martedì 19 giugno 2012

''Flashmob a Prato'? Piuttosto 'mobbing'!

Cos'è un 'Flashmob'? A me piace chiamarlo 'massa all'improvviso', perché 'mob' è tutt'altro  che un termine poetico, significa 'massa opprimente':  "Mob" deriva dall'espressione latina "mobile vulgus", ossia significa folla disordinata, dedita al vandalismo o alle sommosse, da cui 'mobbing'. (1).

Nel  "Flashmob" , inventato negli Stati Uniti, più persone si riuniscono in un luogo convenuto spesso tramite internet e fanno 'massa all'improvviso' per porre l'attenzione su qualcosa o per protestare.

Psicologicamente, si potrebbe dire, è un modo aggressivo di presentarsi all'attenzione di tutti e quindi di sorprendere.

Naturalmente, organizzato dal Teatro Metastasio e dall'Assessorato alla Cultura non ha senso se non mistificatorio, nemmeno se vuole  "comunicare con un'azione simbolica un messaggio: la cultura è un bene pubblico, primario, accessibile", come sembra dichiarare l'assessore.

Beltrame spaccia le sue chiacchiere senza porre attenzione a quello che dice: sono parole prese a prestito  qua e là presentate come novità. In realtà non c'è  niente di più discutibile di questo a Prato.

Posto che una 'massa all'improvviso' possa definirsi altro da intrattenimento, in questa città la cultura non è affatto accessibile: valga per tutti l'impossibilità per i giovani di accedere a Officina Giovani dati i costi proibitivi; non è poi un bene pubblico, perché in realtà è gestito da un gruppetto di persone come affare privato (questo accadeva anche prima, ma ora sta diventando davvero una forma di 'mobbing'   asfissiante del sistema).  Si decide nell'alto dei  cieli loro e gli altri devono stare a guardare, a seguire, ad ascoltare. Non c'è un passaggio all'inverso, dal basso verso l'alto, se non a parole, finto e retorico , pretestuoso, finalizzato a qualcosa.

Non è purtroppo un bene primario, proprio perché non è accessibile come il pane, come questo non lo posso fare a casa con un po' di farina,  non si ha la possibilità di praticare la cultura così facilmente a costi calmierati.

La sostanza è che a Prato, -ma non solo certo, diciamo che questo sistema si riproduce in gran parte della realtà italiana e forse europea, dove più dove meno (a Prato di più)-, la cultura come sistema organizzato dagli assessorati eccetera è diventata sempre di più una forma di oppressione, di forzatura e livellamento dei gusti, dei tempi con cui l'oligarchia al potere sottilmente modella il cittadino;  sistema all'interno del quale non è concesso essere creativi, propositivi; men che meno alternativi.

E' una vera e propria opere di violenza, che grazie ai potenti mezzi di informazione e soprattutto di conformazione, porta all'abitudine del silenzio e dell'accettazione, ed è questo che si vuole. Infatti i giovani non protestano affatto per quello che viene costantemente tolto loro, men che meno le altre fasce di età, come gli anziani, che stanno portando tutti su Marte a morire, uno ad uno, con la scusa del viaggio sociale.

Se siete saggi, dovete diffidare di quello che vi propongono questi signori, questi teatri, musei, eccetera e non seguirli che con moltissima attenzione, non prendere tutte le loro parole supinamente per buone, non credere che tutti gli artisti spacciati siano i migliori. 

Scegliete molto attentamente. Valutate con cura.

Gli artisti purtroppo oggi si comprano con poco, e se qualcuno protesta per qualcosa, anche se è bravo, anche se è giovane eccetera, viene subito 'mobbizzato' e lo sostituiscono con cento altri pronti a subentrare che stanno zitti e buoni.

E' un costante 'mobbing' a livello collettivo, e pochi artisti, poco pubblico se ne rende conto.

Anche per questo l'arte, in tutte le sue forme, è progressivamente disertata,  i teatri si svuotano, i cinema lo stesso, i musei sono spettrali, le piazze zeppe solo per i concertoni strombazzati: perché  la povertà culturale, l'effimero evento, la sagra collettiva non dice più niente se non tramortirci per qualche ora dalla noia dell'esistenza.



(1) Il termine  'mobbing' fu creato dall'etologo Konrad Lorenz che lo utilizzò per definire i comportamenti di alcuni uccelli nei confronti di rapaci loro predatori. 
Oggi è usato per indicare un insieme di comportamenti violenti, come abusi psicologici,  angherie, vessazioni, emarginazione, umiliazioni, maldicenze, ostracizzazione eccetera perpetrati da parte di uno o più individui nei confronti di un altro, che lede la sua dignità personale, la sua salute fisica e psicofisica


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