martedì 16 novembre 2010

La politica del guscio vuoto

L'imperativo è fare fiesta. Rabbiosamente fiesta.
Teatri che celebrano veglioni; assessori che celebrano anniversari e la fiesta invade la città di Prato.
Questa amministrazione fa propaganda di tutto, merchandising di tutto, e anche il sito elettronico del Comune è spesso e volentieri uno spot promozionale festaiolo.

Festa e comunicazione. Comunicazione e festa.
Una specie di stordimento collettivo è stato messo in atto.
Non è un caso che l’assessore alla cultura sia giornalista de La Nazione e anche il signor Cecchi lo sia stato, insieme a uomo di televisione. Direttore di Canale 10. E non è nemmeno un caso che il portavoce del Sindaco sia uomo di Cecchi. Infatti il Prato Incontra, questi incontri propagandistici organizzati con i nostri soldi dallo staff del Sindaco e che hanno luogo al Teatro Metastasio,  -in queste occasioni si capisce veramente a cosa serve un teatro servo del potere, e non lo vogliono che così-, sono in realtà di stampo prettamente televisivo. Anche le sedie dove sono seduti gli ospiti sono messe come in un talk-show.

Se andiamo a riprendere e raffrontiamo le dichiarazioni dell’assessore alla cultura Beltrame appena insediata, si vede chiaramente la differenza. All’inizio ella ha gridato alla mancanza di fondi per la cultura. In questo modo, abbaiando, ha tenuto lontani gli avventori, e ha chiarito il concetto che "ora comandiamo noi e li diamo a chi ci pare e come ci pare". Ora non latra più di mancanze e lasciano libero campo al suo spirito illusionista-imprenditoriale. Perché la traghettata è avvenuta e la cultura è vissuta e promossa (e finanziata) all’amministrazione come propaganda e immagine di sé. Come accadeva nella Russia vetero-comunista e stalinista. Con la differenza, appunto, della fiesta, di stampa più latino-americano, da Otoňo del Patriarca marqueziano.

Dunque la politica del guscio vuoto di questa amministrazione è chiara: sollevare molto fumo, tanto fumo negli occhi dei cittadini, fare effetto, stordire e piacere, parlare e parlare, promettono di tutto e il contrario di tutto (si veda le dichiarazioni di Cenni riguardo a Gonfienti , dove sembra possibile mettere gli scavi della città antica sul piazzale dell'Interporto insieme ai pannelli solari, tanto che qualcuno ha coniato la nuova espressione del 'possibilismo cenniano'), circondarsi di artistume,  mettere a tacere la dissidenza (che tra l'altro è minima e intontita, ma mettere a tacere, oh, questo lo faceva ben bene anche la vecchia amministrazione!) attraverso la cosiddetta morte lenta per asfissia (ossia negare qualsiasi sostegno, chiudere più possibile i canali della comunicazione) e probabilmente lascerà – se lascerà visto che la presunta opposizione ufficiale sembra piuttosto debole e smarrita– questa città più vuota e fragile (a parte la ripulitura cinese, anche quella molto d’immagine e d’effetto), con nessun vero piano, tantomeno strutturale, per il futuro.

Meno male, come è titolato uno degli incontri di Prato incontra, che tra poco E’ Natale e che i cittadini pratesi se la bevono con la 'pratesità'.


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