venerdì 27 agosto 2010

L'italiano imposto

Ora la Lega vuol dire basta anche ai facilitatori linguistici, che lo studio dell’italiano se lo paghino i cinesi. Chi non supera l’esame d’italiano, a casa.
L’obbiettivo invece dovrebbe essere diverso, signori Leghisti, abili nell’essere al governo e poi non esserci dopo un secondo; abili italianissimi e machiavellici (nel senso comune e deteriore di questo termine), furbi insomma. (Ma ormai il vostro gioco è scoperto).
L’obbiettivo dovrebbe essere il modello.
Una lingua si studia volentieri quando è espressione di un modello culturale e/o economico. Altrimenti si studia malvolentieri, e male. Non si sente propria. Entrare in una lingua significa amarla; non si impara una lingua che non si ama.
Insomma le coercizioni potranno servire ad avere meno cinesi in casa pratese, ma più povera risulterà la città.
Perché se è vero che molti cinesi operano illegalmente, così come gli italiani del resto nel sistema economico in cui viviamo (e non ci piace), la città di Prato senza i cinesi, se mai sarà, apparirà culturalmente più insignificante (e lo è già molto).
Insomma Prato sta perdendo un’occasione culturale, che un giorno magari andrete tardi a ripescare.
m.e.
Niente soldi per i traduttori i cinesi imparino l’italiano coi corsi

FEDERICO TOSONI SEGRETARIO PROVINCIALE LEGA NORD PRATO
Più traduttori e interpreti certificati? Se tutti gli immigrati residenti a Prato imparassero l’italiano, non ci sarebbero di questi problemi. Per risolvere il problema della conoscenza della lingua italiana a Prato servono corsi di lingua obbligatori con un esame finale. La pena per chi non li fa potrebbe essere quella di perdere il permesso di soggiorno. Non ci possiamo permettere di investire in traduttori certificati, bensì in un progetto molto più ampio fatto di corsi di lingua italiana per stranieri con frequentazione ed esami obbligatori. Qualsiasi cittadino immigrato che non conosce la nostra lingua, ma risiede comunque nel nostro territorio, dimostra soltanto di fregarsi di ciò che è la nostra cultura e che il suo interesse non è assolutamente quello di integrarsi. Bisogna dare un segnale forte che non sia sempre quello di venire incontro alle esigenze delle altre comunità, soprattutto quella cinese, bensì di intervenire e far vedere che qui c’è un modo di governare la città per il quale, se non vengono rispettate le leggi e non ci si vuole integrare, l’immigrato viene preso e rispedito a casa. Solo attraverso il rispetto delle leggi e di tutta la cultura del luogo si può parlare di integrazione. Bisogna cambiare sistema attraverso un modo di governare dalla mano ferma e dal pugno duro, nel rispetto delle leggi e dell’umanità delle persone. Basta con i traduttori pagati fior fior di quattrini dai cittadini pratesi. Nella nostra città ci sono decine e decine di etnie. Non si possono stipendiare vari traduttori e interpreti per ciascuna lingua. La soluzione migliore, in questo caso, è anche la più semplice: gli stranieri devono imparare l’italiano e certificare la propria conoscenza. Destiniamo quei soldi a corsi di lingua italiana obbligatori con pene severe per chi non li frequenta. Proporremo ai nostri deputati di mettere la conoscenza obbligatoria dell’italiano, documentata da un apposito esame di lingua conseguito dopo un corso obbligatorio, per il primo rinnovo del permesso di soggiorno. In caso di assenza di questo requisito, fondamentale per iniziare a integrarsi, il permesso di soggiorno non verrà rinnovato e l’immigrato riaccompagnato nel proprio Paese. L’idea potrebbe essere quella di investire nel mondo del volontariato, oppure di investire nelle generazioni nuove delle varie comunità in modo tale che possano essere loro a collaborare con gli italiani per questi corsi.
(Il Tirreno)

2 commenti:

IguanaEco ha detto...

Finalmente anche gli imbecilli hanno una casa sicura. Si chiama Lega. Se sei un ignorante beota, hai chi ti accoglie senza chiederti sforzi. Che vergogna.
Riccardo Buonaiuti

Anonimo ha detto...

Federico Tosoni, un vero John Wayne del Bisenzio, ha proprio il cazzo duro. E lo dimostra. Consigli anche Bossi e i suoi tirapiedi di impararlo loro, l'italiano, ché fanno pena ogni volta che aprono bocca. Anche senza ictus, il suo capo é una vergogna linguistica, un'accozzaglia logica e una truffa sintattica. Questi legaioli credono di fare la voce grossa, ma dalla bocca sparano solo petánie, pardón, padánie. E si sente.

Lucifero Tornabuono

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