranza che non attirino i ladri. E’ la grande domanda di biciclette a due lire, si diceva, che fa da traino alla grande offerta di biciclette rubate. E non da ieri. Fino a qualche tempo fa esisteva un mercato semi-ufficiale di biciclette rubate nella galleria che collega via Filzi a via Pistoiese, nel cuore di Chinatown. I venditori erano quasi sempre italiani o nordafricani, mentre i compratori in gran parte orientali. Prezzi modici, dai 20 euro in su ma in genere entro i 50 se proprio la bici era nuova. Come si diceva, è la forte richiesta degli orientali che finora ha alimentato i furti di bici. Ogni tanto qualche cinese viene fermato da polizia o carabinieri perché il derubato ha riconosciuto la propria bici e l’orientale viene denunciato per ricettazione (è accaduto giusto ieri), ma sono casi sporadici. Poi c’è il canale dei ricettatori che stipano le bici in garage, come il pensionato di cui si parlava in apertura, che in questa attività non sembra solo: chi ha le conoscenze giuste sa sempre dove trovare l’indirizzo di un deposito clandestino, dove potrà scegliere il modello che più gli piace al prezzo che più gli conviene.
(Il Tirreno)

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