giovedì 21 giugno 2012

Cosa mi allontana dal Movimento Cinque Stelle

Pur condividendo gran parte dei ‘punti’ del programma del Movimento 5 Stelle e seguendone con attenzione gli sviluppi e, purtroppo dobbiamo dire, a Prato la scissione e decadenza, mi allontana da quel movimento la promessa, falsa e a mio avviso pericolosa, che tutti i possono essere chiamati all’amministrazione della cosa pubblica: in sostanza il suo vero e proprio 'qualunquismo', che rischia di trasformarsi in pura demagogia o strumento ambiguo.

Il non considerare la predisposizione umana, la cosiddetta ‘vocazione’ e la preparazione culturale, autodidatta o scolastica che sia, la capacità; in sostanza la tendenza omologatrice nella scelta dei candidati o rappresentanti o nella formazione dei gruppi  (tendenza che è già rimarchevole altrove ma in questo movimento è 'statutario'),  è per me non condivisibile. E, nonostante tutto avvenga ai piedi del totem venerato come veicolo 'plurale', Internet, modo poco ‘democratico’.

Si rischia a volte di incappare bene, in qualche valido rappresentante del mantra "ciascuno  vale uno", ma anche di vedere replicare, seppure attenuato, quello che accadde nella Russia Sovietica prima dell'89, dove, richiamandosi a un principio giusto di rivoluzionaria memoria, secondo il quale gli uomini sono tutti uguali, lo si travisò del tutto mandando a dirigere ingegneri, che ne so, gente che di ingegneria non ne sapeva un bel niente.

C’è una sottile vena dispotica e, perdonate il termine, 'squadristica', e quindi maschilista,  in questo asserire che tutti i cittadini possono essere indifferentemente chiamati alla gestione degli affari pubblici.

Non sono poi affatto d’accordo, per passare ad altro argomento apparentemente più innocuo, nell'eliminare il libro cartaceo dalla scuola. Questo sarebbe per far risparmiare le famiglie? Ridurre il consumo di energia? Inquinare di meno? Arricchire qualcun altro?

Ma basta stabilire manuali didattici che durino nel tempo un po’ di più!

Il libro cartaceo è in alcuni casi imprescindibile per lo studio. Lo sa bene chi ha studiato, chi deve confrontarsi materialmente con l’oggetto di studio a lungo, cosa che non ti permette di fare il video.

E’ poi strano che un uomo di cultura come è Beppe Grillo non si occupi che molto marginalmente di cultura. Perché?

Infatti nel suo programma il termine nemmeno compare una volta, come hapax.

Fare cultura non significa potenziare gli enti inutili o utilizzare il sistema degli enti culturali come oppressione e dominio (come fanno per esempio i politici o amministratori al potere di qualunque 'colore'), ma stabilire un diritto imprescindibile dell’essere umano di essere creativo, di utilizzare la propria mente per immaginare mondi e situazioni. Creare. Significa dare la possibilità all'uomo di utilizzare la fantasia, la sua arte, il suo studio e applicazione. Questo diritto è negato.

Cultura è pratica di libertà, quindi dovrebbe essere 'punto' fondamentale, come il capitolo 'Energia' che nello Statuto 'stellare' è il più corposo.

Dal Movimento Cinque Stelle mi allontana infine una certa aggressività di alcuni suoi rappresentanti, la perentorietà del parlare, l’assolutismo, l’utilizzo eccessivo del ‘video per tutti’.

Le potenzialità tecnologiche in mano ad apprendisti stregoni.

Il rischio è, si potrebbe dire con una battuta, di vedere gli asini seduti in cattedra, con la variante moderna di asini seduti in cattedra davanti al video.  Con conseguenze altrettanto disastrose o peggiori di quelle che si vedono oggi.

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