mercoledì 27 giugno 2012

Dio Danaro

Segnalo  un interessante articolo del professore di Storia dell'Arte Tommaso Montanari pubblicato sul blog "Le parole e le cose", dal titolo Pessimi Uffizi.
Il professore se la prende con la volgare mercificazione dell'arte e col culto 'assoluto e totalizzante' del danaro.
Tuttavia questo aspetto non direi che si vede a Firenze in maniera particolare,  quanto piuttosto nell'Europa del Nord in forma più sottile.
A parte l'aberrante operato culturale delle amministrazioni comunali (anche nella Prato del Centro-Destra si va nella stessa direzione fiorentina, d'altronde Renzi ha forma mentis berlusconiana, ma Prato fa addirittura peggio: sono da ricordare le Sbirrate con salciccia in Piazza del Comune, è di questi giorni la Festa della Lega con grigliate e maxischermo nella centralissima piazza San Francesco), esiste tuttavia ancora una certa capacità reattiva a questo dominio e alla volgarità. 
Le ordinate e asfissianti democrazie del Nord - 'dove tutto funziona' - hanno già tolto ogni seria capacità di reagire ai propri abitanti, che vivono tutti in maniera conforme per i soldi e quindi accettano senza fiatare che la ditta Ferragamo possa sfilare al Louvre.
Questa tendenza era già evidente, ricordo bene, quando cominciai a viaggiare molti anni fa e ora il dominio è impossibile da sopportare.
In certe democrazie d'oltralpe  i cittadini ordinati e conformisti, proni al dio danaro, se la possono spassare urlando e ubriacandosi senza misura (molto più che qua) solo il venerdì e sabato sera, e le amministrazioni sono contente perché così facendo dando un forte contributo al PIL.

L'arte è soggetto prono al dio Danaro. Nella ricca Europa moltissimo.
Il teatro non interessa più di tanto, non ci si guadagna, eppoi dice troppo, la parola non può essere libera. Altrimenti mette in discussione il sistema.
Si deve fare un teatro un cinema che non modifica il sistema, che non lo critica. Le maglie di controllo sono strettissime. Si cerca di ovviare con forme alternative, le post post avanguardie, i giovani si esprimono attraverso questi modi nel vano tentativo di sentirsi 'alternativi' o di creare qualcosa di nuovo.
In Europa la musica va particolarmente forte, in quanto viene proprio intesa come affare.
Alla musica, ormai mercificata, senza più significato liberatorio,  inquadrata in un tempo in un ritmo codificatissimo, è molto meno 'pericolosa' e quindi vi si dedicano tutti i templi. Ma è la musica che non dice, non muove. Si assistono a ottimi esercizi di stile.
Anche le arti figurative sono ormai sbarrate e gestite in maniera ferrea dal Dio Danaro.
Gli artisti che se ne vanno dall'Italia  vanno incontro a forti disillusioni.

http://www.leparoleelecose.it/?p=5761#comment-36803

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